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Abbiamo portato Nairobi nella biblioteca, tutto attorno a me sembra essere così disastroso, mentre dentro di me non faccio altro che pensare:'Hanno sparato a mia sorella, l'hanno attirata in una trappola. Hanno sparato a mia sorella...'.
Gli occhi lucidi fanno uscire poche lacrime mentre rimango inerme, ferma sui miei passi senza ire una parola. Come se il mio cervello stesse elaborando che cosa fare.
Rimanere ferma qui.
Aiutare gli altri o... Andare fuori e sparare a quella grandissima figlia di puttana.
Alicia Sierra. Questo nome non lascia i miei pensieri.

"Parigi!" Mi urla Stoccolma di fronte alla mia faccia.
Il mio "nome" arriva alle mie orecchie come un fischio che ti stordisce.
"Cosa c'è?" Dico.
"Nairobi ha avuto uno pneuma toracico, ti sta chiamando." Mi dice e vedo mia sorella stesa su quel tavolo di legno, sporca di sangue.
"Si, si ora  vengo." Dico con gli occhi lucidi sorridendo mentre Nairobi mi tende la mano.
"E' tua sorella, ha bisogno di te." Annuisco e mi avvicino a lei.
Ha un ago conficcato nel petto, segno che prima non riusciva a respirare.
Trattengo il fiato e gli prendo la mano.

"Fammi uscire di qui, ti prego." Mi dice guardandomi mentre delle lacrime gli escono dagli occhi.
"Cosa stai dicendo?" Gli chiedo allontanandomi leggermente.
"Preferisco vivere in carcere, piuttosto che morire qui dentro." Scuoto la testa.
"No, ora risolviamo tutto, te lo giuro." Dico piangendo. 
"Consegnatemi alla polizia, per favore." Continua a dire.
"Non ti lascio sola." Dico stringendogli la mano.

Ci mettiamo tutti un camice blu chiaro e rimano ferma vicino a Nairobi, Berlino entra seguito da Palermo. Mi guarda e capisco dal suo suo sguardo che mi è vicino.
"Nairobi, ti addormentere-" Mia sorella ferma Palermo e dice:"No, non voglio. Non mi addormentate.
Tokyo, Parigi... Dite che è la mia vita e decido io." Dice mentre Tokyo si avvicina e mi rifila un'occhiata furtiva.
"Proprio perchè è la tua vita ti opereremo qui Nairobi, per il tuo bene." Gli dice Andres avvicinandosi a lei.
Aggrotto la fronte, parla lui che durante la scora rapina voleva fare l'eroe e rimanere per salvare il culo a tutti.
"Tokyo per favore..."
"Devi stare tranquilla..." Dice Palermo.

"E' la sua vita." Dico di punto in bianco io.
"Decide lei, punto e basta." Mi appoggia Tokyo, mentre sul volto di Nairobi si espande un'espressione di pace.
 "Helsinki addormentala, è un ordine." Dice rivolta al soldato serbo. Mi metto sulla difensiva posando lentamente la mano sulla pistola.
Scuoto la testa, mandando un occhiata a Tokyo che rimane ferma e attenta a qualsiasi cosa intorno.
"Tu non mi dai ordini." Inaspettatamente, la risposta arriva su Palermo che guarda Helsinki. "Tu hai lasciato passare il telefono, tu dovevi protegfgerci. Tu dovevi proteggerla. Anche tu Berlino." Mi duole ammetterlo, ma ha ragione. Anche Berlino ha sbagliato. "Lei può commettere errori ma tu, voi no!" Urla e con uno scatto Palermo tira fuori la pistola.
"Tappati quella bocca del cazzo grassone, non sei nessuno per parlare così. Voi siete le mie puttanelle, e se lei sta così è solo colpa sua perchè è senza cervello."
Chiudo gli occhi, mentre quando li riapro vedo Tokyo che punta la sua pistola.
"Se Nairobi dice che esce, io la accompagno fino alla porta. E chi non è d'accordo se ne starà zitto." Dice Tokyo.
"Tokyo abbassa la pistola. Se Nairobi parla ci uccidono tutti. La curiamo qui dentro." Dice Denver, che nello stesso momento si trova la mia pistola puntata addosso e anche un coltello svizzero di Bogotà.
"Che cazzo vuoi curare tu che sei un coglione."

"Parigi, abbassa questa cazzo di pistola." Mi ritrovo Andres vicino a me.
"Cosa vuoi?!" Chiedo alterata voltandomi e trovandomi la pistola di Andres puntata alla tempia, a debita distanza.
Chiudo gli occhi e anche io punto la pistola verso di lui, cercando di mantenere la mano ferma.
"Cosa cazzo fai Parigi?" Chiede Nairobi vedendo la scena.
La ignoro e dico:"Lei è una persona in grado di intendere e di volere. Se dice che esce, uscirà." Dico.

