[Ryujin's p.o.v.]
La homepage di Instagram oggi sembra fottutamente un pozzo senza fine: ma veramente la gente non ha altro da fare nella sua vita anziché postare cose che non interessano ad un cazzo di nessuno? Sta di fatto che anche io posto ogni tanto.
Il mio livello di credibilità? È pari a zero.
La mia coerenza? Mai avuta.
Mi alzo controvoglia sedendomi sul bordo del letto, poso il cellulare al mio fianco e stiro i miei bicipiti indolenziti.
«Cazzo... quant'è che sono qui a far niente?» chiedo a me stessa quanto tempo ho passato a vagare senza meta per centinaia di post, poi afferro di nuovo il cellulare per controllare l'orario: è circa un'ora e mezzo che sto ad oziare.
Sono già le tre passate e mi ero messa d'accordo con Yuna e Jisu per uscire, peccato che sono una frana e ritardo è il mio secondo nome.
«Merda» sussurro prima di prendere lo zaino, che ho svuotato dal carico di libri, appeso allo schienale della sedia piena di vestiti posta in uno degli angoli di camera mia, afferrando poco dopo anche il mio giacchetto di pelle sempre riposto sulla sedia stracolma. A passo svelto percorro il lungo e poco illuminato corridoio, poi mi affaccio in cucina per avvisare mia madre della mia uscita.
«Mamma, io esco»
«Con Jisu e tua cugina?» chiede lei di rimando alla mia affermazione, continuando a tenere lo sguardo fisso sulle stoviglie che sta accuratamente pulendo.
«Sì, come sempre. Lo sai che loro sono le uniche due persone con cui esco» con la sincerità più assoluta rispondo alla donna che mi dà le spalle, la quale posa il piatto in ceramica azzurra che stava lavando, asciugandosi le mani in uno strofinaccio e girandosi verso di me.
«Mi raccomando, non fare tardi» il suo tenero sorriso rischiara quel viso triste sul quale abitano occhiaie perenni e rughe profonde. Sorrido istintivamente anche io alla vista di quel semplice gesto, per lei così inusuale, poi mi metto lo zaino in spalla, le scarpe ai piedi, prendo il mio mazzo di chiavi ed esco di casa. Corro lungo il pianerottolo che separa la porta d'ingresso dalla strada che passa davanti a casa poi, con un giro di chiave, faccio scattare la serratura della mia bellissima auto. Apro la portiera ed entro nell'abitacolo lanciando lo zaino sul sedile accanto a quello del guidatore mentre il mio cellulare comincia a squillare.
«Jisu-ya... ehm, c'è un po' di traffico per strada» provo in qualche modo a temporeggiare mentre, dall'altro lato della chiamata, la mia amica per poco non mi insulta.
«Ryujin, lo sappiamo tutti che sei in ritardo perché eri a vagare inutilmente su quel tuo minchia di cellulare. Perciò ora muovi il culo e vieni qui» Jisu chiude la chiamata prima che io possa dire qualsiasi cosa, così sbuffo e parto diretta verso casa della castana.
«Diretta e incisiva, la ragazza» commento poi con una nota d'ironia i pochi secondi di chiamata.[...]
«Alla buon'ora» la voce di mia cugina risuona forte e chiara dalla finestra spalancata della cucina che dà sulla strada.
«Meglio tardi che mai» rispondo io scendendo dalla mia auto e incamminandomi verso la porta d'ingresso della villa. La famiglia di Jisu è una delle più ricche qui in quartiere: praticamente tutti qui conoscono il famigerato cognome Choi. Fortunatamente la mia migliore amica non si atteggia da riccona e non si fa beffa della gente che, a differenza sua, non ha la possibilità di permettersi certi agi; al contrario di suo fratello maggiore. Quell'odioso Choi San proprio non lo sopporto per nulla, nonostante sia uno dei ragazzi più belli ed affascinanti che conosco; come si suol dire, mi sta proprio sui coglioni. Io e la castana ci conosciamo da quando avevamo tre anni perciò spesso eravamo solite ritrovarci l'una a casa dell'altra dopo scuola quando ancora i miei genitori erano benestanti. Tante volte ho visto suo fratello quando andavo da lei e, tutte le volte, ho rischiato di dargliele di santa ragione, soprattutto quando ci provava con me o con mia cugina. Nonostante troppe volte sia quasi arrivata alle mani con lui, non credo abbia capito che a nessuna di noi due piacciono i ragazzi.
«Ce ne hai messo di tempo!» ad accogliermi sull'uscio del portone d'entrata con parole non proprio dolcissime, c'è la padrona di casa armata di un bellissimo sorriso che le fa letteralmente sparire gli occhi. Sorrido anche io di rimando e, quando arrivo dove si trova lei, prima di entrare nell'enorme villa, le stampo un bacio sulla guancia.
«Ehilà, testolina vuota!» mentre mi faccio strada verso la cucina, saluto mia cugina che siede su uno dei ripiani della stessa stanza e che, al sentire il nomignolo con cui l'ho appena apostrofata, alza il dito medio in mia direzione portando alla bocca un bicchiere contenente un qualche liquore. Ridacchio e prendo posto su uno dei panchetti che circondano l'isola posta nel mezzo della stanza. Jisu, che nel mentre ci ha raggiunte, riempie un altro bicchiere di quel liquore che sta assaporando mia cugina e me lo pone facendolo scivolare sulla liscia e bianca superficie della lastra di marmo che completa la struttura dell'isola. Fermo la corsa del bicchiere afferrandolo e osservando per bene il suo contenuto, per poi allontanarlo da me rivolgendomi successivamente alla maggiore tra di noi.
«Non posso bere alcolici, dopo devo guidare. Potresti darmi anzi dell'acqua?».
«Da quando in qua sei così responsabile, cara cugina?» la bionda prende parola per prendermi in giro, mentre la padrona di casa prova a trattenere una piccola risata con scarsi risultati.
«La sono da sempre, idiota» mi volto in direzione della voce che mi ha derisa, riservando alla sua padrona uno sguardo penetrante.
Torno a rivolgermi alla castana e le chiedo se i suoi genitori siano in casa o meno mentre porto alla bocca il bicchiere d'acqua che la stessa mi ha posto.
«No, i miei sono fuori da ieri sera, si sono portati San con loro. Di sopra c'è Jongho» sia io che Yuna tiriamo un sospiro di sollievo per l'assenza del fratello maggiore della nostra amica. Solo il figlio più piccolo della coppia padrona di questa villa è presente al momento insieme alla sorella. In questa casa noi non siamo viste proprio di buon occhio, però, secondo il pensiero dei genitori di Jisu, siamo meno peggio di molte altre persone che la loro figlia potrebbe frequentare.
«Ciao ragazze» Jongho scende le scale a passo svelto ritrovandosi in pochi secondi al piano di sotto mentre, con voce calda, ci saluta educatamente.
«Ehilà giovincello» lo saluto sorridente io seguita poco dopo da mia cugina già mezza brilla nemmeno alle quattro di pomeriggio.
«We biondo»
«In realtà i suoi capelli sono rossi, non biondi» mi rivolgo a Yuna un po' stranita, non capendo il senso del nomigliolo che ha appioppato al fratello minore della castana, con tutti gli altri presenti che rivolgono alla diretta interessata il mio stesso sguardo.
«L'ho detto tanto per dire» ribatte la vera bionda tra di noi in sua difesa.
«Allora sarà meglio che taci» viene zittita, infine, da Jisu, con tono di scherno.
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ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸ
FanficYeji è un'ex studentessa sudcoreana trasferitasi a Los Angeles con la sua famiglia. Lì comincerà una nuova vita, continuerà la scuola e cercherà nuove amicizie trovando, inaspettatamente, anche un nuovo amore. [ᴇsᴛʀᴀᴛᴛᴏ ᴅᴀʟʟᴀ sᴛᴏʀɪᴀ] «Io non so amar...