DEAD GIRL WOLKING

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Quella mattina Morgaine non andò a scuola. Il giorno prima di era stancata troppo cercando di sedersi il meno possibile sulla carrozzella. Era inutile tenere dieci minuti le stampelle e poi restare seduta, doveva impegnarsi se voleva che tutto tornasse normale.
Sentì il rumore di un'auto che veniva parcheggiata, così indossò la vestaglia sopra il pigiama, infilò un paio di ciabatte, afferrò le stampelle e si avviò a vedere chi fosse arrivato. Suo zio era uscito per fare non si sa cosa, però era passato troppo poco tempo perché fosse già di ritorno.
Vide Carmen tirare fuori dal bagagliaio una carrozzella identica alla sua e poi vide Miguel. Ma allora era tornato! Andò a prendere i vestiti per sistemarsi un po' il più velocemente possibile, poi guardò la carrozzella. Forse non era il caso di presentarsi da Miguel che già camminava, più o meno. Sospirò e si mise a sedere, odiava farlo, ma era dispiaciuta per l'amico.
Spinse avanti le ruote di mala voglia e arrivò alla porta dell'appartamento di fronte al suo. Bussò e attese che le aprissero. Aprì Carmen.
«Buongiorno cara, serve qualcosa?» chiese, con un ampio sorriso.
«Ho visto Miguel...posso entrare a salutarlo?» quasi la implorò. Carmen sorrise ancora, con aria materna, poi la fece entrare.
«Sai, avresti fatto bene a venire con le stampelle» le disse, guardando la carrozzella.
«Non volevo che...» cercò di giustificarsi.
«Capisco, ma gli avresti dato una motivazione in più per cercare di alzarsi» spiegò. Morgaine si sentì improvvisamente stupida. Quella donna aveva ragione.
Entrò nella stanza del ragazzo, che era sul letto con il cellulare e non si accorse minimamente di lei.
«Ti ho lasciato così e così ti ritrovo...» si annunciò lei, avvicinandosi al letto.
«Morgaine!» la accolse, mettendosi a sedere, facendo pressione con le braccia. Lei si avvicinò per aiutarlo.
«Come mai sei qui sul letto? Dovresti cercare di alzarti» lo rimproverò.
«Ma se tu sei ancora...» osservò lui, confuso. Allora lei uscì veloce, prese le sue stampelle e tornò da lui camminando.
«Io sono in piedi» si vantò, per spronarlo. Lui la guardò, poi scosse la testa e riprese il cellulare.
«Ma che cazzo fai?!» si arrabbiò, togliendogli di mano quell'apparecchio, spazientita.
«Tanto è tutto inutile...non ci riuscirò...» si lamentò l'altro.
«Facciamo così. Lo zio mi aiuta a riprendere, perché non vieni con noi?»
«Ah, va bene. Tanto non ho molta scelta»

Johnny la avvertì che non sarebbe tornato per pranzo, perciò chiamò Yasmine e uscì a mangiare qualcosa con lei, a cui non dispiaceva affatto mangiare qualcosa che non venisse dalla mensa. Anche Moon e Sam si unirono al pranzo. Optarono per il sushi, che alla fine piaceva a tutte.
«Quindi...Miguel è tornato a casa...?» chiese Sam, piuttosto interessata alla faccenda.
«Si, ma da quel che mi hanno detto non tornerà finché non riuscirà a camminare come prima. Dice che non se la sente» raccontò Morgaine, inzuppando un nigiri nella soia.
«È stata orribile la rissa...soprattutto perché poi sei stata investita...» commentò Moon, ostentando la solita aria da santarellina.
«È stata orribile e basta. Aisha è andata via, io e Miguel abbiamo perso tempo, Tory è stata espulsa, mio cugino è in riformatorio, Sam si è fatta male e soffre di attacchi di panico, mentre un sacco di gente ha litigato e non si parla più» osservò Morgaine, che non aveva molta voglia di pensare a quell'evento.
«Tuttavia ha portato anche delle cose...uhm...buone oserei dire» proseguì, dopo aver bevuto della coca cola.
«Tipo?» si aggiunse Yasmine, sorseggiando della Sprite.
«Tipo l'amicizia con Demetri, le cose...stabili nel gruppo, i tuoi voti più alti...mia madre che non rompe come prima...» osservò Morgaine, cercando qualsiasi cosa che potesse essere buona.
«No, non è vero. Fa tutto schifo. Mi sforzo di trovare un lato positivo in questa storia, ma la verità è che sto di merda. E non per me, ma per la situazione in sé» sbottò alla fine, aveva bisogno di sfogarsi, ma forse non aveva scelto il momento giusto. Infatti Sam e Moon si misero a fissarla, compassionevoli, senza sapere cosa dire. Yasmine le appoggiò semplicemente la mano sulla spalla per esprimere il suo appoggio.
«Vedrai che si sistemerà tutto» le disse semplicemente. Poche e scontate parole, ma di grande efficacia, perché non erano false come la maggior parte di quelle che le venivano rivolte. Yasmine credeva davvero in ciò che aveva detto e questo bastava a rassicurare Morgaine.

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«Zio, Migui si unisce a noi» annunciò, quando stavano per iniziare gli esercizi. Miguel li raggiunse nel parcheggio del condominio.
«Lo so, avevo fatto questa proposta anche a Carmen»
Morgaine iniziò i suoi esercizi, che consistevano nell'aumentare il lasso di tempo in cui stava in piedi senza supporti e camminare il più possibile, così i muscoli avrebbero riacquistato forza.
Vide che Miguel non riusciva, o forse aveva solo paura, perciò riprese le stampelle e si avvicinò ai due.
«Dai, puoi farcela» cercò di aiutare, ma quando si rese conto di essere inutile e aver finito gli esercizi tornò in casa a farsi una doccia. Odiava fare la doccia seduta. Era noioso, l'acqua non scorreva dritta su tutto il corpo, scorreva solo sul suo busto. Era un altro dei motivi per cui voleva tornare in forma velocemente.
Quando fu pronta, sentì Miguel lamentarsi. Uscì il più velocemente possibile, dopo essersi vestita decentemente. Suo zio stava parlando con Carmen.
«Vorrei solo vederlo sorridere» disse la donna.
«Posso andare da lui?» chiese Morgaine, per nulla timidamente.
«Certo tesoro» sorrise lei, facendole spazio.

«Muguelito?...Posso entrare?» bussò, mantenendo un tono piuttosto dolce.
«Si...» rispose quello, di malavoglia.
Entrò, Miguel era al telefono sul letto.
«Miguel... perché continui così?» si lamentò, sedendosi vicino a lui.
«È tutto inutile...» sbuffò, spegnendo il telefono e lasciandolo ricadere sul letto.
«Perché dici così?» fece, lasciandogli un bacino sulla guancia.
«Perché è così Morgaine! Mi ha dato fuoco a una scarpa e non ho sentito nulla! Nulla Morgaine!» le gridò contro, stanco ed esasperato. Lei rimase un secondo in silenzio, a dirla tutta si era un po' offesa. Poi si tranquillizzò e cercò di capirlo.
«Miguel... è dura. Non arriveranno subito i risultati, ma non puoi mica aspettare di rimetterti senza faticare...pensa a tua mamma, a Sam...pensa che se ti riprenderai tornerai a fare Karate...» cercò di consolarlo, senza aspettarsi di essere trattata bene.
«Ho paura, Morgaine. È tutto così strano e...se non ci riuscissi?» confessò Miguel, avvicinandosi a lei, che lo strinse con un braccio.
«Ci riuscirai, lo so»
«Ma tu già stai in piedi, già dopo una settimana ti alzavi. Io no invece...»
«Questo è perché abbiamo subito due incidenti diversi. Erano solo le mie gambe a non ricordare i movimenti e i muscoli si erano indeboliti, mentre per te è differente, il tuo cervello e le tue gambe non ricordano i movimenti e i tuoi muscoli sono deboli» spiegò, spiegando tutto ciò su cui si era informata.
«Perché a me, Morgaine?» le chiese, gli occhi lucidi, pronti a rilasciare fiumi di lacrime. Lei gli prese il viso tra le mani e gli baciò la fronte.
«Perché queste cose succedono alle brave persone» sussurrò, per poi stringerlo a sé, cercando di trasmettergli tutti il conforto possibile.

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