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Bayley's pov

A svegliarmi è un urlo.

Sobbalzo e apro gli occhi di scatto per poi essere colta da un improvviso mal di testa. Mi metto una mano sulla fronte e richiudo gli occhi per lo strano dolore lancinante che sto provando, riaprendoli solo quando sembra essersi calmato. Dio se il buongiorno si vede dal mattino, questa si prospetta una giornata di merda.

Sbuffo e mi metto la mano sulla bocca mentre sbadiglio guardandomi attorno assonata e aggrottando la fronte quando davanti a me si presenta lo scenario di un vicolo, sto ancora dormendo? Mi tiro un pizzicotto sul braccio una, due e poi tre volte ma il muro davanti a me non sembra voler trasformarsi nella parete della mia camera, che improvvisamente non ricordo nemmeno come sia fatta.

Ma che diamine

<<Okay, questo è strano.>> borbotto tra me e me guardandomi intorno per cercare di capire dove sono, ma nella mia mente cè il vuoto assoluto accompagnato da uno strano ronzio che dopo pochi secondi mi procura una nuova fitta di dolore alla testa.

Sbuffo e mi alzo traballante dalla strada appoggiandomi al cassonetto a fianco a me per non cadere. Okay, niente panico: sicuramente ieri sera ho bevuto troppo, sono svenuta in questo vicolo e adesso sto subendo i postumi della sbornia, niente di grave. Ora devo solo andare a casa e farmi una bella tazza di tè.

Faccio un respiro profondo, ignoro la strana sensazione che sto provando, a cui non mi preoccupo nemmeno di dare un nome, e mi avvio decisa verso l'uscita del vicolo bloccandomi subito dopo, non sapendo se andare a destra o sinistra. Sbuffo frustrata e mi sforzo a ricordare, ma come prima sono colpita da una fitta alla testa.

<<Oh andiamo! Quanto cazzo ho bevuto ieri sera?>> urlo al cielo non preoccupandomi delle persone che mi passano davanti, che non sembrano prestarmi attenzione, beh meglio così. Sbuffo per l'ennesima volta e mi tasto le tasche alla ricerca del telefono, reprimendo la sensazione di estraneità che provo quando vedo le mie braccia per poi mordermi il labbro nel tentativo di trattenere una maledizione quando non trovo il cellulare.

Mi do un'occhiata alle spalle e decido di tornare a cercare il mio telefono nel vicolo, nella speranza che mi sia semplicemente caduto e non rubato da qualcuno mentre ero svenuta; sarei davvero la ragazza più sfigata di questo mondo altrimenti, per non parlare del fatto che sarei bloccata qui senza la possibilità di chiedere aiuto a....

Mi blocco sul posto quando con un brivido mi rendo conto che anche se trovassi il telefono, non saprei chi chiamare. Ma che diamine sta succedendo oggi?

Ingoio la paura che mi è salita in gola e mi precipito nel vicolo alla ricerca disperata del telefono pregando che non abbia la password. In tal caso posso semplicemente cercare nella rubrica il contatto mamma, avrò di certo una madre, no? O un padre.

Continuo a cercare il telefono con le mani che tremano per lansia, ma dopo mezzora mi accascio a terra con le lacrime che iniziano a scendermi sul volto. Mi hanno drogata, non cè altra spiegazione per questa situazione assurda.

Faccio un respiro tremante e mi impongo di calmarmi, sto andando in panico e questo non fa altro che peggiorare questa situazione. Chiudo gli occhi e faccio un respiro profondo e poi lo butto fuori rilassando le spalle; ripeto il tutto per una decina di volte prima di riaprire gli occhi.

Okay, facciamo un riepilogo: mi chiamo Bailey... mi chiamo Bailey.... Dio, non può essere vero, non ricordo neanche il mio cognome! Faccio un altro respiro profondo e chiudo gli occhi concentrandomi ma nella mia mente si presenta lo stesso vuoto con il ronzio di sottofondo di prima; ignoro le continue fitte lancinanti alla testa e mi sforzo di ricordare qualcosa, qualsiasi cosa ma non succede niente, rabbrividisco quando non ricordo nemmeno il mio volto o come sono fatta fisicamente.

Mi alzo di scatto e corro fuori dal vicolo alla ricerca di una vetrina mentre il cuore mi batte allimpazzata e le lacrime mi scendono copiose sul viso; tutto questo non può essere reale, questo è sicuramente un brutto incubo che racconterò con il sorriso quando mi sveglierò.

Trovo un negozio e mi ci fermo davanti specchiandomi ma mi sembra di guardare una sconosciuta invece che il mio riflesso: ho i capelli color carota; la carnagione pallida; ho poche forme e sembro abbastanza alta, ma niente di me mi sembra famigliare.

Sbuffo e faccio per andarmene ma una signora sulla quarantina si ferma a fianco a me ignorandomi del tutto, troppo presa a guardare i vestiti che sono esposti nella vetrina; disperata decido di chiederle aiuto, così mi giro verso di lei ma lei continua ad ignorarmi.

<<Signora? Mi scusi se la disturbo, ma ho bisogno di aiuto. Potrebbe indicarmi dove si trova la stazione di polizia?>> chiedo con voce tremante ma lei non mi degna nemmeno di uno sguardo <<Signora?>> la chiamo ma lei si limita a fare un sorriso beato e ad entrare nel negozio.

Brutta bastarda.

La guardo indignata e arrabbiata la seguo nel negozio subito dopo di lei approfittando che la porta sia ancora aperta; forse dovrei lasciar perdere e chiedere a qualcun altro, ma sono furiosa con questa donna, diamine avrei potuto essere in pericolo per quanto ne sa lei! E poi le ho solo chiesto di dirmi dov'è la stazione di polizia, mica di accompagnarmici.

<<Signora, potrebbe degnarmi di una risposta?>> la chiamo mentre lei saluta una sua amica e ci si ferma a parlare, ma nessuna delle due mi presta attenzione. Ma che diamine?! Decisa a farmi aiutare, le tocco un braccio per catturare la sua attenzione e a questo mio gesto la donna sobbalza.

<<Cos'hai?>> chiede lamica e la signora guarda davanti a sé con la fronte corrucciata, oltrepassando la mia figura con lo sguardo, poi alza le spalle e sorride all'amica <<Niente di ché, sicuramente è stato un brivido di freddo.>>

<<Signore questo scherzo non è divertente>> dico indietreggiando e con la voce che trema, ma le due continuano a parlare tra di loro indisturbate guardando nel mentre i vestiti.

Le guardo scioccata e continuo ad indietreggiare impaurita fino a quando non urto contro la porta, chiudendola per sbaglio. Tutti i presenti nel negozio alzano lo sguardo verso la porta straniti equando sto per parlare, la commessa mi precede <Tranquilli, è stato solo un colpo di vento. Qualcuno ha bisogno di me?> chiede con un sorriso cordiale e io mi piazzo davanti a lei cercando di richiamare la sua attenzione.

<<Io, diamine! Io.>> le urlo in faccia ma lei mantiene il suo sorriso cordiale fino a quando una cliente alza la mano richiamando la sua attenzione; la commessa gli fa un cenno con la testa e si dirige verso di lei urtandomi per sbaglio, la ragazza si gira verso di me confusa oltrepassandomi con lo sguardo come ha fatto la signora di prima, poi si massaggia la spalla e mi supera, andando verso la donna che lha chiamata prima.

Non mi vedono.

N.A.

Ehilàaaaaa,

Questo è il prologo di Forgot, cosa ve ne pare? Spero che vi piaccia, anche perché tengo particolarmente a questa storia, che avevo in mente già da un bel po' di tempo. Anyway come avrete sicuramente potuto vedere, Forgot è di un genere completamente diverso da Questa non è una fanfiction, ma vi assicuro che quando Bailey incontrerà l'altro protagonista ne vedrete delle belle.

Fatemi sapere cosa ne pensate, love youuu.

On Instagram: _figliadiatena_

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