3.

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Il giorno della partenza è arrivato. Dal momento in cui ho accettato di partire con Christopher Ross non ho fatto altro che fare sogni a luci rosse con me e lui protagonisti.

Il sogno è sempre lo stesso: sono su una spiaggia stesa a prendere il sole, lui esce dal mare bello come un dio- si passa una mano nei suoi capelli neri bagnati; il suo corpo muscoloso è riscoperto di goccioline d'acqua- e, sorridendo, lentamente si avvicina. Con un gesto secco mi spalanca le gambe e lentamente inserisce dentro di me due dita. Il mio bacino ha vita propria e inizia ad andargli incontro. Con il pollice mi stuzzica il clitoride portandomi sull'orlo del piacere. Christopher mi guarda sorridendo soddisfatto del lavoro che sta svolgendo e mi sussurra in tono seducente <<Ci sei quasi piccola, ci sei quasi.>> Proprio mentre sono sul punto di giungere all'orgasmo, la sveglia suona lasciandomi frustrata.

In sei mesi in cui lavoro per Ross non l'ho mai sognato. Mai.

Certo, è un uomo molto bello e ricordo che quando lo vidi per la prima volta non posso negare di essermi incantata a guardarlo, ma l'incantesimo fu spezzato dalla sua arroganza e maleducazione nel continuarmi a non guardarmi e nel chiamarmi Magda.

Sospirando mi chiedo cosa succederà in questi tre mesi. Tre mesi da sola con lui su una nave. Non so se sopravvivrò soprattutto se questi sogni non mi lasceranno in pace.

Frustrata e arrabbiata con il mio subconscio mi trascino verso la doccia sperando che un po' d'acqua ghiacciata possa aiutarmi a spegnere i miei bollori.

Quando esco dalla doccia mi sento meglio e più rilassata, ma questo stato viene messo a dura prova dal mio cellulare che inizia a squillare. So già chi è perché ha una suoneria personalizzata.

<<Si signor Ross?>> Ma che vuole a quest'ora? Ci dobbiamo vedere tra due ore, ho tutto il tempo per prendermela comoda. Giuro che, se mi chiede qualche cosa da fare all'ultimo momento, durante questa vacanza lo affogherò e farò sembrare tutto un'incidente.

<<Magda la partenza è stata anticipata. Partiamo tra mezz'ora. Spero che sia pronta.>>

<<Cosa? Non è possibile ho controllato tutto ieri e ...>>

<<Ho anticipato io la partenza. Sei pronta o no?>> Ma che cavolo ha nella testa? Verdure grigliate?

<<Si signor Ross. >> Rispondo a denti stretti.

<<Sono sotto casa tua. Ti do dieci minuti poi verrò a prenderti di peso.>> Senza darmi il tempo di ribattere mi chiude il telefono in faccia. Troglodita maschilista. Sa pure il mio indirizzo, ma non riesce a ricordarsi il mio nome. Presumo che mi abbia memorizzato, sul suo cellulare, come Magda e ciò non mi sorprenderebbe per niente.

Mi affaccio alla finestra e in effetti una limousine è parcheggiata davanti il mio palazzo. Non so nemmeno io come, ma in meno di dieci minuti sono pronta.

Mi faccio quattro piani a piedi con due valigie e un borsone - aimè il mio condominio è privo di ascensore anche se siamo praticamente nel tremila - ; arrivo al piano terra senza essermi rotta l'osso del collo miracolosamente. Per fortuna che fuori dal portone trovo l'autista di Ross che prende le valigie e le carica senza nessuno sforzo.

Mi fermo fuori dalla limousine, sono a disagio a entrare in una macchina del genere: primo perché non ci sono mai salita; secondo perché non so che cosa dire o fare con Mr Scapolo dell'anno- ci ho parlato certo, ma non per più di cinque minuti e sempre solo per questioni di lavoro -, di cosa dovremo parlare ora? Del tempo? Del traffico di New York? Io parlerei della sua paura di trovare qualche paparazzo sotto casa o alla Ross Informatic & Security e conseguentemente della sua decisione di fuggire per tre mesi. Tre mesi per paura di qualche foto. Ridicolo.

Sospirando entro nella macchina.

Ross è vestito in modo informale ed è al telefono, senza rivolgermi la parola o farmi qualche cenno di saluto continua a discutere con chissà chi. Maleducato, odioso.

<<Salve signor Ross.>> Io sono più educata di te maschilista.

Lui incurante continua a farsi i fatti suoi. Il suo autista mette in moto e si immerge nel traffico della città e io posso indossare le mie cuffie e ascoltare la musica, tanto ho già capito che anche in questa sua fuga dalla città sarò ancora la segretaria invisibile. Continuo a non capire perché io debba andare con lui. A cosa gli servo? Sarei solo un peso perché con me sarebbe difficile dover introdurre nel suo letto una donna diversa ogni sera. Sarei potuta rimanere a casa mia e ci saremo potuti tenere in contatto tramite mail o cellulare. Il testosterone è arrivato al suo cervello uccidendo i pochi neuroni ancora funzionanti.

Probabilmente mi sono addormentata perché vengo svegliata da qualcuno che mi sta scuotendo il braccio. <<Magda basta dormire, muoviti per carità!>> Ancora con quel nome. Se mi richiama così un'altra volta lo butto a mare in pasto agli squali!

Scendo dalla macchina e mi ritrovo davanti l'aereo privato di Mr Scapolo dell'anno. Gli uomini e i loro giocattoli costosi. Forse è circondato da tante cose imponenti e costose per dover compensare una mancanza... chissà!

Mentre mi sistemo gli occhiali da sole noto con la coda dell'occhio un riflesso, mi volto e vedo che oltre il recinto ci sono uno stuolo di paparazzi intenti a scattare foto. Mi giro e dirigendomi a passo svelto da Ross gli comunico la cosa. La sua risposta è posarmi un braccio sulle spalle e baciarmi sulla guancia.

A quel contatto la mia pelle brucia e mi sento pervadere da una scossa, nel mio stomaco qualcosa si è mosso e allo stesso tempo sento crescere l'odio e lo sdegno perché solo in quel momento ho capito quale fosse il suo scopo.

Mi ha tratta in inganno! Io sarei la donna che dovrebbe fingere di essere la sua ragazza per tre mesi, il tempo che la situazione si plachi.

Ross mi spinge leggermente verso la scaletta per salire sul suo giocatolo alato. Potrei ribellarmi e smascherarlo in quel momento davanti a tutti, potrei ...

<<Sto cosa stai pensando di fare e non ti conviene. Se non sali da sola su quell'aereo sarò costretto a prenderti in braccio e le tue urla saranno scambiate per urla di divertimento. Nessuno sospetterà niente. Cosa intendi fare Magda?>>

<<Io sono Hope Adams e lei è solo un essere arrogante, spocchioso e maschilista.>> Non mi importa di essere licenziata e non mi spaventa lui con i suoi milioni. Se mi licenzia ora potrò tornare a casa e passare l'estate a oziare sorseggiando thè sulla veranda della casa dei miei a Naples, il quartiere di Long Beach in California, dove sono cresciuta.

<<Che caratterino.>> Ora gli faccio spuntare tutti i denti bianchi e lucenti che ha in bocca, uno ad uno e poi vediamo se ha il coraggio di sorridere ancora in quel modo. Ops, non potrà più sorridere senza denti; cosa mostrerà le gengive?

Stizzita e incazzata salgo su quell'aggeggio infernale. Mi siedo sul primo sedile che incontro e lì rimango senza rivolgerli la parola. Mi ha ingannato! Come si è permesso? Come ha potuto farlo? Non sono un'oggetto, ma una persona in carne e ossa che prova dei sentimenti.

Me la pagherà, oh se me la pagherà e pure cara.

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