19.

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Ho trascorso tutto il pomeriggio nella mia nuova stanza a finire di leggere Chiamami col tuo nome.

'(...)la presenza dell'altro, che fino a ieri mattina sembrava quasi un intruso, diventa perfino più necessaria perché ci protegge dal nostro inferno individuale, tanto che la persona che ci tormenta di giorno è la stessa che ci dà sollievo la notte?'

Da quando l'ho letta, questa frase mi risuona in mente e non fa altro che confermare con forza la mia decisione di lasciarlo perdere. Il problema è che non sono sicura di restargli indifferente. Il suo tocco, la sua voce, il suo respiro su di me, il suo profumo... mi porta in uno stato di annebbiamento, è come se fossi drogata di lui. Ogni volta che mi bacia e mi tocca ne vorrei di più e di più. Non è normale tutto questo e lo so benissimo... Ho paura di cedere e di lasciarmi andare a tal punto da non poter più tornare indietro.

Bussano alla porta. <<Avanti>> Eccolo.

<<Tra poco ceniamo d'accordo?>> il suo tono è insicuro, come se avesse paura che potessi mangiarlo da un momento all'altro. Certo che l' atteggiamento di poco fa da pazza non aiuta.

<<D'accordo>> sorrido e lui ricambia. Tentenna sulla porta, glielo leggo in faccia è indeciso se entrare o no. Spero che non entri, sei una pessima bugiarda! <<Ok, ci vediamo dopo>> chiude la porta.

Perché è così insicuro? Gli sarò sembrata una svitata, ma non penso sia stata la prima volta. Per tutto il viaggio mi sono comportata come se mi mancasse una rotella - solo una? - e non ha detto nulla, anzi rideva. Ecco, rideva. Il problema è quello: sono un clown per lui, ne sono certa.

Si, faccio facce strane e sono stupida di mio però non puoi ridermi in faccia con le lacrime agli occhi, ferisci i miei sentimenti. Ma c'è anche da dire che lui non sa dell'esistenza di questi sentimenti. Non è comunque giustificato.

Permalosa.

Però voglio dargli – e darmi- un'ultima possibilità perché ho bisogno di sbattere la testa contro il muro e farmi davvero male per aprire gli occhi.

Apro l'armadio alla ricerca del vestito perfetto, ma non ho portato nulla di degno tranne un vestito nero semplice a giro maniche con scollo rotondo che arriva alle ginocchia. Molto casto. Vorrà dire che dovrò lavorare sui capelli, ma anche lì la situazione è abbastanza tragica. Sono lisci e lunghi fino alle spalle. Mamma mia, sono un caso disperato! Dovrò arricciarli sperando che reggano perché sono talmente lisci che tendono a guastarsi subito. Sbuffo e mi lascio cadere sul letto.

Sono orribile. In tutti i sensi. Non ho vestiti decenti perché sono troppo occupata a cercare di coprire il mio corpo, i miei capelli sono troppo lisci e non so acconciarli. A lavoro li porto sempre raccolti per cercare di darmi un'aria professionale- con scarsi risultati- e quando esco – mai- li porto sciolti.

Ma quando si esce con un ragazzo come ci si veste? Ci sono alcuni punti da chiarire: primo non è il tuo ragazzo, spasimante o amico con benefici; secondo dov'è finito il 'devo prendere le distanze da lui?'; terzo è solo un uomo – bello, certo- ma che tende a ragionare come tutti gli altri cioè con il suo amico che vive in periferia.

Voglio dimostrargli che cosa si perde a non vedermi per davvero, ma se non ti guarda che cosa vuoi dimostrare? Non lo so neanche io a questo punto e non so neanche perché mi prema rendermi 'carina' stasera. Ho bisogno che qualcuno mi fermi!

Cerco di rendermi il più presentabile possibile aggiustando i capelli – provo ad arricciarli, incrociamo le dita e speriamo che reggano-, mentre il trucco è una storia a parte. Non mi so truccare. Non so distinguere un fard da un fondotinta o da altre cose strane che le altre donne utilizzano. Sono abbronzata e posso camuffare così il mio solito pallore che mi contraddistingue dalle altre giraffone con cui lavoro - che non fanno altro che farsi lampade tutto l'anno. L' eyeliner è qualcosa che ho provato da adolescente, ma ho capito che è un aggeggio infernale che deve stare lontano da me. Rossetti? Utilizzo il burrocacao alla fragola, è la stessa cosa no?

Mi guardo allo specchio e penso che avrei potuto fare di più se nelle vicinanze ci fosse stato un negozio di abbigliamento. Forse dovrei mettere le scarpe con il tacco, ma non ho portato neanche quelle.

Afferro la borsa e – prima che mi venga un attacco di panico- esco dalla stanza.

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