meeting.

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Aspetta, doo doo non mi avrebbe mai chiamato Dot in pubblico. Mi avrebbe chiamato Joh Kloh, era un nome in codice.

Gli diedi una forte spinta verso dietro, lui si alzò e andò a sbattere contro Gladys.

'Che sta facendo a mia figlia?' disse. 'Si allontani subito da lei, signore. Vada via, prima che la prenda a calci in culo' disse minacciosamente. Ehi, mi stava difendendo.

Aveva un cappello che le copriva il viso, ma le riuscivo a vedere il labbro spaccato che prima non aveva.

'Vai a scuola, Faith' disse.
Voglio andare da doo doo, mamma. Non ci voglio andare a scuola, mi prendono tutti in giro.
Mi alzai e me ne andai a Piccadilly. Non ci andai a scuola. Visitai Oxford Street, andai in Trafalgar Square, China Town, Lancaster e alle cinque ero già davanti la scuola per prendere Noah.

Appena mi vide sorrise a trentadue denti e mi abbracciò le gambe. Vidi i miei compagni di classe uscire dal cancello della scuola. oh, merda.

'Ehi, tesorino di papà!' urlarono venendo verso di me minacciosamente.

Presi Noah in braccio e cominciai a correre velocemente verso una direzione sconosciuta. Li sentivo correre dietro di me, li sentivo seguirmi. Ma andavo troppo veloce per loro, ero più furba di loro.

Girai l'angolo, come non detto: me ne trovai tre davanti. Feci per tornare indietro ma ce ne erano altri due.

'Dove credi di andare?'

Mi preoccupavo più per mio fratello che per me.
Avrei lasciato che mi picchiassero, potevano fare ciò che volevano di me, non avrei obiettato, non avrei reagito.
Pensa a doo doo.

Posai Noah a terra e lui si nascose dietro le mie gambe.

Non gli conveniva fidarsi di me. Nemmeno io mi fidavo di me.

Uno di loro mi sbatté contro il muro.

'C'è il fratello, lasciala stare' disse uno. Lo guardai. Aveva questi due occhi azzurro ghiaccio, i capelli castano chiaro, bellissimo, alto, magro e muscoloso. Ci guardammo a lungo. I suoi occhi si illuminavano alla visione dei miei. Sentii le farfalle nello stomaco spiccare il volo. E poi, cazzo, non aveva l'accento inglese, ma americano!

'Lasciala stare' disse continuando a guardarmi negli occhi. Era una cosa che non facevo mai, guardare negli occhi qualcuno.

'No' disse il ragazzo che mi teneva, sbattendomi di nuovo contro il muro.

'TI HO DETTO DI LASCIARLA STARE!' urlò il ragazzo dagli occhi azzurro ghiaccio.

Non smettevamo di guardarci; lo sentivo diverso, sentivo la stessa cosa quando stavo con papà. Era un buon segno, no?

'Che c'è, ti metti in difesa dei tuoi connazionali?'

'Lascia stare la mia futura moglie, pezzo di merda'

Aspetta, aspetta, aspetta. Ha detto futura moglie?

'Futura moglie?'

'Sì' disse spingendolo via. 'Andatevene via, sacchi di merda. E sappiate che da oggi in poi ha me che la difenderà'

Mi sa che questo non ha capito che io voglio che sia mio padre a proteggermi. Non voglio nessun altro, se non lui.

'Stai bene?' chiese guardandomi. Di nuovo i nostri occhi si incrociarono, di nuovo mi vennero le farfalle allo stomaco.

'Io…io sono Tyler, molto piacere' balbettò.

Non risposi.

'Sei molto carina' balbettò ancora. Divenni di un forte rosso fuoco.

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