13.

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Dopo la partenza dei miei – la scusa era una chiamata da alcuni colleghi di mio padre su dei problemi al lavoro, ma la verità era che stava mantenendo la parola data – Ross si stava riprendendo lentamente. La prospettiva di sposarsi aveva rischiato di fargli venire i capelli bianchi e a quel punto le cose per lui si sarebbero messe male perché non avrebbe più potuto abbagliare con il suo sguardo e i suoi folti e soffici capelli nessuna donna. A parte te, Hope. Tu saresti l'unica che se lo prenderebbe anche se domani dovesse svegliarsi scoprendo di soffrire di alopecia. Sarebbe un peccato però, i suoi capelli sono così folti e... sei diventata un disco rotto!

Ho collegato il cellulare alle casse - che ho scoperto essere per tutta la stanza – prima di andare a fare una doccia che faccia riattivare i – pochi – neuroni che a quanto pare mi stanno abbandonando per strada.

Mentre mi sto tamponando i capelli bagnati con l'asciugamano, cantando a squarciagola Mr Brightside dei Killers con la spazzola a mo' di microfono, la porta si apre all'improvviso facendomi spaventare e gettare un urlo.

Poggio la mano sul cuore per cercare di calmarmi e incenerisco con lo sguardo il mio disturbatore. <<Si bussa!>> gli lancio l'asciugamano umido, ma ha i riflessi pronti e si scansa.

<<L'ho fatto, ma stavi urlando e non mi hai sentito.>> sogghigna.

<<Io non urlo! Per tua informazione cantavo nel coro della chiesa.>> dico impettita.

<<Davvero? E i vetri rimanevano intatti?>> Ma come si permette! Brutto mascalzone!

<<Come osi!>> e gli lancio la mia spazzola per farlo smettere di ridere, ma ha i riflessi pronti e si scansa in tempo prima che possa essere colpito. <<Cosa sei venuto a fare?>> incrocio le braccia al petto. Per fortuna che l'accappatoio è allacciato bello stretto. Se fossimo stati in un film o in quei stupidi libri per ragazzine adolescenziali – che però leggi anche tu, oh grande donna vissuta- l'accappatoio mi si sarebbe aperto da un pezzo e lui mi sarebbe saltato addosso e ....

<<Dobbiamo andare a cena.>> si passa una mano tra i capelli. Quei capelli sono così morbidi e folti e... e niente. Ti stai rammollendo, Hope anche se ti ha baciato non significa che provi qualcosa per te o che all'improvviso abbia capito di amarti. Ricorda chi è e con chi usciva fino a praticamente la settimana scorsa. Sospiro.

<<Potevi aspettare in camera. Non mi sembra un buon motivo per entrare nel mio bagno. Potevo essere nuda!>> dico indignata.

<<Non sarebbe stato un problema per me.>> dice sorridendo e lentamente si avvicina verso di me. Oh no, fai respiri profondi e non farti mettere in un angolo. Si certo ora facciamo citazioni alla Dirty dancing!

<<C-credo che dovresti... >> perché ti avvicini? Scuoto la testa. Hope lucidità, questa è la parola chiave.

<<Cosa?>> la sua voce si è abbassata. È così sexy, come ho fatto a non accorgermene prima? Perché ti chiamava Magda, non ti guardava mai in faccia e mancava solo che ti chiedesse di stirargli le mutande?

<<Uscire. >> mi schiarisco la voce visto che sembra uscita dall'oltretomba. <<Si devi uscire così mi posso vestire e poi possiamo andare.>>

Chris continua ad avvicinarsi lentamente come se non mi avesse sentito. Più lui avanza più io indietreggio, mi guardo intorno alla ricerca di qualcosa che possa aiutarmi, ma non vedo nulla che possa salvarmi dal suo imminente attacco. Sbatto con le spalle al muro. Sono in trappola e lui ghigna vittorioso.

Non è detta l'ultima parola, bello. Non conosci il detto "Ride bene chi ride ultimo?"

Con un gesto fulmineo mi allungo per prendere lo scopettino del water e lo uso a mo' di spada. Chris scatta all'indietro e alza le mani in segno di resa.

<<Esci dal bagno se non vuoi che lo usi.>> lo minaccio. Potrei spalmarglielo in faccia.

<<Non oseresti.>> fa quel sorriso che tanto odio – si come no- e penso che potrei davvero metterglielo in faccia. Oppure, se non la smette di sorridere con quei suoi denti così bianchi, glielo infilerei su per il bel posteriore che si ritrova. Sarebbe uno spettacolo bellissimo; peccato non avere nessuno che possa riprendere la scena. Peccato per il suo fondoschiena semmai, visto che ha un sedere bello quanto quello del David di Michelangelo, se non di più. Sospiro. In effetti sarebbe un peccato.

<<Vuoi provare?>> agito lo scopettino <<Non mi conosci, non sai di cosa sono capace.>>

Scuote la testa ridendo. <<Va bene, mi arrendo. Fai presto però.>> si avvia alla porta, ma prima di uscire si volta verso di me e sorridendomi – è un ghigno più che un sorriso- spegne la luce chiudendo la porta lasciandomi al buio.

<<Stronzo>> urlo e lo sento ridere da dietro la porta.

Ho paura del buio – si ho praticamente ventisei anni e non solo sono una verginella, ma ho anche paura del buio – scappo verso l'interruttore per riaccenderla, ma calcolo male gli spazi e la mia gamba sinistra sbatte contro la vasca. Per un momento penso di poter volare, ma poi riatterro nella stessa vasca producendo un tonfo assordate.

Mi fa male la testa e non riesco a muovermi.

Spero di non essermi rotta nulla.

What the books don't sayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora