Bailey’s pov
Ho sempre saputo, nel profondo del cuore, che non avrei mai avuto qualcosa di completamente certo neanche una volta arrivata alla fine, forse apparente, di questa assurda vicenda.
Non dovrei lamentarmi, lo so, il solo fatto di avere il 96% delle probabilità di tornare visibile, udibile e riavere i miei ricordi e anche ritornare in quelli delle persone dovrebbe rendermi la persona più felice del mondo, eppure non posso fare a meno di mangiucchiarmi le unghie mentre guardo Ethan ed Henry lavorare sulla macchina.
Non riesco a sopportare l’idea di essere dimenticata di nuovo, non riesco a sopportare l’idea che Ethan mi dimentichi di nuovo e che io questa volta non posso farci niente, dato che ormai non manca troppo alla scadenza che Henry aveva fissato, dopo la quale io molto probabilmente morirò.
Ormai sono passate 2 settimane da quando Henry ci ha informato che una volta che verrò colpita dalla macchina, dimenticheremo questi ultimi mesi passati insieme e ciò, unito al 4% di probabilità d’errore, crea il rischio che Ethan non si ricorderà mai più di me e che io muoia dimenticata da tutti.
Dovrei rimanere positiva, restare razionale e considerare che il 4 in confronto al 96 è un numero davvero basso e che quindi le possibilità che ciò possa accadere sono davvero molto basse, ma ho passato troppo tempo senza essere ricordata e i mesi che ho passato da sola hanno lasciato un segno troppo profondo in me per potermi far restare positiva in una situazione come questa.
E poi, se vogliamo essere davvero sinceri, sono talmente sfigata che se dovessi davvero farcela ne rimarrei scioccata.
Tasto, quasi senza pensarci, la tasca dei miei jeans e mi tranquillizzo non appena avverto il foglio di carta ripiegato che ci ho infilato dentro: in queste due settimane mi sono tenuta lontana dai lavori sulla macchina ignorando le proteste di Henry e Ethan solo per realizzare il contenuto di questo foglio che esprime perfettamente il mio modo di pensare, cioè o tutto o niente. 100% di probabilità, se di successo di errore non lo so ancora.
Ho pensato tanto al discorso di Henry e il giorno dopo sono tornata di nascosto nel laboratorio di notte, iniziando a studiare da sola una nuova formula da cui partire sulla base di quella che ho già trovato e dopo circa una settimana ho trovato un possibile risultato di cui però non ho informato nessuno dato che so già che mi impedirebbero di utilizzarla. Il fatto è che in questi mesi nono ho fatto altro che cercare l’aiuto di qualcuno, non ho fatto altro che dipendere dagli altri e se devo davvero smettere definitivamente di esistere, voglio che almeno sia per opera mia.
Avrei voluto avere più tempo o aver avuto l’occasione di fare degli esperimenti, ma in tal caso Henry ed Ethan se ne sarebbero accorti e adesso non posso neanche più aspettare perché da domani inizieranno a inserire i dati nella macchina.
Dovrò farlo stanotte, ma prima...
Mi alzo velocemente e vado verso l’interruttore della luce, spegnendola e accendendola a scatti per catturare l’attenzione di Henry e solo una volta che lui alza lo sguardo verso la luce con ara incuriosita e allo stesso tempo concentrata, inizio a trasmettere il messaggio che voglio fargli arrivare: “Puoi darci una giornata libera?”
Ethan si gira a guardarmi confuso, ma io lo ignoro e prima che Henry possa aprire la bocca per obbiettare inizio a trasmettere un altro messaggio con il codice morse: “Ti prego.”
Non so se esiste un modo per far capire le proprie emozioni attraverso il codice morse, ma se esiste devo averlo utilizzato in maniera inconscia perché Henry chiude la bocca e pensa sul da farsi come se avesse percepito la mia angoscia, per poi fare un piccolo cenno d’assenso sapendo che ho gli occhi incollati su di lui e che quindi non c’è bisogno di parlare.
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Forgot
Mystery / ThrillerQuando Bailey si è svegliata in un vicolo di Washington senza ricordarsi nulla sul suo conto se non il suo nome, ha pensato che niente poteva andare peggio di così. Ovviamente, non sapeva ancora di essere invisibile. Bloccata in questo stato senza l...