Il compleanno

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Sono rimasta bloccata, le chiavi sospese a metà tra l'entrare nella toppa e il cadere rovinosamente al suolo. Le tengo strette fra le mani, così come continuo a stringere il regalo al petto. Devo calmarmi o manderò tutto all'aria. Ma non mi aspettavo che lui fosse qui! Lui non doveva assolutamente essere qui! Si avvicina di un paio di passi, sicuramente è preoccupato dal mio silenzio. Agisco in fretta, faccio finita di sistemarmi la mantella ed infilo il regalo sotto le vesti, lo tengo stretto fra le cosce. Le chiavi, invece, le lascio scivolare all'interno della manica della mia camicia. Con le mani cerco di tenere la mantella il più chiusa possibile in modo che non si veda ciò che sto indossando, mi giro lentamente verso la persona alle mie spalle.

"Zio Julius, mi avete spaventata. Che ci fate qui fuori? Ero sicura che vi foste ritirato in camera vostra." sorrido nel modo più credibile possibile, poi noto cosa ha fra le mani "Il mozzicone di un sigaro? Non avevate smesso di fumare alla morte della zia Reese?"

Il suo sguardo si fa colpevole, sospira "È per questo che ero fuori, nipote. I problemi che insorgono a lavoro con la mancanza di tuo padre portano molti pensieri e questo è l'unico modo che ho per sfogarli." mi guarda "Zelja, fa sì che questo resti un nostro segreto, Elisabeth non deve saperlo."

"Zio non dovreste nascondere una cosa del genere ad Eli, sapete quanto lei vi adori..."

"Ed è proprio per questo che non voglio dirglielo, vedrei la stima che prova nei miei confronti distruggersi."

Scuoto la testa "Credo che sarebbe più delusa da una vostra bugia che da una crudele verità."

Sospira "Ci penserò." poi ritorna a guardarmi "E tu, mia cara nipote, che fai qui fuori a quest'ora?"

"Avevo bisogno di una boccata d'aria fresca, svuotare la mente mentre guardavo il cielo stellato."

"Sei preoccupata per tuo padre?"

Annuisco "Per lui sopratutto."

Mi passa accanto con l'intenzione di rientrare e appoggia una mano sulla mia spalla "Non temere, si riprenderà. Piuttosto, non restare troppo tempo qui fuori, vorrei che evitassi di beccarti un malanno."

Lo ascolto ma, prima che si allontani, appoggio una mano sulla sua "Zio, non dite alla mamma che mi avete vista qui fuori, non voglio farla preoccupare inutilmente."

Lui guarda il mozzicone del suo sigaro, poi me e poi la porta "Qui fuori? E chi è mai stato fuori? Io no di sicuro, e tu?"

Capisco l'antifona "Sono stata tutta la notte a letto, mai messo piede fuori da camera mia."

"E allora è meglio darci la buonanotte, nipote." apre la porta ed entra.

"Buonanotte, zio Julius."

La porta si richiude alle mie spalle e io lascio uscire un profondo respiro di sollievo. Prendo il regalo che stavo reggendo con le gambe e lo riporto stretto al petto, aspetto un paio di minuti e poi chiudo la porta a chiave dall'esterno. Metto le chiavi al solito posto e vado verso la stalla per prendere il mio fidato Eros, quando gli salgo in groppa, so che ormai non manca molto. Durante il tragitto ripenso allo zio, la sua vita non è affatto facile, non gliene faccio una colpa che sia ricaduto nuovamente in un vizio del genere. Con cos'altro potrebbe mai sfogarsi? Preferisco questo, piuttosto che si rovini la vita in altro. Sono stata davvero fortunata stasera, avrebbe potuto beccarmi e capire tutto invece me la sono giocata abbastanza bene. Quando arrivo fuori alla locanda, sento già cantare, lego il cavallo al solito palo, sento attentamente le parole.

"Perché è un bravo ragazzo! Perché è un bravo ragazzo! Perché è un bravo ragaaaaazzooooo e nessuno lo può negar!"

Quando entro vedo un'atmosfera un po' diversa, i tiratori d'ascia non sono al loro solito posto. Né gli altri pirati sono intenti a fare ciò che fanno di solito, anzi, sono tutti riuniti in cerchio a battere le mani e cantare. Al centro del cerchio vedo Birroil che tiene sulla sua spalla il piccolo Timmy. Al suo fianco una donna che, anche se dal viso stanco e sciupato a causa del lavoro, resta comunque bellissima. Arriva sotto la spalla di Bir, la sua carnagione è bianca, gli occhi scuri e i capelli neri come la pece. Abbasso il cappuccio della mia mantella e non posso fare a meno di sorridere. Timmy mi indica mentre mi avvicino, attira l'attenzione di suo padre per farmi notare. Lui lo mette giù e il piccolo corre verso di me, subito raggiunto da Cindy, Sam ed altri bambini.

Vivere in un sognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora