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Ethan’s pov

Dopo la morte di mia madre ho sempre avuto problemi a dormire.

Nei primi mesi tutte le mie notti erano costellate sempre dallo stesso incubo che mi faceva svegliare ogni volta di soprassalto con il corpo madido di sudore: mia madre sul letto d’ospedale che con il sorriso sulle labbra mi stringeva la mano e mi chiedeva di leggerle un libro ed io che le leggevo cime tempestose cercando di non badare al fatto che la stretta della sua mano sulla mia si faceva sempre più debole fino a non cessare del tutto.

Ogni volta mi svegliavo nel cuore della notte aspettando l’alba e pregando che la notte seguente avrei potuto dormire per più di quattro ore di fila, ogni notte quella scena ritornava a tormentarmi i sogni.

Ho fatto di tutto per fermare quegli incubi, cercando cercato metodo per smettere sui libri e su internet provando di tutto: la meditazione, con il non dormire la notte (arrivando ad un record che non mi sarei nemmeno immaginato), facendomi prescrivere dei farmaci; ma per quanto mi impegnassi ad evitare di sognare la morte di mia madre la notte, quella scena si ripresentava di giorno non appena sbattevo le palpebre.

Non importa quanto io ci abbia provato, dopo 10 mesi non sono ancora riuscito a fermare i miei incubi con l’unica differenza che ora non riesco a dormire per più di due ore a notte invece che quattro.

Fino ad oggi almeno.

Apro gli occhi ancora assonnato e li punto subito, come da rituale, sulla sveglia posta sul comodino a fianco al mio letto che segna le cinque di mattina.

Le cinque di mattina...

Ieri sono stato a parlare con Bailey di mia madre fino alle 11:30 prima che lei andasse a bere un bicchiere d’acqua con la promessa che sarebbe tornata subito ed io mi addormentassi e ciò vuol dire che sono riuscito a dormire per più di cinque ore! E per una volta invece di sognare il giorno della morte di mia madre, ho sognato quello in cui l’avevo portata al lago per il suo compleanno e tutto questo è grazie a Bailey...

Come se si fosse materializzata al mi solo pensiero, sento d’improvviso il peso del suo corpo schiacciato contro il mio e intravedo qualche ciocca dei suoi capelli rossi.

Strabuzzo gli occhi e abbasso lo sguardo trovandola con il volto schiacciato contro il mio petto e i capelli sparsi ovunque mentre mi stringe il busto con le braccia; provo a spostarmi a disagio cercando di non svegliarla, ma la cosa mi risulta impossibile dato che ha intrecciato le sue gambe con le mie ed è praticamente incollata a me, perciò quando provo a muovermi, lei apre subito gli occhi.

<<Buongiorno.>> mormora piano seppellendo uno sbadiglio contro il mio petto facendomi sorridere.

<<Non so se ne sei a conoscenza, ma esiste una cosa chiamata spazio vitale, ce l’hai presente?>> chiedo ironico cercando di mascherare l’imbarazzo e lei sorride sorniona puntandomi contro i suoi occhi azzurri.

<<Lo spazio vitale è sopravvalutato al giorno d’oggi, non credi?>> mi chiede con finta curiosità ed io trattengo un sorriso mentre scuoto la testa.

<<Ah no? E perché quindi mi stai abbracciando la vita?>> mi chiede impertinente e io la guardo confuso per poi realizzare che con un braccio che le sto davvero tenendo la vita con un braccio e siccome non l’ho fatto ora, questo vuol dire che stanotte ad un certo punto devo averla abbracciata.

Deglutisco e cerco di mantenere un’espressione impassibile per non dargliela vinta e prima che lei possa uscirsene con una delle sue battute inopportune cambio discorso <<Dimmi un po’, chi ti ha dato il permesso di entrare nel mio letto?>>

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