• ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ғᴏᴜʀᴛʏɴɪɴᴇ: ᴛʜᴇ ᴊᴏᴜʀɴᴇʏ sᴛᴀʀᴛs •

94 5 0
                                    

[Ryujin's p.o.v.]

«Cosa devi dirmi?» chiedo curiosa al mio migliore amico. Oggi pare strano: sembra che abbia visto un fantasma. Continua a camminare avanti e indietro per la casa senza sosta, come se muovendosi potesse consumare l'agitazione che ha in corpo.
«Stamattina ho parlato con Kwon» afferma mentre mi dà le spalle, immobile in mezzo al salone di casa sua, per poi continuare la sua maratona in giro per la stanza. Sa benissimo che non voglio parli con quel bastardo da solo, eppure lo fa ogni volta.
«Per quale cazzo di motivo non mi ha detto nulla?» infastidita, mi rivolgo al maggiore utilizzando un tono di voce più alto e marcato. Comincio a picchettare nervosamente con un piede sul pavimento: sento che di qui a poco mi arrabbierò di brutto.
«Perché non puoi perdere delle giornate di scuola per colpa mia» si giustifica scocciato dalla mia domanda.
«A me non interessa della scuola e lo sai, specialmente quando si parla di te»
«L'istruzione è una cosa importante, un giorno ti servirà»
«Al diavolo quel giorno! Avrebbero potuto farti del male sul serio, cazzo!» sbotto mentre mi alzo dal divano con le braccia distese rigidamente lungo i fianchi.
«Ho la fottuta paura che ti possa accadere qualcosa da un momento all'altro per colpa di quello stronzo e fidati se ti dico che preferirei esserci io nella tua situazione piuttosto che vederci te tutti i santi giorni. Tanto, se mi succedesse qualcosa, sarebbe solo un bene» constato con lo sguardo fisso sulla schiena del mio migliore amico. Lo vedo irrigidirsi: i pugni stretti, il capo basso, la schiena dritta. Si volta di scatto verso di me con le mani nei capelli, quasi in preda ad una crisi isterica oserei dire.
«La vuoi smettere con questi discorsi?!» esclama a gran voce verso di me, incutendomi paura; non mi era mai capitato di sentirmi così parlando con lui. Significa che l'ho fatto incazzare e non poco.
«SE MORISSI TU MORIREMMO ANCHE IO E TUA MADRE!» urla con le lacrime agli occhi mentre mi punta un dito contro. So che sta cercando di trattenersi per evitare atti di violenza fisici che caratterizzano questi suoi schizzi di rabbia più unici che rari.
«SEI UN EGOISTA DEL CAZZO!» afferma prima di accovacciarsi su sé stesso e piangere dalla disperazione. Io rimango immobile con le sue parole impresse nella mente.
Sono un egoista del cazzo.
Avevo davvero bisogno di sentirlo dire da lui, per rendermene conto? Tutte le volte in cui ho pensato che non sarebbe importato a nessuno se fossi morta, mi sbagliavo. Sapevo di sbagliare eppure volevo convincermi che fosse così. Speravo che nessuno mi amasse cosicché la mia scomparsa passasse inosservata. "Che razza di egoismo è mai questo?", penserete. Nemmeno io so dare una risposta a questa strana domanda; forse volevo convincermi che, pensare ciò, mi avrebbe distratta dal fatto che realmente esistono persone che mi amano, per quanto strano possa sembrarmi.
Avevo paura di essere amata.
«Tae, hai ragione. Perdonami...» mi precipito verso il mio migliore amico e lo abbraccio mentre lui si lascia cadere a terra, cercando una posizione comoda nella quale possa provare a rilassarsi. Con il respiro accelerato e gli occhi lucidi, mi guarda e sorride debolmente. Ha capito che le mie scuse sono sentite e sincere. Mi sento così cogliona.
«Sono una stupida, devo smettere di dire queste stronzate» accarezzo il suo capo con dolcezza e stringo la sua mano sinistra per confortarlo. Lui continua a piangere, ora forse per la felicità di aver sentito le mie parole con le sue orecchie. A me sembra quasi un dannato ostacolo insormontabile ammettere certe mie debolezze, ma si sa: il primo passo per superare le difficoltà è accettarle, perciò mi conviene farlo il prima possibile se veramente voglio diventare una persona migliore.
«Ryu» mi richiama Taemin mentre si tampona delicatamente gli occhi ancora umidi con le maniche della felpa. Io gli concedo la mia piena attenzione, aspettando che continui a parlare.
«Devo andare a New York, vieni con me» sgrano gli occhi al solo sentire questa frase.
«Venire con te?» ripeto incredula. Ho sempre sognato di visitare quella città, ma non posso lasciare mia madre qui.
Però... cazzo, sarebbe figo.
«Qui non sei al sicuro» si giustifica Tae mentre fissa il suo sguardo speranzoso nel mio.
«Cosa intendi?»
«Non posso spiegartelo ora. Solo... credimi» scuote la testa con gli occhi chiusi, alla ricerca delle parole giuste per non affrontare l'argomento. Stranamente, sapere che sono in pericolo ora mi interessa.
«E mia madre? Non posso lasciarla qui» dico cambiando argomento.
Mi fido di Taemin; se mi ha detto che devo credergli lo farò. Lui porta una mano sulla fronte mentre pensa ad una possibile soluzione.
«Chiederò a Jinki di controllarla» afferma sorridente dopo poco. Non capisco tutti questi cambi repentini del suo umore, ma credo siano dettati dal momento di sfiorata pazzia che ha appena vissuto.
«Vuoi affidarla a Jinki? Seriamente?» scoppio a ridere non appena processo le informazioni che mi sta fornendo Taemin. Jinki sa a malapena badare a sé stesso quanto basta per camminare dritto nonostante i mille drink che si beve ogni sera.
«Ryujin, troverò una soluzione però tu promettimi che verrai con me» il biondo racchiude le mie mani nelle sue con lo stesso sguardo che ha un cucciolo abbandonato sotto la neve. Mi fa tenerezza vederlo così e non aver mai assistito ad una scena simile in tutta la mia accidenti di vita mi allarma parecchio.
«Tae, non posso promettertelo» affermo con un filo di voce  mentre l'entusiasmo nei suoi occhi si spegne rapidamente. Il maggiore si ricompone interrompendo ogni contatto fisico o visivo con me, poi si alza da terra e va a sedersi sul divano.
Sinceramente, non sto capendo un cazzo di quello che è successo.
Perché diamine se n'è uscito all'improvviso con questa proposta? C'è qualcosa che mi puzza ma solo al pensiero di dubitare del mio migliore amico mi sento male. Non potrei mai mettere in dubbio i suoi comportamenti o ciò che dice; lo conosco molto bene e lui conosce me, mentirci sarebbe quasi come mentire a noi stessi.
«Se non vuoi venire io allora andrò da solo, ma tu devi rimanere nascosta fino a quando non ritornerò»
«Taemin, ma che cazzo stai dicendo? Ti rendi conto delle stronzate che ti stanno uscendo dalla bocca? Non posso rimanere nascosta, ho del lavoro da fare e le cure di mia madre da pagare, e poi per quale assurdo motivo dovrei nascondermi?» mi alzo in piedi di scatto con il viso corrucciato e le braccia aperte pronte ad accogliere la motivazione dello strano comportamento del mio migliore amico. Lui appoggia i gomiti sulle ginocchia e si massaggia il capo mentre sospira, ora nervoso.
«Non posso spiegarti ora»
«E allora quando lo farai? Quando saremo a New York e mia madre sarà qui da sola abbandonata a se stessa?»
«TI HO DETTO CHE NON POSSO FARLO ORA, LO CAPISCI O NO?!» urla lui di rimando.
«Pagherò tutto io: i biglietti, l'alloggio, il cibo. Mi hanno dato i sold- cioè, ho trovato i soldi» afferma per poi correggere la frase forse con qualche istante di ritardo, perché se è andata come penso giuro che questa è la volta buona in cui picchio questa testa di cazzo.
«Te li ha dato Kwon i soldi, vero? Perché a New York devi andarci per fare una delle sue stronzate» rido sarcasticamente, delusa dal comportamento del biondo. Speravo non avrebbe più fatto dei favori a quel gran sacco di merda del nostro boss. Non riesco a sopportare il suo opportunismo eppure mi ritrovo ad avere a che fare con lui molto spesso. Confrontarmi con questa parte della società, così degradata e malandata, e farne anche parte, mi ha fatto capire quanto alcune persone trovano aiuti nei posti peggiori. Chiedere un favore a Kwon equivale a cominciare a scavarsi la tomba, perché se la persona in questione dovesse non ricambiare il favore si ritroverebbe morta nel giro di non molto.
Questo mondo è fatto così: è fatto di sangue, onore e orgoglio, nulla di più e nulla di meno.
«Sì, me li ha dati lui» asserisce timidamente Taemin; sa che da lui non me lo aspettavo ed è consapevole di essersi giocato parte della mia fiducia.
«E tu li hai presi? Seriamente?» chiedo quasi incredula al ragazzo seduto sul divano che evita continuamente il mio sguardo quasi come fosse una malattia contagiosa.
«Non potevo dirgli di no»
«Invece sì che potevi»
«No cazzo, non potevo. Mi credi o no?» afferma lui esasperato.
«Io... devo farlo. Devo andarci» Taemin si passa una mano sugli occhi come a voler cacciare via l'immagine di qualcosa che potrebbe accadere se solo non facesse ciò che Kwon gli ha imposto.
Mi basterebbero una spranga e un sacco nero per risolvere tutto.
Cosa dite?
Dovrei picchiare Kwon con la spranga e poi chiuderlo nel sacco nero?
È esattamente ciò che stavo pensando.
«Tae, puoi dirmi tutto, lo sai» mi avvicino al mio migliore amico, sedendomi poi al suo fianco sul grande divano in stoffa chiara. Gli accarezzo una coscia per rassicurarlo e spronarlo a parlare nella speranza che riesca ad aprirsi con me, perché un Taemin misterioso non porta mai a nulla di buono.
«Va tutto bene, Ryu. Sto bene» il biondo sorride. Il suo viso stanco la dice lunga, ma ancora una volta mi ritrovo a confidare in lui. Con Tae sono sempre stata al sicuro e di certo le cose non cambieranno proprio adesso.

[...]

«Quindi starete via cinque giorni. Tornerete poco prima di Natale, se non ho capito male»
«Esatto» e come ben starete pensando, ho detto a mia madre della proposta che mi ha fatto quell'idiota di Tae. Andiamo, chi se ne sarebbe stato zitto e buono senza fare nulla davanti ad un'opportunità del genere? Andare a New York è il sogno di tantissime persone, tra le quali sono presente io.
«Ha detto che pagherà tutto lui, però non gli ho dato conferma perché non voglio lasciarti qui da sola» affermo mentre ripongo i piatti che abbiamo utilizzato a cena nel lavello.
«Ryujin, non voglio assolutamente che la mia situazione influenzi le tue esperienze di vita. Sei libera di andare senza badare a me: ormai sono abbastanza grande da potercela fare anche da sola» mia madre termina la frase con un sorriso che mi rincuora e mi fa ridere allo stesso tempo. È così bella quando lo fa senza pensarci due volte. Mi mancano quei giorni passati insieme a girare senza meta per la città, quando le preoccupazioni non riuscivano a stare dietro lo scarico rombante della mia auto. Era così serena che nemmeno si accorgeva della fottuta sera che avanzava e io adoravo vederla così.
Forse ho un'idea...
«Vieni con noi» dico in un momento che forse considererei il meno opportuno se non fosse che sono super eccitata per questo viaggio. La Ryujin di qualche mese fa avrebbe fatto di tutto pur di stare fuori casa per il maggior tempo possibile per non vedere le sofferenze di mia madre e, se sentisse la proposta che le ho fatto ora, mi prenderebbe sicuramente a schiaffi.
«Una donna malata sarebbe solo un peso per voi» afferma lei con voce flebile e un'espressione affranta.
«Ho intenzione di chiederlo anche a Yeji perché voglio passare questi giorni con le persone più importanti della mia vita, senza contare Yuna e Jisu che sicuramente non potrebbero venire» dico con lo sguardo fermo in quello tremolante di mia madre.
La vedo indecisa, poi un barlume di coraggio si fa spazio sul viso della donna.
«Va bene, verrò con voi» afferma tra le mie imbarazzanti esultanze che la fanno ridere di gusto. Senza aspettare un minuto di più, estraggo il telefono da una delle tasche della mia felpa e cerco il contatto di Yeji. Faccio partire la chiamata ed attendo trepidante che la mia ragazza risponda.
Non sto più nella pelle.
«Ehi, Ryu» mi saluta amorevolmente la maggiore.
«Yeddeong, ho una proposta da farti» è meglio non perdere tempo in chiacchiere e giungere subito al sodo.
«Dimmi» è giunto il momento tanto atteso.
«Vieni con me a New York?»

CONTINUA...

ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora