FINE

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Si svegliò con il peso di suo cugino sulla spalla. Si erano addormentati sul divano. Lo spostò piano e guardò l'ora. Erano le 11 di mattina, almeno sei ore le aveva dormite. Si accorse di avere la spalla un po' sporca di sangue, poi si accorse che era colpa del taglio di suo cugino. Prese una garza e la fissò sulla sua fronte con dello scotch da fasciatura.
Si preparò la colazione e si fece una doccia. Aveva il corpo pieno di lividi e qualche taglietto. La rissa era stata più violenta di quanto ricordasse. Tastò un livido violaceo sul ginocchio. Non faceva molto male, segno che era una cosa superficiale. Quando uscì dal bagno si era svegliato anche Robby e stava facendo colazione.
«Buongiorno» la salutò sbadigliando.
«Buongiorno» sorrise lei. Aveva intenzione di andare a salutare Miguel e Johnny, ma non voleva dirglielo. Sapeva che se la sarebbe presa.
«Fatti una doccia» gli sorrise, notando i suoi capelli un po' sporchi. Lui annuì, ancora troppo assonnato.
«Hai preso il caffè?» chiese ancora.
«No...ho mangiato il panettone...» sbadigliò ancora.
«Te lo preparo» si offrì, dirigendosi verso la macchinetta. Lo fece bello forte, poi riempì una tazza grande e gliela passò.
«Grazie» le sorrise. Le era mancato quel sorriso sincero. Gli si avvicinò e lo baciò sulla guancia. Lui sorrise ancora, intenerito dal suo gesto.
«Sai qualcosa della zia?»
«In terapia sta bene, quando l'ho vista sembrava felice...»
«Vuoi che andiamo a trovarla?»
«No...sta bene così»
Morgaine annuì, posando una mano sulla spalla di Robby. Sapeva che gli mancava sua madre, ma era una sua decisione non andare a salutarla.
«Vai a lavarti, puzzi» ordinò per risollevare l'atmosfera non appena lui ebbe finito.
«Vado vado» rise lui, alzando le mani in segno di resa. Poi entrò in bagno e rimase lì per un po', mentre lei riordinava i regali e la carta. Pulì la cucina e spostò i piatti dalla lavastoviglie alla piattaia.
Robby uscì con i capelli bagnati.
«Morgaine dov'è il phon?»
«Che scema, in camera mia, vai pure»
«Morgaine ma come hai conciato questa stanza?! Non ci si cammina!!»
«Butta i vestiti sul letto!» rise. Era davvero disordinata. Più tardi avrebbe raccolto i vestiti e li avrebbe buttati a lavare.
«Trovato!» gridò vittorioso Robby, uscendo con il phon alzato.
«Un avventuriero» rise lei.
Guardò il calendario, se ne sarebbe andata presto.

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7 ANNI DOPO

Morgaine passeggiava per le strade di Receda. Non vedeva l'ora di rincontrare suo zio dopo quei due anni passati con lui. Non era più tornata, spaventata dai ricordi, dalla nostalgia e impegnata con il college.
Adesso la compagnia era sua. Era il volto e la direttrice. Non era riuscita a prolungare il contratto di Yasmine. Con Piper aveva continuato a vedersi regolarmente, sapeva che le sarebbe sempre stata accanto. L'appartamento di Johnny era vuoto, perciò bussò a quello di fronte.
«Chi sei?» chiese la donna che le aprì. Era Carmen, invecchiata, ma era lei.
«Morgaine» rispose, con un sorriso.
«Oh santo cielo! Morgaine! Ma guardati...ma si, ora ti riconosco, non sei cambiata per nulla!» la abbracciò.
«Nemmeno tu...sempre perfetta...Miguel abita qua vicino?»
«Ti do l'indirizzo»
Raggiunse la casa del vecchio amico. Suonò il campanello.
«Morgaine?!» chiese sorpreso il ragazzo che le aprì.
«Viva e vegeta» gli sorrise, per poi lasciare che il silenzio parlasse per loro.
«Perché sei sparita?»
«Miguel con chi?...Morgaine?» chiese Eli, arrivando alle spalle.
«Eli?»
Rimasero a fissarsi, senza parlare.
«Allora?» la spronò Miguel.
«Avevo paura...» alzò le spalle, cercando di trattenere la commozione.
«Ma voi siete ancora amici, dopo tanto tempo...» si stupì, non riusciva a crederci.
Li abbracciò tutti e due, non le importava di risultare strana. Entrambi ricambiarono, sentì di nuovo il loro affetto scorrere tra i loro corpi.

Si avviò verso casa di Yasmine. Conosceva il suo indirizzo. Mentre calciava un sasso, andò a sbattere contro un uomo. Si guardarono. Non poteva non riconoscere quello sguardo.
«Kyler!» quasi gridò.
«Non sei cambiato di una virgola» rise. Non se lo sarebbe mai aspettato.
«Morgaine! Sei davvero tu?»
«Sì. Stavo andando a trovare Yas, non mi aspettavo di vederti» ammise, con il sorriso che non accennava a lasciare il suo viso.
«Il destino...volevo lasciare la Valley dopo il college, ma mi ha chiamato a sé» raccontò il ragazzo.
«Lo vedo...ma ti ricordi quando eravamo tutti presi col Karate?» rise. Lui annuì, poi la accompagnò durante tutto il suo tragitto.

Suonare al campanello di Yasmine era la cosa più difficile che avesse mai fatto. Le ci volle tutto il coraggio che non aveva più da tempo per farlo. La donna che le aprì era bella come la ragazza che ricordava.
«Yasmine...mi sei mancata» le sorrise. Sapeva che l'aveva riconosciuta.
«Morgaine! È passato tanto tempo...» la abbracciò, per poi farla entrare.
«Come stai?!» le chiese appena si furono sedute sul divano. Morgaine la . Era la prima a cui stava per dire il vero motivo del suo ritorno.
«Yas, ti ricordi quando eravamo tanto presi con il Karate?...» iniziò, calcolando attentamente cosa dire.
«Si...» rispose l'altra, confusa.
«Adesso qualcuno sta facendo Karate nella mia pancia» ammise, posando una mano sul ventre.
«Cosa?! Oh mio dio...che bello. Da quanto?» sorrise la bionda, posando una mano sulla sua, emozionata.
«Tre mesi...il padre se n'è andato e io devo gestire la ditta da sola... però non posso lasciare questa creaturina» spiegò, continuando ad accarezzarsi il ventre.
«Starò da Robby o mio zio fino al parto, ma ho bisogno che tu riprenda il tuo posto di volto dell'azienda» proseguì. Yasmine annuì, sicura. Posò la testa sul ventre gravido dell'amica.
«Come la chiamerai?»
«Ancora non lo so»

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