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Ethan’s pov

Qualche ora prima....

Provo una strana sensazione.

È iniziata con una piccola stretta allo stomaco che, a mano a mano che il tempo passava, si è fatta sempre più forte, fino a quando si è poi spostata al petto, che accelera i battiti ogni qual volta che poso lo sguardo sull’orologio appeso alla parete della camera di Amybeth.

Mi ci è voluto un po’ per riconoscere questa sensazione come sintomo della preoccupazione e mi ci è voluto ancora di più per capire da cosa era dovuta, dopo quasi un’ora sono riuscito a risalire alla fonte: Bailey.

È incredibile come quella ragazza mi tormenti anche quando non c’è.

In realtà non è nemmeno colpa sua, l’ho già lasciata sola per diverse ore da quando ci siamo conosciuti e lei mi ha sempre detto che la cosa non le dispiaceva finché aveva un modo per entrare nel mio appartamento e il permesso di leggere i miei libri, ma a mia discolpa posso dire che è normale che io sia preoccupato dato che questa è la prima volta che la lascio da sola con Austin da quando lui sa della sua esistenza e senza me come intermediario, ho paura che possa impazzire.

Inoltre stamattina non l’ho neanche aspettata siccome ero in ritardo per le lezioni anche se sapevo che aveva un milione di domande su Austin e su cosa mi avesse detto dopo che se ne era andata e adesso, molto probabilmente, mi strozzerà per averla lasciata tutto il giorno da sola a fare i conti con il suo bisogno continuo di risposte.

Tutti questi fattori uniti insieme mi urlano di tornare a casa, ma purtroppo sono bloccato da Amy a cui avevo promesso di aiutarla per scegliere un vestito per il compleanno di sua nonna.

Sbuffo e lancio un’altra occhiata all’orologio della sua camera che segna le sei e un quarto e sprofondo la testa nel cuscino pensando ad un modo carino per dirle che devo tornare a casa senza farla arrabbiare, ma poi mi maledico mentalmente e mi dico che non posso lasciare la mia fidanzata quando ha bisogno di me per una stupida preoccupazione.

Certo, il bisogno in questione riguarda dei vestiti e io l’ho già accompagnata in circa undici negozi diversi, perciò in teoria ho già fatto la mia parte e lei potrebbe chiedere ad una sua amica di aiutarla a scegliere tra i sei vestiti che ha comprato... ma no, io resterò qua ad aiutarla.

Ad interrompermi dai miei pensieri è un cuscino che mi arriva dritto in faccia e mi fa sobbalzare dallo spavento, mi tolgo il cuscino dal volto e mi giro verso la direzione da cui è stato lanciato trovando Amy con le mani sui fianchi e l’espressione arrabbiata in volto.

<<Oh, finalmente sei tornato nel mondo dei vivi.>> dice ironica <<È da dieci minuti che provo ha chiamarti!>> continua e io mi trattengo dallo scoppiare a ridere dato che è abbastanza ironico: ero troppo preso dal pensare che sarei restato per aiutarla che non mi sono reso conto che lei intanto mi stava chiedendo aiuto.

<<Scusa, stavo pensando al mio prossimo esame.>> mento dato che non posso dirle ciò a cui stavo realmente pensando senza evitare alla domanda sul perché lo stavo pensando <<Comunque secondo me con il vestito grigio saresti stupenda.>> aggiungo, in parte perché le voglio togliere il cipiglio arrabbiato che ha ancora in volto e dall’altra parte perché lo penso veramente.

<<Dici? Piace molto anche a me.>> ammette rivolgendomi un piccolo sorriso che ricambio prontamente <<Allora, come va la preparazione dell’esame?>> chiede prendendo il telefono e scattando una foto al vestito per mandarla sicuramente alle sue amiche.

<<Bene, ma a proposito di questo, c’è una cosa che devo dirti.>> dico e lei alza lo sguardo dal suo cellullare facendomi cenno di continuare <<Dopo questo esame io e Austin abbiamo pensato di tornare a Seattle per fare visita ai nostri genitori.>> dico e lei alza nuovamente lo sguardo dal cellulare, ma stavolta con il sorriso stampato in faccia, e posa il telefono per poi correre ad abbracciarmi ed iniziare a schioccarmi ripetutamente baci a stampo.

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