[Ryujin's p.o.v.]
«Ma', sono a casa» spalanco la porta d'ingresso, poi alzo la voce per fare in modo che mia madre si accorga della mia presenza. Subito dopo mi dirigo in camera, dove poso zaino e giacchetto. infine vado in cucina, dove si trova la donna che mi ha sopportata per tutta la mia vita fino ad ora.
«Bentornata» afferma lei con un dolce e piccolo sorriso sulle labbra. Oggi fortunatamente sta meglio, anche se non ho ben capito cosa avesse ieri; ogni tanto le prendono delle crisi che non riesce a reprimere. La sua situazione non è delle migliori, per questo a volte mi preoccupo molto per lei e faccio di tutto pur di poterle garantire quei farmaci che, prima o poi, spero possano guarirla. Voglio pensare positivamente riguardo alle sue condizioni, voglio sperare che un giorno potrà tornare a sorridere spontaneamente come faceva con mio padre, voglio credere che un giorno potrà di nuovo tornare a vivere. In molti pensano che non ce la farà e forse andrà a finire così, ma non posso e non voglio per nessun motivo immaginare che il giorno in cui mi lascerà arrivi così presto.
«Com'è andata oggi a scuola?» mi chiede con il suo flebile tono di voce, così dolce e delicato.
«Come sempre, niente di nuovo» rispondo io mentre comincio ad apparecchiare il massiccio tavolo circolare.
«Dopo esco con le ragazze, hai bisogno di qualcosa?» durante il pranzo conversiamo del più e del meno senza affrontare nessun argomento in particolare, perciò la avviso dell'uscita che ho programmato.
«No, tranquilla. Vai e divertiti, a me ci pensi fin troppo» risponde lei con un'espressione un po' triste sul viso.
«Yaaa, lo sai che lo faccio volentieri, smettila di pensare di essere un peso per me» incrocio le braccia al petto mettendo su il muso, mentre le timide risate della donna risuonano appena nella stanza. Ogni tanto mi piace fare di tutto pur di sentirla ridere, anche se bisogna avere un udito pazzesco, perché le sue risate hanno sempre un volume molto basso.[...]
Dopo una ventina di minuti mi ritrovo sulla mia auto diretta verso casa di Jisu. In questi giorni sono tornati i suoi genitori e con loro anche suo fratello, quel bastardo che tanto mi sta antipatico. I primi giorni di scuola si stava così bene senza di lui, invece è dovuto tornare a scassare il cazzo. Non voglio pensarci e rovinarmi la giornata, perciò scaccio dalla mia mente quel pensiero andandone a cercare uno più piacevole. In realtà, credo di poter definire la persona a cui sto pensando come il pensiero più bello, quasi seducente.
Sì, ho pensato esattamente a lei: Yeji.
Non so che cos'abbia quella ragazza di così speciale da attirare la mia attenzione in questo modo, però mi lascia una sensazione di pienezza solamente guardandomi negli occhi. Credo sia la prima volta in tutta la mia esistenza che desidero una persona per me; non so perché, però la vorrei per me. Forse è solo una di quelle stupide cotte insensate che passano dopo un paio di mesi e io mi sto solo facendo dei film mentali inutili su tutto ciò. Se non fermo queste fallaci illusioni rischio di starci male, e non voglio soffrire più di quanto io lo faccia già.
Ma se... invece che farmi soffrire, Yeji fosse capace di farmi stare bene? A questo non avevo mai pensato, però sinceramente mi pare impossibile: non sto bene con me stessa, figuriamoci se adesso piomba una persona totalmente a caso nella mia vita e la rende meravigliosa. Sono alquanto scettica riguardo a queste cose, se ancora non si fosse capito. Fatto sta che quella ragazza è un po' come una fetta di pizza lasciata sola soletta sul tavolo: a chiunque verrebbe la tentazione di mangiarsela, ma Shin Ryujin sarà sempre più veloce di chi proverà a rubarla; perché? perché io amo la pizza!
Giuro che adesso la smetto di fare paragoni con il cibo.
Un quarto d'ora di viaggio e poi arrivo a casa della mia migliore amica, che mi accoglie sorridente complimentandosi con me per non aver ritardato troppo.
«C'è oggi quel rompi cazzo di San?» chiedo stizzita appena superata la soglia della porta d'ingresso.
«È di sopra, tra poco dovrebbe uscire».
«Allora possiamo uscire prima che lo faccia lui? Non ho voglia di vederlo anche qui oltre che a scuola, nonostante questa sia anche casa sua» incrocio le braccia al petto e sposto il mio sguardo altrove per non dover incontrare quello di rimprovero che mi sta riservando la mia migliore amica.
«A volte sembra proprio tu abbia cinque anni» risponde lei ridacchiando mentre si dirige verso il grande divano posto su uno dei lati del salotto. La maggiore prende posto ad una delle estremità seguita subito dopo da me.
«Dobbiamo aspettare tua cugina, non possiamo uscire senza di lei; e poi lo so che scapperesti via con me, ma adesso non è il momento» dice lei, con l'intenzione di provocarmi, data l'ultima frase. Con un sorrisino alquanto discutibile, Jisu si mette a cavalcioni sopra le mie gambe.
«Certo che scapperei via con te» le rispondo poi abbracciandola. Il nostro rapporto è un po' così, credo che sia una delle amicizie più belle che io abbia mai avuto in tutta la mia vita. Rettifico, è l'unica amicizia bella che ho avuto oltre al rapporto con mia cugina.
«Voi due, smettetela di fare cose poco appropriate in mia presenza» giusto un minuto fa ho parlato di lui ed ora eccolo qui a rompere i coglioni. Provo ad alzarmi dal divano scostando il corpo minuto della mia migliore amica, che, però, riesce a fermarmi.
«San fatti i cazzi tuoi» gli rispondo a tono non appena Jisu si interpone tra di noi.
«Oh andiamo Shin, non ti stavo simpatico?» il ragazzo dai capelli neri e rossi sulle punte mi guarda facendo gli occhioni e il labbruccio.
«Certo, come no» rispondo io roteando gli occhi e sbuffando. La mia migliore amica torna a sedersi al mio fianco, appoggiando una mano sulla mia coscia per provare a calmarmi: sa che suo fratello mi irrita parecchio.
«Vedi? Io sto simpatico a tutti» il maggiore fa spallucce con un sorriso del cazzo sul volto mentre continua a camminare verso l'ingresso della villa.
«Era sarcasmo il mio» ringhio di rimando verso il ragazzo che, annoiato, inizia a giocherellare con le chiavi di casa.
«Tu e quest'ironia così pungente: un altro modo per ribattere ce l'hai?» chiede lui atteggiandosi da superiore con aria di sfida dentro quegli occhi neri.
«Uso il sarcasmo perché uccidere è illegale» sorrido acidamente al fratello di Jisu che se ne va subito dopo la mia bellissima battuta: modestamente, l'ho tenuta in serbo per un'occasione come questa. Appena il rompipalle esce di casa, la castana mi batte il cinque per il modo in cui gli ho risposto ed entrambe scoppiamo a ridere. Dopo qualche minuto di forti risate, mi sdraio sul divano appoggiando il capo sulle gambe della mia amica, che comincia ad accarezzarmi dolcemente i capelli color della notte. Jisu concentra il suo sguardo sull'azione che sta compiendo e poi, con un sorriso tenerissimo, lo incatena al mio.
«Ti sta proprio bene questo colore» afferma riferendosi alla mia capigliatura.
«A me sta bene qualsiasi cosa, Jisu-ya» rispondo io dandomi delle arie e facendo la finta altezzosa.
«Adesso non esagerare Shin» lei è l'ultima ad avere parola prima che il campanello di casa si faccia vivo al nostro udito. Mi alzo io per non scomodare la padrona.
«Chi è?» chiedo poi a gran voce, mentre attendo una risposta dall'altra parte dell'oggetto che sto per aprire.
«Chi minchia vuoi che sia?» risponde con un'altra domanda la voce ben conosciuta di mia cugina, alla quale permetto l'accesso.
«Vedo che a stare con la migliore hai imparato a rispondere» le dico fiera appena sorpassa la soglia di casa con la sua camminata da modella.
«Sì certo, da te ho imparato a sparare cazzate» afferma lei andando a salutare Jisu, per poi prendere posto accanto a lei e farsi beffa di me.
«Yaaa, Jisu-ya dille qualcosa!» protesto io, chiedendo aiuto alla maggiore tra di noi che, invece di darmi una mano, ride ancora di più ripetendomi per la seconda volta in una sola giornata di sembrare una bambina.
«Quindi? Che si fa?» appena le acque si calmano, Yuna si interessa subito a come si svilupperà il nostro pomeriggio, cosa a cui non avevo pensato.
Non siamo solite programmare queste cose: una volta che siamo insieme decidiamo cosa fare e, appena si trova un'opzione valida per tutte, non resta che approvarla. Se devo essere sincera, non mi piace programmare queste piccole cose. I momenti più intimi, a parer mio, dovrebbero essere anche quelli più spontanei, quelli talmente tanto belli che a volte nemmeno si immaginano. La bellezza che c'è dentro le piccole cose è inquantificabile, per questo io sono dell'idea che andrebbero vissute tutte fino all'ultima, senza tralasciarne nemmeno mezza. Sono queste piccole e splendide esperienze che ci insegnano a vivere passo per passo e giorno per giorno restando sempre nell'oscurità di quella gioia momentanea che si prova una volta sì e due no.
«Usciam-»
«No» non lascio nemmeno finire la castana che subito una risposta negativa esce fredda dalla mia bocca rimbombando tra le pareti della casa. Piomba il silenzio nella stanza e gli occhi delle due ragazze sono puntati su di me. Probabilmente Yuna non capisce il motivo della mia risposta, mentre Jisu non si aspettava lo avrei detto.
«Mi sono persa qualcosa?» infatti, subito dopo, la bionda chiede spiegazioni su ciò che è accaduto durante la sua assenza.
«Ha battibeccato con San» risponde la maggiore, fredda e distaccata, allontanandosi dalla minore per prendersi uno spazio tutto per lei sul largo divano. Lineamenti seri, braccia e gambe incrociate, occhi persi nel nulla: classico comportamento che ha quando è arrabbiata o irritata da qualcosa.
«Lo sai che mi sta parecchio sui coglioni» mi impongo io, mentre, in piedi di fronte a lei, raddrizzo la postura e stringo le braccia al petto. So bene che Jisu preferisce uscire invece che rimanere qui dentro, ma non voglio andare fuori consapevole che un Choi San selvatico con il suo branco di maschi ignoranti si aggira per i dintorni; qualche esperienza con quei mentecatti l'ho già avuta e né io né loro siamo molto amichevoli gli uni con gli altri.
«Dai, vieni qui» mi rivolgo alla maggiore, aprendo le braccia e attendendo che si alzi da dove è seduta per abbracciarmi. Sbuffa sonoramente, poi alza le chiappe dal divano e mi stringe a sé.
«Sei fortunata che ti voglio bene, bastarda». «Ma quindi si esce oppure no?» continua imperterrita la bionda subito dopo. Da quando è arrivata si comporta in modo strano; non me la racconta giusta. Di solito scherzerebbe e mi prenderebbe in giro per la mia altezza, invece ora è semplicemente seduta sul divano in modo composto, con la sua piccola borsetta poggiata sulle gambe.
Devo indagare.
«Piuttosto: come mai tu hai ritardato?» mi stacco dall'abbraccio con la castana per osservare con sguardo serio, dall'alto verso il basso, la minore. Metto poi le mani sui fianchi, posa che mi conferisce maggiore autorità; sicuramente, la metterà in soggezione, così da farla parlare.
«Ho avuto qualche... problema» Yuna interrompe il contatto visivo che avevamo instaurato, permettendo ai suoi occhi di vagare irrequieti per il lucido pavimento della villa.
«Che tipo di problema?» chiede poi la maggiore con un tono più dolce, per far sì che la diretta interessata si senta sicura: deve sapere che con noi può parlare di qualsiasi cosa.
«Sempre il solito» ammette poi a capo chino, con la voce quasi spezzata. Io e Jisu ci scambiamo uno sguardo d'intesa, poi entrambe andiamo a confortare mia cugina con parole di comprensione e abbracci.
«Yuna, stai tranquilla, se non riesci a mangiare con noi puoi parlarne. Poi troveremo una soluzione, non preoccuparti» provo a calmare il suo animo triste con le mie parole e un sorriso, che spero possa farla sentire meglio. Da un po' di tempo a questa parte, la bionda sta avendo diversi problemi di questo tipo e spero solo che non sfocino in qualcosa di più grande e serio come l'anoressia.[...]
Tra un discorso e l'altro passa il nostro pomeriggio, durante il quale abbiamo concordato di rimanere in casa invece che uscire. Alla fine sono riuscita a convincere anche Jisu, però non è stato per nulla facile. In questo momento, la padrona di casa e mia cugina stanno facendo karaoke mentre io me ne sto sempre seduta sul divano a canticchiare le canzoni che loro urlano e a vagare per la homepage di Instagram. A loro piace molto cantare e sono anche molto brave: Jisu ha una voce potente ma al contempo angelica mentre quella di Yuna si può definire delicata e precisa nel toccare anche le note più alte. Lo so che non sembra, però adoro starle ad ascoltare, a volte le ho anche registrate di nascosto per poter portare le loro voci divine sempre con me. Il mio sguardo si concentra sulle persone che stanno urlando e facendo casino davanti a me, permettendo ad un largo sorriso di prendere spazio sulle mie labbra, poi torno a guardare quei post ai quali non dò attenzione. Li ignoro tutti, fatta eccezione per uno.
Si è fatta bionda.
«Porca puttana» esclamo prima di tossire un paio di volte e, solo dopo, tornare a respirare. Non credo esistano parole per definire una bellezza tale, perché forse nemmeno esiste quest'ultima tra noi comuni mortali. Pensavo che non avrei più avuto una reazione del genere al solo vedere la foto di qualcuno, eppure il mio cuore ha iniziato a battere sempre più velocemente.
«Ryu, stai attenta che soffochi» mi prende in giro la bionda mentre termina la canzone che stava cantando poco fa.
«Stai bene?» si preoccupa invece Jisu, accorrendo in mio soccorso.
«Sì sì, sto bene, ho solo visto una cosa» rispondo sempre con lo sguardo fisso sullo schermo del cellulare ad ammirare l'immagine di Yeji.
«Per aver avuto una reazione così cos'hai visto? Un porno?» continua la minore facendo ridere la mia migliore amica, che si gira verso di lei per riprenderla giocosamente. Dopo poco la castana mi sfila il telefono di mano per guardare ciò che sono rimasta ad adorare fino a questo momento.
«Sei quasi soffocata per questa foto? Beh, allora è più che comprensibile» afferma lei per poi passarmi di nuovo il cellulare sul quale clicco due volte per mettere mi piace all'immagine.
«Cos'ha visto?» chiede Yuna alla padrona di casa.
«Una foto di Yeji, la mia compagna di classe» risponde poi.
«Quella che è svenuta oggi nel corridoio?» continua a fare domande come se nulla fosse mia cugina, ma al sentire quella frase sussulto.
«COME SCUSA? È SVENUTA? E IO DOVE CAZZO ERO?!».
«Ryujin, stai calma, non c'è bisogno di agitarsi» tenta di calmare il mio animo in subbuglio Jisu, senza però ottenere dei buoni risultati.
«Sì che devo agitarmi, è fottutamente svenuta! C'era qualcuno lì a soccorrerla, vero?» chiedo poi io irrequieta alternando lo sguardo tra le mie due amiche.
«Sì, c'era Chaeryeong» risponde Yuna con le guance rosse, parlando della sua cotta, facendomi così tirare un enorme sospiro di sollievo.
«Bene, ora che hai smesso di fare l'innamorata sclerotica possiamo tornare al nostro karaoke» conclude infine la castana ricevendo da me delle lamentele.
Non so se stia veramente bene ora, perciò decido di scrivere a Yeji, sperando che non ignori i miei messaggi.Ora non mi resta che attendere una sua risposta...
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ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸ
FanfictionYeji è un'ex studentessa sudcoreana trasferitasi a Los Angeles con la sua famiglia. Lì comincerà una nuova vita, continuerà la scuola e cercherà nuove amicizie trovando, inaspettatamente, anche un nuovo amore. [ᴇsᴛʀᴀᴛᴛᴏ ᴅᴀʟʟᴀ sᴛᴏʀɪᴀ] «Io non so amar...