-30-

884 34 2
                                    

Il corridoio sembra solo una lunga sequenza di passi interminabili. Da quello che ho capito hanno preso Gandia e lo hanno già sistemato per bene.
Quel figlio di puttana è stato ferito a causa di una granata lanciata da Denver cosi grazie all'aiuto del Professore sono riusciti ad entrare nella panic room.

"Nairobi è qui?" Chiedo quando stiamo per entrare nella stanza.
Non risponde. Mi insospettisco così prendo l'iniziativa di fermarlo prima che arrivassimo di fronte alla porta.
"Berlino, cosa è successo?" Un senso di timore misto a paura mi attanaglia il petto.
"Per favore, ora entra e basta. Ne parliamo dopo." Aggrotto le sopracciglia e dico:"Ho semplicemente fatto una domanda. Potresti rispondermi subito senza aspettare." Dico. "Cosa mi Nascondi Berlino?" Non risponde e convince ad entrare.

All'interno della stanza non c'è ancora nessuno. Mi giro verso di lui che accosta la porta dietro di se e mi avvicina ad una sedia.
"Tra poco arriveranno gli altri, non muoverti." Mi intima. Non sono razionale, non sto capendo più nulla. 
Senza un apparente motivo comincio a tremare.

"Andres... Ti prego dimmi cosa è successo?" Lo prego.
"Abbiamo preso Gandia e tirato fuori Tokyo. Stanno venendo. E il professore si sta attrezzando per liberare Lisbona." Mi dice.
"Mi nascondi qualcosa però..." Non risponde così decido di stare in silenzio senza chiedere più nulla. Magari questa mia sensazione è solo frutto della mia testa e non c'è nulla all'interno di veritiero.

Pochi secondi dopo vedo arrivare tutti gli altri.
Entra Gandià con le manette, mentre mi guarda con un'evidente espressione di chi sa che ormai è spacciato.
In tutto ciò ancora non ho visto Nairobi, ma nessuno ha osato rivolgermi la parola, tutta questa faccenda sta incominciando a puzzare di bruciato.

"Berlino, come sta?" Berlino è di nuovo in contatto con il professore.
"E' cosciente." Risponde.
"Stato fisico generale?" Chiede ancora il professore.
"Ha un braccio completamente immobilizzato e respira a malapena. E' a pezzi."
"Riuscirà a riprendersi?" 
"Se fossi sua madre adesso starei accendendo dei ceri." Commenta guardandolo di sbieco.
"Lo dico io che si riprenderà." Commenta Bogotà che in mano ha l'orsacchiotto di Axel. "Me ne occuperò personalmente. Dovessi tirarlo fuori di qui e stare con lui per mesi. Ma io ti curerò. Ti darò le medicine, ti darò il cibo e sai cosa succederà quando sarai di nuovo nel pieno delle tue forza? Ti ucciderò."
"Qualcuno vuole dirmi cosa succede?" Chiedo sbigottita dal loro modo di fare.
"Non glielo hai ancora detto?" Chiede il professore verso Berlino.
"Dirmi cosa esattamente? Faccio o non faccio parte di questa maledetta rapina!" Esclamo esausta di essere all'oscuro di qualcosa.
"Parigi... Calmati." I nervi prendono il sopravvento così mi alzo e vado incontro a Berlino prendendogli la radio dalle mani e parlando direttamente con il Professore. Con Sergio, so che lui non mentirebbe. 
"Professore." Lo richiamo attraverso la radio e poi dico:"Ti prego, dimmi tu cosa è successo... So che c'è qualcosa che non va, di te mi fido. Parli sempre di unità, di esserci l'uno per l'altra ed ora?" Chiedo retorica.
"Parigi, Nairobi è stata giustiziata." 

Vorrei piangere fino allo sfinimento, ma l'unica cosa che mi viene in mente è di voler tirare fuori la pistola e puntargliela alla tempia. Non rispondo delle mie azioni e così faccio. Nessuno osa parlare.
Nessuno mi ha detto la verità da subito.
Tutti mi hanno mentito. Per cosa poi? Per paura che non regessi la situazione forse. 

Lo guardo dritto negli occhi e lui non è da meno. Lo guardo come si guarda un appestato, ma lui è molto peggio. 
La mano non mi trema mentre due lacrime mi solcano le guance.
Nairobi. Mia sorella, Agata non c'è più. Lei è morta.
Non ci sarà più l'ottimista e inguaribile scherzosa che ama fare baldoria ma che allo stesso tempo fa la mammina.
Faccio dei respiri profondi mentre sento Palermo intimarmi di mettere giù la pistola.

"Per quale dannato motivo salviamo la vita a questo figlio di puttana? Ha ucciso Nairobi che cazzo stiamo facendo?! Dobbiamo ucciderlo!" Esclama alterato Rio attraverso la radio.
"Questo dipenderà da lui, Rio. Può parlare?" Chiede il Professore. Non vedo nulla intorno a me, ma sento molto bene le voci.
"Al momento no." Risponde Palermo, sicuramente è vicino a Berlino.
Scuoto la testa e senza esitazione faccio partire un colpo al lato della sua testa mentre esclama:"Brutta figlia di puttana!"
"Può parlare." Dico.
"Cosa vuol dire che dipenderà da lui?" Sento dire da Tokyo. "Non puoi dire questo, perché tu non sai quello che proviamo. Non sai cosa significa guardare questo bastardo negli occhi. Sai come mi sento? Sai come si sente Parigi? Lei è sua sorella e sarà quella che soffrirà più di tutti." Dice facendomi uscire delle lacrime. "Sai quello che prova Helsinki? Lui lo sta curando. Lo sai chi ha curato prima Helsinki? No, non lo sai. Certo che no perché tu non sai niente. Vivi in un buco, nascosto come un topo. Per questo uccidono Nairobi e tu continui ad impartirci ordini che noi dobbiamo eseguire come macchine! Senza versare una lacrima perché tu non sai nulla! Tu non sai niente! Tu non provi niente!" Urla.
"Basta!" Gli urla Denver.
Non sento nulla, solo il battito del mio cuore. Finché non sento le urla di Rio.
"Ha ucciso Nairobi! Lui lo ha fatto! Era malata. Disarmata. Esausta. Lei era esausta!"
"Dobbiamo salvare le nostre vite come abbiamo fatto con la tua Rio. E questo comporta danni collaterali, come ingoiare il dolore. Non c'è tempo, hanno tolto la tregua. Dobbiamo ribaltare la situazione."

"Un cazzo di motivo." Dico mentre cerco di mandare giù il groppo in gola che mi si era creato. Le lacrime ormai scivolano, come se fossero olio, sulle mie guance. "Datemi un cazzo di motivo per non ucciderlo, e non mi importa se sono a sangue freddo, se sono cosciente o meno, se morirà oppure no. A che cosa è servito ucciderla?" Chiedo tra le lacrime. "Rispondo io per te." Dico abbassandomi alla sua altezza e puntandogli la pistola sul cuore.  "Non è servito a nulla. A nulla, brutto bastardo." Dico allontanandomi.
"Figlio di puttana." Gli sussurra Tokyo e poco dopo mi ritrovo tra le sue braccia. Unite in un groviglio di emozioni contrastanti.
lei doveva essere parte della mia vita futura, ma di lei mi rimarrà solo un dolce ricordo di tutta la nostra vita passata insieme. 
Dai momenti felici a quelli tristi.
Dai momenti ricolmi di luce a quelli bui e tempestosi.
Dai momenti facili e spensierati a quelli difficili.
Ma oltretutto e oltre tutte le persone sul pianeta terra eravamo insieme. Affrontavamo le cose insieme.

Come farò d'ora in poi senza di lei? Come sarà la mia vita senza un pezzo fondamentale di me?

Ed ora mi ritrovo a rimpiangere i bei momenti. Quelli prima delle rapine, quando eravamo solo noi due a fare serata con uno stereo e tanta, forse troppa tequila.
Proprio ora che sarebbe diventata zia, il suo sogno era proprio questo, o almeno uno dei tanti. Diventare la zia perfetta.

Cara Nairobi, d'ovunque tu sia sappi che non sarai da sola perché sarò sempre di fianco a te e sappi che i tuoi sogni ci penserò io a realizzarli.

°♡°
Buona domenica!
Spero il capitolo vi  piaccia!

Firmato
Animanera🖤


Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora