thank you

311 16 13
                                    

'Gladys, possibile che dobbiamo fare tardi solo perché sei una donna?' esclamai sulla porta. 'Per una volta che sono io quello che non fa tardi' continuai, battendo un piede nervosamente e morbosamente. 'Ho fatto, mio dio. Hai ragione, sono una donna, dammi il tempo' disse con superbia, quasi avesse ragione e quel ritardo le fosse concesso. 'Il dottore, e anche la mia curiosità, non possono attendere i tuoi comodi, balena' mi diede una spinta e risi. 'è solo colpa tua se sono una balena, bastardo' si sistemò il colletto della giacca e aggiustò la mia camicia. 'Che ho che non va?' 'la tua faccia, mr Jackson' mi prese il viso fra le mani e mi baciò. 'Ma state sempre a baciarvi' sbuffò Dot, separandoci. 'Vorresti dirmi che tu, piccolo pidocchio, non lo fai con quel Tyler?' 'ma non così tanto' incrociò le braccia, spalancò la porta e corse verso la mia Bentley, facendoci sbattere contro un giocattolo che Noah aveva lasciato poco distante. 'La macchina, Dot' dissi aprendola. 'è più importante la macchina che un giocattolo?!' urlò e noi ridemmo, mentre tutti e tre ci mettevamo in macchina, e dopo averla messa in moto uscimmo da Neverland. 'Ora rilassatevi, ci metteremo un po' per arrivare dal signor dottore' dissi lasciando il volante. 'Michael!' mi richiamò Gladys, e ridendo lo afferrai di nuovo. 'è un tentato suicidio questo' 'sarebbe solo stato un incidente, niente suicido' puntualizzai. 'Allora, Dot' attirai la sua attenzione, mentre si metteva dritta a guardarmi attraverso lo specchietto retrovisore. 'Dai ragione a me quando dico che tuo FRATELLO, è un maschio?' 'è una femmina, continua a sognare' intervenì Gladys poggiandomi una mano al petto per farmi star zitto. 'Io do ragione a papà' 'ah! Anche nostra figlia dà ragione a me, visto?' 'Dot un po' di supporto a tua madre?' 'come puoi pretendere supporto nonostante tu sappia benissimo che non lo farò mai: appoggerò sempre papà, anche se ha torto' 'questa è la stessa devozione che tu dovresti avere, moglie' Dot rise, e cominciò a darci fastidio, a fare domande per metterci in imbarazzo, a chiedere cose stupide e poi ridere da sola.
Mi si riempiva il cuore di gioia a vederla stare bene, insieme a noi. Era completamente spensierata dopo quella bellissima ed emozionante chiacchierata dopo il tentato suicidio. Ho temuto di perderla nei momenti peggiori, ho temuto di rimanere senza luce. E ho temuto di deludere me stesso, per non averla salvata, per non averle permesso di vivere la vita che ogni tredicenne si merita, la stessa che non ho avuto l'opportunità di vivere io.
'Siamo arrivati' dissi mentre scendevamo dall'auto, e camminammo velocemente all'interno dello studio, e il ginecologo ci permise di entrare subito dalla porta del retro per non creare casino tra i pazienti. Non vedevo un'ecografia di mio figlio da prima che sposassimo, mentre Dot aveva avuto l'occasione di poterlo fare più volte.
'Mamma prego, stenditi' disse Dot sistemando il lettino sulla quale quella balena di mia moglie si stese, per mettersi comoda. 'Grazie, mia serva' risposi io al posto di Gladys, e accarezzai il collo scoperto di Dot. 'Dobbiamo solo vedere il sesso del bambino, si fa in fretta' la prassi la conoscevano anche i più ignoranti: spalmavi un po' di gel freddo e ci passavi una specie di rullino su. Avevo le mani poggiate sulle spalle di Dot, che fissava curiosa lo schermo ancora tutto nero, ma che lentamente passò a delle sfumature di blu. 'Questo è il bambino. Si vedono già i tratti somatici, in fondo siete al sesto mese di gravidanza' 'papà sicuramente non lo è' puntualizzò Dot facendoci ridere. 'No, sicuramente no' controbattei io fra le risate. 'Volete quindi sapere se è una femmina o un maschio?' 'la prego, mi dica che sia una femmina' lo implorò mamma. 'Mi dispiace' sospirò il dottore. 'Ma è un maschio' io e Dot battemmo il cinque e Gladys ci faceva le smorfie dietro. 'Ti devi fidare di papà: su poche cose, ma ti puoi fidare' 'siamo noi che non possiamo fidarci della tua testa ribelle' ribattei io, e lei si girò a sorridermi. 'Ma io volevo una femmina' interruppe Gladys. Guardava quel bambino nello schermo e poi guardava me. 'L'abbiamo già una bambina, non ti lamentare sempre' 'una bambina solo per contraddire il re del pop ci stava' le diedi un bacio a stampo e poi tornò a guardare quello schermo, che Dot osservava il blu e il nero dello schermo.

Il primo natale in assoluto è stato quello del 1993, me lo ricordo benissimo, perché è stato uno dei migliori: prima eravamo solo io, Dot e nessun altro, e andavamo da Liz Taylor. Non lo avevamo mai festeggiato come una famiglia, mai. Invece quell'anno mi ritrovavo con tre figli, uno in arrivo e una moglie. Tre figli si fa per dire, visto che Noah e Rose erano stati adottati da me dopo il matrimonio, ma li consideravo tali.
Crescere senza padre fa male, e io lo sapevo benissimo.
'Gladys mi stai facendo diventare sterile tu e i calci nelle palle' dissi mettendomi a pancia all'aria, e lei si poggiò al mio petto dopo che ebbe scavalcato Dot pur di poggiarsi a me. Stavamo dormendo in quattro in quel letto, e stavo quasi per cadere pur di farli stare comodi. 'Michael!' sentivo chiamarmi da fuori, e bussavano all porta. 'Oh cavolo' sussurrai portandomi una mano sugli occhi. 'è zia Liz?' chiese Dot con la bocca impastata dal sonno, e annuii nel buio. 'Che diamine vuole' si lamentò ancora portandosi le coperte sopra la testa. Continuava a bussare e chiamarmi, e noi non ci muovevamo. Mi piaceva troppo stare con la mia famiglia a letto per potermi alzare e interrompere quella quiete. Gladys si alzò dal letto al posto mio, e io mi misi seduto a guardarle il sedere. 'Smettila' disse AJ battendomi una mano sul petto, dopo che Gladys aprì la porta. 'è arrivato babbo natale, Gladys!' esclamò portandole le mani sul ventre, e lei si girò a guardarmi. 'Mi sa che dovete venire a vedere' si spostò un po' e si fece più avanti, portandosi una mano alla bocca aperta. 'è bellissimo' sussurrò Dot superandomi. 'Hai davvero fatto questo?' chiese a Liz, che annuì tutta fiera. 'Non ci voglio credere. Questo è il natale più bello della mia vita!' esclamò mia figlia tutta felice abbracciandomi forte. 'Venite a fare un giro' sussurrò Liz chiudendo per me la porta alle mie spalle, evitando che sia Noah che Rose potessero svegliarsi. 'Venite' ci incitò dopo aver preso per mano Gladys. Erano tutti capaci di innamorarsi della piccolezza della mia consorte, perché ti si stringeva molto il cuore a vederla. Solo che a me il cuore esplodeva in petto quando la guardavo muoversi con leggerezza. Era così bella. 'Guarda qua che bello, papà' disse Dot fissando a bocca spalancata l'enorme albero decorato che prima non avevamo. Non esisteva natale per noi. Non esiste natale se sei solo.
Il mattino stesso ci mettemmo a scartare i regali, Liz insieme a noi, che continuava a dare consigli su come far nascere indolore nostro figlio a Gladys, ma educatamente ascoltava in silenzio, e Dot scuoteva il capo ridendo e in segno di disapprovazione. Dovevi vederla quanto era bella, così innocente, così piccola. Dovevi vederla come si godeva ogni respiro che emanava, come io ne godevo. Non avevo smesso di contarli da quando avevo saputo del cancro, ed ero arrivato al respiro numero 57103. E non avrei mai smesso di farlo, perché ogni respiro era un pezzo del puzzle della vita che si staccava dalla parete, e che attendeva solo che venisse attaccato nuovamente. Sarei stato quello che avrebbe riattaccato quei pezzi, uno ad uno, e li avrei messi in modo che non cadessero più. Sarei stato capace di guarirla, e me lo ero ripromesso sulle mie stesse lacrime, sulle sue, su quelle di mia moglie.
'Papà mi stai fissando da dieci minuti con quel sorriso ebete, la smetti?' esclamò ridendo. 'La smetto, la smetto'
No, Dot.
Non smetterò mai di ringraziarti.
Grazie.
***
Voglio ringraziare infinitamente chi continua a seguire la mia storia. Grazie mille.
Che ne ditr se continuo a tre stelle?

we are us.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora