9.

1.2K 41 2
                                    

Sono nella mia camera. Non sono uscita per niente neanche per pranzare. Voglio stare da sola per pensare. Mia madre ha detto che avrebbe parlato lei con mio padre per cercare di arginare la cosa – perché fargli cambiare pensiero sarebbe stato impossibile-. Ignoro dove sia Ross e cosa stia facendo. Devo dire che, in fondo, mi dispiace per lui perché non so questa cosa dove ci porterà.

Parli del diavolo...

Ross entra nella mia stanza senza bussare. Fai come fossi a casa tua. Si sdraia sul letto accanto a me. <<Come va?>> Mi chiede.

<<Dovrei essere io a chiederlo a lei. Si sarà spaventato.>> Lo guardo con la coda dell'occhio.

<<Smettila.>>

Eh? <<Cosa?>>

<<Di darmi del lei e di chiamarmi "signor Ross".>>

Non ci avevo mai fatto caso ad essere sinceri. <<È più forte di me. Lei è il mio capo anche se il mondo crede diversamente.>> Mi stringo nelle spalle.

<<Allora ti ordino, come tuo capo, di darmi del tu e di chiamarmi Chris.>> Sorrise e nei suoi occhi vedo una scintilla di divertimento. Sorrido a mia volta.

<<Accetto. A patto che non mi chiami più Magda!>> Ho già detto che detesto quel nome? E poi non capisco perché tra tanti nomi proprio quello. <<Perché mi chiami così poi?>>

<<È il nome della mia prima segretaria. Era una signora diligente e sapeva il fatto suo. Me la ricordi per il modo in cui lavori e, se all'inizio, ti chiamavo così perché davvero non mi ricordavo il tuo nome, poi lo facevo perché mi divertiva vederti diventare rossa e indignarti ogni volta che lo facevo. >> Sorride mentre parla e io sento l'indignazione crescere dentro di me. Brutto mascalzone, l'hai fatto apposta!

<<Sono sconcertata. Davvero.>> Lo guardo seria mentre lui se la ride. Vedendolo in quel modo non riesco a rimanere seria e mi unisco a lui. Pensandoci non sto così bene da tanto, forse troppo tempo. Sospiro. Tutto ciò avrà un prezzo perché ogni volta che la mia vita va nel verso giusto accade qualcosa che manda tutto a monte. Qualcosa mi dice che mio padre metterà il suo zampino.

<<Cosa succederà quando torneremo a New York?>> Chiedo per rompere il silenzio che si è venuto a creare.

<<Penso che dovremo fingere ancora per un po' e poi darò l'annuncio della fine della nostra storia. >>

<<Così non potrò più lavorare però!>> Oh no, mi piace il mio lavoro. In realtà mi dispiacerebbe non dover più guardarlo e penso che mi mancherà il suo chiamarmi Magda.

<<Ti troverò un nuovo posto con la stessa retribuzione.>>

<<Penso di potermela cavare da sola. Non voglio che mi trovi un nuovo posto perché tutti penseranno che sono l'ennesima amante sedotta e abbandonata a cui si da il ben servito con un nuovo posto di lavoro. No. Non voglio questo per me perché io non sono quel tipo di donna. >>

<<Penso che non è una questione di cui dovremo preoccuparci adesso. Non mi piace programmare il futuro soprattutto quando il presente è incerto. In questo caso l'incertezza è dovuta dalla venuta di tuo padre domani.>>

Chiudo gli occhi. Ha ragione. Non ha senso preoccuparsi del futuro visto che non so cosa succederà tra dodici ore.

<<Vuoi sapere come ho giustificato la mia improvvisa decisione di dormire in un'altra stanza?>> Mi chiede sorridendo malizioso. Oddio, cosa ha detto?

What the books don't sayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora