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"Cosa dovevi dire ieri sera a Layla?" gli chiedo quando finisce di impostare le indicazioni stradali per il centro di San Francisco sul navigatore della macchina di suo padre.
"Perchè ti importa così tanto?"
"Perchè ho dovuto lasciarvi soli per farti parlare. Cos'era di così segreto da non poterglielo dire davanti a me?"
"Non posso dirtelo"
"Mi arrabbierei?"
"Parecchio"
"Ok, adesso sei obbligato a dirmelo"
"Dai Jessica non ho voglia di litigare"
"Allora dimmelo!"
Sbuffa.
"Due sere fa...mi ha mandato una foto di lei, particolare..." mi guarda mentre cerco di controllarmi appena capisco ciò che vuole intendere con 'particolare'.
"Lei sa già come stanno le cose, ma visto che l'ultima volta ci sono andato leggero, le ho detto che doveva venire per parlare. Ho di nuovo messo tutto in chiaro, forse anche esagerando un po'. Se le avessi detto tutto davanti a te non avresti retto"
"E la foto?"
"L'ho eliminata"
Guardo fuori dal finestrino per elaborare tutto.
Lui mi poggia una mano sulla coscia continuando a guardare la strada, lanciandomi un'occhiata di tanto in tanto.
"Di qualcosa" sospira "per favore"
"Non ho niente da dire"
"Dalla tua faccia non sembra"
"Cosa vuoi che ti dica? Che sei stato bravo perchè hai eliminato la foto, o un grande stupido perchè nonostante sapevi di quello che lei prova per te, hai comunque voluto stare chiuso in una stanza con lei?"
"Lo sapevo che avresti reagito così! Ti ho detto la verità, non ti sto nascondendo niente, ma continui comunque ad essere arrabbiata con me" toglie la mano dalla mia gamba e inizia a muoverla per aria "ti ho detto più volte che per lei non provo assolutamente niente, ti ho fatto un discorso che avrebbe fatto invidia ai più grandi scrittori del novecento, ma niente. Non serve a niente. Perchè riponi così poca fiducia in me?"
Blocca la macchina sul ciglio della strada. Fortunatamente passa una macchina ogni quarto d'ora.
"Che stai facendo? Perchè ti sei fermato?"
"Rispondi alla domanda" dice serio alzandomi la testa per far incrociare i nostri sguardi.
"Non lo so" mi libero della sua mano che era sotto il mio mento e abbasso lo sguardo.
"Jessica guardami" faccio come dice "io ti amo. Non l'ho mai detto a nessuno. E sai cosa intendo per nessuno? Nessuno. Quello che provo per te è indescrivibile perchè non so neanche io cosa sia. Sono disposto a farti la proposta di matrimonio anche adesso, qui, in questa macchina, in questo preciso istante se non volessi che fosse una cosa speciale"
"Cioè stai seriamente pensando su come farmi la proposta?" rido.
"Può darsi" sorride anche lui, rimettendo in moto la macchina.
"Hai fame?" torna a poggiare la sua mano sulla mia coscia.
"Tanta!"
"Mi pare di aver visto un ristorante o qualcosa del genere sulla mappa lungo questa strada"
"Manca ancora tanto a San Francisco?"
"Siamo partiti adesso!" sorride.
"È già passato un anno"
"Manca poco"
"Davvero?"
"No" sorride e strizza leggermente la mia coscia.
Sento gli elefanti nella pancia, ma non riesco a capire se sono per lui o per il fatto che sto morendo di fame.

Circa mezz'ora dopo arriviamo di fronte ad un locale.
Da fuori non sembra tenuto bene e ci sono poche macchine.
"Non mi ispira affatto" affermo.
"Neanche a me" dice lui mettendosi gli occhiali da sole sui capelli per poi prendermi per mano ed entrare nel locale.
Una ragazza sui diciassette anni ci accoglie all'entrata.

Mi correggo.
Lo accoglie.

Ci accompagna ad un tavolo vicino ad una finestra che da sul parcheggio.
"Non ci da i menù?" la ferma Gabriel quando fa per tornare al bancone.
"È tutto scritto lì" gli dice lei indicando un cartellone attaccato ad una colonna.
"Ah, grazie"
"Torno tra due minuti" dice infine lei prima di allontanarsi.
"Io voglio un doppio hamburger con il bacon, le patatine e gli anelli di cipolla"
"Gli anelli di cipolla?"
"Si"
"Bleh. Io prendo un hamburger con insalata e le patatine"
"Sei così noiosa. Hamburger e insalata?"
"Gli altri panini non mi ispirano e il tuo non lo finirei mai"
La ragazza torna al tavolo e Gabriel le dice le ordinazioni.
Mentre lei torna di nuovo dietro al bancone, entrano nel parcheggio dei ragazzi su delle moto nere.
In poco tempo entrano nel locale e la ragazza li fa sedere nel tavolo di fronte al nostro, alle spalle di Gabriel.

Mi cade l'occhio su uno di loro che becco a osservarmi. Lo guardo male e Gabriel se ne accorge. Si gira verso di lui di scatto.
"Ehi tu che hai da guardare?" gli fa.
"Non vorresti saperlo" sghignazza lui mentre i suoi amici ridono per la risposta.
"Ti conviene guardare altrove" torna a rivolgersi a me.
"Perché sennò che mi fai? Mi schiaffeggi?" continua a ridere.
A quel punto Gabriel perde la pazienza, si alza dalla sedia facendola sbattere e si dirige sicuro verso di lui.
Lo afferra per il colletto e lo scaraventa a terra.
"Ti ho dato una possibilità, potevi coglierla" gli fa, per poi portare un braccio all'indietro, con la mano chiusa in un pugno.
"Gabriel!" lo chiamo, e sembra tornare a ragionare.
Guarda un'ultima volta il ragazzo, poi si alza e viene verso di me prendendomi per un braccio.
"Andiamo" dice solamente.
Mi alzo e lo seguo alla porta.
"I vostri ordini?" ci ferma la ragazza.
"Ce li portiamo" dice cacciando il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans e poggiando una banconota da cinquanta sul banco quando la ragazza gli porge una busta.
"Grazie, tanga il resto"
Usciamo dal locale e sta quasi per salire in macchina anche lui quando la porta del locale si apre.
"Bambolina non saluti?" dice guardandomi.
Gabriel sta per andare da lui ma riesco a scendere dalla macchina e fermarlo.
"Non dargli retta. Andiamo" lo quasi imploro, ma fa come dico.
Usciamo dal parcheggio sotto lo sguardo del ragazzo.
"Che cavolo ti è preso?"
"Ti stava stuprando con gli occhi" alza la voce.
"E poi sono io che ho problemi di gelosia! Lui non mi ha mandato una foto del-"
"Non dirlo" mi blocca, scandendo le parole, mettendo un evidenza le vene del collo.
"Ah quindi io non posso arrabbiarmi perché una ragazza che prova interesse per te ti manda delle foto nuda, ma tu puoi picchiare gente a caso solo perché mi stava guardando?!?"
"Mi stava sfidando"
"Sei tu che hai iniziato!" ormai sto urlando anche io.
"Sai che un 'grazie Gabriel per aver evitato che un completo sconosciuto mi stuprasse' non mi uccide?"
"Grazie Gabriel per aver fatto freddare il pranzo"
"Tu puoi mangiare se vuoi"
"No, fermati al primo parcheggio che trovi"
Non mi risponde, continua a guardare la strada, stringendo il volante.

Come detto, quando sulla destra vediamo un benzinaio, si ferma lì.
Mangia in silenzio, guardando ovunque tranne che nella mia direzione.
"Quelli non li mangi?" gli chiedo quando mette la scatolina degli anelli di cipolla nella busta.
"Non mi piacciono" ammette.
"È perché li hai presi?"
"Perché se non fossi stata troppo impegnata a pensare a me e Layla o a difendere uno stronzo" si ferma per prenderne uno dalla scatola "ti avrei fatta ridere mettendotelo al dito" dice prendendomi la mano libera e infilando l'anello tra due dita data la larghezza.
Guardo la mano e poi guardo lui che sembra avere un'espressione un po' più rilassata.
"Come mi hai detto cento volte che non ho motivo di essere gelosa, anche se ne ho, perché ti ostini ad alterarti subito solo perché un ragazzo mi ha guardata?"
"Perché tu non sai cosa passa nella testa di un ragazzo" ammette guardandomi fisso negli occhi "un tipo fuori di testa può pensare il peggio. Temo che possano farti del male"
"Non possono farmi niente se non gli do corda, e credimi che non accadrà"
Accenna un sorriso e si avvicina per baciarmi dolcemente, poggiando una mano sulla mia guancia.
"Ti puzza la mano di cipolla" mi allontano facendolo ridere.
"Ti amo tantissimo" dice serio.
"Anche io, più di quanto immagini"

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