• ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ғᴏᴜʀᴛʏ: ᴛʜᴇ ʙᴇɢɪɴɴɪɴɢ ᴏғ ʀᴇᴠᴇɴɢᴇ ᴘᴛ.1 •

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[Unknown's p.o.v]

«Quindi? L'hai scoperto il suo nome sì o no?» dannati scagnozzi: l'unica cosa che sanno fare è premere il grilletto contro gente innocente. Gli avevo chiesto un nome e qualche informazione, niente di più; spero che questa volta l'abbia trovato.
«Si chiama Taehyung, ho anche una foto» l'uomo mi allunga l'immagine stampata di un ragazzo alto con i capelli corvini, anche piuttosto bello.
«Ecco a te, come accordato» sanno a malapena fare il loro lavoro e vanno anche pagati. È fortunato che sono una persona generosa, perché la bellezza di duemila dollari non si guadagna tanto facilmente. Per un lavoretto così poi l'avrei dovuto pagare a schiaffi, altroché fior di dollari.
Gli occhi dell'uomo brillano non appena vede il denaro, come se fosse capitato tra le sue mani quasi per caso, poi lo porta velocemente dentro una tasca e si dilegua nel buio.

Non so che ore sono, forse le tre, ma ora ho cose più importanti alle quali pensare. Secondo gli uomini di mio padre, Jungkook, il mio attuale ragazzo, lavora per Kwon, nonché boss del clan più importante e potente della zona. È stato proprio il mio amorevole papà a volere che io mi avvicinassi a Kook, in modo da potergli sfilare informazioni riguardo al suo presunto posto di lavoro. Nell'ultima settimana, ho cercato di stare con lui il maggior tempo possibile per provare a capire gli orari in cui esce di casa per andare a lavorare. Mio padre ha deciso di pedinarlo con l'intento di scoprire dove si nasconde quel sorcio di Kwon e, grazie al mio preziosissimo aiuto, è riuscito nel suo intento. Io, d'altro canto, ho deciso di sfruttare questa mia vicinanza ad uno degli uomini più fidati del caro Kwon per quel piatto che deve sempre essere servito freddo: la vendetta.
Qualche tempo fa, c'è stata una piccola rissa al Twenty Shots che ha coinvolto questo Taehyung e un altro membro del suo stesso clan che, a quanto pare, è molto vicino alla persona della quale devo vendicarmi. Tutto quello che devo fare ora, è trovare Taehyung.

Cammino a passo felpato per i vicoli bui e freddi di Los Angeles. Nessuno deve sapere che sono stata qui, specialmente mio padre, perciò non devo farmi riconoscere. Porto una felpa molto larga, il cappuccio sulla testa, un paio di skinny jeans neri e una mascherina a coprirmi ciò che resta di visibile sul viso. Ho studiato bene la zona tramite diverse cartine e mappe sul cellulare, per questo so dove passare per evitare di essere scoperta. E poi, gli uomini di mio padre in questa città, si possono contare sulle punte delle dita, dato che non è qui il centro del suo business.
D'altro canto, l'uomo che mi ha messa al mondo è scrupolosissimo per quanto riguarda il controllo del territorio; fortuna che mi sono fatta furba a forza di convivere con le sue prove e i suoi giochetti. Arrivo davanti ad un vicolo completamente buio, esattamente il posto in cui ero diretta, e lo percorro tutto d'un fiato a passo svelto. Una delle ultime ricerche ho fatto tramite Google Maps, rivelava una piccola entrata non sorvegliata del luogo in cui, secondo il mio astuto pensiero, si nascondono Kwon e i suoi uomini. Si tratta di una finestrella sul retro di quelle mille stanze sotterranee; se entro da lì, sicuramente nessuno se ne accorgerà. Devo solo stare bene attenta a dove vado a mettere i piedi, in tutti i sensi.
«Bingo» esclamo in un sussurro quando appare davanti ai miei occhi la piccola finestrella che stavo cercando. Sorrido per la vittoria incassata e mi dirigo silenziosamente verso il mio obbiettivo. Forse è già stata forzata in passato, perché non mi è costato nulla scardinarla. La poso poco lontano dall'apertura che mi concede l'accesso a questo posto, poi mi calo dentro lentamente senza fare rumore.
«Cazzo... è alto» mi lascio cadere dentro la stanza sulla quale si affaccia la finestra e per poco non perdo l'equilibrio: ho fatto un bel volo. Fortunatamente qui dentro non c'è nessuno; tutto ciò che posso distinguere dal buio è qualche scaffale qua e là.
Avanzo verso la porta dal lato opposto della stanza con le orecchie tese per poter sentire anche il minimo movimento di altri soggetti al di fuori di me. Qualche vetro rotto per terra scricchiola quando viene calpestato dalle mie scarpe; se solo riuscissi a vedere dove metto i piedi eviterei di pestarli, questi maledetti vetri. Arrivo vicino alla porta che trovo inaspettatamente socchiusa. Aderisco con la schiena alla parete e provo a scrutare la stanza che si trova al di là della porta, ma riesco a vedere ben poco. Riesco a sentire un paio di voci, nulla di più. Devo farmi venire in mente un modo per distrarre chi si trova lì dentro. Cerco con lo sguardo nella stanza qualcosa che possa aiutarmi, finché i miei occhi non si posano sul pavimento. Faccio qualche passo in avanti e afferro uno di quei vetri rotti che ho calpestato poco fa; se io riuscissi a lanciarlo nell'altra camera in modo tale da spostare l'attenzione dei presenti sul piccolo vetro, potrei passare alle loro spalle. Mi avvicino nuovamente alla porta e posiziono il pezzo di vetro rotto nella fessura.
Tre... due... uno... e lo lancio il più lontano possibile dal lato opposto al quale ho sentito le voci. Torno velocemente con la schiena contro il muro quando sento il vetro cadere a terra e il silenzio calare. Blocco anche il respiro per evitare qualsiasi rumore proveniente dalla stanza in cui sono io; se mi scoprissero probabilmente non uscirei viva di qui ed è esilarante da pensare, perché l'unica persona che non uscirà viva di qui non sarò io.
Non so perché io ce l'abbia così tanto con lei, ma su qualcuno dovrò pur scaricare la mia rabbia, no?
«Queste maledette finestre... dobbiamo dire di nuovo a Kwon che vanno cambiate» uno di loro muove dei passi in direzione del vetro che ho lanciato.
«Fammi vedere se riesco a rimetterla a posto io, almeno per ora» il secondo lo segue subito dopo. Veramente ho avuto la fortuna di tirare un pezzo di vetro sotto una finestra rotta senza essere scoperta? Che culo.
Spingo un poco la porta e corro silenziosamente verso l'altro lato della stanza, dove trovo un'uscita. Apro anche quella porta quanto basta per passarci senza fare troppo baccano, poi la richiudo alle spalle e tiro un sospiro di sollievo. Davanti ai miei occhi, come per magia, il ragazzo che stavo cercando; oggi è proprio il giorno buono per cominciare ciò che ho in mente.
«E tu chi cazzo sei?»
«Sono la persona che ti aiuterà ad ottenere vendetta» e così, senza rivelare la mia identità, comincio a spiegare ogni cosa al ragazzo interessato davanti a me.

ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora