stay with me.

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'CHE CAZZO STAI FACENDO?! LASCIALA STARE, PEZZO DI MERDA!' urlò papà, e diede una spinta forte a JJ che, ubriaco fradicio com'era, cadde a terra come un albero secco ai venti d'autunno. Mamma aveva i vestiti mezzi strappati, la faccia sanguinante e lividi ovunque per le botte prese e il tentato stupro che avevamo evitato in tempo. Si accasciò a terra, seduta contro il muro, piangendo e guardando papà così spaventata, come quando un bambino vede un film horror e non riesce a stare al buio. Non sapevo che fare, dove guardare, e istintivamente mi abbracciai a papà. 'Siete la mia famiglia, nessuno vi farà del male' disse papà mettendosi davanti a me. 'Stai bene, mamma?' chiesi a mia madre, che mi guardò. Annuì. 'Allora, alzati!' urlò papà a JJ. Lo stava sfidando, e lui odiava che qualcuno lo sfidasse. Io lo avevo fatto e mi ero presa un po' di botte, giusto per farmi capire chi comandava. 'Alzati, pezzo di merda!' papà si mise su di lui, e lo vidi per la prima volta usare la violenza: diede un forte pugno in faccia a JJ, che continuò ad ansimare e latrare come un cane bastonato. 'E lasciamo stare, femminuccia!' urlò a papà, che non si mosse, ma gli sferrò un altro pugno, più forte del primo. Poi guardò me. Non pensavo potesse mai essere violento in vita sua, e ora ne avevo la conferma: uno spettacolo tanto spaventoso quanto da euforia. In quel momento entrò la polizia che portò via JJ, messo con le manette, sbattuto contro il muro. Quella britannica era famosa per la sua crudeltà, come quella americana d'altronde. 'Che è successo?' chiese papà a mamma, inginocchiandosi davanti a lei, prendendole le mani. 'Qualcuno gli ha detto del nostro bacio e si è infuriato con me. Lo avrebbe fatto lo stesso' disse mamma stringendo i denti. Papà mi guardò e mi accarezzò il fianco, per darmi un segno di tranquillità. 'Non mi lasciare' disse a papà, interrompendo il nostro contatto visivo. 'Andiamo a fare una doccia, Gladys' disse facendola alzare, con tutto il tempo di avesse avuto bisogno. Lo aiutai a toglierle i vestiti strappati, e poi Rose scoppiò a piangere. La feci calmare per quanto mi fu possibile; aveva fame e voleva mangiare obbligatoriamente. Era molto tardi quando mamma fu vestita e pulita. 'Non mi lasciare, amore mio. Non ti allontanare di nuovo da me' disse abbracciando doo doo. Lui mi guardò sorridendo, come conforto, ma non c'era nulla di buono in quella situazione. 'Va' a dormire con Noah e Rose. è tardi, tesoro' 'voglio stare con la mia mamma' dissi. Mamma mi tirò a sé e mi abbracciò forte. 'Io sono la tua mamma, Dot. Sono la tua mamma' disse fra i fiumi di lacrime. Era il mio primo abbraccio con mamma e papà. 'Ti voglio bene' le dissi. E le volevo davvero bene. Non avevo mai smesso di farlo, le avevo voluto sin dall'inizio. Mi mancava. Desideravo conoscerla, anche se facevo finta di non prenderla mai in considerazione. Doo doo la sostituiva completamente, ma c'era sempre quel desiderio nascosto nel profondo del subconscio. Sentivo quel particolare vuoto, che papà aveva in parte colmato. Sin dal primo momento in cui la vidi avrei voluto abbracciarla, capire com'era abbracciare una mamma. Mi venne quasi istintivo, ma poi ha fatto ciò che ha fatto, e ho provato rancore. Ogni giorno ho voluto abbracciarla, ma mi fermavo ogni volta. Ho preso le botte per lei, per difenderla, e non me ne pento. Ho preferito i lividi piuttosto che vederla soffrire. Avevo scoperto, nella stanza che mi aveva lasciato a Londra, una foto di lei e papà, felici. Probabilmente mamma aspettava me, perché aveva il pancione, ed erano felicissimi mentre si guardavano, innamorati persi dell'altra. Mi sentii un po' responsabile della loro separazione. Mamma se ne è andata per colpa mia, ha lasciato papà per colpa mia. Papà ha conseguenzialmente sofferto, come credo anche mamma abbia fatto. 'Ti vogliamo bene anche noi' disse papà. Spensi la luce e ci mettemmo sotto le coperte, tutti e tre abbracciati. 'Aspettate un attimo' scattai in piedi e andai in camera mia, presi la foto di mamma e papà, e tornai da loro. Lui la teneva stretta a sé, come a proteggerla dal male che aveva subito. 'Ho trovato questa quando sono arrivata qui' dissi porgendo la foto a papà, che appena la vide sorrise a trentadue denti. 'Pensa che era così enorme ed era solo al sesto mese' mormorò papà dando un bacio sopra l'orecchio di mamma. 'Non ero enorme' ribatté sorridendo. Papà guardò a lungo la foto, e sorrideva. 'E pensare che hai già tredici anni. Sei grande ormai. Sembra ieri che ti cambiavo i pannolini, e quanto cacavi' disse facendoci ridere. 'Ma non era colpa sua: era intollerante al latte. Beveva solo latte di soia la signorina' disse posando la foto sul comodino. 'Sapete' dissi posizionandomi accanto a mamma, che mi strinse a sua volta a sé. 'Sono felice che siamo insieme' dissi chiudendo lentamente gli occhi, mentre sentivo la mano di papà intrecciarsi nella mia. 'Non saremo mai insieme, lo so' mormorai ancora. 'Ma mi piace l'idea. La monotonia è noiosa' 'io sono monotono?' disse doo doo con l'aria di uno offeso, facendoci ridere ancora. 'Non sei monotono. Ora ho due mamme e un papà' 'due mamme?' 'lei ha l'idea di me come fossi sia sua madre sia suo padre' sintetizzò papà, che mi accarezzò il viso con il palmo della mano, dolcemente, come solo una persona innamorata sa fare. 'Mi piace l'idea'. E poi mi addormentai dopo un lunghissimo mese insonne, finalmente.

*michael's POV*

Gladys le accarezza il viso, portandole i capelli dietro le orecchie piccole piccole. 'è calma solo quando dorme' dissi facendola ridere silenziosamente. Non toglieva gli occhi di dosso da nostra figlia, e la ammirava in tutta la sua delicata bellezza. 'è molto dolce' disse. 'non sai quante volte si è buttata nelle risse fra me e JJ per difendermi' un velo di rabbia mi ricoprì. 'Che le ha fatto' dissi duramente. 'Nulla di grave, uno spintone, un paio di schiaffi. Riuscivo a farla allontanare sempre, per fortuna' disse continuando a sfiorare il viso addormentato e rilassato di Dot. La rabbia mi ribolliva nelle vene. Lo avrei ucciso quel sacco di merda. Toccare le due donne della mia vita, era inconcepibile. Dot, così indifesa, che ha cercato di evitare le botte alla sua mamma che poco conosce. 'Tu mi ami, Gladys?' le chiesi spontaneamente. Lei smise di accarezzare Dot, che si fece più in là di qualche centimetro per farsi spazio. Gladys si girò verso di me. Affogavo in quei due oceani di occhi che mi ritrovavo a fissare così intensamente. Volevo che lei fosse il mio salvagente, che mi avrebbe riportato alla stabilità, a galla. Per portarmi a riva c'era mia figlia insieme a lei. Annuì lentamente, mi portò la mano destra sulla mia guancia destra e poi poggiai le mie labbra sulle sue, lentamente, dolcemente, e la baciai con tutta la passione che provavo per lei. Continuavo a baciarla, quando Rose scoppiò a piangere. 'Michael' disse cercando di fermarmi. 'Michael, devo andare da Rose. Torno subito' disse allontanandosi da me, uscendo con fare divino dalla stanza. 'Io me ne vado' disse Dot. 'Tu non stavi dormendo, piccola bastarda' 'si che stavo dormendo, siete vo che fate infusioni rumorose. Buon divertimento' disse dandomi un bacio e scappando nella sua stanza. Gladys, quando tornò, spense la luce e chiuse la porta alle sue spalle. Vedevo la sua sagoma perfetta muoversi armoniosamente nel buio. Poteva diventare una delle serate più belle della mia vita quella; finalmente ricongiunto alla donna che non avevo mai smesso di amare. 'Non so se sai chi sia Saffo' disse poggiando il suo corpo contro il mio, mentre la luce della luna ci illuminava a tratti, e accarezzava i nostri corpi come io stavo facendo al suo viso. 'No' 'Saffo è una poetessa omosessuale dall'isola di Lesbo, in Grecia. Aveva diciamo una specie di confraternita con delle donne, e si innamorò di una di loro' 'e cantava dell'amore?' 'sì' 'mi fai sentire una poesia?' le chiesi e la vidi sorridere. 'Simile a un Dio mi sembra quell’uomo che siede davanti a te, e da vicino ti ascolta mentre tu parli con dolcezza e con incanto sorridi. E questo fa sobbalzare il mio cuore nel petto. Se appena ti vedo, sùbito non posso più parlare: la lingua si spezza: un fuoco leggero sotto la pelle mi corre: nulla vedo con gli occhi e le orecchie mi rombano: un sudore freddo mi pervade: un tremore tutta mi scuote: sono più verde dell’erba; e poco lontana mi sento dall’essere morta. Ma tutto si può sopportare… è il suo frammento più bello a mio parere, ma tu non lo sai' disse ridendo. 'è bellissima. Credo diventerà la mia poetessa preferita' 'è la mia preferita dopo Catullo' 'Chi?' 'Catullo! Non sai nemmeno chi sia Catullo?' 'tu la sai la poesia di William Carlos Williams, La carriola rossa?' 'Così tanto dipende, da una carriola rossa, lucida d'acqua piovana, accanto ai polli bianchi. Non sono poi così ignorante' 'fammi sentire una di Catullo' 'ma sono in latino! Forse ne ricordo una: Odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris.
Nescio, sed fieri sentio et excrucior' 'che diamine hai detto?' rise. 'ho detto che sei bello' 'oh grazie. Anche tu sei bella' la baciai lentamente. Beh, ti lascio immaginare il seguito.

*faith's POV*

mi svegliai grazie alle urla di Rose; ormai ogni mattino mi alzavo dal letto con i suoi pianti isterici, quasi fossero le grida di un sargente arrabbiato con i suoi soldati. Uscii dalla stanza e trovai sia mamma sia papà in piedi, seduti al tavolo, vicini. 'Buongiorno' dissi guardando papà con un sorriso trattenuto, che a sua volta mi sorrise facendo l'occhiolino. 'Passata una buona nottata?' chiesi. 'Oh sì' disse papà, ma vidi mamma dargli un calcio sotto il tavolo. 'Oggi verranno i miei parenti di ritorno dall'Italia' disse mia madre. 'Ho dei parenti italiani?' 'si da al caso che io sia italiana e sono tua madre, quindi sì. Verranno i miei due fratelli e i miei genitori' 'non vedo l'ora. Immagino che anche papà non veda l'ora' 'sono le sette e trenta, Dot' lo fissai e lui rideva. 'Ti sembra una battuta?' 'scusa' disse sorridendo. 'Oggi non ci andate a scuola' esclamò papà. 'Grazie' dissi giungendo le mani a mo di preghiera. 'Non ti ci abituare'

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