Stella Polare

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Gli annuisco, non mi importa dove vuole portarmi, in questo momento sono troppo contenta per fare domande. Prima di condurmi dove vuole, prende due calici di birra. Uno lo passa a me, in modo da non lasciarmi mai la mano che mi tiene stretta in questo momento. Mi guida lungo una stretta via fra le casette di questo posto. Mi conduce verso una specie di vecchio campanile, la porta in legno è completamente consumata, strano che un posto del genere non sia ancora caduto a pezzi. Apre la porta che scricchiola notevolmente prima di aprirsi del tutto, lo guardo leggermente intimorita ma mi rassicura con un sorriso. Non mi farebbe mai del male, no? Quando entro, chiude la porta alle nostre spalle e mi fa segno di seguirlo lungo le scale. Le scale cigolano ad ogni nostro passo avanti, fortunatamente reggono il nostro peso fino alla cima. Quando arriviamo su, proprio sotto la campana, Terence mi lascia la mano e va a sedersi sul muro di pietra, le gambe sospese nel nulla e lo sguardo sul cielo. Batte una mano al suo fianco.

"Forza, siediti."

Mi avvicino lentamente e mi siedo accanto a lui, guardo sotto di me, è bello alto qui "Ci regge, vero?"

Lui ridacchia "Dai, non fare la caga sotto. Ci vengo da sedici anni qui e mi pare di essere ancora vivo." sorseggia la sua birra "Forza, goditi la vista." allunga la mano "Guarda, lì c'è la Stella Polare."

Bevo dal mio boccale mentre con lo sguardo seguo ciò che mi sta indicando, vuole farmi distrarre dal guardare di sotto "Come fai a saperlo? Solo perché è la più luminosa?"

Scuote la testa "Certo che no. Nel cielo ci sono molte stelle, anche più luminose della Stella Polare. Ma ogni costellazione ha la sua stella più luminosa chiamata stella Alpha, poi c'è la Stella Beta e così via." tiene il braccio alzato ed indica il cielo come se stesse facendo un disegno, io mi avvicino un po' a lui per vedere bene dove sta indicando "La Stella Polare è semplicemente la più luminosa della costellazione del Piccolo Carro. Quindi è la più luminosa della sua costellazione ma non la più luminosa del cielo, anzi, è difficile da individuare al primo colpo."

"E tu come hai imparato a farlo?" chiedo continuando a fissare il cielo.

"Quando diventi un pirata lo impari se vuoi avere un modo per tornare a casa." mi guarda con la coda dell'occhio "Ti spiego come funziona." sposta leggermente il dito "La prima cosa da fare è individuare nel cielo il Grande Carro. Guardalo, è lì." me lo disegna con il dito "È la costellazione più facile da individuare nel cielo per la luminosità delle sue stelle e la forma caratteristica da cui prende il nome. Quattro delle sue stelle formano il carro e altre tre formano il manico. Ora concentrati sul lato del carro opposto al manico." sposta anche la sua mano, lo seguo passo per passo, apre le dita, precisamente il pollice e l'indice "Prendi la misura di questo lato con le dita e prolungalo di cinque volte." si ferma appena arriva a cinque "La Stella Polare si trova all'incirca in quella zona, ed è l'ultima stella del manico del Piccolo Carro."

"Wow... adesso saprò come trovare il Nord in caso di necessità." ridacchio.

Lui accenna una risata "Questo non te lo insegna la scuola per signorotti, vero?"

Scuoto la testa "No, mi sa proprio di no. Sopratutto a noi donne, cosa dovremmo farcene noi di sapere determinate cose? Siamo fatte per restare tra le quattro mura di una casa."

"È questo che vi insegnano?" mi domanda quasi confuso.

"Questa è la cosa meno strana che mi hai sentito dire." guardo lui e poi il cielo "Ad Orys siamo liberi, ma ci imponiamo dei limiti noi stessi. Se tu conoscessi mia madre, capiresti perché ci litigo spesso."

Beve la sua birra "È un'assurdità! Tu potresti viaggiare liberamente ovunque tu voglia, saresti libera da tutti i problemi che ora ti circondano." scuote la testa "Viaggiare per mare per me è stata una salvezza, devo tutto a Manto Scuro."

Mi volto verso di lui "Ti ha ridato una famiglia?"

Si volta anche lui verso di me, mi guarda negli occhi "Mi ha ridato una ragione per continuare a vivere. Dopo la morte dei miei genitori, Manto Scuro, trovò me e mia sorella... e quando lei spari nel nulla, lui mi chiese di fare parte dei suoi pirati. Non avevo molte altre scelte, accettai la meno peggio."

"Sei stato un ragazzo davvero forte, Terence...  altri si sarebbero persi."

"Oh, ma io sono perso. Non ho alcun punto fermo, vago da un posto all'altro nella più totale confusione. Ho poche cose che ancora mi legano a questa vita: la locanda, quei bambini e ultimamente... te."

Sbatto un paio di volte le palpebre a quella affermazione "Me?"

"Si, te. Sei piombata completamente a caso nella mia vita e sei continuata ad inciamparci più volte fin quando non sei diventata una costante. Ci alleniamo insieme, giochi con Thatch, ti stai integrando in questo posto, non mi dà fastidio il fatto che tu mi chiama Terence e qui non lo fa nessuno." appoggia una mano sulla mia guancia.

"Perché non lo fa nessuno?" chiedo mentre il calore di quella mano riscalda lentamente le mie guance che si colorano di rosso.

"Perché è il nome con il quale mi chiamavano i miei genitori, non ho mai voluto che venisse pronunciato da altre bocche se non le loro. Volevo lasciare impresso nella mia mente il suono della loro voce che lo chiamavano, eppure, quando lo hai fatto tu la prima volta, non sono stato in grado di fermarti." riporta il suo sguardo dritto nei miei occhi.

Il mio cuore inizia a battere più veloce, non so cosa mi prende "Se ti da spiacevoli ricordi, posso chiamarti Scar."

Lui scuote la testa "No, non voglio che mi chiami come tutti gli altri." si avvicina, scosta i capelli dal mio viso mentre i nostri nasi quasi si sfiorano "Mi piace il suono della tua voce mentre pronuncia il mio nome." non so cosa rispondere, sono completamente presa dai suoi occhi e dalle sue labbra sempre più vicine alle mie. Sento perfettamente l'odore della birra che esce dalle sue labbra.

"Terence..." sussurro.

Non si allontana "Kira... promettimi una sola cosa." è la prima volta che mi chiama per nome.

"Cosa?"

"Sto abbassando le mie difese, tu non mentirmi, non pugnalarmi alle spalle, non farlo mai. Lo hanno già fatto troppe volte."

Lo sussurra praticamente sulle mie labbra, non mi dà il tempo di rispondere che mi bacia. Io resto interdetta per un secondo ma poi non riesco a fare a meno di ricambiare quel bacio. Lento, dolce e caldo. Porta una mano dietro la mia nuca, mi avvicina a lui mentre il bacio si fa via via sempre più passionale. Mi prende in braccio, ci allontaniamo dal bordo di quel campanile e mi appoggia al muro, le mie gambe sono attorcigliate alla sua vita mentre le mie braccia al suo collo. La sua lingua si insinua fra le mie labbra incontrando la mia, gli stringo leggermente i capelli dietro la nuca, ciò lo fa mugolare. Si stacca da me per riprendere fiato, poi si volta leggermente verso le scale dalle quali eravamo saliti.

"I bambini..."

Io sono ancora confusa e spaesata da tutto quel turbinio di emozioni "I cosa? Chi?"

Mi mette giù lentamente e delicatamente, con un sorrisetto divertito dalla mia confusione "I bambini sono venuti a cercarci."

Nemmeno il tempo di finire la frase, che li vedo salire "Ti ho detto che erano qui!" esclama uno di loro.

"Ora mi pedinate?" domanda Terence tornando lo stesso ragazzo di sempre.

"Manto Scuro sta per fare il discorso, non vorrai perdertelo?"

Lui alza gli occhi al cielo "Certo che no. Forza, iniziate a scendere, noi vi seguiamo."

Mi guarda e mi prende la mano, io lo lascio fare e lo seguo. Passo lentamente la lingua sulle mie labbra, assaporando ancora quell'attimo precedente che era appena passato. Il mio cuore continua a battere forte, mentre tutto intorno a me sembra quasi fittizio. Guardo il profilo di Terence e mi rendo conto che è stato tutto vero, mi ha baciata e mi è anche piaciuto! Non dovrei provare questi sentimenti, non dovrei sopratutto sapendo che probabilmente sono in un altro mondo! Ma posso davvero negarmi qualcosa del genere? È stato il bacio più bello ma anche il più triste della mia vita. Non posso fare quella promessa a Terence, perché non posso mantenerla... eppure... sento che non voglio affatto perderlo.

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