"Strano vero?" Chiede Andres guardandomi stupito.
"Cosa? Il fatto che io stia puntando una pistola a te?" Chiedo. Mi hanno sempre presa per quella innamorata persa, e forse è così ma lei è mia sorella.
"È sangue del mio sangue e se lei vuole uscire lo farà. 
È la sua fottuta vita." Dico cominciando a scaldarmi.
"E pensi che io la lascerò  uscire? No... Te lo puoi anche scordare." Mi dice lasciando la sicura.

Davvero lo farebbe?
Deglutisco... Cosa cazzo stiamo facendo?
Sospiro e dico:"Non sei nessuno per dire  lei cosa fare oppure no." Dico.
Sobbalzo sul posto mantenendo la pistola puntata mentre lui abbassandola, con un gesto teatrale,incomincia a dire.
"Secondo te la aspetteranno con un ambulanza, la croce Rossina pronta a dare soccorso? Beh perché non sarà così. Rifletti gli diranno di rivelare il piano in ogni parte prima di curarla ed operarla... Poi decideranno se ucciderla o lasciarla vivere.
Più entreranno con i fucili puntati e ci spareranno a tutti, senza timore.
E se non ti amassi e mi importasse di te e di voi queste cose non le direi, Parigi." Le sue parole non hanno tutto il torto.
Marca bene il mio nome, come a farmi riflettere.
Gli occhi mi si fanno lucidi e lui prende la canna della pistola che ho in mano, avvicinandosi, se la punta al cuore.
"Perciò spara.
Premi quel fottuto grilletto se avete intenzione di far uscire Nairobi perché preferisco morire per mano tua, che per mano dei fottuti poliziotti o per via dei blindati."
Chiudo gli occhi ed abbasso la pistola.

La mano di Nairobi mi tocca lievemente il polso, chiamandomi.
Mi giro e la vedo stesa inerme con la forza sotto i piedi.

"Portami fuori ti prego. Ti prego..." Dice facendo uscire delle candide lacrime.
"Nairobi..." Cerco di calmarla.

"Tokyo." La chiama Palermo.
"Cosa c'è?" Sbotta Tokyo.
"Abbassa questa cazzo di pistola."
Mi guarda e annuisco appena concentrandomi di nuovo su mia sorella.

"Ascoltami, ora noi ci prendiamo cura di te, va bene?" Dico.
"No, aspetta no..." Mi dice.
"Ti giuro che ci vediamo dopo." Dico lasciando la sua mano e uscendo fuori dalla stanza.

Percorro tutto il corridoio correndo.
Mentre metto una mano davanti alla bocca per contenere i singhiozzi.

"Parigi, aspetta!" Sento urlare da Berlino.

Mi faccio pena da sola. Ho perso il controllo... volevo far uscire mia sorella, ho rischiato di farci uccidere tra di noi, ho puntato la pistola contro Andres.
Cosa mi è preso?
Premo freneticamente il bottone dell'ascensore.
Non so dove andare ma di sicuro lontano da qui, al piano sottostante forse, anche se l'unica cosa di cui avrei bisogno sarebbe una bella doccia fredda o ancora meglio una boccata d'aria.

Presa dalla rabbia tiro un calcio ad un vado, posto in un angolo.
Sento Andres prendermi per le braccia bloccandomi.

"Tranquilla. Shh... È passato."  Mi sussurra.
"Non ce la faccio, non dovevo venire lo sapevo." Dico piangendo per il nervoso che ho in corpo.
"È normale che ti sia comportata così." Mi dice.
"È normale che io ti abbia puntato una pistola?" Chiedo ironica riuscendo a liberarmi dalla sua presa.
Sto tremando.
"Mi fidavo di te."
"Io non mi fido di me stessa, sto impazzendo! Io non mi sento bene... Ho paura." Ammetto.
"È comprensibile. E non stai impazzendo, è la pressione e quello che è successo a Nairobi poteva succedere a chiunque ma siamo preparati per questo." Dice cercando di tranquillizzarmi.
"Andiamo da un altra parte?" Chiedo sentendo il bisogno di stare sola... Sola con lui.
"Non pensi sarebbe meglio andare da Tokyo?" Mi chiede.
Scuoto la testa e mi abbraccia.

Ogni volta che sono con lui mi sento al sicuro.
Ma lo siamo veramente qui dentro? Dopo quello che hanno fatto a Nairobi,per me, non è più una rapina.
È una guerra.

°♡°
Ehilà!
Nuovo capitolo!
Sto aggiornando poco a causa della scuola🙄,
comunque  spero vi piaccia e lasciate una stellina ed un commento per farmi sapere come vi sembra.

Firmato
Animanera🖤

Molto meglio dell'oro.- Berlino Y Parigi./La casa di carta.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora