CAPITOLO 21 - NATHAN

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Il momento che ho cercato di evitare per una vita mi ha raggiunto e io ho perso del tutto il controllo, di nuovo.

Mi ero ripromesso di inventare una scusa per togliere Elizabeth da quella situazione che io stesso ho creato, perché l'idea di spezzarle il cuore aveva iniziato a vorticarmi in testa troppo prepotentemente. Volevo portarla a casa mia e riaccompagnarla qualche ora dopo. 

Volevo rimediare ma senza confidenza, senza parlarle troppo, senza alcun tipo di contatto.

È quello che ho continuato a ripetere a me stesso per l'intera durata del tragitto verso casa mia mentre cercavo, a fatica, di non guardarla sprofondare nel sedile della mia auto mentre sperava di sparire. Ho persino evitato di provocarla con una delle mie solite battute quando con la coda dell'occhio ho notato che mi fissava con attenzione, poi siamo entrati a casa mia, ho acceso le luci e mi sono voltato per un attimo a guardarla.

Solo un attimo. Mi è bastato solo un attimo per impazzire.

Non so dirvi cosa mi è preso. Saranno stati i suoi lunghi capelli dorati appena spettinati, le spalle rilassate, il jeans scuro che le fasciava perfettamente i fianchi, forse l'intensità dei suoi occhi o il senso di tranquillità che mi travolge ogni volta che siamo insieme. Sarà stato il modo in cui mi ha detto che tra noi fosse tutto sbagliato mentre con gli occhi urlava proprio l'opposto. Sarà che nell'ultimo periodo ho passato fin troppo tempo a pensare a lei, alla sua bocca, alla sua voce, alla sensazione delle sue mani sulla mia pelle. Sarà l'eleganza con cui si muove, la bellezza naturale e pulita, il senso di sicurezza e normalità che mi fa respirare quando la provoco o il fatto che nonostante si ostini a dire il contrario da lei non mi sento mai giudicato. Sarà che è la prima volta che noto tutte queste cose di una donna ed è evidente che io non sappia gestire il tutto.

Sta di fatto che mi sono avvicinato per toccarla un'ultima volta, per ricordarle che il giorno dopo tutto doveva tornare come prima ma quando ho poggiato la fronte sulla sua la pelle ha iniziato a bruciare così come il mio bisogno di averla.

Mi ha guardato intensamente, come quasi nessuno sia mai riuscito a fare, e ha sussurrato le parole che hanno segnato la mia condanna «Io non ho mai smesso di odiarti Walker ma questa è l'ultima notte in cui posso sbagliare» non ho potuto fare a meno di sorridere, un attimo dopo la sua bocca cercava disperatamente la mia. Non sapevo cosa fare.

Una voce nella mia testa mi implorava di fare, per una volta, la cosa giusta. Mi implorava di allontanarmi da lei, di riaccompagnarla immediatamente a casa prima di strapparle il cuore in mille pezzi.

Elizabeth non è quel tipo di donna, non le basterà una notte e io non posso offrirle di più. Ma lei lo sa. Certo che lo sa.

Giuro che per un istante ho esitato, poi lei ha affondato le dita tra i miei capelli con forza e io ho smesso di respirare, ho smesso di pensare. Ho dimenticato tutto. Il buon senso, i buoni propositi, le promesse fatte a suo fratello e anche tutto il mio autocontrollo.

Una notte Nathan.

L'ho circondata con entrambe le braccia e l'ho sollevata per sentirla più vicina, lei ha stretto subito le gambe attorno a me e ho iniziato a baciarla. Dappertutto. Lentamente. Ancora e ancora. Ho baciato, succhiato e rivendicato ogni centimetro della sua pelle dalla bocca al collo. Elizabeth sembra apprezzare perché butta la testa all'indietro «solo stanotte» sussurro tra un bacio e l'altro mentre lei mi tira piano i capelli «ho bisogno di te solo stanotte» la mia voce è bassa ma rimbomba nel silenzio assordante del salone, inspiro piano mentre il suo profumo dolce si mescola con il mio.

Possiamo concederci un'unica notte in cui sbagliare, una sola.

Adesso basta giocare

Mi allontano quanto basta per guardarla negli occhi, le offro un'ultima occasione di salvataggio.

«Elizabeth» la guardo negli occhi, serio «se vuoi ti riaccompagno a casa, anche subito» continuo a guardarla cercando in lei anche la più piccola traccia di rimorso. 

Certo l'idea di lasciarla andare proprio adesso che ogni parte del mio corpo urla il suo nome non è il massimo ma non le farei mai nulla contro la sua volontà. Non lo farei con nessuna. Sono uno stronzo senza sentimenti, chiaramente problematico e difficile da comprendere ma odio gli abusi, di qualsiasi genere. Figuriamoci se si tratta di lei.

«Non voglio andare a casa» ammette sorridendo appena, le guance le si tingono di rosso quanto basta per mandarmi fuori di testa.

«E cosa vuoi Elizabeth?» mi avvicino alle sue labbra senza lasciare i suoi occhi che adesso scintillano maliziosi. Mi piace quando mi guarda in quel modo.

«Sai cosa voglio» la sua voce è incerta e più bassa, mi guarda le labbra e stringe appena le gambe attorno alla mia vita prima di continuare «è la stessa cosa che vuoi tu, credo» ora non mi guarda più, è in imbarazzo.

«Elizabeth» scandisco lentamente mentre piego di lato la testa e mi avvicino per costringerla a guardarmi, mi bagno le labbra con la lingua «dillo» ora la mia voce è quasi una supplica.

I suoi occhi tornano nei miei, le guance continuano ad andarle a fuoco, prende un bel respiro «Voglio te Nathan» dice tutto d'un fiato «solo per stanotte ma ti voglio».

Riesce a malapena a finire la frase perché inizio a baciarla di nuovo, lei sorride tra le mie labbra, sento l'urgente bisogno di sentire la sua pelle contro la mia. Subito. 

La tiro più su e la stringo tra le braccia mentre mi dirigo verso le scale. Elizabeth inizia a lasciare su di me una scia di baci dall'orecchio al collo quindi mi precipito in camera mia, varcata la soglia avvicino le labbra al suo orecchio.

«Ti voglio anche io Elizabeth e tra poco scoprirai quanto» sussurro poi la faccio scendere, è in piedi davanti a me, ha la pelle increspata dai brividi. 

Le sfilo il top rosso scuro e lo lascio cadere per terra, il reggiseno rosa antico di pizzo le copre i seni rotondi e perfetti. Lei non lascia i miei occhi nemmeno per un attimo, prende l'orlo della mia maglia e la sfila con un movimento deciso, poi mi poggia la mano sul petto e mi sfiora lentamente. È una sensazione nuova per me, di solito è tutto uno strapparsi i vestiti e dare sfogo agli istinti. 

È una sola notte tanto vale godersela. 

Le sbottono i jeans e li faccio scivolare per terra prima di mettere le dita sull'apertura del reggiseno, la guardo negli occhi per un istante alla ricerca del via libera che non tarda ad arrivare. Lo sbottono e lo sfilo, non posso far a meno di sfiorarle i seni con le mani, ora trattiene il fiato. Continuo ad accarezzarli piano poi mi abbasso per iniziare a baciarli, prima uno poi l'altro. Stringo appena il capezzolo tra i denti, poi lo succhio lentamente mentre lei affonda le mani tra i miei capelli e stringe forte, geme. Scendo più in basso lasciandole una scia di baci sull'addome che lei ritrae appena per istinto. Mi inginocchio e le sfilo le mutandine di pizzo rosa lasciandole cadere sul pavimento. 

Mi prendo un attimo per guardarla. È nuda, ha le guance arrossate, il fiato corto e gli occhi in fiamme.

«Elizabeth» non riesco a smettere di guardarla «sei bellissima» è l'unica cosa che riesco a dire. 

Sorride.

Se il prezzo da pagare per una sola notte con Beth è l'inferno che mi attende da domani in poi per me va bene, sono disposto a pagarlo, perché io il paradiso me lo immagino più o meno così.


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PER TUTTI I LETTORI, SÍ... PROPRIO PER TE

Vi ringrazio per essere arrivati fin qui, anche il capitolo ventuno è andato.

Spero di non avervi annoiato, la vostra opinione per me è molto importante e vorrei davvero sapere cosa ne pensate. Vi è piaciuto il capitolo? ❤️

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