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"Bogotà."
Lo sguardo dell'uomo è fisso in un punto mentre si tortura le mani.
Provo a chiamarlo di nuovo ma nessuna risposta mi giunge alle orecchie.
Sospiro frustrata e mi siedo a gambe incrociate a terra di fronte al suo sguardo vuoto.
"Devi ascoltarmi anche solo per due minuti, Bogotà."
"Cosa devi dirmi che già non mi ha detto Berlino?" Chiede con voce scontrosa.
Rimango sulle mie per alcuni secondi e poi lo sento dire:"Perdonami,  ti prego."
Sorrido comprensiva e gli rispondo:"Siamo tutti sotto pressione, è comprensibile.
Lei non vorrebbe vederti cosi... anzi vederci cosi tristi per lei, lo sai?"
Mi rivolge lo sguardo. 
Uno sguardo vuoto, mai visto sul suo volto sempre pieno di sorrisi a volte repressi. Ora i suoi occhi sono come due pozze nere. 
"Lei voleva provarci fuori di qui, come." Mi rivela.
"Lo so, ma devi pensare che lei sarà sempre vicino a noi... vicino a te nonostante tutto." 
"Non se lo meritava, voglio uccidere quel figlio di puttana anche a costo di finire in carcere a vita." Rivela con arroganza nel tono di voce.
"Tutti lo vogliamo. Era indifesa e disarmata ma ti giuro che avrà la giustizia che le spetta."
"Lo ucciderò. Prima o poi e lo farò per lei, ma non solo." Con sguardo interrogatorio sul mio volto mi prende una mano e dice:"Lo farò per te, per me e per Axel. Un giorno avrebbe voluto incontrare sua madre, la sua vera madre." 
Reprimo le lacrime e dico:"Allora lo faremo insieme." 
Sorride e mi fa alzare per poi abbracciarmi in una presa che è simile a 'ci sarò, lo prometto', e ti infonde sicurezza.
Mi stacco e dico:"Fondiamo tutto questo fottuto oro e facciamo uscire. Poi andiamocene via." 
Annuisce e con più grinta rispetto a prima si alza cominciando a fare la sua parte di lavoro.

"Le dimensioni sono giuste, ci siamo." Annuisco all'affermazione di Stoccolma.
"Ci siamo." Ripeto per poi guardarla. 
Mancano pochissime tonnellate di oro e saremo pronti. 
"Vado da Berlino a sentire se possiamo cominciare a far uscire l'oro."
"Speriamo ci dia presto il via libera Parigi, voglio togliermi di mezzo il prima possibile. Non sopporto più tutta questa pressione." Dice sistemandosi meglio il fucile che aveva in spalla.
"Comincia a preparare lo stesso le tubature come ci ha spiegato il professore. Entro due ore avremo finito di fondere e non possiamo permetterci ulteriori ritardi, lo sai." 
Annuisce e si gira cominciando a dare comandi a destra e a sinistra.
Salgo con l'ascensore. Nella Banca di Spagna rega il silenzio più assoluto.
raggiungo la biblioteca ed entrando noto Palermo e Berlino parlare animatamente, ma sottovoce, in un angolo.
Mi avvicino a loro con delle grandi falcate per schivare gli ostaggi.
Alcuni parlottano tra loro magari si stanno raccontando delle loro famiglie, dei loro mariti e dei loro figli che li aspettano a casa. Questa rapina è stata complice di molti miei sbalzi d'umore, o forse sono solo gli ormoni della gravidanza.
Altri ostaggi sono stesi dormendo per quanto possono, sono stressati. Ma tutto questo sta per finire anche per loro.

Arrivo di fronte a loro che non appena mi notano smettono di parlare.
Chissà perchè tutto questo non mi piace. Non mi piace per niente proprio.
"Cosa succede?" Chiedo.
Entrambi si scambiano occhiate fugaci.
"Questa 'comunella' che state facendo non mi piace per niente." Ripeto in modo schietto e sincero.
"Abbiamo un problema." Risponde Palermo.
Li guardo, senza dire nulla per intimargli di parlare ma dalle loro bocche non esce neanche una sillaba.
"La parola Dio ve l'ha data. Allora?" Ripeto spazientendomi.
"E' il professore." Continua Palermo.
"Cosa è successo al professore?" Chiedo allarmandomi. "Se lo avesse preso la polizia adesso lo sapremmo no?" Domando retorica.
"Si, ma non risponde alla radio e questo non è un bel segno." 
L'autocontrollo che è in me sta lentamente svanendo, come la nebbia mattutina che mano mano si dissolve con l'arrivo del sole che bruciava sulla spiaggia di fronte alla nostra casa.
Quella casa che per due anni ci ha accompagnato nelle nostre avventure insieme, nell'avventura chiamata 'vita insieme alla persona che ami'.
"Cosa facciamo? L'oro deve uscire lo stesso lo sapete. Il professore ha detto che ci sarebbe stata una persona a Huelva, con altri uomini." 
"Lo so. Anzi lo sappiamo ma dobbiamo sapere se il professore è vivo o..." Lo fermo notando Berlino starsene in silenzio senza parlare, con lo sguardo fisso a terra.
"Conosco fin troppo bene questo sguardo a cosa stai pensando?" Poso una mano sulla sua spalla come a dargli conforto.
"Dobbiamo contattarlo in qualche modo, dobbiamo farci contattare." Dice.
E' suo fratello, ecco spiegata tutta questa ansia. 
"Lo contatteremo ma dobbiamo farlo entro due ore l'oro sta per finire e non possiamo starcene qui dentro ad alloggiare come se niente fosse, potrebbero entrare e non abbiamo nessuno là fuori che ci dica cosa stia succedendo." Annuisce per poi dirigersi alla radio nella stanza dove avevamo spostato Nairobi.
Io e Palermo lo seguiamo e proviamo a contattare il Professore, ma niente.
Nessun segnale.

L'ansia comincia a farsi sentire parecchio sulle spalle. Non so a questo punto come finirà. Se dovessero entrare finiremmo tutti in carcere. Tutti divisi senza poterci più vedere. 
Non potrò più vedere Andres e questo pensiero mi fa accapponare la pelle, letteralmente. Faccio un respiro profondo socchiudendo gli occhi.

"E' successo qualcosa, è evidente." Esclama Palermo interrompendo il silenzio che era spezzato solo dalla voce di Berlino intenta a contattare il Professore.
"Non dobbiamo preoccuparci più di tanto, lo sai che superate le dieci ore dobbiamo cominciare a pensare a come uscire illesi." 
"Non risponde da parecchio ormai, cosa vuoi che stia facendo? Eh?! E' così evidente." Continua a dire di fronte alla faccia di Berlino.
"Vi prego, calmatevi e cerchiamo di mantenere il sangue freddo e non corriamo a ipotesi non accurate ma soprattutto non provate concretamente. Non sappiamo cosa gli sia successo magari sta solo sbrigando una faccenda." Ipotizzo.
"Ecco, vedi?" Le mie parole non gli sono neanche passate nelle orecchie a quanto pare.
"Cosa devo vedere, Andres?" Sputa acido Palermo.
"Il motivo per cui sono io a capo di tutto. Non mi faccio paranoie mentali. Abbiamo tutti timore ma dobbiamo restare lucidi."
"Stai men-" Lo stoppa e dice:"Non sto mentendo. Sono calmo perchè sono io a deciderlo di esserlo. Non è difficile, sai? Tu sei sotto di me, sei un vice-capo ed io il capo." Dice marcando bene l'articolo 'il'.
"Bene, faremo come dici tu, Signor Capo." Dice per poi uscire come se niente fosse.
Un sospiro esce dalle sue labbra per poi rimettersi a chiamare il professore.
Rimango sulle mie per qualche secondo guardando la sua faccia frustata e nervosa. E' in angoscia anche lui, è evidente al cento per cento ma a volte anche i migliori cadono.
Mi avvicino cominciando a toccargli le spalle sentendolo più che irrigidito, segno che è stressato.

"Ti propongo una cosa." Gli dico cominciando a massaggiargli le spalle.
"Del tipo?" Chiede e noto che socchiude gli occhi per rilassarsi un secondo.
"Del tipo di rilassarti e pensare ad una cosa bella. Dimentichiamo per cinque minuti che ci troviamo in questa fottuta banca, circondati da polizia, guardia civile e blindati che ogni giorno da quando sono qui tentano di spararci, dimentichiamo che..." Prendo un respiro profondo e poi continuo:"Dimentichiamo che Nairobi è morta, che abbiamo fuso tonnellate d'oro e che dovremmo farli uscire, dimentichiamo rapina e rapinatori, che ne pensi?" Dico facendolo voltare verso di me.
"E a cosa dovrei pensare?" Chiede con un pizzico di stanchezza in voce.
"Mh... Fammi pensare." Dico accarezzandogli dolcemente una guancia.
Mi fa sedere sulle sue gambe e mi prende una mano cominciando ad accarezzare piacevolmente il dorso.
"Se pensassi a te vestito con la tua solita tenuta elegante però aspettando me che arrivo vestita di bianco con un grande sorriso stampato in volto felice di diventare tua moglie." Dico. "Oppure al nostro bambino o bambina che ride correndo." 
Il suo sorriso si spegne e mi dice:"Prima dovremmo uscire vivi di qui." 
"Andres... Lo faremo, te lo giuro." 
Mi abbraccia e  sto per parlare ma una voce dalla radio ci distoglie e subito ci precipitiamo a rispondere.

°♡°
CE L'HO FATTA.
E' stato un parto ma ce l'ho fatta ahahah
Spero di poter aggiornare al più presto😢
Comunque lasciate una stellina e fatemi sapere come è questo capitolo... Soprattutto chi sarà alla radio? Pensate sia il Professore o qualcun'altro?

Firmato
Animanera🖤

Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora