Pov's Parigi
"Come torno indietro Mosca?!" Chiedo tra le lacrime.
Voglio tornare indietro. Voglio tornare alla vita. Perchè sono qui? Perchè non riesco a tornare indietro? Perchè non riesco a svegliarmi da questo incubo?
"Io ho lottato. E' stato solo un secondo Mosca." Continuo a ripetergli.
Assume una faccia compiaciuta. La sua figura e quella di Oslo incominciano ad apparirmi sfocate.
"Un secondo?" Chiede Mosca.
Guardo a terra e dico:"Ho provato un senso di pace, di libertà... Ho pensato, ho sentito che quella sensazione di pace è quella che vorrei sentire nella vita." Dico realizzando ed elaborando ciò che ho appena detto quasi senza pensarci sulle parole che sono fuoriuscite dalla mia bocca.
"ma la mia vita è con Andres, è con lui e se sarà bene o male non mi importerà perchè io voglio lui. Noi avremo un bambino!" Esclamo sorridendo.
"Devi scegliere Beatrice." Dice quasi sussurando.
"Io voglio vivere, Mosca." Dico soltanto.Una luce fortissima mi fa socchiudere gli occhi, deriva dalla vetrata incima alla scala.
...
Apro gli occhi. Un dolore lieve mi colpisce all'altezza della spalla vicino al collo-alla base del collo.
Al mio fianco c'è Andres con la testa appoggiata sulle mani impedendogli di vedermi.
Lo guardo e senza dire nulla poso una mia mano sulla sua spalla richiamandolo leggermente.
Alzo la testa e subito i suoi occhi assumono una lucentezza mai vista."Parigi..." Sorrido e gli dico:"Andres..."
"Mi hai fatto prendere un accidente." Dice facendomi ridacchiare.
"Classico, è una mia dote questa." Si alza in piedi e mi stampa un bacio.
Lo attiro. A giudicare dal lieve dolore che ho credo di essere piena di anti-dolorifici.
"Come stai?" Chiede ad un centimetro dalla mia faccia, subito questa distanza viene colmata dalla sua fronte che si tocca con la mia.
"Bene... Credo." Dico. "Nairobi?"
"Sta bene, l'abbiamo medicata e poco fa è andata alla fonderia." Alla fonderia? Con le ferite che si ritrova non dovrebbe essere li, ma tutt'altro. Dovrebbe essere a riposo, sopratutto dopo lo sforzo dovuto a causa di Gandia.
"Voglio alzarmi devo chiamare Paquita, lei deve assolutamente portare l'ecografo." Dico.
"Hey, adesso tu stai qui e non ti muovi." Corruccio le sopracciglia.
Chiudo gli occhi. Lui ancora non sa."Berlino..." Lo richiamo ma ancora prima di parlare i miei occhi si fanno lucidi.
"Che cosa succede? Ti senti male?" Chiede allarmato.
Scuoto la testa in segno di negazione.
"C'è una cosa che io devo dirti e tu non sai." Dico prendendogli la mano e lui si stacca come irritato ma pur tenendomi la mano.
Sono in silenzio cercando le parole giuste da usare, ma queste vengono a mancare di mente.
"Cosa è successo?" Domanda in modo quasi dolce.
"Io... Le nausee che avevo non era il virus ne un'influenza." Dico.
"E allora che cosa avevi?" Chiede. Pensavo ci potesse arrivare... Fatti coraggio Beatrice! Mi ripeto dentro di me.
"Io sono incinta... Tra pochi mesi avremo un bambino." Dico sorridendo mentre delle lacrime mi rigano le guance.
"Tu sei..." Sembra così paralizzato nella sua postazione che quasi ho paura possa svenire.
"Andres ti senti bene?" Chiedo.
"Si... Sto bene. Insomma avremo un piccolo in giro per casa, non potrebbe andare meglio." Asserisce felice.
"Ma non sei contento almeno un po'?" Chiedo aspettandomi tutt'altra reazione.
"Se sono contento?" Chiede neutrale. Annuisco. "Eccome se lo sono." Dice alzandosi di nuovo e lasciandomi un bacio.
"E' la cosa più bella che mi potesse capitare." Sorride.
"Ho bisogno di un ecografia. Io non so se il colpo di pistola..." Non finisco la frase, incomincio a tremare e mi dice:"Non ti preoccupare. Ora la chiamo." Si alza e dopo cinque minuti vedo arrivare Paquita.
Il gel freddo si scaglia sulla pelle calda del ventre.
"Rilassati, andrà bene. Sai il tuo è stato un vero e proprio miracolo."
"Perchè?" Chiedo mentre con lo strumento comincia a cercare il tanto nominato 'fagiolino'.
"Beh, la ferita non ha leso organi o altro, è stato un colpo di fortuna. Sei stata molto fortunata e coraggiosa." Mi spiega la donna.
"Hai cercato di salvare Nairobi." Mi dice Andres.
Sospiro cercando di placare il mio animo.
"Eccolo!" Esclama.
Una figura piccola appare sullo schermo e mi fa luccicare gli occhi.
"Per quello che ne so mi sembra tutto a posto." Dice e si avvicina di più allo schermo e aggiunge:"Si, è decisamente così.""Sarò papà." Dice aiutandomi ad alzarmi.
Per quanto mi abbia fatto piacere questa mezz'ora in cui ho dimenticato la rapina è ora di alzarsi e aiutare, per quello che io potrò fare cioè poco poichè Berlino d'ora in poi mi tratterà con i guanti.
"Sarai papà." Dico.
"E tu sarai mamma." Dice.
"Già"
"La mamma più bella del mondo." Vederlo così felice mi fa saltare il cuore fuori dal petto.
Chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato così felice? Si, insomma c'è sempre stato l'amore ma non abbiamo mai parlato di matrimonio figuriamoci di un figlio! Ed invece eccoci qui, seppure all'interno della Banca di Spagna, felici e il solo pensiero di avere nostro figlio, o figlia, tra le braccia tra nove mesi mi fa sciogliere di gioia ma allo stesso tempo vorrei saltare per questo come non mai.
Non mi sarei mai aspettata tutto questo.
Non mi sarei mai aspettata di raggiungere questi traguardi, si perchè ho sempre pensato alla vita come un susseguirsi di giorni pensando a come vivere e come procurarsi da vivere per me e Nairobi e poi un giorno l'inizio di tutto. Il professore bussò alla nostra porta proponendoci una rapina, la rapina che mi ha portata a quello che ora è l'uomo che amo e che continuerò ad amare con un incentivo... Un bambino!
Mentre mi aiuta a far passare la maglietta con un sussulto di dolore.
"Ti ho fatto male?" Scuoto la testa.
"Non sei tu." Dico mentre sbuffo. Ci manca solo questo.
"Ti prometto che non appena usciremo da qui ci prenderemo cura l'uno dell'altro." Mi abbraccia.
"E ci prenderemo cura della piccola." Dico.
Si stacca leggermente continuando a guardarmi contesta:"Assolutamente. Sarà un piccolo." Dice marcando bene la parola 'piccolo'.
Sorrido e dico:"Vedremo." Dico guardando con un sopracciglio alzato e un sorrisetto beffardo in volto.
Torna serio e dice:"In ogni caso vi amerò a tutti e due."
"E noi ameremo te." Ci diamo un bacio.
Usciamo dalla stanza e subito un dubbio mi assale.
"Tokyo?" Chiedo rivolta verso di lui.
Non fa in tempo a rispondere che attraverso l'auricolare dice:"Arriviamo subito." Poi si rivolge verso di me dicendo:"Devi promettermi una cosa."
Lo guardo aspettando che continui. Mi prende le mani e continua:"Promettimi che non rischierai più la tua vita, a maggior ragione che non siamo più soli." Sorrido leggermente e con la mano destra gli accarezzo una guancia. La sinistra per ora è fuori uso, o quasi.
"Te lo prometto, ma anche tu dovrai stare con la testa sulle spalle." Gli dico.
"Quando mai non l'ho avuta sulle spalle?" Chiede.
Alzo un sopracciglio e gli dico:" Fammi pensare... Tipo alla Zecca di Stato? Ti ricorda qualcosa?"
Fa finta di niente e con un naturalismo assurdo si distanzia e mi dice di seguirlo.
Dire che in questi casi sembra afferro da bipolarismo è dire poco, ma alla fine lo amo anche sotto questo aspetto.°♡°
Buongiorno con questo capitolo!
Prima di tutto perdonate gli errori grammaticali, ma siccome di giorno sono impegnata con lo studio il momento per scrivere è la sera, dopo cena, e la stanchezza comincia a farsi sentire e anche se poi lo revisiono un paio di volte prima di pubblicarlo probabilmente qualche errore rimane ma li eliminerò durante la revisione della storia.COMUNQUE...
Finalmente Berlino scopre che Parigi è incinta!
Cosa ne pensate?Spero vi sia piaciuto!
Firmato
Animanera🖤
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Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.
FanfictionSEQUEL DI "Criminal~Berlino&Parigi" "Parigi." Dice Tokyo non appena mi vede. "In carne ed ossa." Dico abbracciandola e tenendola forte a me. Nonostante tutto abbiamo vissuto insieme per cinque mesi e abbiamo rapinato la Zecca di Stato insieme. "Ho c...