33.

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Seduta alla panchina sorseggio il mio caffè e guardo i bambini giocare. Quando ero piccola mi piaceva andare sull'altalena, ma avevo paura quando mio padre mi spingeva in alto. Avevo paura di cadere e farmi male. Oggi ho realizzato di essere stata come Icaro: ho creduto di poter gestire una situazione del genere incurante della mia immaturità a livello sentimentale e incapace di ammettere a me stessa che era tutto sbagliato dal principio. Infatti ora sono qui a cercare di rimettere ordine in quella che era la mia vita. Non posso tornare indietro e certamente non sarò più quella di prima, ma devo cercare di capire chi sono adesso e cosa fare della mia vita.

<<Sei qui>> lo guardo sedersi accanto a me <<Cosa dovevi dirmi?>>

Stamattina mi sono resa conto che non potevo andare avanti così e che dovevo affrontare le conseguenze delle mie azioni come una donna matura quale mi reputo. Così ho deciso di dargli appuntamento qui per poter mettere un punto a questa storia.

<<Mi dispiace per ieri. Ho alzato la voce e per giunta in ufficio.>>

<<Anch'io mi scuso. Ho sbagliato a non parlarti prima.>>

<<Ti ho voluto incontrare anche per dirti che parto.>> per la prima volta da quando si è seduto mi guarda. Credo che l'unica cosa che mi mancherà saranno i suoi occhi e i capelli e le sue labbra e i e basta! <<Cosa? Dove vai?>>

<<Chi lo sa. Per il momento andrò dai miei e poi ci penserò.>>

<<Non devi andare via per colpa mia. Capisco se senti il bisogno di allontanarti, ma cambiare città è eccessivo.>>

<<Non lo faccio mica per te.>> scuoto la testa <<Sei convinto di essere il centro della terra e che tutto ruoti intorno a te e per te. Ti sbagli. Parto per me, perché - nonostante tutto- ho capito di aver bisogno di crescere per maturare come persona.>> bevo un sorso di caffe <<Abbiamo sbagliato tutto, dobbiamo ammetterlo. Non metto in dubbio che le tue intenzioni fossero buone, ma noi non siamo giusti adesso. Chissà forse quando saremo più grandi ci rincontreremo e quello sarà il nostro momento, oppure no. >>

<<Dici di essere immatura, ma non mi sembra. Hai ragione, abbiamo sbagliato e mi occuperò di tutto il resto tenendoti più lontana possibile dai giornalisti.>> mi accarezza la guancia con il dorso della mano. <<Però non voglio che tu vada via, puoi riavere il tuo posto oppure qualsiasi altro piano andrà bene, ma non voglio perderti.>> si sta dichiarando? Adesso? <<Magari puoi partire per una vacanza, ma voglio che ritorni. Ho bisogno di te.>> all'improvviso non mi ricordo più come si parla.. bisogna muovere le labbra, giusto? Perché le mie non funzionano più?

<<Mi hai conosciuto, sai come sono e non mi piace parlare dei sentimenti in generale figurati dei miei! Non voglio dire che sono innamorato pazzo di te perché non sarebbe vero, ma sono attratto. Mi piaci e anche molto. La tua presenza, il tuo essere ingenua e bambina mi piace. Le tue facce sono la cosa più bella in assoluto perché mi fanno sentire...felice.>> ride <<Non trovo altro termine per descrivere quello che sento quando diventi tutta rossa e vuoi camuffare la cosa, o quando ti prendo in giro e sei permalosa.>>

Ah...tocca a me? Dovrei parlare io? Vorrei dirgli di si che voglio stare con lui perché davvero voglio farlo, ma non posso. Non posso farmi questo ancora una volta. Non voglio essere Isabel Archer, non tornerò da lui solo perché non posso lasciarlo. Certo lui non è Gilbert Osmond, ma fino a ieri si comportava come lui. Oddio che confusione. Il fatto che mi guardi con la faccia da cucciolo non aiuta.

Chiudo gli occhi faccio un respiro profondo <<Quello che hai detto è bellissimo e mi fa davvero tanto piacere. Certo non posso dire che tu mi piaci soltanto perché sarebbe l'ennesima bugia e sono stanca di mentire in particolar modo a me stessa. Mi sono innamorata, ma tu questo l'avevi capito. Questo però non c'entra con quello che dovevo dirti...mi sono persa...cosa stavo dicendo?>>

<<Stavi per aggiungere un ma...vero?>>

<<Magari stare lontani ci aiuterà, anche se non è che siamo poi così vicini. Chissà forse troveremo qualcun altro o forse no.>> mi si riempiono gli occhi di lacrime, il pensiero di lui con un'altra è orribile, ma deve essere così adesso. <<Forse il dolore che provo in questo momento, quello del mio cuore spezzato, è un male che fa bene perché farà crescere.>>

Mi abbraccia e lascio che le lacrime scorrano. Respiro il suo odore, accarezzo la sua nuca e i suoi capelli morbidi per l'ultima volta.

<<Adesso devo andare.>> dico allontanandomi dalle sue braccia.

<<Non voglio che sia un addio.>> mi stringe forte la mano.

<< È un arrivederci.>> dico sorridendo tra le lacrime e voltandomi vado via.

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