[Ryujin's p.o.v.]
«Pensavi veramente che ti avrei lasciata qui?» inutile dire che sono tornata da lei appena ho ascoltato il messaggio che mi ha lasciato nella segreteria telefonica. Rimane sempre la mia migliore amica, la sorella che mi è mancata, non potrei mai lasciarla da sola.
«Ryujin, d-da dove sei entrata?» mi chiede la castana tra un singhiozzo ed un sospiro, mentre con una mano si asciuga le lacrime.
«C'era la finestra del bagno aperta» replico io.
«Ma questo è il secondo piano. Non dirmi che ti sei arrampicata fino a qui» ops, mi ha sgamata.
«Ti va un po' d'acqua? Te la vado a prendere di sotto» provo a sviare il discorso con un sorriso imbarazzato sul viso e la maggiore che scuote la testa ridendo. Sento che mormora qualcosa come "sei sempre la solita", ma non ci faccio caso perché comincio a ridere anche io come una scema. Mi mancava tutta la leggerezza della nostra amicizia; avevo sentito che qualcosa si era rotto tra di noi, quando si era dichiarata. Ora le cose stanno tornando al loro posto e ciò non potrebbe rendermi più felice.Mi siedo per terra, accanto a lei, e rimango in silenzio ad attendere che parli per potersi sfogare con una persona che non ha altro da fare se non ascoltarla fino allo sfinimento. Intanto, fuori dalla finestra di fronte a noi, il grigiore della sera si fa avanti timidamente e i colori del tramonto non irrompono più con la stessa potenza nel cielo. Tutto si sta pian piano addormentando, mentre aspetta che inizi e che passi un nuovo inverno, per poi attendere con ansia l'arrivo della bella stagione.
«Tutto quello che ho detto... non lo pensavo, devi credermi» Jisu si volta verso di me e mi guarda dritta negli occhi, come per provarmi la veridicità delle sue parole e delle sue intenzioni ben diverse.
«Lo so, non preoccuparti» torno a guardare davanti a me dopo averle regalato uno sguardo di comprensione. Anch'io ho fatto il suo stesso identico sbaglio giusto qualche giorno fa: non perdonarla sarebbe incoerente almeno quanto dire di essere vegani mentre si mangia un hamburger.
«Ero gelosa di lei, niente di più» afferma poi, con la voce che cala un poco.
«Di chi?» le chiedo io, non capendo a chi si riferisce la maggiore.
«Di Yeji» avrei dovuto immaginarlo, anche se forse volevo solo sentirlo dire da lei. Nessuna delle due parla ora, sono solo i nostri pensieri a dialogare tra loro creando un immenso caos generale nelle nostre menti.
«Si vede da come la guardi, da come le parli, da come ne parli, da come ti rivolgi a lei» guardo Jisu e osservo bene quel piccolo sorriso che ha preso forma sulle sue labbra; ora non sto veramente capendo che cosa intende.
«Che cosa si vede così tanto?» le domando allora, curiosa di sapere l'oggetto di questo nostro dialogo così oscurato da parole non dette per evitare dolore ad entrambe.
«Che sei innamorata di lei» ci voleva lei a dirmelo, perché io non so se l'avrei mai fatto. La mia migliore amica continua a sorridere, forse per essersi tolta un peso, forse per la felicità di aver capito che c'è qualcuno per me nel mondo.
«È così evidente?» fintamente affranta dall'affermazione della maggiore, faccio ridere entrambe con questa sciocca domanda.
«Capire di amare una persona è più facile che ammetterlo» lo sguardo di entrambe perso a filosofare tra i colori smorti del tramonto di fine autunno. È vero, non volevo ammettere di provare qualcosa per lei, ma se il mio cuore ormai ha scelto, non mi resta che seguirlo in battaglia.
«Perché non le chiedi di uscire?» e me lo sto chiedendo anch'io cosa aspetto, mia cara Jisu...
«Noi, ecco... abbiamo litigato. Ieri, mentre era da me» abbasso il capo al ricordo di quello che le ho sputato addosso in quel momento di completa cecità a causa della rabbia e del rancore. Non le avrei dovuto dire quelle cose; mi accorgo soltanto ora di quanto possano averle fatto male.
«Giusto, me lo avevi detto. Posso sapere perché? Sempre se vuoi dirmelo»
«Mi ha detto una cosa su mio padre e io me la sono presa troppo, quando invece lei mi ha servito la risposta che tanto cercavo da quando lui se n'è andato» concludo velocemente la questione, perché parlarne ancora mi farebbe solo più male.
«Come fa a sapere di tuo padre?» la maggiore mi guarda stupita.
«Beh, l'ha capito... anche a lei è successa la stessa cosa» appoggio il capo sulla spalla della castana, mentre lei mi cinge con un braccio le spalle.
«Ti manca?» non so a chi dei due si stia riferendo, ma, in ogni caso, a me mancano entrambi. Vorrei che Yeji accettasse le mie scuse e che mio padre tornasse anche solo per qualche secondo.
«Sì, mi mancano tutti e due»
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ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸ
FanfictionYeji è un'ex studentessa sudcoreana trasferitasi a Los Angeles con la sua famiglia. Lì comincerà una nuova vita, continuerà la scuola e cercherà nuove amicizie trovando, inaspettatamente, anche un nuovo amore. [ᴇsᴛʀᴀᴛᴛᴏ ᴅᴀʟʟᴀ sᴛᴏʀɪᴀ] «Io non so amar...