i think i wanna marry you.

253 14 0
                                    

Mi sentivo così piena di gioia e non riuscivo a non portare le mani fino a ventre, mentre guardavo il soffitto della nostra camera da letto, e lui mi teneva stretta a sé. Tutta quella vita era solo un sogno: come potevo avere un marito perfetto, come potevo avere da lui due figli? Credevo non lo meritassi uno come lui, che per me c'era sempre, non aveva mai smesso di farlo, né avrebbe mai smesso di proteggermi né amarmi. Era solo poco gonfio il mio ventre, ma già lo sentivo che scalciava e mi chiamava mamma, e lo chiamava papà, e me lo immaginavo mentre gli avremmo insegnato ad andare sulla bicicletta, insegnato le buone maniere, dato l'ottima educazione che tutti i bambini si meritano, il rispettare, amare e soffrire. E lo avremmo fatto insieme, ma te lo immaginavi tutto questo? Io, che ero solo una piccola emigrata, ero arrivata ad avere il mio uomo, quello che avevo preso in giro per la sua voce, ma che avevo amato sin dal primo momento in cui ho incrociato i suoi occhi neri come la pece, ma più chiari di un cielo azzurro d'estate, più luminosi del sole d'agosto. E se fosse stato un'altra femmina? Oh mio dio, e chi se lo sarebbe sentito, lui e le sue manie da papà geloso qual'era. Ma per me bastava vederlo felice, mi immaginavo quando lo avrebbe tenuto per la prima volta, e mi avrebbe guardata, mi avrebbe detto grazie e io mi sarei sentita per la prima volta in vita mia perfetta, perfetta per lui, e mi sarei sentita completa. Tanto lo sapevo che Dot sarebbe morta, in fondo lo avevo saputo dal momento in cui mi è stato detto che aveva il cancro. Cancro significa morte, non speranza, per quanto qualcuno ci può credere. Guarisci, ma poi torna, bisogna aspettarselo, e la seconda volta è sempre la peggiore. Quando pensavo al cancro di Dot pensavo automaticamente a lui, che soffriva più di lei. Forse quel bambino gli avrebbe fatto bene, e poi me le ricordavo benissimo le parole del dottore: 'vi consiglio un figlio se volete aiutare vostra figlia'. E se Dot fosse morta almeno avevo lui…o lei. Lui mosse e io ritirai le mani, guardandolo. Mi portò un braccio sotto il collo, era sveglio, come me, perché pensavamo a tutti i problemi che ci offuscavano la vista durante il giorno. Mi strinse a sé, poggiando il mento sul mio capo, e sospirò, un lungo sospiro valido più di mille parole buttate al vento. Il silenzio è un dono universale che pochi sanno apprezzare. Forse perché non può essere comprato. I ricchi comprano rumore. L'animo umano si diletta nel silenzio della natura, che si rivela solo a chi lo cerca. A me bastava quel silenzio.
'Sono incinta' non avevo comprato le parole, ma facevano solo parte di quel silenzio che echeggiava nella nostra stanza, un silenzio gelido. Mi alzai sui gomiti e mi misi seduta a guardarlo e lui era rimasto a fissarmi. 'Sei incinta?' chiese con un sorriso a trentadue denti. 'Sì, sono incinta' 'no' scosse il capo incredulo. Mi spostai un po' e presi l'ecografia del giorno prima posta nel cassetto del comodino accanto al letto, la posai sul suo addome e lui si mise seduto a guardarla. 'No, non è vero' sorridevo come un ebete e cercavo il suo sguardo, ma ero troppo concentrato su quel puntino sul foglio. Si portò ambo le mani al viso e pianse, e io mi portai una mano alla bocca per trattenere sorriso e lacrime. 'Michael, ti prego, non piangere' e lui alzò la testa e cominciò a ridere e piangere. 'Oh mio dio' esclamò stendendosi e poggiando la testa sul cuscino. 'Non ci posso credere, diventerò di nuovo papà'. Dovevi vederlo, come rideva ed era felice, e quanto e come era bello mentre lo faceva, perché sembrava un innocente bambino, il mio bambino, il mio peter pan. Smise di ridere, si asciugò le lacrime e si rimise seduto a guardarmi e sorridere. 'Io credo di non aver mai amato una donna quanto amo te. Non riuscirei ad amare così tanto nemmeno mia madre, e nessuno mi ha mai reso così tanto felice quanto lo hai fatto tu e continui a farlo?' 'l'unica donna?' mi sedetti sulle sue gambe, cingendolo ai fianchi con le mie, e poggiai le mani dietro il suo collo. 'In questo cerchio di donne escludiamo nostra figlia' disse sinceramente, portando le mani sui miei fianchi. 'Un bambino, ma ci pensi? Te la immagini quanto sarà felice Dot?' 'io in realtà mi ero già preparata ad un tuo svenimento' rise dolcemente e si morse il labbro inferiore. 'Ma da quando? Insomma…' 'due mesi, da due mesi' 'e non si può sapere se è n maschio o una femmina?' 'no, Michael, dobbiamo aspettare al quarto mese, non portare fretta' gli portai i riccioli dietro l'orecchio e posai le mie labbra sulle sue e lì il bacio più bello che mi avesse mai dato. Non so se fosse l'atmosfera a renderlo così perfetto, ma era semplicemente meraviglioso, e avrei tanto voluto che non finisse più, perché credo che non mi aveva mai amato così tanto prima di allora. Mi portò le mani dietro la schiena e mi strinse più a sé, e rabbrividii sotto il suo tocco. Non mi ero mai sentita così desiderata. Si staccò e mi guardò. 'Mi vuoi sposare?' mi chiese velocemente. Gli accarezzai il viso e sorridevo, guardandolo. Annuii, per sicurezza per me lo richiese. 'Sì, ti voglio sposare' 'dovrei avere l'anello' lo guardai sconvolta. 'Volevo già chiedertelo, ma aspettavo il momento giusto' sorrise ed estrasse da sotto il cuscino la scatola contenente l'anello, un anello bellissimo, semplice, ma perfetto.

'Gladys, Dot non si sente bene. Ha la febbre e continua ad uscirle sangue dal naso. Non so se nel tuo repertorio di metodi italiani hai qualcosa per farglielo passare' sentii dire da doo doo nell'altra stanza, nonostante fosse mattino abbastanza presto. 'Non ne ho' aveva la voce piena di sonno. Mi girai verso la porta e vidi Noah che mi guardava scioccato. Mi portai una mano al naso per nascondere il sangue e lui mi accarezzò la gamba in segno d'affetto. 'Merda di cancro' imprecò doo doo entrando nel bagno e asciugando il sangue con un fazzoletto bianco, rosso di colpo. 'Non premere troppo, mi fai male' dissi facendolo sorridere. 'Non ti lamentare sempre' mi tolse il cappello e mi accarezzò il capo calvo ormai, e fece finta fosse la lampada di un genio.
Nel pomeriggio la febbre scese, mamma e papà mi chiesero di sedermi con loro fuori,nell'enorme spazio verde di Neverland, accanto alla piscina. 'Cosa avete di così importante da dirmi?' chiesi cominciando a torturare i capelli di papà. 'La prima cosa è che io e mamma diventeremo genitori di nuovo' 'sei incinta?!' 'non urlare' sussurrò doo doo ridendo e gli saltai addosso, cominciando a rotolare sul prato verde. 'Non ti mettere al sole altrimenti ti scotti!' urlò doo doo ridendo e dandomi una spinta verso mamma, che stava all'ombra. 'Ah già, la vitiligine' dissi sedendomi accanto a lei. Anche lui corse sotto l'ombra dell'enorme albero di Salice Piangente che aveva piantato il giorno in cui ero nata. 'E la seconda?' chiesi con il fiatone. 'Ci sposiamo, ma non chiedermi quando' disse sorridendo a trentadue denti. 'Oh mio dio, è la giornata più bella che avessi mai potuto desiderare di vivere! Ti ha dato anche l'anello! Spero soltanto che vi sposiate prima che io muoia e che almeno possa conoscere il mio fratellino' forse avevo esagerato con quell'ultima frase.

we are us.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora