infinity.

271 14 0
                                    

(Mi scuso per eventuali errori di battitura)

Qualche giorno dopo natale ci raggiunsero i Cascio, ma Dot non voleva rimanere in casa anche quel giorno.
Per lei c'erano giorni sì e giorni no, e quello era probabilmente un giorno in cui il suo fisico e la sua mente risentivano di più del cancro. Me ne accorgevo ogni mattina che tipo di giorno era: se era bianca come un cadavere, di teneva una mano alla bocca dello stomaco era il giorno no, e così successe quel mattino. Mangiò a colazione quel poco che le serviva per le medicine, e Noah la imitò come ogni fratello più piccolo fa. I Cascio non sapevano mai come prenderla in quei giorni, mentre noi ci eravamo tutti abituati. Era una cosa totalmente normale vederla a volte star male, anche se era una pugnalata al petto tutte le volte. Si lamentava e piangeva per il dolore, ma io non potevo fare nulla per farla stare meglio, nulla. Dio sputava a terra le mie preghiere, cominciai a vederla così. Dio non aveva di certo nessuna colpa, ma volevo smettere di infliggermi pene per ciò che in realtà io non avevo scelto.
Quando già si sedette al tavolo aveva la faccia di una che era pronta a vomitare, ma credo si trattenne di parecchio.
Mi chiese di andare al mare quel giorno, e io ce la portai, nonostante tirasse un vento flebile e un po' freddo. Anche i suoi nonni e i suoi zii materni vollero venire per stare con lei, con la paura che potesse essere l'ultima volta che potevano farlo. Avevo paura anch'io.
Quando arrivammo si tolse le scarpe e le diede a sua madre, perché "era troppo debole per portarle". Sapeva strappare un sorriso anche quando meno era opportuno, sapeva benissimo come fare per far ridere tutti pur di non vederli tristi, o arrabbiati, o delusi. Le promisi che avrei giocato con lei, i Cascio più piccoli e i suoi cugini, ma prima mi sedetti con i più grandi, per quanto non mi piacesse farlo. Gladys si sedette fra le mie gambe e poggiò la testa sul mio petto, e io, non so perché, ogni volta che lo faceva mi sentivo più uomo meno bambino, più responsabile, e più amato. Nessuna era mai stata capace di darmi il suo stesso amore. Io stesso avrei fatto in modo di scappare me, sarei scappato dai miei mostri. Ma sai, i veri amori sono quelli che conoscono i tuoi mostri e se ne innamorano. E Gladys aveva conosciuto pregi e difetti, e mi aveva amato, nonostante ci fosse il mondo tutto contro di noi. Quale donna avrebbe sposato un uomo che gioca ancora con i palloncini d'acqua, gareggia con i go-kart e fa altre mille cose da bambino? O almeno chi avrebbe il coraggio di farlo insieme a lui pur di farlo sentire il mostro migliore del mondo.
'Allora, è un maschio o una femmina?' chiese sua madre guardandoci negli occhi. 'Oh, un maschio' disse lei sistemandosi e schiarendo timidamente la vice, distogliendomi dai pensieri che occupavano la mia mente. 'Avete già qualche proposta per dei nomi?' domandò Big D con il suo orrendo accento italiano, brutto quasi quanto quello di Gladys. 'Ieri sera c'è stato il primo round' intervenni facendoli ridere. 'Però a me piace l'idea di Dot' disse mia moglie portando le sue mani sulle mie, poggiate sull'addome gonfio. 'Cioè?' 'Dot aveva proposto Louis Bryan Michael' 'Louis è un bel nome!' esclamò Connie mettendosi seduta. 'Non possiamo far vincere nostra figlia anche questa volta' sussurrai nel suo orecchio, e rise silenziosamente. La adoravo, davvero. Venni di nuovo rapito dalla risata di Dot, che stava correndo seguita da suo fratello e i suoi unici amici. Correva come il vento, che le sfiorava il viso per paura di farle male, e il sole la toccava solo un po', per paura di scottarle il viso dolce e delicato. Credo si sentisse libera finalmente.
'Va bene, vado a giocare un po' con loro' dissi alzandomi dopo aver dato un bacio a stampo alla mia consorte, che mi lasciò andare. 'A che si gioca?' urlai battendo le mani. 'Chi arriva prima a quello scoglio vince una coppa di gelato offerta da te' disse Dot dandomi una spinta verso dietro, e io risi. 'E da quanto offro coppe di gelato?' controbattei trattenendo un sorriso. 'Da ora. Pronto, papà?' mi chiese mettendosi in posizione. 'Pronto' sussurrai. Mi piaceva correre con lei lungo quella riva, velocissimi, e ci godevamo quel sole mentre moriva, e forse moriva insieme a lei, insieme a me. Quanti soli ho visto tramontare, quanti ancora ne vedrò. Quante stelle ho visto morire, quale stella stavo vedendo morire. Quale cielo ho visto scurire, quale cielo ho visto non morire mai: lei era quel cielo, infinito, un cielo con mille stelle pronte a scoppiare e morire. Lei era infinito, lo giuro. Era l'orizzonte più lungo che avessi mai visto. Lei non sarebbe mai davvero morta, e in fondo ogni genitori lo sa. Faceva male vederla cadere e fare fatica a rialzarsi, ogni volta. Era infinito, era libera, noi eravamo infinito, noi eravamo liberi, e lo eravamo davvero.

'Oggi Dot si è divertita tantissimo' dissi mettendomi nel letto e stringendo Gladys a me, mentre mi portavo le coperte fin sopra il collo e le coprivo la faccia con esse. 'Smettila' disse ridendo e togliendole dalla sua visuale per l'ennesima volta. 'Come diamine hai fatto a sposarmi' dissi ridendo e bloccandole le mani. 'Lo sai, me lo domando anch'io ora' rispose facendomi ridere e si girò per guardarmi. Mi ci perdevo in quel mar mediterraneo di occhi che si ritrovava, e volevo perdermici ogni volta. 'Perché hai scelto me?' mi chiese accarezzandomi la guancia. 'Perché ti amo' sussurrai. 'Perché sei bella, sei dolce, sei sensuale, sei perfetta. Perché mi hai dato ciò di cui un uomo ha bisogno nella vita per essere davvero un uomo. Perché sei stata l'unica che mi abbia amato davvero. Perché sei stata l'unica che non ha avuto paura a guardarmi negli occhi, a giudicarmi per il vero me, non per ciò che sono fuori. Perché sei stata l'unica, e perché ci sei stata' ci guardammo, e ci amammo, e lei si avvicinò a me, poggiò a fronte nell'incavo della mia spalla. 'Grazie, amore mio' mormorai baciandole la testa dolcemente. 'Felice anno nuovo' sussurrò, e la strinsi più a me e lei scoppiò a piangere, insieme a me. In fondo, anche aveva assaggiato il gusto del sapere che la nostra piccola grande bambina stava per morire.

Ma quella notte fu diversa. Iniziammo bene l'anno nuovo, non dormivo perché Gladys si lamentava nel sonno, sudava. Non sapevo cosa le stesse prendendo, ma so solo che di levò dal letto per mettersi a sedere, mi prese un polso e mi guardò. 'è sfociato il Mississipi' sussurrò guardandosi fra le gambe. 'Siamo in California, ma quale Mississipi' mi lamentai tentando di dormire. 'Michael la frase in codice, Mississipi' urlò quasi. Non capivo perché non riuscivo a connettere ciò che diceva con ciò che pensavo, ma so solo che mentre si alzava capii che le si erano rotte le acque.
Ecco, io non ero poi così pronto.
***
Okay, fa un po' schifetto, ma ho un sonno tremendo, poiché la notte scorsa non ho dormito.
Volevo ringraziare infinitamente tutti, dal primo all'ultimo. Continuo a tre stelle.
Buonanotte <3

we are us.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora