come back to me.

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Pensai per un momento di star nuovamente sognando, pensai fossi solo la protagonista dell'ennesimo incubo che da un mese mi torturavano il sonno, ma non solo. L'intera giornata a Londra era un sogno terrificante, a partire dal momento in cui mi svegliavo fino a quando ritornavo a letto, e guardavo il buio della stanza che sempre mi ha fatto paura, guardavo il riflesso del nulla mentre mi guardavo allo specchio. Ho avuto paura per un momento di scoprire il mondo reale durante la mia permanenza a Londra, ho avuto paura di perdermi nel mondo dei grandi, avidi e corrotti, ignavi e bugiardi. Ho avuto paura di diventare grande, dimenticare tutti gli insegnamenti che papà mi aveva dato, rimanere più sola di quanto già non lo fossi.

Ho guardato mia madre, con lo sguardo le ho chiesto di far restare papà. Lei mi guardò a sua volta, trattenendo un sorriso, insieme agli altri ballerini, che ci fissavano. 'Papà' dissi staccandomi, e lui si girò a guardare mamma. Kayla stava quasi per svenire davanti a papà, che la guardava strano, mentre mi teneva ancora stretta a sé. 'Mi sta guardando' diceva a mia madre. 'è cotto di me' disse ancora, facendosi aria con le mani. 'Se vuoi' cominciò mia madre avvicinandosi a noi, 'ma proprio se vuoi, Michael, puoi portarla con te, ovunque andrai. Ho capito molte cose in questo mese, e credo fermamente che nostra figlia abbia più bisogno di te che di me' 'davvero?' chiese mamma prendendole la mano. 'Sono solo un ostacolo per voi, è meglio così' 'grazie!' dissi io abbracciandola forte. Cominciava a piacermi. Insomma, mi dispiaceva molto per mia madre. Era comunque una bravissima persona costretta tanto quanto me o altri a sopportare le difficoltà che la vita o il buon dio le aveva messo davanti. Aveva fatto capire a me l'importanza delle donne in famiglia: non sono solo quelle che puliscono, preparano il pranzo. Se vai a vedere, era lei che portava avanti la famiglia. JJ non lavorava nemmeno se costretto da mille agenti che gli puntavano duemila pistole alla testa. JJ pensava alla droga e al sesso e all'alcol. Mia madre era solo la sua schiava sessuale e la madre dei suoi figli, che non considerava affatto. Per lui erano soltanto dei mocciosi che correvano avanti e indietro per tutta casa. Per mia madre eravamo molto di più. Eravamo i suoi angeli. Papà diceva sempre che io ero il suo angelo custode, e lo avrei protetto per sempre, come lui avrebbe fatto a me.

'Grazie, Gladys!' disse papà abbracciandola a sua volta e alzandola da terra. Mamma arrivava solo al petto di papà, e poi era leggera e quindi facile da alzare. 'Okay, basta che mi metti a terra, Michael' disse. Papà obbedì, la mise di nuovo a terra e inaspettatamente (nemmeno io me lo aspettavo) la baciò. Tanto odio e poi se la bacia! Kayla diventò rossa dalla gelosia e io guardai mamma e papà. Vidi le loro lingue e mi portai le mani davanti agli occhi: che poi lo facevo anche io con Tyler. Vederlo faceva schifo, farlo non poi così tanto. 'E basta!' dissi togliendo le mani e sorridendo. Risero e si staccarono. Sembravano realmente innamorati, come me e Tyler. 'è stato istintivo' disse papà guardandomi. 'Tu hai gli istinti davanti a tutte le ragazze belle che trovi?' mamma lo guardò gelosamente. 'E fatti i fatti tuoi!' disse papà ridendo. 'Con tutte?' chiese Kayla. 'Sì ma quelle belle' disse papà. Grandissimo errore. Kayla sarebbe andata in depressione al cento per cento. 'Michael ma che cavolo dici' sussurrò mia madre. Kayla non era bellissima, ma carina. E a papà piacevano o quelle bellissime o quelle belle. Non esisteva carina nel suo vocabolario. Mamma doveva tanto anche alla sua bellezza, oltre che a tutto il resto. Era una docile, non si arrabbiava quasi mai, probabilmente lo faceva se proprio la portavi all'esasperazione. 'Scusami, davvero. Intendevo dire…' 'meglio se stai zitto' dissi io poggiando una mano sulla sua spalla. Io, devi sapere, che a tredici anni ero addirittura più bassa di mia madre. Tyler doveva calarsi molto per darmi un bacio, essendo lui quasi trenta centimetri più alto di me. A lui non dispiaceva la mia piccola statura. Diceva sempre che così poteva sentirsi più il mio supereroe. Ma io ce l'avevo già il mio supereroe. 'Che hai in faccia?' chiese papà a mamma, che si ritirò e Indietreggiò. 'Trucco' disse e mi rivolse uno sguardo carico di tensione. Papà mi guardò a sua volta per chiedere spiegazioni. 'Perché non state un po' insieme? Dopo venite a casa e domani fate quello che volete' disse mamma velocemente. 'A me va benissimo!' disse papà stringendomi a sé. Quando fummo fuori dal teatro, entrambi incappucciati, mi portò al KFC lì vicino. Si trattava di camminare per una decina di metri, e ci sistemammo al piano superiore dopo aver preso la nostra cena. Non mangiavo da troppo tempo, mi era mancato il pollo fritto. 'Come ti sei trovata senza il tuo papà?' mi chiese togliendo gli occhiali. 'Stranamente tranquilla, stranamente e paurosamente' 'paurosamente?' 'non mi piace affatto rimanere tranquilla tutto il giorno senza combinare nessun guaio' 'secondo me di guai ne hai combinati' 'giuro di non aver fatto niente di grave' 'non si giura' 'eh sì! Tu come sei stato senza di me?' 'Stranamente tranquillo, stranamente e paurosamente' 'si vede che sono la tua fotocopia' 'sei bella quanto me' 'grazie' 'dimmi un po', Dot: da quanto tempo non mangi?' questo era un grandissimo problema. Aveva il talento di capire qualsiasi cosa io avessi. In quel caso lo aveva notato anche Tyler che dimagrivo di giorno in giorno. 'Un bel po'' 'quante volte ti ho detto…' 'me lo hai detto, scusa. Anche tu se dimagrito, o mi sbaglio?' 'mi sono messo a dieta' 'beh, anch'io' rise e mi accarezzò il capo, portando i capelli fuori posto. 'Recupereremo il mese perso' disse guardandomi. 'Certo. Siamo bravi in questo' 'dimmi un'altra cosa. Quelli di tua madre erano lividi, non trucco' 'beh…' 'Dot' deglutii, sentì la faccia diventare calda. 'Ehi, cucciola!' sentii esclamare accanto a me. Diventai bianca cadaverica, sentii una mano sulla mia spalla e vidi il viso di Tyler farsi di fronte al mio, mentre le sue labbra posavano un dolce bacio sulle mie. 'Perché non mi hai detto niente? Saremmo venuti insieme' disse ancora, sedendosi accanto a me. Oh Gesù mio. 'Stai bene?' mi chiese mettendo un braccio intorno alle mie spalle. Guardai papà, viola dalla rabbia, che mi guardava a bocca semiaperta, sconvolto. 'Chi è?' chiese Tyler indicandolo con un cenno del capo. 'mio padre' risposi mormorando. 'Oh' disse levando il braccio. 'merda' si alzò e papà lo fece a sua volta. 'Un piacere' disse lui, stringendo forte la mano di Tyler, e la sua faccia si chiuse in una smorfia di dolore. 'Piacere mio, Mr Jackson' rispose. Anche la sua voce esprimeva un dolore trattenuto. Forse dovevo dirglielo chi era davvero mio padre, si sarebbe arrabbiato di meno. 'Quindi tu sei il ragazzo di mia figlia. Mi ha parlato molto di te' disse lanciandomi uno sguardo fulminante. 'Scusa' mormorai. 'Come ti chiami?' 'potrebbe lasciarmi la mano?' disse Tyler e doo doo gliela lasciò, Tyler sorrise a papà. 'Sono Tyler Ashton Jackson' 'stesso cognome. Quanti anni hai?' 'sono un coetaneo di sua figlia' 'non sei di qui' 'Detroit' 'mh. Siediti, vicino a mia figlia' disse papà sedendosi. Mi veniva da ridere e piangere allo stesso, avrei preferito essere sottoterra in quel momento. 'Lui non sa chi sei' dissi guardando papà negli occhi, nascosti dietro le lenti degli occhiali da sole. 'Che?' chiese Tyler guardandomi strano e sorridendo. 'Sono Michael Jackson, quel Michael Jackson' Tyler aprì la bocca. 'Oh davvero?' disse cercando di realizzare quello che gli stava accadendo. 'Tu sei la figlia di quel Michael Jackson? E io non ti ho riconosciuta? Ma davvero?' disse quasi ridendo di se stesso, che non mi aveva riconosciuta. 'è un piacere conoscerla, Michael Jackson. Ecco a chi somigli!' disse Tyler ridendo. Papà gli fece l'interrogatorio, io gli davo a calci sotto il tavolo per farlo smettere, ma lui sorrideva e continuava, mettendo in imbarazzo sia me che Tyler, soprattutto lui. 'Comunque hai cambiato faccia. Sei molto più bella ora' disse Tyler stringendo la sua mano nella mia, mentre doo doo le guardava e mi fece un sorrisetto di sfida. 'Come arrivi a casa, Tyler?' gli chiese mio padre.'i miei genitori adottivi sono i proprietari del KFC' disse sorridendo, quando fummo fuori. Il KFC si affacciava su Trafalgar Square, il cui giardinetto era chiuso. 'Mh. Andiamo, principessa?' 'ci vediamo domani. Ciao' disse Tyler dandomi un bacio davanti a papà. 'Arrivederla, mr Jackson. è stato un enorme piacere, davvero' 'ciao' disse papà. Tyler entrò di nuovo dentro e papà mi diede un leggero schiaffo sulla nuca. 'Che c'è' dissi. 'A tredici anni non puoi fare queste cose, soprattutto davanti a me. Dove è andato a finire il tuo autismo?' 'autismo non significa che non faccia impazzire i ragazzi' rise. 'Mi sembra un bravo ragazzo' 'mi hai messo in imbarazzo, papà. Sei un bastardo' 'sono il tuo paparino, è normale' 'è normale che tu mi metta in imbarazzo?' per me la cose più importante era che papà accettasse Tyler. Era comunque restio nei suoi confronti, e lo sarebbe sempre stato. Tornammo a casa, fra le risate generali. Aprii la porta. 'CHE CAZZO STAI FACENDO?!' urlò papà. Ero scioccata.

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