• ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ᴛᴇɴ: ɪᴛ ʜᴜʀᴛs •

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[Ryujin's p.o.v.]

Sono in classe solo da poco più di venti minuti e, nonostante questo, sono già totalmente con la testa a fanculo. Lei me la sta mandando a fanculo, è tutta colpa sua. Devo togliermela dai pensieri prima che sia troppo tardi e prima che finisca come l'ultima storia seria che ho avuto. Dopo quella triste e dolorosa esperienza mi sono lasciata trasportare dalle storie per nulla impegnative, quelle da una botta e via per intenderci, e voglio evitare di perdere i progressi fatti in questi mesi. E allora per quale assurdo motivo non riesco a lasciar stare la felpa ancora impregnata del suo profumo che mi ha restituito questa mattina? Ce l'ho tra le mani da quando me l'ha ridata, non riesco a riporla per paura che il suo odore se ne vada. La mia attenzione è completamente catturata dal mio indumento viola che sembra proiettare nella mia mente i dolci lineamenti di Yeji. Si muovono come farfalle a primavera tra i miei pensieri; non mi lasciano un attimo di tregua per riprendere fiato dal fondo di quello che sembra essere un mare di bellezza eterea, ossia il suo essere. Cazzo, non di nuovo. Non posso essermi innamorata un'altra volta. Oh fanculo, anche se volessi, non potrei farci nulla; perciò tanto vale provare. Potrei provare a parlare con Chaeryeong, dato che credo stia diventando una buona amica della ragazza a cui sono interessata: le ho viste più di una volta insieme durante i cambi delle ore o prima delle lezioni oppure anche a mensa. Se qualcuno se lo stesse chiedendo sì, più di una volta ho spiato la maggiore senza farmi vedere e credo che questo basti per capire che un po' mi piace...
Oggi, per mia sfortuna, le ore sono da novanta minuti, quelle ore che non terminano nemmeno se ti metti a pregare in aramaico il preside. Prima di riuscire a parlare con Chae dovrò aspettare il primo oppure il secondo cambio di lezione, o, ancora, la pausa pranzo; poi, conoscendola, non le vado molto a genio, quindi non so se vorrà aiutarmi.
Però, ora che ci penso, Yeji è.... insomma, per me è troppo. Lei è alta, bella, magra, intelligente, gentile, serena, disponibile, carismatica mentre io sono tutto l'opposto. Dai, chi voglio prendere in giro? Nessuno vorrebbe stare con me; per questo sono stata scaricata più volte da più persone, a volte anche nello stesso momento. Sono un rifiuto della società, di quelli che se non ce ne fossero si starebbe di gran lunga meglio. Cosa posso portare io di buono a questo mondo? Gestisco un fottuto giro di spaccio con il solo scopo di guadagnare qualcosa per comprare gli antidepressivi a mia madre, senza curarmi del fatto che, per colpa mia, centinaia di ragazzi rischiano di morire di overdose. Sono proprio una persona fantastica, complimenti a me.

[...]

Suona la campanella dopo quegl'interminabili minuti di lezione di non mi ricordo quale materia. Raccolgo velocemente lo zaino da terra e lo metto in spalla prima di correre in direzione di Chaeryeong, che già stava uscendo dalla classe insieme agli altri studenti.
«Chae! Fermati un attimo» alzo un po' il tono di voce per far sì che la ragazza da me nominata mi noti anche se sono alle sue spalle.
«Che vuoi?» risponde lei in modo sgarbato fermandosi e incrociando le braccia al petto. Mi metto di fronte a lei, il respiro un po' affannato per la piccola corsa, poi prendo parola.
«Dovrei chiederti un piacere; possiamo parlare a mensa?» le chiedo con le mani giunte, nella speranza che risponda positivamente alla mia richiesta.
«Se hai intenzione di convincermi a passarti i compiti sai già la mia risposta» conclude in modo acido la mia compagna, per poi scansarmi e passare oltre la mia figura un po' perplessa. Forse le sto poco simpatica, ma giusto poco.
«Dai Ryeong-ie, ascoltami un attimo» la rincorro nuovamente, poi mi aggrappo alla sua spalla destra per farla fermare e girare nella mia direzione una seconda volta.
«Ho solo bisogno di informazioni; non riguardano la scuola» nel mio sguardo serietà e comprensione per il suo odio nei miei confronti. La castana interrompe il contatto visivo tra di noi, poi sbuffa e risponde positivamente, anche se un po' titubante.
«Grande! Allora ci si becca dopo» esclamo io con un enorme sorriso sulle labbra: in fondo sono certa che sia felice di darmi una mano, e lo può confermare quel sorrisino che sta cercando di reprimere. Scorrazzo felice tra i corridoi andando verso la classe dove si svolgerà la prossima ora e mezza di lezione per lasciare lo zaino sulla seduta di uno degli ultimi banchi, dopodiché mi dirigo verso i bagni. Arrivo alla mia meta, entro in uno dei gabinetti e faccio quello che devo fare, poi esco di nuovo e mi lavo le mani. Mentre sto per tornare in classe, chi entra nella mia stessa stanza? Sana. Beh, la fortuna è proprio dalla mia parte.
«Oh, ma guarda chi si vede! Shin, da quanto tempo, eh? Dai vieni che facciamo due chiacchere» non ho nemmeno il tempo di controbattere che subito mi ritrovo chiusa insieme alla maggiore dentro lo stanzino che utilizzavamo tempo fa per ben altre cose.
«Sana, faccio tardi per le lezioni» sbuffo inventando una scusa che forse non reggerà e che sicuramente non funzionerà per tirarmi fuori da questa situazione.
«Non credo ti sia mai importato, specialmente in alcune situazioni che ci vedevano coinvolte» risponde lei a tono con un sorriso di scherno sul viso e le braccia strette al petto.
«Dimmi cosa vuoi sapere e levati di qua» voglio subito giungere al sodo senza tergiversare troppo; tanto non porterebbe a nulla e sarebbe solo un altro spreco di tempo.
«Mi hai scaricata per quella gran puttana»
«Non è una puttana»
«Ammettilo che ti sei innamorata di lei»
«Non sono innamorata di lei» i nostri visi a poca distanza l'uno dall'altro, intenti a ringhiarsi a vicenda.
«Allora perché, da quando c'è lei, non mi hai più considerata?» chiede la maggiore a denti stretti con la rabbia che ribolle dentro le sue iridi scure.
«Io e te non stavamo insieme» affermo in un lungo sospiro. So bene che non si calmerà, ma non ho paura di quello che potrebbe fare; ormai la conosco, so come reagirà a questa mia provocazione e so che non sarà affatto bello per me.
«Ah sì?» la sua mano destra arriva al mio collo e lo stringe, spingendomi contro la parete alle mie spalle.
«Quindi che cazzo era per te quello che avevamo?» la sua stretta si fa sempre più forte, sento il respiro mozzarsi in gola e il viso diventare rosso per la mancanza di ossigeno. Lei è stata la prima a snobbare il nostro rapporto, ma ora le fa comodo incolparmi di non avergli dato importanza solo per trovare una scusa con la quale incazzarsi con me.
«S-Sana, lascia-mi» non ho abbastanza forza per aggrapparmi al suo polso e provare a liberarmi, perciò mi limito a tenerlo stretto per quanto io possa. Chiudo gli occhi e stringo i denti nella speranza di resistere alla pressione che la sua presa sta esercitando su di me; presa che per fortuna si allenta definitamente poco dopo. Mi spinge poi a terra, ho il fiato ancora corto e la vista offuscata, mi assesta un calcio nello stomaco e se ne va tra i miei lamenti di dolore.
«Fanculo Ryujin».

ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora