• ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ᴛʜɪʀᴛʏsɪx: sᴛᴀʏ ᴡɪᴛʜ ᴍᴇ •

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[Yuna's p.o.v.]

Sono nuovamente a casa di mio padre, perciò ho colto l'occasione per invitare Chae qui da me; in teoria, non dovrebbe abitare tanto lontano. Inutile dire che sto facendo i solchi sul pavimento a forza di camminare avanti e indietro per tutte le stanze della casa. Ho tanta voglia di vederla, ma sono troppo in ansia. E se non le piacesse la casa? E se vedesse che è un disastro perché quando cerco di mettere in ordine mi distraggo a miagolare e insultare i gatti della vicina? Cosa dirà quando verrà a sapere che i miei sono separati? Non ho mai fatto lavorare così tanto i miei tre neuroni; se continuo in questo modo daranno di matto ancora più di quanto lo stiano facendo ora. Però, ora che ci penso, lei ha detto di amarmi. Ultimamente me lo dice sempre, perciò non dovrebbe farsi tutte quelle domande che ho elencato prima, vero?
«Tesoro, tra quanto è qui Chaeryeong?»
«Tra mezz'ora, papà»
«YUNA, PER QUALE ASSURDO MOTIVO CI SONO I VESTITI DELLA VICINA SOTTO IL MIO MATERASSO?!»
«SONO TROPPO IMPEGNATA AD AGITARMI PAPÀ, NON DISTRARMI» ma guarda te questi adulti come sono insolenti. Ho chiesto a mio padre se avessi potuto invitare la mia ragazza proprio qualche ora fa e, da quel momento, non ha fatto altro che agitarsi più di me. Sta provando a riordinare per fare bella figura, per quanto sia possibile, dato che c'è un caos enorme qua dentro. E poi ho nascosto i vestiti della vicina sotto il suo letto perché, quando quella zitella acida ha steso i panni, sbattevano contro la mia finestra. No, non è vero: li ho rubati perché mi servono munizioni per colpire quei suoi gattacci fastidiosi quando invadono il mio spazio vitale.
Ora che ci faccio caso, non mi sono nemmeno cambiata. SHIN YUNA MA SEI RITARDATA O SEI COGLIONA?!
«Maledizione!» corro fino in camera mia mentre mi tolgo la maglia, ma inciampo su una felpa non appena provo a togliermi l'indumento che indosso. Mormoro qualche imprecazione a bassa voce e mi rialzo subito; non ho tempo da perdere, anche se stavo per rompermi un fottuto ginocchio. Cerco qualcosa di decente da mettermi in ogni singolo posto possibile immaginabile: sotto il letto, nell'armadio, dietro la porta, tra i vestiti stesi della vicina, nella dispensa, dentro il congelatore, nella vasca da bagno e perfino dentro la lavatrice. Niente di niente. Lo sapevo che non avrei dovuto cominciare a lanciare i miei vestiti, ma subito quelli della vicina; dannata Yuna, quando hai questi lampi di genio dovresti sfruttarli fino all'ultimo.

Qualche sera fa ho parlato a mio padre di Chae. Gli ho detto di come mi fa sentire, delle attenzioni che mi riserva, del modo gentile ed amorevole in cui mi tratta. Gli ho rivelato che sono innamorata di lei sin dalla prima volta che, per sbaglio, l'ho guardata e lui non mi ha giudicata, anzi: si è messo a piangere per l'emozione. Non mi aspettavo avrebbe reagito così, o meglio, sapevo sarebbe stato felice ma non a tal punto. Mi ha fatto molto piacere vederlo così fiero di me, nonostante ciò che sono condizionerà la mia vita più di una volta. Ad interrompere questo flusso di dolci pensieri, arriva il maledetto suono del campanello.
«CAZZO, MA SONO IN MUTANDE» mi lancio sul letto per poter prendere un paio di pantaloni presentabili che prima ho scaraventato dal lato opposto della stanza. Li indosso alla velocità della luce, talmente tanto velocemente che mia nonna quando deve tirare fuori i biscotti bruciati dal forno può accompagnare solo. Fortunatamente sono riuscita a trovare una felpa che si potrebbe anche definire carina, se non fosse per quella patacca di pittura che c'è su una manica. Non parliamo poi dei miei capelli: sembrano il nido di una cicogna. Corro giù per scale, rischiando di slogarmi una caviglia, poi arrivo davanti al portone principale.
«Ehi» saluto timidamente la maggiore quando le concedo l'accesso alla mia umile e disastrata dimora.
«Mi sei mancata» lei viene verso di me con un sorriso enorme e mi abbraccia; poi mi lascia un delicato bacio e, infine, fa il suo ingresso in casa. Richiudo il portone e mi volto verso di lei, che si guarda attorno incuriosita dall'arredamento un po' antico: in mia discolpa, posso dire che mio padre è un collezionista di antiquariato. Giuro che non ho scelto io di mettere nella stessa stanza un Moai alto mezzo metro, una riproduzione della maschera funeraria di Tutankhamon e dei modellini delle auto del Novecento.
«E-ehi, io sono... suo padre» dice l'uomo dopo aver sceso le scale mentre, con una mano, si sistema meglio gli occhiali sul naso. Fa sempre così quando gli presento qualche mia conoscenza: è un tipo alquanto timido.
«Piacere di conoscerla, io sono Lee Chaeryeong» la castana muove dei passi in direzione di mio padre per stringergli la mano, mentre entrambi si scambiano un'espressione serena.
«Yuna mi ha parlato tanto di te, sono felice di poterti conoscere»
«Dai papà!» protesto contro mio padre che, come ogni volta, sa come mettermi in imbarazzo davanti alle persone. Gli voglio bene, però quando fa così vorrei scomparire dalla vergogna.
«Va bene, ho capito: vi lascio da sole» l'uomo mi batte una pacca sulla spalla prima di sedersi sul divano del salotto per guardare la tivù. Io prendo Chae per mano e la guido fino al piano di sopra, portandola in camera mia. Ci chiudo dentro, così da non essere interrotte se si dovesse creare un certo tipo di atmosfera.
«Vedo che parli spesso di me, eh?» la maggiore prende posto ai piedi del mio letto e mi sfotte con un'espressione divertita.
«Ogni tanto, non spesso» la correggo io mentre provo a non sprofondare ulteriormente nell'imbarazzo più totale.
«Yuna, mi sento in dovere di parlarti di una cosa» il viso di Chae si rabbuia non appena pronuncia queste parole, i suoi occhi impegnati ad evitare i miei. Mi siedo accanto a lei sul letto e provo a rassicurarla stringendo le sue mani fredde nelle mie.
«Premessa: ciò di cui ti devo parlare non è affatto bello e sono certa che potrebbe compromettere il nostro rapporto»
«Mi hai tradita?»
«Ma no, scema! È l'unica cosa che non farei mai»
«E allora parla, perché mi sto iniziando a preoccupare» Chaeryeong abbassa lo sguardo non appena finisco la frase, forse cercando le parole giuste da usare. Lo ammetto: sono spaventata.
«Io... sono un'autolesionista. Desidero morire ogni volta in cui mi ferisco» a questo punto avrei preferito che mi avesse tradita. Questo fa mille volte più male di ciò che pensavo. Tante lacrime cominciano a bagnare le iridi chiare di Chae e non posso far altro che amarla ancora di più per la sua fragilità. Ora ho così tanta paura che le accada qualcosa che credo non la lascerò più libera un secondo.
«Io capisco se non ti fiderai più di me, capisco se mi odierai per questo, capisco se non mi vedrai più come prima. Volevo solo avvisarti del fatto che potrei andarmene da un momento all'altro senza che nessuno se ne accorga» non so cosa stia provando a fare ora con quel sorriso sforzato in viso, ma non mi sta di certo rassicurando.
«Chae parlarmi, dimmi cosa c'è che non va» ormai anch'io con gli occhi pieni di lacrime cristalline, imploro la maggiore di rivelarmi cosa la porta a farsi del male. Non so se riuscirò a reggere il dolore che mi sta portando questa conversazione, ma devo provarci. Lo faccio per lei, perché ha bisogno di me.
«I miei genitori, soprattutto mio padre: non gliene importa nulla di me. E poi io... sono una persona deplorevole» afferma flebilmente Chae. Dalle sue iridi chiare, tante lacrime continuano a cadere come le foglie che si staccano dagli alberi. Non pensavo che stare con lei mi avrebbe fatto provare anche tutte queste emozioni indescrivibilmente orribili. 
«Mi sembra di stare sotto la pioggia da anni, di star morendo lentamente. Non ce la faccio più a sopportare tutto questo» il pianto incontrollato della mia ragazza irrompe nella stanza, rompendo la quiete e anche il mio cuore.
«Yuna, tu sei l'unica cosa bella che mi sia mai capitata... Ti prego, resta con me» la maggiore abbassa il capo, ormai distrutta da tutti questi pensieri e queste parole, mentre io l'abbraccio provando a farla sentire più vicina a me. Mi uccide sentire che sono l'unica cosa bella della sua vita, perché non dovrebbe essere così per una ragazza di soli sedici anni. Non posso far a meno di piangere qualche lacrima amara, mentre accolgo delicatamente tra le mie mani le sofferenze della ragazza che amo con tutto il mio cuore.
«Anche se ti farai del male, io rimarrò con te. Non ti lascio sola, Chae: non me lo perdonerei mai» sollevo il viso della castana verso il mio. I suoi occhi da cerbiatto si illuminano non appena percepiscono la speranza che sto provando a dare alla mia ragazza: non posso lasciare che se ne vada da un giorno all'altro, non lo sopporterei.
«Ora siamo qui, siamo insieme e lo saremo fino alla fine. Mi hai capita?» sorrido in direzione di Chae mentre lei, con un gesto agile, si siede a cavalcioni sulle mie gambe e mi stringe forte a sé. Ricambio la stretta, inizialmente sorpresa dal suo gesto, e mi lascio trasportare dai battiti del cuore della maggiore, che ora stanno rallentando.
«Starò con te sotto la tua pioggia e attenderò che torni il sole con la mia mano stretta alla tua. Te lo prometto» spero che questa affermazione la convincerà di ciò che le ho detto finora. Non me ne andrei mai, nemmeno se mi pagassero miliardi di dollari. Chae interrompe l'abbraccio, mi prende il viso tra le mani e, con gli occhi un poco arrossati, sorride serena.
«Ti amo Yuna, e nemmeno ti immagini quanto» afferma la mia ragazza mentre mi sposta una ciocca di capelli biondi dietro l'orecchio.

[...]

Abbiamo passato il pomeriggio a parlare di ciò che ci passava per la mente, provando ad essere il più sincero possibile l'una con l'altra. Chae mi ha spiegato meglio cosa non va con i suoi genitori e con tutti gli altri problemi che le tolgono il sonno la notte. Devo ammettere che non sembra stia nascondendo al mondo tutto questo; è quasi inquietante il modo in cui non fa trasparire nulla. Si è lasciata andare e, ora che ha il cuore leggero per essersi confidata con me, si trova totalmente a suo agio. Ci siamo sdraiate sul mio letto, lei con la testa adagiata sul mio petto, mentre fuori l'imbrunire avanza. Tra noi è calato un debole silenzio, rotto solo dai miagolii di quelle bestiacce pelose della vicina: mi sa che non gli ho ancora fatto capire bene chi comanda.
«Lo sai che stare con me non sarà facile, vero?» la maggiore si distrae dai suoi cupi pensieri cominciando a giocare con le dita della mia mano.
«So che non lo sarà, ma nella vita tutto è complicato, specialmente le cose per cui vale la pena lottare» lascio parlare il mio cuore per avere qualche speranza in più di rassicurare la mia ragazza. Sto facendo tutto il possibile perché possa sentirsi accettata da me, perché capisca quanto è importante e preziosa una persona come lei a questo mondo.
Ognuno di noi è insostituibile.
Siamo come miliardi di colori, uno diverso dall'altro, dipinti sulla stessa tela: la Terra. Anche il puntino più insignificante, quello che ai nostri occhi può risultare inutile, rende il quadro un po' più speciale. Bisogna solo capire questa nostra unica unicità, questo universo che vive solo ed esclusivamente dentro i nostri cuori, dentro le nostre anime e dentro le nostre menti. E poi, se si guarda attentamente, questi colori dipinti dall'Altissimo sono proprio una meraviglia tutti insieme.
«Tu sei l'unica persona che mi fa tornare la voglia di vivere»
«E io ti giuro su tutto ciò che ho di più prezioso, che vivrai i tuoi anni più belli al mio fianco»
«Resti con me, Yuna?»
«Resterò con te fino a quando ne avrai bisogno»

ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora