Dopo aver pranzato arrivarono i miei parenti italiani, che sembravano abbastanza rumorosi e mi piacquero subito. Parlavano la loro lingua, ma io appena capivo qualche parola base. Sapevo dire qualcosa per sentito dire, nulla di che. Uno di loro, non molto anziano, si abbassò un po' su di me. Aveva la barba bianca un po' lunga, sembrava babbo natale dai capelli corti ma folti. 'Non ti somiglia proprio, Aurora' e chi è Aurora? 'Qualcosa avrà pur preso da me' disse mamma, sorridendo e stretta a papà, che mi guardò con un sorriso a trentadue denti. 'Forse un po' il naso e la fronte. L'intelligenza da chi l'ha presa?' babbo natale tornò dritto, allungando la mano verso di me. 'Io sono Federico' si presentò. 'Io sono Faith' 'lo so chi sei' cercava di incrociare il mio sguardo, ma lo evitavo sempre, guardando altrove o in basso. 'Lei è mia moglie Francesca' disse spostandosi un po' per dar spazio ad una donna, bassa quanto mia madre, i capelli ancora neri con qualche sfumatura di bianco e grigio alla base. Non li guardavo proprio in viso, né tantomeno negli occhi. 'Ciao' il suo tono fu molto freddo e distaccato. 'Ciao' risposi io. Fece una domanda in italiano a mia madre che rispose prontamente, anche un po' alterata. 'Capisco' disse allontanandosi da me, come fossi un escremento. 'Lui è mio fratello maggiore Colin' disse mia madre facendo avvicinare un uomo alto, magro. 'Piacere, Faith. è un onore conoscerti' 'piacere' salutai altrettanto. 'Lei invece è mia sorella minore JoJo' 'piacere' dissi prima io questa volta. 'Ma piacere mio, amore di zia!' mi abbracciò forte, tanto da togliermi il respiro. Guardai papà che stava ridendo silenziosamente, nascosto dietro la sua mano. Vidi scorrazzare per casa altri due bambini e una ragazzina che gli stava dietro. 'I due più piccoli sono figli di JoJo, e sono Jordan e Hunter. La ragazza è Victoria ed è figlia di Colin e ha diciotto anni' mi squadrò dalla testa ai piedi, sentii il suo sguardo posarsi su ogni angolo del mio corpo, studiando tutti i miei tratti. 'Quindi abbiamo finalmente l'onore di conoscere la figlia di Aurora e Michael' disse con finto entusiasmo Francesca. 'Aurora chi?' chiesi ingenuamente, guardando mio padre. 'Il vero nome di tua madre è Aurora, Dot' disse papà, poggiando una mano sulla mia spalla come per proteggermi. Lo vidi contrarre la mascella e incarnare le sopracciglia: cercava di fare il duro. 'Faith è molto emozionata di conoscervi, vero?' disse papà in tono ironico, che nessuno percepì. 'Certo' sussurrai fra me e me, e lo sentii sorridere. Si sforzavano di parlare con un serio accento americano, ma non ci riuscivano, e io e papà ci divertivamo un mondo a fare battute, sì, stupide, ma che nessun riusciva a capire. Quella Victoria continuava a fissarmi, come fosse un alieno venuto a rapire e distruggere la stirpe umana. Doo doo si sentiva a disagio tanto quanto me, soprattutto per quanto riguardava il signor Federico, che in teoria era mio nonno, che fissava papà allo stesso modo di Victoria. Lui e mamma si tenevano le mani, tentavano di sembrare normali, una coppia come un altra. Ma i problemi erano tre: uno, papà era Michael Jackson; due, mia madre gli aveva dato una figlia; tre, lei era innamorata di qualcuno troppo famoso per lei. D'altronde sapevo anche che papà avesse contatti con un'altra donna, una "certa" Lisa Marie Presley. Speravo se ne fosse dimenticato, sinceramente. Si dimenticava spesso delle donne con cui passava una notte e basta. Ogni uomo è così. La sera venne Tyler a casa. Ci sedemmo sul letto della mia stanza e lui mi guardò. 'Oggi non sei venuta a scuola' 'oh davvero?' rise. 'C'è qualcosa che non va?' 'lo sai che è tornato mio padre...' 'più che altro lo vedo' risi guardandolo negli occhi. 'E allora?' 'e lo sai che io non vivo qui' 'sì' 'domani torno a Los Angeles' 'oh' vidi i suoi occhi azzurro ghiaccio incupiti di colpo, quasi le lacrime gli cascavano sulle guance. 'Mi dispiace' dissi prendendogli la mano. 'Quando tornerai?' disse dopo un interminabile silenzio che mi fece sentire più in colpa di quanto già non mi sentissi. 'Non tornerò' risposi ancora mormorando. 'Tornerai. Lo so che tornerai. Io ti aspetterò, davvero. Non ti lascio' 'Tyler io…' 'hai i soldi, vieni da me ogni mese. Ho bisogno di te' mi prese il viso fra le mani. 'Lo so che sono solo uno stupido tredicenne, ma so cosa significa amare' 'potrai venire a Neverland quanto e quando vorrai, i tuoi genitori sono in America, ti aiuterò a trovarli, potrai stare con me' 'se mi hanno abbandonato c'è un motivo' 'non dire certe cose. Ti aiuterò a trovarli, te lo giuro' 'e se non ci riuscirai?' 'cercherò di tornare' mi abbracciò forte. Poggiai la testa sui suoi pettorali già scolpiti, mi strinse a sé forte. Riuscii a sentire il battito del suo cuore. 'Ti amo' mi disse. Wow. Me lo diceva dopo due settimane, non pretendevo una cosa così veloce. Ma in fondo lo amavo anch'io, l'ho fatto sin dall'inizio. 'Anch'io' risposi cercando di sembrare convincente. Nessuno che non fosse papà mi aveva confessato il suo amore nei miei confronti, e per la prima volta mi sono sentita normale, una ragazza di tredici anni che non ha paura della vita. Avvicinò le sue labbra alle mie, le sentii inumidirsi, e poi la sua lingua che si fuse con la mia. Papà sulla porta si schiarì la voce, mi staccai immediatamente, e lo guardai. 'E bravi!' disse sorridendo. Io ricambiai il sorriso, rossa come il fuoco in viso. 'Avete di qualcosa che non siano i baci?' domandò facendoci ridere. 'Io sì. Andiamo'
Quando tornammo in America mamma lasciò tutti e ci seguì. Aveva intrapreso una relazione con papà, e devo dire che lo vidi molto più rilassato da quando c'era anche mamma. Sarà perché lo pressavo di doversi trovare una fidanzata… I Cascio volevano conoscere mia madre, e doo doo li accontentò. 'Ti avevo detto che non voglio conoscerli' si lamentò mia madre mentre eravamo quasi arrivati a destinazione. 'Ma perché?! Sono simpaticissimi, e sono italiani' dissi io. 'Oh, ma io ho vergogna di tutta questa gente che mi state facendo conoscere' disse incrociando le braccia a mo di offesa, ma papà scoppiò a ridere. 'I Cascio sono tranquilli, ti divertirai a conoscerli' dissi poggiando i piedi sulle gambe di papà, che mi guardò male. 'L'educazione che ti ho dato? Si tratta così un padre, ingrata?' 'scusa, padre'. Quando arrivammo scendemmo furtivamente dalla macchina, molto velocemente. Mamma doveva riabituarsi alla vita da star, quella attenta a tutti i movimenti che fa, quella che non si fa vedere quasi mai. Bussammo alla porta, anche se erano le tre del mattino. 'Voi disturbate la gente a quest'ora?' chiese mia madre. 'Sai da quanto tempo veniamo qui? Ci sono abituati' rispose papà. 'Ci sono abituati' ripetei con la sua stessa voce. 'Sta' zitta, nana' disse posando una mano sulla mia testa, mentre la porta si aprì. Connie era in pigiama, visibilmente assonnata, ma felice di vederci. Che vuoi, siamo star, chi non sarebbe felice di vederci? 'Entrate' disse facendoci spazio. Rose era in braccio a mamma, mentre papà teneva Noah, entrambi addormentati come ghiri in letargo. 'Dove li possiamo poggiare?' chiese papà sistemando Noah. 'Potete metterli nella solita stanza' disse Connie sorridendo. Stava scrutando mamma come Victoria faceva con me. 'Tu non vai più a scuola?' chiese Connie. 'Siamo al tre giugno, no che non ci vado' dissi quasi con superbia. Rise silenziosamente. Papà sapeva già muoversi in casa dei Cascio, e guidò mamma di nuovo da noi. 'Volevo presentarti l'altra nana di casa, Connie. Lei è Gladys, la madre di Dot e la mia compagna' stavo per imitarlo ma lui mi mise una mano sulla bocca per fermarmi. 'Molto piacere, Gladys' 'lei è quella che porta i pantaloni in casa' 'non gli credere, Gladys' 'è un piacere conoscerla, mrs Cascio' 'ho detto che mi chiamo Connie non mrs Cascio' mamma sorrise timidamente. 'Sei una bellissima donna. Ora è spiegato da dove Dot ha preso tutta la sua bellezza' papà fece scoccare le dita tre volte. 'Somiglia a me, donna' disse facendo morire dal ridere mamma. 'Gladys, basta ridere' 'ridere è una tortura nel medioevo. Fa venire gli infarti se lo fai per venti minuti' dissi. 'Non essere così drastica' disse papà. 'Potete andare a dormire nella solita camera. Vi dovete stringere un po', purtroppo' disse. 'Tranquilla, Connie Cascio' dissi. 'Buonanotte' mormorammo tutti e quattro insieme. Mamma stava continuando a ridere, lacrimava per le risate. Si poggiò al letto di papà che rise a vederla così. Non l'avevo mai vista ridere così. 'Okay, basta ora' disse sedendosi sul letto e sfilandosi la felpa. Si intravidero i suoi addominali e a papà girarono gli occhi. La stava fissando mentre toglieva anche i pantaloni. 'Papà, ci sei ancora?' dissi scuotendolo. 'Sì, sì' disse distrattamente. 'Non mi imitare!' disse prima che potessi farlo. 'Io mi metto vicino a papà' dissi. Lui sorrise e mise il pigiama. Ero fra i miei genitori, più stretta a papà che a mamma. 'Come ti sembra Connie?' le chiesi mentre doo doo mi torturava i capelli. 'è una brava persona' rispose sorridendo, quasi sollevata. 'Dot fai attenzione a non darmi calci fra le gambe come tuo solito' disse facendoci ridere. Gli presi la mano e lui la strinse forte. 'Eri felice quando hai scoperto che aspettavi me?' chiesi cercando di trovare lo sguardo di mia madre nell'oscurità, un po' difficile, lo so. 'Ero felicissima' sentii doo doo sorridere e mi strinse più a sé. 'Ero più felice per tuo padre, in realtà' 'anche io ero felice per me' disse doo doo. 'Perché te ne sei andata se eri felicissima?' sospirò. Ci fu un breve silenzio. 'C'era qualcosa di più forte di me. Mi hanno costretto ad abbandonarti' rimasi in silenzio. Chi mai poteva costringere una donna ad abbandonare la propria figlia. 'Buonanotte' dissi poggiando la testa sul petto di papà. 'Buonanotte' dissero insieme.
Quando mi svegliai ero sola nel letto, avevo avuto un incubo e avevo sudato per la paura. Mi misi seduta, guardai l'altro letto e i miei fratelli erano lì. Rose dormiva tantissimo per i suoi dieci mesi. Mi passai una mano sul viso cercando di ricordare l'incubo. 'Vuole la colazione a letto, principessa?' disse doo doo sedendosi accanto a me. 'Buongiorno, principessa' disse stringendomi a sé. 'Buongiorno' risposi sorridendo. 'Dormito bene?' 'diciamo di sì. Tu?' 'a parte un paio di calci che ti potevi risparmiare, sì' risi silenziosamente. Vidi Rose alzare la testa e mettersi a carponi, rivolgendo lo sguardo verso me e papà, con già il suo ciuccio in bocca. 'Buongiorno' disse papà prendendola in braccio e facendola volare in aria. Lei rise e poi lo abbracciò per riposare ancora un po'. 'Andiamo di là' .
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Fanfiction"io ti proteggerò, che ci siano tempeste o no. noi saremo torre nella bufera"