[Ryujin's p.o.v.]
La domenica è passata, anche se è sembrata uno dei giorni più lunghi della mia misera esistenza. Ora è di nuovo lunedì e io odio quando ricomincia la settimana; vorrei proprio che lo abolissero questo giorno così traumatico.
Trascino i passi fin dentro la scuola, Yuna e Jisu al mio fianco, poi mi dirigo verso una classe, una qualunque.
«Ehm... Ryujin» la voce di mia cugina mi richiama gentilmente, così mi volto verso di lei con gli occhi ancora socchiusi per il sonno e la stanchezza.
«Si?» rispondo in un mugolio.
«Oggi inizi le lezioni nella classe di arte, non in quella di inglese dove le inizio io» torno a guardare davanti a me cercando di mettere a fuoco la scritta che indica le lezioni che si terranno dentro la classe, posizionata sopra la porta. Effettivamente quella in cui stavo entrando era la classe di inglese.
Sono proprio fusa.
«Aish, hai ragione» cambio direzione, indicando a me stessa con l'indice della mano destra la giusta strada da percorrere per arrivare alla classe in cui inizierà il mio inferno questa mattina. Ormai credo di non avere nemmeno più bisogno di vedere dove vado: conosco questi corridoi come le mie tasche da tanto che li ho percorsi. Infatti, le mattine in cui dormo d'in piedi più del solito, sfrutto questa mia strana abilità per riposare gli occhi mentre mi dirigo verso l'aula in cui devo andare; però a volte capita che entro in una classe invece che in un'altra. Jisu e Yuna mi hanno abbandonata strada facendo; tanto lo sanno che quando sono in questo stato di dormiveglia non mi accorgo di nulla, perciò ne hanno approfittato per andarsene ed iniziare la mattinata. Stessa cosa faccio io appena entro nell'aula di arte, quella giusta questa volta, andando a sedermi nel banco accanto al muro di destra in ultima fila. Lancio lo zaino contro la parete e mi lascio cadere quasi a peso morto sulla sedia, poi abbandono il capo sulla superficie del banco con le braccia a penzoloni.
«Shin, cos'è quella posizione? Siamo a scuola, ci vuole un po' di decoro» la professoressa Kim Taeyeon, quella di storia dell'arte, torna a rompermi il cazzo alla riscossa il lunedì mattina. Alcuni miei compagni, quei pochi che sono presenti ora, ridono del simpatico buongiorno che la prof ha deciso di riservarmi.
«E poi non credo che a casa tua tu stia seduta in questo modo» continua poi la donna, guardando la posizione in cui sono messa quasi schifata.
«Ha ragione prof, a casa mia sto messa anche peggio» sospiro, poi mi metto a sedere come si deve, circondata dalle risate dei miei compagni per come ho risposto alla professoressa. Non voglio mancarle di rispetto, infatti ho ascoltato ciò che mi ha detto e ho assunto una postura più adatta. Però mi sembra eccessivo rompermi i coglioni di prima mattina; per di più quando non sono l'unica seduta alla cazzo. E poi, tanto per aggiungerne un'altra, sono la studentessa che più odia in tutto l'istituto, perciò a volte certe sue uscite poco carine nei miei confronti me le aspetto. So che forse risponderle non è stata l'idea migliore, però stranamente ora se ne sta zitta e mi lancia occhiatacce dalla cattedra senza spiccicare mezza parola: esattamente ciò a cui volevo arrivare.
Non si fotte con Shin Ryujin.
«Bene ragazzi, oggi faremo un lavoro di gruppo. Vi lascio libera scelta: state con chi volete stare ma non fate troppe storie. I gruppi devono essere al massimo di quattro persone» la prof annuncia che come programma per oggi ha pensato ad un odioso e noiosissimo lavoro di gruppo; ma queste minchiate quando le pensa? La notte prima di dormire oppure è proprio una dote naturale spararle così facilmente? Manco fosse una mitraglietta. Un brusio di lamentele generali tra i miei compagni di classe si unisce al rumore delle sedie e dei banchi che si spostano lentamente, andando a formare pian piano i gruppi. Sbuffo e sbatto la mano sul banco prima di alzarmi e cercare con lo sguardo qualcuno che ancora ha un posto nel gruppo. Tanti ragazzi stanno cercando di persuadere con squallide proposte la povera Chaeryeong, ora visibilmente in difficoltà in mezzo a tutte quelle teste vuote. È normale che sia contesa tra tutte le aggregazioni di studenti: lei è la migliore della nostra classe. Però la conosco da un bel po' e so che non sa dire di no; perciò, per evitarle una scelta che non la soddisferà ed inutili sensi di colpa, ci penserò io.
«Ragazzi, Chae è con me, ci siamo messe d'accordo ora. Vero?» mi avvicino alla ragazza da me nominata facendomi spazio tra i miei compagni e affiancando la povera castana confusa.
«Giusto... sono con Ryujin» Chaeryeong arrossisce un pochettino mentre con un braccio le circondo le spalle. Mi congedo insieme alla mia amica con un sorriso di scherno sulle labbra rivolto al resto dei contendenti delusi. Ovviamente nessun altro è venuto nel nostro gruppo, ma io sto meglio così: i miei compagni non mi stanno proprio simpatici, se devo essere sincera.
Io e la castana prendiamo posto in fondo alla classe mentre la professoressa comincia con la spiegazione del progetto.
[...]
«Ryujin!» una voce tenue risuona nel corridoio tra tutte quelle degli altri studenti durante la pausa tra la prima lezione e la seconda. Mi volto verso di essa e vedo che Chaeryeong sta venendo verso di me a passo svelto.
«Scusa se ti ho fermata, ma volevo ringraziarti per prima» la castana abbassa un pochino lo sguardo stringendosi in sé.
«Mi dà fastidio quando gli altri mi chiamano perché gli faccio comodo...» sospira quasi impercettibilmente, per poi riservarmi un dolce sorriso.
«Sono felice di averti aiutata e poi guarda il lato positivo: in gruppo ci siamo solo io e te, nessuna rottura di cazzo» sono realmente contenta di averle dato una mano; quindi perché nasconderlo? Alzo la mano chiusa a pugno in sua direzione, volendolo battere contro il suo amichevolmente.
«Semmai più tardi ci mettiamo d'accordo per finire il compito, va bene?» dopo una risata da parte di entrambe, torno seria proponendo alla castana di trovare del tempo per terminare il progetto di arte. Chaeryeong mi guarda sorpresa subito dopo le mie parole, lasciandomi perplessa.
«Ryujin, sei davvero tu?»
«Eh?» continuo a non capire cosa sta succedendo.
«Da quando in qua vuoi finire un progetto scolastico? Ti ha dato di volta il cervello?» la castana, con la simpatia pari a quella di una mattonella, decide di prendermi in giro.
«Oh ma dai! Mi stavi facendo preoccupare, idiota» protesto io subito dopo.
«Per me va bene. Ci sentiamo più tardi» sempre tra le risate, la mia amica accoglie la proposta che le ho fatto poco fa.
«Ah, Ryujin» proprio mentre stavamo ognuna andando nella propria direzione, la castana mi richiama di nuovo. Mi volto verso di lei attendendo che riprenda a parlare.
«Ti ricordi dell'accordo che avevamo? Beh, ieri sono uscita con Yeji e le ho chiesto chi le piace, indovina che ha dett-»
«A proposito di questo... Ora sto con Jisu, non mi importa più di Yeji» porto una mano sul braccio della mi compagna di classe, bloccandola nelle azioni e nelle parole, poi sorrido cercando di rassicurare più me che lei.
«Ah... va bene, come preferisci» sembra un po' delusa, però è meglio che io non senta le parole che le ha riferito la ragazza in questione. Chaeryeong mi fa un debole cenno di saluto, ribadendo che si farà viva per terminare il progetto, poi si allontana confondendosi tra gli altri studenti.
[...]
«Tae, ho fatto un casino...» solo una persona può capirci qualcosa dentro quel grande enigma che è la mia mente in questo periodo e sì, sto parlando proprio di lui: Taemin. Volendo o no, quando combino qualche disastro o cose simili, mi ritrovo sempre a parlarne e a cercare una soluzione con lui.
Appena uscita da scuola sono passata da casa per mangiare qualcosa al volo e salutare mamma, poi ho lasciato tutto ciò che non mi serve lì e sono sfrecciata verso casa del mio amico a bordo della mia Chevrolet. Taemin abita in un condominio vicino alla costa ovest della città, poco lontano da dove si nasconde la banda di Kwon. Casa sua non è delle migliori, però è riuscito a rimediare un piccolo monolocale un po' trasandato, come del resto lo è l'intero edificio. Sì, effettivamente tutto il complesso è abbastanza vecchio e mal tenuto; però, quando si hanno poche possibilità, ci si arrangia e ci si accontenta anche. Ora ci troviamo seduti sulla finestra di camera sua con le gambe a penzolare nel vuoto.
«Che cos'hai combinato questa volta?» chiede lui amareggiato ma già a conoscenza di come finirà questo pomeriggio che passeremo ad affogare tra le ragioni per le quali potrei benissimo andarmene a fanculo invece che stare a rompergli le palle.
«Ti ricordi di Yeji, quella ragazza nuova che è arrivata quest'anno nella mia scuola? Ecco, a me piace e avevo chiesto a Chaeryeong di aiutarmi con lei però è successo che ieri sera Jisu mi ha baciata e io non sapevo cosa fare quindi non mi sono opposta e poi abbiamo dormito insieme e-»
«Ryujin, calmati: se continui così non capirò nulla» Taemin prova a tranquillizzarmi mentre una risata irrompe nelle sue labbra. Interrompe poi il mio flusso di pensieri ad alta voce con le mani salde sulle mie braccia. Il ragazzo, appena vede che inizio a riprendere fiato normalmente, molla la presa lasciandomi il tempo di riordinare un poco le idee prima di riprovare a fare un discorso che abbia senso.
«Ricapitolando: ti ricordi di Yeji, vero?» gli domando attendendo un cenno di capo che impiega pochissimi secondi prima di arrivare a dare conferma al mio quesito.
«A me lei piace quindi, un po' di tempo fa, avevo chiesto a Chaeryeong, che è sua amica, di aiutarmi con lei. Mi segui?»
«Affermativo»
«Ieri sera però è successo che Jisu si è dichiarata e ha detto di amarmi, poi mi ha baciata ma non riesco a capire se io provo lo stesso per lei oppure no» arrivo alla fine del mio dramma interiore sospirando per aver portato a termine l'ardua impresa quale è stata provare a spiegarlo a Taemin facendoglielo capire. Il mio amico estrae dalla tasca destra dei pantaloni, quella che si affaccia all'interno della casa, un pacchetto di sigarette ancora nuovo. Lo apre e prende tra indice e medio uno di quegli oggetti contenuti al suo interno per poi accenderlo subito dopo e rimettere al suo posto l'intero contenitore. Aspira fino in fondo il primo tiro, liberando nell'aria il fumo trasparente che ne rimane, poi si rivolge a me con i lineamenti rilassati.
«Ryu, ti conosco da tanto ma mai ti ho vista così persa per qualcuna» le parole che lasciano le sue labbra sono miste a quella nube che torna a farsi viva ad ogni tiro.
«Quella Yeji ti ha proprio fottuto il cervello» afferma infine scuotendo leggermente la testa, come incredulo, e con un sorriso entusiasta a incorniciare lo scenario: il mio migliore amico è felice per me, quando io non sono felice.
«Ti sei innamorata, Ryu» il suo sguardo pieno di gioia a cercare il mio che, invece, vaga irrequieto nel vuoto sotto i nostri piedi.
«Non è vero» nego io appena Taemin finisce quella frase che odio, quell'insieme di parole che avrei preferito non sentire. È risaputo ormai: sono la campionessa indiscussa di "scappare dai problemi"; però ora stanno diventando veramente troppi. Ricordo solo che l'ultima volta in cui sono stata innamorata ho rischiato di cadere in depressione.
«Ma ti senti quando parli? Quando mi raccontavi di lei avevi gli occhi a cuoricino! Poi hai smesso di farlo e da lì ho capito che qualcosa non andava» devo smetterla di permettere alle persone di imparare a conoscermi così bene come ha fatto Tae, perché poi capiscono troppe cose che invece dovrebbero soffocare solo ed esclusivamente all'interno di me.
«Con Jisu che hai intenzione di fare?» continua poco dopo il maggiore, tornando ad ammirare il cielo scuro ricoperto da enormi nuvole minacciose.
«Non lo so Tae, ma per ora rimarrò con lei: ha bisogno di me» copio la sua stessa azione, confondendo il grigiore del cielo con quello che ora abita i miei occhi e la mia mente. Non la minima idea di ciò che voglio fare, in realtà. È tutto così fottutamente offuscato...
«Non voglio dirti ciò che è giusto o ciò che è sbagliato, perché nemmeno io lo so. L'unica cosa che posso dirti, l'unico consiglio che sono in grado di darti, è: appena senti il cuore iniziare a farti male, molla tutto e vieni qui da me. Va bene? Non fare stronzate Ryujin-ie, mi raccomando» Taemin spegne la sigaretta nel portacenere posto sul davanzale interno della finestra, poi rientra in casa e, appena io faccio lo stesso, mi abbraccia stringendomi forte a sé. Tra di noi non ci sono mai state dichiarazioni d'affetto esplicite come questa, perché sostanzialmente entrambi tendiamo a vivere nell'oscurità ed a oscurare tutto ciò che abbiamo dentro. Adesso sento che è il momento giusto per farne un'altra che forse dò sempre troppo per scontata.
«Grazie di esserci sempre, ti voglio bene» nascondo il viso nel suo petto mentre lui appoggia dolcemente la guancia sul mio capo.
«Giretto in moto? Almeno cacciamo via questi brutti pensieri» propone lui ancora stretto al mio corpo minuto come se fosse incollato.
«Andata» gli rispondo io, entusiasta della proposta, mentre interrompo l'abbraccio per dirigermi verso l'entrata del monolocale, dal quale usciamo una manciata di attimi più tardi. Scendiamo tutte le rampe di scale arrivando fino al piano terra e, appena messo piede fuori dall'edificio, svoltiamo a sinistra dirigendoci verso i garage. Taemin apre il suo box e ci entra subito dopo. Il mio amico mi passa uno dei caschi accuratamente adagiati su una mensola posta in alto sulla parete destra della stanza; lo indosso allacciandolo per bene e prendendo al volo le chiavi del motoveicolo che il maggiore mi ha lanciato. Sinceramente parlando, io non potrei guidare una moto perché non ho la patente; però non è la prima volta che lo faccio e poi Tae mi ha insegnato tutti i trucchi possibili immaginabili, perciò sono tranquilla. Entrambi inseriamo le chiavi accendendo il motore, che facciamo rombare rumorosamente per divertirci, prima di partire per andare chissà dove.
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ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸ
FanfictionYeji è un'ex studentessa sudcoreana trasferitasi a Los Angeles con la sua famiglia. Lì comincerà una nuova vita, continuerà la scuola e cercherà nuove amicizie trovando, inaspettatamente, anche un nuovo amore. [ᴇsᴛʀᴀᴛᴛᴏ ᴅᴀʟʟᴀ sᴛᴏʀɪᴀ] «Io non so amar...