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Dopo essermi sfogata e calmata ci alziamo e con l'ascensore scendiamo alle fonderie, la temperatura qui è nettamente più calda a causa dei forni. Non appena metto piede nella grande stanza il silenzio si fa sentire. Il primo a farsi strada verso di me è Matias che ha ripreso a fondere l'oro. Prima lo avevamo spostato a guardare gli ostaggi ora però che tutto è tornato ad una sottospecie di normalità è di nuovo qui, a fondere l'oro.

"Come andiamo?" Domanda Matias seguito anche dagli altri.
"Bene, so che Nairobi era molto più brava di me a dare compiti e ad animarvi ma ora che lei non c'è di sicuro non vorrà vedervi con questi musi lunghi e tristi." Dico.
"Ci dispiace tanto Parigi." Dice un'altro.
"già, nessuno di noi se lo aspettava." 
Così facendo mi faranno piangere ed io non voglio. Non ora. Non qui.
Qui ho bisogno di tenere la testa sulle spalle e stare con i piedi a terra.
"Elaboreremo il lutto fuori di qui. Non voglio che vi facciate del male perciò... Che ne dite di mettere un po' di musica?" Dico sorridendo. Un sorriso falso.
"A lei avrebbe fatto piacere." Mi dice Matias prima di tornare a fare il lavoro che aveva interrotto.
"Denver entra a prendere l'oro." Lo comanda Stoccolma.
Insieme cercheremo di togliere la nostra presenza prima possibile.

Le ore trascorrono e nel minimo sforzo cerco di aiutare come posso. Ho sempre il fiato sul collo, ora che la banda sa che sono incinta, e non mi lasciano fare nulla se non respirare e fare qualche passo di tanto in tanto.

La notte è giunta portando con se la calma e il buio portano con loro tutte le incertezze e le insicurezze che mi animano. Chissà, però, perchè la notte è sempre ritenuta il momento in cui i demoni bussano alla porta e gli incubi ci tartassano con le loro immagini di atrocità. Con le nostre paure.

Probabilmente perchè è il momento in cui ci si sente soli, gli altri dormono e tu sei li, a vagare come un anima che non ha più uno scopo e allora tenti di trovare una soluzione o almeno di darti delle risposte a tutto. O semplicemente delle risposte alla vita. 
A volte ti sembra di sprecare solo tempo prezioso ma questo ci rende forti. Restare attenti mentre gli altri scherzano. Restare svegli mentre gli altri dormono. Sono piccole cose che ci caratterizzano. Ogni nostra piccola abitudine o vizio ci definisce in bene o in male.

Bene o male...
Chissà quante volte mi sono interrogata su ciò. C'è più bene o più male nel mondo? In questo momento mi sembra di vedere solo male. Di vivere solo nel male.  Solo un immenso buco nero che prende tutte le cose belle.
Tutte le cose belle della mia vita.
Non pensavo, e non lo avrei mai giurato, che avrei perso così mia sorella. In un modo così crudele.
Agata.
Non sentirò più la sua voce.
Non sentirò più il suo profumo.
Non vedrò più i suoi occhi profondi.
Non potrò più godere delle sue carezze che mi facevano stare così bene che a stento desideravo altro. Anzi, non avevo bisogno di nient'altro.
Una sorella ti completa e, si, a volte la odierai: troppo appiccicosa, troppo invasiva, troppo ficcanaso, troppo premurosa, troppo ansiosa per te, ma amerai anche quelle cose che prima ti facevano tanto arrabbiare e senza accorgertene eri così anche tu.
Perchè è sangue del tuo sangue.
 Invece d'ora in poi non ci sarà più niente.
Zero. Fine.

Tutti questi pensieri mi bastano a farmi piangere. Mi accartoccio contro la parete spessa della Banca di Spagna in preda alle lacrime salate. Gli spasmi non mi fanno respirare.
Improvvisamente odio tutti. Odio Andres, Odio Tokyo, Odio Stoccolma, Odio Lisbona, Odio Denver, Odio il professore, Odio Bogotà, Odio Palermo... Odio Nairobi.
La odio per non essersi messa al sicuro. Per non essere andata in biblioteca con gli altri ostaggi. Li sarebbe stata al sicuro. Li sarebbe stata lontano dal pericolo. Li non sarebbe morta.

Forse questo odio innato e incontrollato contro tutti è solo odio verso me stessa.

"Parigi." le lacrime non accennano a smettere di uscire, non riesco a fermarle. Sono come una parte di me estranea, incontrollata che non posso comandare. Come se non fossero le mie lacrime, come se questo non fosse il mio corpo. Non ho pianto appena saputo di lei, sono solo stata presa dalla rabbia, tanta rabbia. Perché piangere ora? Perché piangere adesso? Dopo così tante ore. Perchè?

I continui ansimi non mi permettono di parlare, anzi vorrei strapparmi tutti i capelli dalla rabbia.
"Parigi, cosa succede?" La voce di Tokyo e poi quella di Lisbona mi arriva nella testa.
Sono qui, ma è come se tutti i neuroni fossero scollegati.
Voglio cacciarle via, dirle di starmi lontano. Voglio stare sola, anche se so che non  è il massimo.
"Andatevene!" Esclamo scostando il braccio dalla presa di Tokyo.
"No. Pensi davvero che ti lasceremo sola in un momento del genere? In queste condizioni?" Domanda Lisbona.
"Si, perchè voglio stare stare da sola." Rispondo coincisa.
"No, invece." Risponde l'altra.
"E' stata colpa mia, lo capite?" Dico con entrambe le mani in faccia cercando di nascondere tutto quello che provo.
"Tutto questo non ti fa bene." Dice Lisbona, affermando più a se stessa che a me e Tokyo.
"Voglio andare via." Dico di punto in bianco. Di tutti i pensieri che ho in testa non ne riconosco nemmeno uno coerente. Sono tutti contrastanti. 
"Fatti aiutare." Mi ripete Tokyo.
"Lasciacelo fare, è il minimo." La appoggia Lisbona, cercano entrambe di convincermi.
"Lei non c'è più, non si è potuta difendere lo capite? E io non l'ho fatto, non ci sono riuscita. Mi odio, mi odio non dovrei vivere per questo." Guardo i miei scarponcini neri.
"Non lo dire nemmeno per scherzo." Intima Lisbona.
"Sono una pessima persona, e sarò una pessima madre e una pessima moglie per Berlino. Non mi merito nulla." 
"Sei solo incazzata per tutto." Dice Tokyo. "Ed è comprensibile, se me lo lasciassero farei fuori Gandia con le mie mani. Ma non possiamo farlo."
"L'unica cosa che chiedo è giustizia. Quello che merita." 
"La avrai. Domani." Promette Lisbona.

Non so cosa abbia in mente, ma possano entrambe con me il resto della notte. Parlerò con Andres.
Nairobi, Agata era un pezzo fondamentale come un punto di riferimento nel bosco e lui ora è l'unica cosa che mi rimane da chiamare: casa.

°♡°
Perdonate la mia assenza ma in questi giorni sono molto occupata con la scuola... Tra interrogazioni e verifiche non ne vengo più a capo!

Spero che il capitolo vi piaccia!♡

Firmato
Animanera🖤


Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora