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"Io vado di sotto." Informo Berlino che mi guarda con un sorriso stampato in volto. E' soddisfatto, si vede.
Mi risponde con un bacio a stampo e poi corro verso l'ascensore.
Adesso arriva il bello!

Appena arrivo vedo Nairobi intenta a controllare gli estrattori di fumo.

"Parigi ce l'abbiamo fatta!" Esclama abbracciandomi.
"Ora arriva la parte più bella." Gli dico staccandomi dall'abbraccio.
Scontriamo le nostre fonti e contemporaneamente diciamo:" Facciamo festa!" 
E' diventato il nostro motto, se fosse qui anche Tokyo ci sarebbe da divertirsi.

"Bogotà?" Gli chiedo.
"E' dentro." Mi risponde mentre cominciamo ad attivare i forni.

Sono quattro ore che abbiamo cominciato a fondere l'oro e già ci sono i risultati. Nairobi continua ad incitare i maschi a svolgere più lavoro e più velocemente.
Delle minuscole palline d'oro sono già state sfornate ed è inutile dire i salti di gioia che io e Nairobi ci siamo fatte per il nostro bel lavoretto.

Un urlo quasi soffocato, represso distoglie la mia attenzione dal lavoro che stavo facendo e trovo il governatore seduto sulla barella, che si tocca la testa e si guarda intono spaesato, come se fossero passati secoli dal suo risveglio e si stacca tutti i fili che lo collegano alla macchina che controlla in battito cardiaco.

"Governatore." Lo chiama Nairobi, mi avvicino alzando la maschera dal viso e gli dice:"Governatore si stenda, gli abbiamo dato diazepam in quantità industriale. Per favore." 
"Io mi sento benissimo. Mai stato meglio." Dice scontroso contro me e Nairobi.
"Faccia piano." Gli dico sperando mi dia retta.
"Beh allora se sta bene... Si alzi." Gli dico.
"Venga... Io e mia sorella gli facciamo vedere la bellezza che abbiamo messo su." Gli dice mentre mi spinge vicino a lei e prende sotto braccio il governatore.
Sorrido.
"Venga, senta di che odora?" Gli chiede e dopo esclama:"Di niente!" Tutta contenta, con il suo solito ottimismo che mi spiazza. Mi era mancata molto in questi anni.

"Estrattori industriali!" Esclama, poi mi guarda come per dire di continuare così prendo parola e dico:" Prendiamo i gas, li passiamo attraverso la macchina, li liquefacciamo... e dopo..."
"Finiscono nella camera blindata." Dice Nairobi.
"Contaminazione atmosferica zero!" Esclamo contenta.
In questo momento, io e Nairobi, sembriamo quelle gemelle che parlano e si finiscono le frasi a vicenda.

"Beh certo domani dovrete fare attenzione perché ci sarà zinco e Co2 in quantità." Lo informo, mentre il suo sguardo vaga da una parte all'altro come rapito da così tanta "maestosità".

"Già ma qui..." Nairobi indica una macchina "Stiamo fondendo ben 52 lingotti d'oro all'ora. Abbiamo raggiunto la velocità di crociera."
"Questo è patrimonio della Stato." Dice girandosi verso di me con sguardo quasi direi... arrabbiato. Come se l'oro fosse il suo.
"Beh si, e pensi governatore che non ne sprechiamo nemmeno mezza goccia. 
Siamo responsabili, no? Pensi che 1600 chili sono stati già fusi." Dico sorridendo contenta verso Nairobi.
"E per quanto tempo sono stato incosciente?" Chiede guardandomi.
"Solo quattro ore!" Esclamo.

"Venga." Lo richiama Nairobi che si avvicina al 'cassone' dove abbiamo messo tutto l'oro fuso.
"Guardi Don Mario, questa è la cosa più bella di tutte! Che meraviglia!" Esclama.
"Qui trasformiamo l'oro in grammi, piccole pepite... Come del riso!" Gli spiega Nairobi prendendone una manciata.

"Mangime di quello buono governatore." Gli dice Nairobi.
"Signorine, avrà delle conseguenze molto dure quello che state facendo." Ci dice.
"Tutto quello che si fa porta a delle conseguenze." Gli dico, lasciandolo a bocca aperta, ridendo di gusto con Nairobi.

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Entro nella biblioteca e subito vengo attratta in un abbraccio da parte di Tokyo.

"Ehi, cosa succede?" Chiedo mentre mi stringe più forte.
"Rio è qui." Dice prendendomi le guance e guardandomi negli occhi.
"Rio è in Spagna. Ce l'abbiamo fatta." Dice. Certo manca la parte più difficile ma siamo a buon punto.
"Ce la faremo." Dico guardandola negli occhi, e sorridendogli.

Sento Berlino tirarmi per un braccio e trascinarmi in un ufficio.

"Cosa fai?" Dico vedendo che mi fa entrare per poi chiudere la porta.
"Passo del tempo con te." Dice avvicinandosi al divanetto per poi buttarcisi letteralmente sopra, estrae una sigaretta la accende e mi invita a sedersi vicino a lui.

Esaudisco il suo desiderio, sfilandomi gli scarponi e sedermi vicino a lui ma incrociando le gambe e rubandogli la sigaretta dalle mani. Di conseguenza si morde un labbro, e mi osserva mentre aspiro il fumo per mandarlo nei polmoni.

"E' la mia sigaretta piccola." Dice.

Sa che effetto mi fa... Infatti sorrido buttando fuori il fumo e girandomi verso la finestra, oscurata dalla tenta bianca che la copre.
"Ho solo fatto un tiro." Dico.
"Senza chiedermelo." Dice avvicinando la sua faccia alla mia.
"E cosa dovrei fare..." Dico avvicinando le mie labbra.
"Questo." 
Mi prende con entrambe le mani la testa, e mi avvicina a lui e lascia cadere la sigaretta nel posacenere.
Le sue labbra toccano le mie in un dolce bacio, che in poco tempo si trasforma in un miscuglio di emozioni nel mio stomaco impressionante.
Rinoceronti, giraffe e leoni stanno facendo a lotta dentro di me, volendo vincere a tutti i costi.

Pian piano mi ritrovo a cavalcioni su di lui mentre mi apre la zip della tuta con una lentezza quasi estenuante per poi farmela sfilare dalle braccia e lasciando il top nero a ricoprire il seno dove una mano si deposita al di sotto, accarezzandomi il fianco libero da qualsiasi tessuto.
Scende a baciarmi il collo, uno dei miei punti deboli... Lo sto odiando in questo momento sta agendo contro di me con una vera e propria "tortura psicologica", così la chiamo io, ti piace che lo faccia ma vorresti di più, molto di più.

"Andres..." Mormoro stringendo una sua spalla.
"Che cosa c'è?" Chiede staccandosi.
"Ti prego." Sussurro che quasi fatico anche io a sentirmi.
"Di fare cosa mi preghi?" Chiede mentre scende con i baci fino ad arrivare al seno.
"Lo sai..." Dico mentre scosto i capelli che mi sono d'intralcio tra me e lui ora.
"No, non lo so..." Dice.
"Si..." Lo vedo staccarsi proprio nel momento esatto in cui mi fa fatto credere che mi stava per togliere il top.
"Me lo devi dire." Mi dice con un sorrisetto beffardo.
Nonostante tutto sono ancora timida sotto certi aspetti, non sono cambiata... Fatta eccezione per qualche volta in cui la mia voglia era alle stelle e beh... Si può solo immaginare.
"Devi sc-..." Vengo interrotta da qualcuno che entra nell'ufficio ed istantaneamente mi alzo impacciata ed imbarazzata dalla situazione.
Sulla soglia c'è Denver.

"Oh cazzo, scusate." Dice voltandosi, anche se per mia fortuna e sua non ha visto niente oso solo immaginare cosa avrebbe fatto.
"Voltati squinternato, siamo vestiti ma vedi la buona educazione dice, e constata fermamente, che prima di entrare in una stanza si bussa." Dice lanciandomi un'occhiata veloce ridacchiando per le mie guance arrossate.
"Cosa c'è Denver?" Gli chiedo.
"Palermo." 

Al solo sentire questo nome mi si drizzano i capelli... Non ci poteva concedere un po' di tempo da soli? Capisco che qua dentro siamo come una bomba ad orologeria ma... Avremo pur bisogno di un minimo di intimità.

"Arriviamo." Gli dice e con un segno della mano lo congeda, proprio come si vede fare sui film in cui il Re congeda il servo con un gesto.
Quest'ultimo esce e vengo attratta da Berlino per in fianchi mentre appoggio i palmi delle mani sul suo petto.

"Avremo tempo per stare un po' insieme." Mi dice guardandomi negli occhi.
"Lo spero..." Dico abbassando gli occhi ma, Berlino, mi prende per il mento e mi dice:"Te lo prometto."
"So che non ce lo diciamo spesso... Perché tutti e due lo sappiamo ma..."
"Ma?"
"Ti amo Andres." Dico.
"Ti amo anche io Beratrice." Sorrido e ci baciamo.

Lui è l'uomo della mia vita.
Un motivo in più per mettercela tutta in questa rapina.

°♡°
Mannaggia a Denver...🙄

REVISIONATO

Firmato
Animanera🖤

Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora