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A svegliarmi è il telefono che vibra sul comodino. Allungo il braccio e – senza aprire gli occhi – lo afferro.

<<Pronto>> riesco a sbiascicare

<<Hope? Sei tu?>> Mark. Scatto a sedere sul letto.

<<Si... ehm...>>

<<Ti ho disturbato? Stavi dormendo?>>
Alle sette del mattino cosa dovrei fare? Ricamare a maglia? <<No, figurati>> scendo dal letto e apro la valigia in cerca di qualcosa da indossare.

<<Se mi dai l'indirizzo ti passo a prendere così andiamo a fare colazione>> Non credo sia una buona farlo venire qui con il rischio che possa incontrare Chris.

<<Sono già per strada, dimmi dove sei che ti raggiungo.>> corro in bagno e apro il rubinetto della doccia.

<<Sicura che sei per strada?>> Cazzo. Chiudo il rubinetto.

<<Si, sai New York è piena di rumori strani.>> Pessima bugiarda.

<<A me sembrava il rubinetto della doccia.>> sorride. Prima figuraccia della giornata. <<Ti mando l'indirizzo tramite email.>>

Getto il telefono per terra e mi infilo sotto la doccia. Penso di non essermi mai lavata così in fretta in tutta la mia vita. Ancora mezza bagnata mi infilo il vestito azzurro – anche se sembra più un prendisole in realtà- e le mie amate converse bianche. Lascio i capelli sciolti e ancora gocciolanti, pazienza di asciugheranno all'aria. Afferro la borsa e corro in metro, fortunatamente l'aria condizionata funziona e riesco a legarmi i capelli con alcune forcine.

Non ho neanche salutato Chris. Era ancora a letto o è già andato a lavoro? Potrei passare in ufficio più tardi e fargli un saluto o potremmo pranzare insieme.

Correndo come non ho mai fatto in vita mia, arrivo alla caffetteria dove Mark mi aspetta.

Prima di entrare mi fermo e cerco di darmi un contegno. Estraggo il piccolo specchietto che ho sempre nella borsa e noto che i capelli si sono trasformati in paglia a causa dell'umidità e sembro Simba del Re Leone.

Direi Mufasa, per come si stanno asciugando.

<<Hope!>> mi sento chiamare e dall'altra parte della strada noto Mark seduto su una panchina con due bicchieri di caffè in mano.

Due pensieri si affacciano nella mia testa in simultanea: il primo è che se Mark è dall'altra parte della strada, deve avermi visto arrivare come una pazza e fermarmi per darmi un contegno. Altra figuraccia della giornata. Il secondo è che i miei ricordi non gli danno giustizia: dal vivo è ancor più figo! Tanti saluti alla razionalità, ma facciamoci guidare dagli ormoni.

In stato di trance attraverso la strada e mi ritrovo davanti a lui.

È proprio vero che i miei ricordi non gli davano giustizia.

<<Come stai? Fatti abbracciare>> mi trovo avvolta dalle sue braccia che noto con piacere sono più muscolose dell'ultima volta. Ricambio il suo abbraccio e quel profumo mi riporta indietro nel tempo a quanto ero infatuata di lui. Quante notti ho passato sognando che dichiarasse il suo amore per me andando contro mio padre sfidandolo a duello? Certo, adesso sono pensieri ridicoli e mi vergogno anche di aver immaginato duelli con spade, ma all'epoca il mio libro preferito ero Romeo e Giulietta e il nostro - il tuo vorrai dire- ricordava il loro amore impossibile.

<<Ti trovo bene.>> mi guarda dall'alto in basso <<Molto bene.>>

Divento di tutte le tonalità di rosso che possano esistere. È la prima volta che ricevo un complimento da parte sua. Sei regredita all'adolescenza, hai ventisei anni comportati da donna.

What the books don't sayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora