• ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ғᴏᴜʀᴛʏsɪx: ʀᴀɪɴ ʙʏ ᴛʜᴇ ᴏᴄᴇᴀɴ •

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[Jisu's p.o.v]

Sono passati un paio di giorni dal compleanno di Yuna e già riesco a sentire l'ansia che mi investe per gli imminenti esami di fine sessione autunnale.
«Io oggi devo studiare con Yeji, quindi non ci sono per uscire. Scusatemi» afferma Ryujin con gli occhi fissi sulla strada. Come ogni giorno, la mia migliore amica ci sta riportando a casa.
«Non devi scusarti, tanto dobbiamo studiare tutte se non vogliamo essere rimandate» replica sua cugina con l'intento di rassicurare Ryu per averci dato buca.
«Lo sappiamo tutti che con Yeji farai ben altro» mi volto verso la ragazza a cui è indirizzata la mia frecciatina e, prontamente, comincia a balbettare e ad arrossire. Quanto mi piace prenderla in giro.
«Q-Questi non sono affari tuoi e poi devo studiare se non voglio recuperare tutto più tardi» prova a giustificarsi Ryujin.
«Tu che studi? Nemmeno con un miracolo ci riusciresti!» io e Yuna scoppiamo a ridere per le mie continue prese in giro, mentre Ryu ci manda a quel paese sottovoce. Ciò che succede dentro questa macchina è sempre un teatrino disagiante.
«Hai finito di prendermi per il culo?» dice lei in un sibilo acido mentre mi canzona con la voce.
«Prenderti per il culo è il mio sport preferito» affermo io fiera, aderendo con la schiena al seggiolino.
«Menomale che siamo arrivate a casa tua, altrimenti ti avrei abbandonata da qualche parte» Ryu si ferma davanti alla mia abitazione e attende che io scenda con il suo solito broncio da bambina che mette su ogni volta in cui mi prendo gioco di lei.
«Tanto so che non lo faresti mai» mi sporgo verso Ryu per lasciarle un bacio sulla guancia, il cui schiocco risuona dentro l'abitacolo. Faccio lo stesso con Yuna per poi dirigermi verso l'entrata di casa mia. Avrei preferito andare in ben altri luoghi anziché venire qui, dato che ieri sera i miei genitori sono tornati da uno dei loro soliti viaggi di lavoro. Hanno affermato, molto felici, che si prenderanno una piccola vacanza e io, prontamente, ci sono rimasta malissimo.
Mi crea un sacco di disagi stare con i miei genitori perché sono la causa della mia costante ansia. Quando non ci sono posso vivere un po' più leggera, posso respirare senza sentire la pressione che hanno su di me soffocarmi ma, quando cominciano con i soliti discorsi sulla loro maledetta azienda, crollo. Mi dicono sempre che io dovrò guidarla, un giorno o l'altro, anche se so benissimo che sarà San a farlo e non mi dispiace nemmeno un po'. Non capisco perché debbano continuare a stressare me, se tanto non gli servo a nulla.
Già, io non gli servo a nulla...
«Buongiorno» faccio il mio ingresso in casa e saluto chiunque ci sia, dato che sono ancora girata di schiena. Preferisco guardare la porta; ho paura di girarmi.
«Rimani lì impalata oppure vieni? Ci stanno aspettando di sopra» la voce di mio fratello riduce il mio batticuore, ma mi fa sbuffare sonoramente. A volte è proprio noioso; capisco come mai Ryu lo detesta.
Lascio lo zaino in soggiorno e salgo le scale seguendo mio fratello fino allo studio dei miei genitori.
«Eccovi qua» mio padre sorride ad entrambi mantenendo la sua solita espressione dura; accanto a lui Jongho e mia madre. Io e San prendiamo posto di fronte al terzetto e io, con il cuore in gola, mi ritrovo ancora una volta ad avere paura del mio futuro e per il mio futuro.
Da bambina sognavo di diventare una cantante. È sempre stato il mio sogno ed ho sempre provato a lavorare di nascosto per realizzarlo. I miei genitori non pensano alla mia realizzazione personale perché credono che la loro stupida attività sia anche più importante di me. Sia chiaro, non sono arrabbiata con l'azienda, anche se così sembra. Sono perennemente in guerra con loro perché danno più importanza a cose inanimate che a me, la loro figlia, oppure a San o Jongho. Quando San ha capito cosa i nostri genitori avessero in serbo lui, è cambiato tantissimo ed è diventato quello che conosciamo tutti adesso; scontroso, acido, cattivo, detestabile e irrispettoso. Non sono riuscita ad aiutarlo come avrei dovuto e mi sento molto in colpa: ho fallito nella mia missione di sorella.

[...]

La chiacchierata con i miei genitori è finita da un po', così ho deciso di farmi una passeggiata per schiarirmi le idee. Non abbiamo parlato di nessun argomento in generale, nemmeno del loro lavoro, il che mi ha resa più tranquilla. Non so come mai abbiano deciso di non menzionare nemmeno l'argomento, ma ho paura che l'abbiano fatto per distrarci un po': sia me che i miei fratelli. Forse non vogliono che ci accorgiamo del loro vero fine ultimo, che già sappiamo. A volte gli adulti sembrano così stupidi che mi sento quasi superiore.

ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora