lies kill.

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Silenzio, i cuori che battono a mille, solo i nostri respiri mozzati, mentre il mondo crolla e noi ci lasciamo cadere insieme ad esso. Ci sentivamo così quando papà venne accusato ingiustamente di pedofilia, e fui io dirglielo, perché mamma credeva che fosse più facile accettare da me una notizia del genere. Ma secondo me non era facile e basta, non si poteva accettare una cosa così. Prendiamo l'esempio della medicina amara e del miele: l'amarezza causata da quella notizia non l'avrebbe addolcita nemmeno un quintale di miele. E fu un momento drammatico dopo che glielo dissi, e papà che mi guardava così vuoto, così freddamente, e non riuscivo a capire cosa pensasse. Cosa si può pensare quando ciò che ami di più di accusa di una cosa così atroce e spregevole. Si lasciò andare abbracciato a me, che da quel momento diventai una specie di mamma per lui, una specie di persona più importante. 'Tu lo sai, papà' dissi prendendo il suo viso fra le mani. 'E lo so anch'io, sappiamo tutti che sei innocente. Ho passato notte e giorno con te, e io so la verità. E la dirò a tutti i costi, anche se non vorranno, anche se saranno contro di me. Io non ti lascerò mai combattere da solo, non esiste esercito più forte di noi. Non esiste nulla di più forte della verità che vince sempre. Non farti rompere le gambe dalle bugie, io ci sono' continuai. Ma faceva male vederlo in quel modo, vederlo come un bambino spaventato da un padre severo, e mi si spezzava il cuore, così innocente. 'Vuoi fare il concerto?' gli chiesi asciugando le lacrime che gli avevano bagnato le guance fredde. Annuì. 'E allora vai a spaccare culi, re del pop' dissi sorridendo, e lui ne accennò uno, alzandosi. Mamma aspettava fuori, appoggiata alla porta del camerino, e quando uscimmo si mise dritta in piedi, e guardò il peso morto di doo doo dirigersi verso di lei.

Dot si addormentò subito dopo il concerto, e io e mia moglie non ci parlammo per tutto il viaggio, non ci guardammo, ma rimanemmo in silenzio, e io piangevo abbracciato a mia figlia. La misi nel letto con i suoi fratelli, e la ringraziai, per tutto, perché se non mi toglievo la vita era per lei, perché se continuavo a lottare era per lei. Ci avevo già pensato di mettere un punto a questo libro che sto scrivendo, ma le cose non si risolvono con una corda appesa al lampadario, non si risolvono con il sapore del metallo e del sangue in bocca. Entrai nella nostra camera da letto, e vidi Gladys seduta sul letto, a fissare il vuoto. 'Perché lo hai fatto dire a lei?' dissi asciugandomi le lacrime con la manica della camicia. Mi guardò. 'Perché?' 'Pensavo poteva farti bene' 'cosa di tutto questo può farmi bene?!' urlai. 'Non lo so' disse passando una mano sugli occhi e sospirando. 'Io devo farlo, Michael. Ti devo chiedere delle cose, perché aspetto un figlio da te e stiamo per sposarci: tu hai fatto qualcosa a quei bambini?' 'come puoi chiedermi una cosa del genere' rimanemmo in silenzio per un po' poi mi guardò di nuovo. 'Sì o no?' 'mai e poi mai toccherei un bambino, Gladys. è come se stuprassi mia figlia, o Noah, o Joy. Io non sono così, non sono quello che dicono io sia! Tenti di essere una persona gentile e le persone ti fottono soltanto. Secondo potrei mai toccare Dot nel modo in cui dicono io abbia toccato Jordan Chandler?' 'no, Michael, e io lo so. Sono una madre, dovevo' 'tu mi credi, vero?' guardò a terra, poi me, e si alzò. 'Come potrei non crederti?' diss abbracciandomi forte. 'Non ho toccato nessuno, Gladys. E mi spaventa da morire che Dot possa pensare anche per un solo momento che io sia solo un pedofilo, una brutta persona, un bugiardo. Non voglio che pensi questo, Gladys' 'sei suo padre, Michael. Come potrebbe pensare questo? Non lo penserà mai' sussurrò. 'Perché tutto questo' dissi piangendo a singhiozzi, e mi lasciai cadere accanto al muro, a piangere con il viso fra le mani. 'Non voglio avere altri problemi da affrontare' piagnucolai. 'Ho il cancro di Dot a cui pensare. Mi bastava, porca puttana'

Un mattino mi svegliai, e sentivo migliaia di voci nella testa, che mi stava per scoppiare di suo. Quello era l'ultimo giorno che mamma passava con noi, poi sarebbe ritornata in Inghilterra da sua sorella JoJo. 'Ehi, Dot. Buongiorno. Tuo padre si sposa oggi e vorresti anche fare tardi?' ah già, oggi si sposavano. 'No, ma il mio corpo si rifiuta di lasciare il mio povero letto caldo, si sentirebbe solo' rise ed entrò nella stanza, inciampando nei giocattoli di Noah. 'Muoviti' disse aprendo le tende, mentre legavo la bandana dietro la nuca con un nodo stretto. Mi lavai, mi vestii molto casual per un matrimonio, soprattutto dei miei genitori, ma odiavo troppo i vestitini per poterli sopportare un giorno intero.
Non mi aspettavo tutta quella gente, a dire il vero, e non mi aspettavo un papà puntuale. Inaspettatamente era pronto prima lui che mamma. Si alzava sulle punte, poi sui talloni, parlava di qua, parlava di là, ma ogni cinque secondi mi guardava, e mi chiedeva se stavo bene, se mi sentivo a mio agio. Non mi sentivo mai a mio agio con i miei parenti, soprattutto quelli dalla parte di papà. Si mordeva il labbro, contraeva la mascella, cambiava continuamente posizione. 'Papà sta' fermo' gli dissi e lui non si mosse più. Mamma era semplicemente perfetta nel suo abito bianco. Dopo tanta sofferenza poteva vivere un sogno meraviglioso, un sogno perfetto, e papà poteva vederla ed essere quel sogno. Si guardavano così profondamente che mi vennero i brividi. Ecco, avrei voluto una storia d'amore come quella dei miei genitori: combattuti, sconfitti, ma sempre in piedi. Non crederai, ma papà si mise a piangere a vedere mamma nel suo abito da sposa, e mamma a vederlo con lo smoking.
Mi piacque un mondo il loro matrimonio, il modo in cui mi dissero di andare a portare le fedi, che non era previsto, o almeno doveva andare Noah.
Mi piacque il modo in cui si amavano, il modo in cui si cercavano.
Mi piacque.
***
Molto probabilmente fa schifo ma piangevo mentre l'ho scritto, lol.
Grazie a chi mi segue ancora, vvb.

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