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Dopo aver parlato con il professore che ha fatto varie domande a Rio mi ritrovo insieme a Stoccolma e quest'ultima seduta su un divanetto mentre porto le braccia al petto poggiandovi il mento sopra.
Berlino mi ha severamente vietato di scendere a fondere l'oro, il colmo? Mia sorella che lo appoggiava.

Flashback

"Aspettami vengo anche io." Dico vedendo Nairobi che si dirige al piano sottostante.
"No." La voce serie e severa di Berlino mi colpisce le orecchie.
Mi giro lentamente verso di lui, augurandomi sia per me che per lui che non lo abbia detto sul serio. 
Sa quanto mi da fastidio che qualcuno mi dia ordini.
"Come sarebbe 'no'?" Chiedo voltandomi verso di lui che viene affiancato da Nairobi.
"Sarebbe no." Risponde.
Ma che simpatico.
In tre anni è cambiato, ma sotto certi aspetti rimane sempre lo stesso Berlino con la mania da comandante.
"Sei troppo stressata." Dice mia sorella cercando di calmarmi, si vede così tanto che ho i nervi a fior di pelle?
"No, mi sono riposata." Gli dico.
"No, andrai con Rio e Stoccolma." Dice Berlino.
"Che?!" Esclamo esterrefatta.
"Parigi..." Tenta di calmarmi.
"No, voglio venire. Voglio rendermi utile." Spiego, sarò anche stressata ma so ciò che faccio e non posso starmene ferma in un angolo a fare nulla.
"No, è un ordine." Dice Berlino.
Fa sul serio?
"Non sei nessuno per dirmi questo." Gli dico fronteggiandolo.
"Ah si? Ti ricordo che te lo sto ordinando da capo della rapina e non da fidanzato." Dice.
"Ma-" Tento di parlare.
"Niente 'ma'. Così e basta." Dice. "Chiuso il discorso." Ripete puntandomi il dito contro.
"Stronzo. Vaffanculo." Dico girando su me stessa e andando verso Rio che mi sorride.

Fine Flashback.

"E' stato un inferno." Conclude Rio.
"Lo immagino." Dico, e Stoccolma annuisce.
"Ma ne sei uscito più forte. Ne sono sicura." Dice Stoccolma accarezzandogli una mano.
"Ne sono sicura anche io." Dico sorridendogli.
"Voglio parlare con Tokyo." Aggrotto le sopracciglia.
"Cosa centra questo?" Chiede Stoccolma ritirando la mano.
"Ho capito in questi mesi che posso farcela da solo. Prima dipendevo da lei." Spiega.
"La lascerai?" Mi lascia con il dubbio, non mi risponde.
Mi guarda abbassa lo sguardo.

Non oso immaginare come si sentirà Tokyo.

"Non sto dicendo che non la amo... Mi è mancata come l'aria, solo che ho capito che vorrei stare da solo. Fare le mie esperienze ho venti anni." Dice aprendo le braccia.
"Lo capisco." Dico e Stoccolma gli dice:"Devi fare solo ciò che vuoi. Niente di ciò che ti comandano." Gli suggerisce, e sono pienamente d'accordo con il suo pensiero.

"Voi cosa mi raccontate?" Chiede cambiando il discorso.
"Prima ho portato Arturo in bagno per fargli mettere la tuta." Dice.
"E...?" Domando non capendo dove vuole andare a parare.
"Dice di voler vedere Cincinnati." Non ci credo, come se inizialmente fosse stato euforico di diventare padre.
"Cosa hai intenzione di fare?" Chiede Rio.
"Non lo so, è suo padre." Dice guardando il pavimento.
"Non credi di doverne parlare anche con Denver?" Chiedo.
"Non lo so..." Dice.
"E' pur sempre quello che Cincinnati vede come suo padre. E' lui che lo ha tenuto in braccio appena nato, lui che ti è stato vicino."
Mi guarda e poi dice:"Hai ragione." Le accarezzo un braccio.
Una fitta improvvisa allo stomaco mi fa piegare dal dolore.

"Cos'hai Parigi?" Chiede Rio venendo vicino  a me.
"Ho-ho bisogno di un secondo..." Dico mentre riprendo fiato.
"E' passato?" Chiede Stoccolma.
Annuisco e mi dice:"Ma che cos'hai?" Chiede.
"Solo una fitta, niente di che."
"Ricordi tanto me quando ero incinta." Rivela con gli occhi lucidi di gioia.

Automaticamente faccio cenno di no con la testa.
"Impossibile." Dico e Stoccolma e Rio si guardano e contemporaneamente dicono:"Dovresti fare il test." 
"Test di cosa?" Chiedo.
"Di gravidanza Parigi." Risponde Stoccolma.
"Non sono incinta ragazzi." Dico, mi piacerebbe, logico,  ma è impossibile.
"Come fai ad esserne certa?" Chiede Rio.
"Esiste la pillola genio, anche se sono qui la continuo a prendere per precauzione." Dico.
"Oh." Dice soltanto.
"E' da un po' che stai male prima i capogiri e il mal di testa ed ora le fitte allo stomaco. Qualcosa ti sta accadendo." Dice Stoccolma.
"Probabilmente hai ragione... Forse è lo stress, il fatto che sono qui dentro minacciata dalla polizia. Ragazzi veramente passerà. Non preoccupatevi."
"Parigi... " Stoccolma mi guarda.
"Non è nulla davvero." Dico sorridendo rassicurandoli.
"Poi non mi pare il caso di avere un bambino proprio ora." Dico sdrammatizzando.
"Va bene. Ti tengo d'occhio." Mi dice. Poi lasciamo Rio tranquillo a dormire beato con una coperta a coprire il suo corpo.

Io e Stoccolma stiamo camminando lungo il corridoio che adorna gli uffici.
"Come ti senti?" Mi chiede Stoccolma. 
Sarà la quinta volta in un'ora, l'unica variazione che ha fatto alla frase è stata 'Come va?' oppure 'Stai bene?'.
Non ha tanta fantasia direi.
"Sto bene, Stoccolma, sul serio. Non ti devi preoccupare maggiormente." Mi ferma bloccandomi per le spalle.
"Prova a fare il test per la gravidanza. Te ne prego." Ho come l'impressione che qualcuno gli abbia chiesto di chiedermi fino all'esasperazione questa cosa.
"Non sono incinta." Dico cominciando ad irritarmi. 
"Ma ti toglieresti questo punto interrogativo." Mi continua a dire.
"Il mio punto interrogativo? Sul serio Stoccolma?!" D'improvviso la vedo ritrarsi nelle sue spalle.
"Parigi, lo sto facendo per te."
"E' un tuo punto interrogativo, non sono incinta." Dico, mentre due lacrime mi solcano il viso.
Cosa mi prende ora?"
"Parigi, farlo non costa niente. Al massimo ti da negativo... E se ti da positivo saresti la mamma più bella del mondo. Ti immagini?" Sorrido.

Dovrei dargli retta? Probabilmente si.

"D'accordo ma non ora." Dico lasciandola li, mentre vado da Nairobi. Probabilmente ora si troverà nei sotteranei, hanno già tolto il micro-cip perciò sono certa di trovarla li.

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Ho capito che dietro a tutte le paranoie sul mio essere incinta o meno di Stoccolma, incredibile ma vero come l'acqua che viene dalle montagne, c'è lei e non Berlino. Di questo ne sono più che certa. Berlino non me lo manderebbe a dire e inoltre mi obbligherebbe a farlo anche se non voglio, è molto premuroso anche se a volte potrebbe esagerare.

"Nairobi!" Esclamo vedendola intenta a controllare le pepite d'oro, cosa che dovrei fare anche io. Mi annoio a morte a chiacchierare o semplicemente a passeggiare su e giù per un corridoio.
"Parigi, cosa ci fai qui?" Chiede.
"Sono venuta a vedere come procede." Faccio la vaga.
"Dovresti riposare..." 
"Come è andata con Rio?" Chiedo.
"Bene, tutto liscio come l'olio." Dice.
Annuisco mentre faccio un giro stando vicino a lei.
"Meglio... E' stata tua l'idea di volermi far fare il test di gravidanza?" Chiedo guardandola negli occhi.
"Senti, so che con Berlino non fai la santarellina eh... Sono solo preoccupata per tutti questi sintomi e non so da dove derivano." Dice.
Una risata isterica accompagna la mia frase:"Sul serio? E me lo mandi a dire da Stoccolma?"
"E' l'unica con cui hai un feeling particolare. Mi ricordo quando giocavate con Cincinnati al convento... Pensavo che a lei avresti dato retta."
"Ah si?" Chiedo.
"Si, e poi anche lei era d'accordo." Dice alando gli occhi al cielo come per dire che lei ha sempre ragione.
"Io non sono incinta." Ripeto forse per la centesima volta nella giornata.
"Vorrei solo essere sicura."
"Ma è la mia vita." Dico.
"Ma sei mia sorella... Ti prego."
"Lo farò così ve ne accorgerete che ho ragione io." Dico, mi giro ma vengo fermata da lei che mi lascia un bacio sulla guancia. 
Sorrido e la abbraccio.
E' pur sempre mia sorella.

°♡°
Nairobi ma cosa combini?
😑🤫

Firmato
Animanera🖤








Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora