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"Mi dispiace così tanto." Rivela Tokyo.
Scuoto la testa socchiudendo gli occhi. Non può fare così.
"Non fare così, ti prego." Dico vedendola sull'orlo di una crisi di pianto irreparabile. Scuote la testa con disapprovazione e dice:"Lei non se lo meritava ed ora sei ferita anche tu i-io ero la dentro e non ho potuto fare nulla." Dice incolpandosi.
"Tokyo." La richiamo alzandole il mento costringendola a guardarmi.
"Dmmi."
"Devo dirti una cosa importante, Nairobi adesso fremerebbe se fosse qui e scommetto che forse da qualche parte già ci sta guardando." Dico facendo più forza a me con queste parole più che lei.
"Cosa è successo Parigi?" Chiede con allarmismo.
"Sono incinta." Dico sorridendo.
Per un attimo sembra quasi non crederci e poi spalanca gli occhi e in conseguenza abbracciarmi delicatamente, a causa della ferita alla spalla, ma facendomi sentire parte del bene che mi vuole. Tento di ricambiare.
"Parigi, sono così contenta." Dice mentre si stacca prendendomi il viso a coppa tra le sue dita.
Sorrido e veniamo arrestate dal nostro discorso da Berlino che entra a passi svelti nella stanza.

"Andiamo." Mi dice Berlino.
Annuisco mentre lascio Helsinki e Tokyo a guardare Gandia.
"Ti devo dire una cosa." Dice mentre mi scorta nell'ufficio accanto.
"Cos'è un altro segreto da rivelare?" Chiedo sarcastica ma con un pizzico di irritazione nella voce.
"No. Ci ho pensato parecchio a noi due e sono giunto ad una conclusione Beatrice." Mi ha chiamato per nome.
Lo guardo, anche se ormai non è facile nemmeno fare questo. Vorrei solo sprofondare in qualcosa che non mi ricordi che mia sorella non c'è più
"Guardami però." Dice sollevandomi il mento e avviciandosi a me. "So che non mi risponderai subito e neanche lo pretendo ma da quando ti ho conosciuto sono cambiato ed ora avremo un bambino."
"Dove vuoi arrivare?" Chiedo.
"Io... Lo dirò senza troppi giri di parole." Mi dice ed io di conseguenza annuisco.
"Io ti amo... Vuoi sposarmi Beatrice?" Chiede mentre un piccolo spiraglio di gioia si fa strada nel cuore, freddo e desolato da un po'.

Tutto era cominciato a precipitare, come un aereo prima di provocare l'incidente.
Ecco io sono l'aereo e all'interno dell'aereo ci sono molte persone, le mie emozioni e sentimenti.
Esito nel rispondere ma non perchè non voglia sposarlo, ma perchè la voce mi manca e maledico le mie corde vocali per non emettere neanche un suono in questo preciso istante.

"Capirò se tu non vuoi rispondermi insomma Nairobi..." Lo fermo con un gesto della mano e dico:"Andres io..." Mi fermo socchiudendo gli occhi e prendendo un bel respiro. "Io voglio sposarti. E' da sempre che aspetto questo momento, ma Nairobi ora è morta ed io..."
"Non c'è bisogno che tu mi dia una spiegazione." Dice per poi asciugarmi una lacrima, l'ennesima che mi riga il volto.
"Avrò bisogno di un po' di tempo." Dico guardandolo e lui sorridendomi compiaciuto dice:"Tutto quello che vorrai."
Fa unire le nostre labbra in un bacio che viene interroto da Palermo, Tokyo ed Helsinki che ci comunicano che è l'ora di andare. Di attuare il piano.
Lui annuisce.
Non voglio che lui fraintenda il mio poco entusiasmo, dentro sto scoppiando di gioia e capisco perché mi ha chiesto di spostarlo qui dentro... ha paura che non usciremo fuori di qui nel modo in cui vogliamo.
Nel modo in chi vorremmo tutti.

"Promettimi, ma sta volta sul serio, che rimarrai qui." Lo guardo ed annuisco.
"Ti amo." Dico mentre si gira verso gli altri facendo cenno di cominciare ad andare nella panic room.
"Ultimamente me lo stai dicendo troppe volte, per i miei gusti." Socchiudo gli occhi sorridendo appena.
"Forse hai ragione." Dico mentre la sua figuara snella si allontana. D'improvviso lo sento chiamami sotto voce e dire:"Parigi, yo también te quiero."
Sorrido ed entro in un ufficio.
Trovo sulla sedia dove prima vi era Bogotà il pupazzo di Axel. Lo prendo e lo stringo al petto.
Ne ha dovute passare così tante ed ora anche questo. Io ne ho dovute passare tante, ma sta volta non supererò una cosa del genere davvero.
Sprofondo con il viso sul pupazzo.

Guardando il pupazzo mi riviene in mente quando vivevamo da sole ed era nato da poco Axel. Mi piaceva tenerlo in braccio e farlo cullare fino a farlo sbadigliare dal sonno. Dio quanto mi manca...
"E quando morirò, per favore, non essere triste per me. Anzi balla, canta o magari ,se proprio devi piangere, piangi dalla gioia. Ma ti scongiuro non disperarti ogni secondo." Mi disse ridendo ma allo stesso tempo con un'espressione seria in volto.
"Nairobi..." Cercai di parlare ma non ci fu modo per me di emettere la mia idea su quanto espresso da lei.
"No, non devi parlarmi solo promettimelo. Lo sai quanto io non sopporti vederti triste, e che mi possa prendere un colpo, non lo farò mai ma... Se dovessi morire per colpa non mia non voglio che tu sia triste." Annuì e non si apri mai più quel discorso anche se a dire la verità non mi aveva mai fatto discorsi del genere.
Potrei immaginarmi la morte di tutti gli esseri umani ma non la sua.
La sua anima è così pura, così bella, così genuina anche se a volte viene definita "sporca" per colpa di giri in cui è entrata e non riesce a tirarsene fuori.

Sorrido lasciando il pupazzo sulla sedia, così come l'ho trovato ed esco. Raggiungo le scale che portano al tetto e non appena arrivo trovo Lisbona che si toglie il caschetto tipico dei blindati e il passamontagna nero, guardando uno ad uno i miei compagni.
Sorrido non appena mi vede e lei ricambia si sente Denver urlare :"Si!" Pieno di gioia ed emozione. Un grido di gioia si dissolve anche da tutti gli altri e saltare di gioia.
Raggiungo tutti loro e Lisbona mi abbraccia forte. Si perchè a volte è solo di questo che si ha bisogno.
Un abbraccio. Ma non dato per caso o solo perchè lo si deve fare, ma uno di quelli veri. Uno di quelli che ti dicono 'ehi, non ci sono stata ma ora sono qui. Ti sorreggo io. Ci sono io'.
Può sembrare stupido, insensato, folle, idiota e oserei dire persino pazzo il mio ragionamento, ma è ciò che sto provando adesso.

"Professore, Lisbona è qui con noi. Ripeto, Lisbona è con noi." Dice Tokyo all'auricolare che ci mette in contatto con il professore.
E dopo pochi secondi al nostro abbraccio si aggiunge anche Tokyo che sorride e sussurra insistentemente parole di gioia e felicita.

"Ascoltatemi, questa guerra noi la vinceremo." Sento dire all'auricolare.
Annuisco e guardando Tokyo e Lisbona dico:"Per Nairobi." Annuiscono con decisione e sia Tokyo che Lisbona ripetono:"Per Nairobi."
Man mano lo ripetiamo tutti e una volta arrivati a Denver lo urla.
"Per Nairobi!" Esclama ad alta voce e tutti ci uniamo in un coro di sole voci gioiose, contente anche se tutto sembra che stia per crollare. Anche se fino a cinque secondi fa ci sembrava tutto sull'orlo del precipizio.

Per Nairobi.
Per Mosca.
Per Oslo.

°♡°
Ehilà, sono contenta di dirvi che ora che scrivo io i capitoli probabilmente aggiornerò più frequentemente!
Come vi sembra?
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Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora