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*flashback*

"Sarà importante che tu tenga i nervi saldi. Devi restare lucida, razionale." Le parole del professore mi rimbombano in testa.
"Lo so, sono lucida e razionale. Lo sono." Dico convinta mentre prendo in mano la maschera di Dalì scrutandola come se fosse la cosa più interessante che io abbia mai visto.
"Sai già quello che devi fare, ti lascio libero arbitrio sul discorso ma ricorda le condizioni che ci siamo imposti." Ripete. Lo sto sentendo un po' come il papà che fa la pre-ramanzina alla figlia che deve uscire con il fidanzatino per la prima volta.
"Sergio..." Lo richiamo attraverso la radio. "Fidati di me come io mi fido di te. Non perderò la ragione perchè non ho intenzione di farlo." Dico convinta più di prima.
Cosa pensano che io possa fare? Sparare a destra e a sinistra come se niente fosse contro i poliziotti? Che sono molti più di me e della banda messi insieme, sarebbe un assoluto suicidio.
"Mi fido di te." Dice e sorrido.
"Posso farti una domanda?" Chiedo sedendomi su una poltrona in pelle.
"Certo, dimmi." 
"Quanto manca per uscire di qui?" Dico con voce speranzosa in un 'manca un giorno, o magari ore'. 
"Manca poco. L'oro è quasi finito e ho detto a Stoccolma di cominciare a farlo uscire dai tubi di scarico. All'esterno sono già pronti." Metto le mani in faccia in un segno di nota disperazione. Non sopporto più questa pressione sulle spalle.
"Saremo ricercati dappertutto la fuori, quando usciremo e se ce la faremo." Esprimo la mia idea a voce alta.
"Non dire 'se', specialmente tu e il tuo piccolo dovete farcela." Dice con voce autoritaria come se lo stesse imponendo a se stesso e a tutto il mondo.
Non sa che se per salvare gli altri dovrò buttarmi nella fossa dei leoni lo farò, senza indugio. Non ci penserò due volte. Uscire di qui non sarà facile e ho la sensazione che qualcosa non andrà bene.
"Non voglio che mi salviate solo perché sono incinta. Ok, lo sono momentaneamente ma non a tutti gli effetti. Tengo a questo bambino più di qualsiasi altra cosa ma finché sono qui non posso permettervi di salvarmi solo per questo. Voglio essere trattata come gli altri membri della banda." Dico. Se c'è una cosa che mi sta a cuore è la giustizia e l'uguaglianza. Sembra una buffonata detta così perché fondamentalmente sono una rapinatrice ma questa ormai per me è la normalità, anche se con fatica lo devo ammettere.
"Berlino non sarà così d'accordo." Dice con voce sommessa.
"Berlino non dovrà obiettare le tue scelte, anche se ti farai odiare promettimi che lo farai. Che non mi metterai al primo posto nella fuga." Gli dico.
"Te lo prometto." 
"E poi se mi dovessero prendere promettimi che mi verrai a prendere anche se dopo un anno." Gli dico mentre dei brividi mi trapassano la schiena al solo pensiero di finire in un carcere di sole donne. Si sa che posti sono quelli.
"Ti verrò a prendere subito. Ti dovrai solo attenere a ciò che abbiamo ripetuto migliaia di volte." Dice e annuisco più a me stessa che a lui. 

*fine flashback*

Un lungo sospiro e un cenno di capo a Denver che apre la porta della Banca di Spagna.
Sento qualcuno affiancarmi e Stoccolma si mette di fianco a me. Faccio una smorfia di disapprovazione, impercepibile a causa della maschera.
"Pensavi di poter andare senza di me?" Chiede.
"Ovvio che no." Rispondo sorridendo.
Una volta aperte completamente le porte mi incammino seguita dal governatore, dalla sua segretaria, da Paquita e da Miguel all'esterno. Affiancata ovviamente dalle ragazze.
Lisbona sventola il panno bianco e io poso a terra la pistola con estrema lentezza. Penseranno che ci stiamo consegnando ma non è così.

Vedo Tamayo uscire seguito da Suarez e altri agenti di polizia. All'appello manca però Alicia che è stata licenziata o dimessa credo.
Tolgo la maschera rivelando il mio volto, la metto al braccio così che non mi dia fastidio e con le mani prendo il megafono.

"Mi chiamo Beatrice Jimenez o meglio Parigi. Sono la sorella di Agata, o più conosciuta come Nairobi.
Non ci stiamo consegnando se è questo quello che credete. Siamo disarmate, io ho posato la pistola e così anche le altre." Gli occhi di centinaia e centinaia di persone sono puntati su di me e mi sento osservata come non mai. Il discorso sarà ripreso da tutte le tv e questo va a mio vantaggio poiché la mia voce deve arrivare in ogni fottuto angolo del mondo dove si parla di questa rapina.
"Mia sorella è morta. E' stata uccisa da Gandia. Lo conoscevate voi Tamayo, vero? Avete fatto delle lunghe e belle chiacchierate nella panic-room. Non è cosi? Mentre gli avete dato il via libera per spararci e ucciderci uno ad uno come se fossimo merda." Dico urlando nel megafono in modo alterato.
Sono davvero incazzata, ora.
"Bene, gli avete dato il permesso e lui ha ucciso mia sorella con un colpo in testa senza alcun ritegno e sono stata ferita anche io. "
Dico indicando con il dito la spalla ancora fasciata ma che grazie agli antidolorifici fa meno male.
"Ha ucciso Nairobi che era ferita perchè quando le avete sparato siamo riusciti a salvarla ma era fragile. 
Ma partiamo dal principio: Era in bagno, lasciata sola per cinque minuti quando si è calato dai condotti di areazione e ha costretto mia sorella legata con la testa fuori dalla porta che lui aveva rotto.
Quando siamo giunti ad un accordo lui lo ha infranto. L'ha uccisa come se niente fosse, era disarmata. Da sola. Io non chiedo giustizia per me ma per lei perché non ha avuto modo di potersi difendere." Dico mentre delle lacrime rigano il mio volto.
"Io chiedo solamente la giustizia che si merita perché era una persona come voi. Un'essere umano con una testa e un cuore come voi." 
Mi chino e prendo la fredda pistola tra le mie mani che tremano un po'. Forse per la paura o forse perché ho parlato di fronte a così tante persone.
Passo tra gli ostaggi e le altre che mi seguono con passo veloce.
Adesso i blindati staranno dicendo alla tenda che ci hanno nel mirino e chiedono il permesso di sparare ma non lo faranno. Tutti i sostenitori della banda gli andrebbero contro, a maggior ragione che siamo usciti sventolando bandiera bianca, spararci è contro le fottute regole e non lo faranno. 

La porta si richiude alle mie spalle e subito delle lacrime rigano il mio viso. I dieci minuti passati all'aria aperta mi hanno fatto riflettere.
Berlino mi si avvicina e mi sorregge per le braccia mi lascerei andare giù cadendo a terra se non fosse per la sua presa salda che mi ricorda di non crollare.
Non adesso.
Non ora.
Perché la caduta effettiva quella che tutti vedrebbero fisicamente coinciderebbe con quella psicologica. Non posso permettermelo 

°♡°
Ehilà, nuovo capitolo!
Cercherò di aggiornare più spesso, se riesco anche più volte al giorno perché sono mancata per molto tempo e mi voglio far perdonare. 
Spero che il capitolo vi piaccia, la rapita sta per giungere al termine!!!

Firmato

Animanera🖤 


Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora