Paura

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Quando giungiamo nel salotto, mia madre e mia cugina stanno appena rientrando dalla loro uscita. Mia madre si dirige direttamente da mio padre, dandogli un dolce bacio a stampo, mentre mio zio abbraccia la sua adorata figlia. Lo stesso lo fa mio padre con me. Solo dopo mia madre nota Barnabus proprio al mio fianco. Ne resta stupita non si aspettava di vederlo qui anche oggi, anche se il suo stupore non nasconde affatto il sorrisetto felice che nasconde. Questa volta è mio padre a invitare Barnbus a restare per cena, l'uomo si trova costretto ad accettare. Le cameriere ci chiamano pochi minuti dopo per dirci che la cena è pronta, quando siamo a tavola ci disponiamo in questo modo: mio padre è a capotavola, mia madre è al l'atro capo del tavolo, io e mia cugina siamo da un lato e mio zio e Barnabus dall'altro. Io sono proprio di fronte a lui. L'uomo poggia il libro che gli avevo dato sul tavolo, mia madre lo nota.

"Quello lo avete preso dalla nostra biblioteca?" Chiede.

"In realtà è stata Zelja a consigliarmelo, so che ieri ho interrotto un'interessante lettura."

Mia madre mi guarda male "Spero che non l'abbia scocciata con futili parole e racconti."

"Niente del genere, anzi, questa passione di Zelja mi piace molto. Ci da modo di poter parlare di molte cose."

Mio padre prende parola "Vedi mia cara? Non è che se Zelja è diversa dalle tue amiche pettogle, allora è sbagliata."

"Caro!" Esclama lei.

"Coraggio sorella, anche voi adoravate leggere da giovane." Dice lo zio Julius.

"Ah si, madre?" Sorrido io.

"Secondo te perché una biblioteca così grande? Mi ci hai mai visto dentro, figlia mia? Ho molto lavoro da fare e purtroppo non posso dedicarmi alla lettura, ma tua madre prima di avere te si sarà divorata almeno tutti i libri presenti." Ridacchia.

"Tutti?!" Esclama Elisabeth.

"Se non tutti, quasi." Ridacchia Julius.

"È passato." Borbotta la mamma mentre abbassa la testa e inizia a mangiare.

Io rido mentre Elisabeth si avvicina leggermente al mio orecchio "Guardalo, ti sta osservando anche ora."

Ascolto le parole di mia cugina e porto gli occhi su Barnabus, è vero, mi sta guardando. Mi fa un piccolo sorriso, io lo ricambio. Passiamo la cena parlando un po' di tutto, dai libri al lavoro di mio padre, fino alle compere di mamma ed Elisabeth. Barnabus riesce a stare dietro a qualsiasi discorso senza alcuna difficoltà. Alla fine della cena, le cameriere portano il dolce, qualche alcolico per gli uomini e un po' di tè per noi donne. Dopo l'ultimo sorso di gin da parte di mio padre, inizia a tossire. Tossisce un paio di volte, si porta le mani davanti alla bocca. Mi spavento, così come la mamma che si alza per andare da lui.

"Albert, caro, tutto bene?"

Lui annuisce mentre tossisce ancora un po'. "Si... si, non preoccuparti non è nulla."

"Anche stamattina ha tossito in questo modo." Dice Barnabus.

"Davvero, padre?" Chiedo io avvicinandomi a lui, poggio una mano sulla sua spalla, lui me la stringe.

"Non temete, non è successo niente è solo tosse." Sorride. "Avrò un po' la gola arrossata e il gin deve averla infastidita un po' nulla di che. Visto? È già passato."

Mia madre lo guarda "Non dovremmo chiamare un medico?"

"Per così poco, tesoro?" Scuote la testa. "Sta tranquilla, non ce nè bisogno."

"E se continuasse?" Chiede Barnabus preoccupato.

"A quel punto non potrà dire di no, semplice." Risponde lo zio Julius.

Vivere in un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora