• ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ᴛᴡᴇᴛʏsᴇᴠᴇɴ: ᴛʜᴇ ᴛʀᴜᴛʜ sʜᴇ ᴀʟᴡᴀʏs ʟᴏᴏᴋᴇᴅ ғᴏʀ •

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[Yeji's p.o.v.]

I movimenti dolci di Ryujin mi hanno fatta calmare talmente tanto che, se continuo a stare qui sdraiata su di lei, potrei quasi addormentarmi. Con poche persone mi era capitato di provare un tale senso di tranquillità, comprensione e spensieratezza; stare tra le sue braccia evita alla mia mente di perdersi in pensieri che potrebbero guastare il tempo sereno che c'è ora dentro il mio cuore. Vorrei poterla avere accanto a me tutte le notti, per non avere più paura e distruggere una volta per tutte gli incubi che mi tormentano e mi soffocano.
«Sarà meglio che torni a casa, si sta facendo buio» la minore mi libera dalla sua calda presa per permettermi di muovermi liberamente, alzarmi dal letto e recuperare la mia roba. Cara Ryujin, non credo tu abbia capito che io non ho nessuna voglia di tornare a casa o tantomeno di privarmi di questa quiete che sai darmi solo tu.
«Nah, c'è ancora tempo» le dico io mentre mi accoccolo meglio sul suo petto, realizzando solo in un secondo momento ciò che sto facendo.
«O-oh perdonami, non ti ho nemmeno chiesto se potessi...» mi alzo di scatto e mi scuso imbarazzata per non averle chiesto il permesso di sdraiarmi su di lei, cosa che normalmente avrei fatto senza alcun dubbio. Con Ryu ho quest'innata confidenza che non so da dove venga, dato che ci conosciamo da nemmeno due mesi.
«Tranquilla, rimani pure» mi conforta lei mentre si posiziona meglio sul materasso, riportandomi poi nella posizione iniziale.
«Vedi che nemmeno tu vuoi che me ne vada, Ryuddaeng?» allora non sono l'unica a voler rimanere così per il resto della serata!
«Ma- ma no, ma cosa dici. È solo che è-è tardi e insomma... poi viene buio e tu quando ci torni a casa? E Ryuddaeng da dove viene?» la minore inizia a parlare a vanvera con fare imbarazzato mentre si agita per essersi lasciata troppo andare. Io, che non ho la minima intenzione di aiutarla, mi metto a ridere a crepapelle mentre mi rotolo sul materasso, tipo involtino primavera nella padella. È così bella quando si imbarazza, quando ride, quando si muove, quando mi guarda. Vorrei che i suoi occhi potessero vedere solo me.
«Va bene dai, ho capito: vuoi mandarmi a casa» affermo fintamente amareggiata, alzandomi poi dal letto per prendere tutto ciò che c'è di mio sparso per la camera.
«Yaaa non voglio mandarti via!» s'imbroncia lei mentre attira le braccia al petto e incrocia le gambe tra di loro. Una bambina a cui la mamma ha negato il gelato: ecco che cosa sembra. Una splendida bambina cresciuta fuori ma non dentro.
«E poi non mi hai ancora spiegato da dove hai tirato fuori quel "Ryuddaeng"» continua poco dopo riservandomi un piccolo sguardo che doveva essere fulmineo. Chiudo il mio zaino, ora nuovamente pieno delle mie cose, e lo appoggio su una delle due sedie adiacenti alla scrivania; dopo ciò mi rivolgo alla ragazza dai capelli blu.
«Non lo so come mi sia venuto in mente, però mi sembrava carino» le rispondo facendo spallucce mentre osservo attentamente la sua espressione pensante. Quei suoi occhi, quegli oceani infinitamente profondi, mi attirano come fossero due calamite, mi chiamano come se non avessero altro fiato da sprecare se non per me, per il mio nome.
«E io?» chiede la ragazza ancora accomodata sul letto, mentre scruta attentamente ogni dettaglio del mio viso con gli occhi da cerbiatto.
«Tu cosa?»
«Come posso chiamarti?» entrambe ci fermiamo un attimo a pensare, poi la voce di Ryu risveglia entrambe da quello stato di trance.
«"Yeddeong" ti piace?»
«Sì, è molto carino. E poi è sulla falsa riga di quello che ho usato io, copiona» le faccio la linguaccia, ridendo poi subito dopo sotto il suo sguardo incredulo. Lo so che sembro solo una normalissima studentessa modello senza nessun tratto distintivo nel suo carattere, ma quando voglio anche io posso diventare una persona unicamente speciale.
«Hwang Sfacciata Yeji, questa me la paghi» dice Ryujin scherzando, mentre si alza dal letto per venire minacciosamente verso di me, sbattendomi per gioco contro la parete alle mie spalle. In questo momento, però, desidererei tanto che non fosse un gioco. I nostri sguardi incatenati l'uno all'altro, i respiri che quasi si mescolano, le menti unite da un unico e sbagliatissimo pensiero.
«Scusami, mi sono lasciata trasportare dalle mie doti artistiche da attrice» sussurra la minore nella speranza di demolire la tensione, mentre abbassa lo sguardo lasciandolo cadere ai nostri piedi.
«Ti riporto a casa» afferma infine, incontrando ancora una volta la mia espressione, ora delusa dall'occasione persa. Io annuisco leggermente sforzando un sorriso, lei invece afferra la sua giacca di pelle riposta su una sedia a lato della stanza e si avvia fuori verso l'entrata, seguita da me subito dopo.
Usciamo dal portone principale e saliamo sull'auto della ragazza dai capelli blu, la quale accende il motore con un unico giro di chiave. Effettivamente aveva ragione: se avessi aspettato ancora un po' sarebbe diventato di certo troppo buio per tornare a casa da sola. In realtà, anch'io ero consapevole di ciò, però non avevo intenzione di seguire questa linea. Il fatto che ho discusso con mia madre è stato solo una sorta di contorno, perché la vera ragione era la presenza di Ryujin. Lei mi bloccava, mi blocca sempre in qualsiasi azione io faccia o pensiero io abbia quando è accanto a me. Passare del tempo con lei, seppur poco, mi allevia il dolore e mi permette di ragionare a mente lucida su tutto ciò che mi accade.
«Se non ricordo male, alla prossima curva dovremmo essere arrivate» la voce della minore risuona nell'abitacolo dopo minuti interminabili di silenzio, portando tutta la mia attenzione su di lei.
«Esattamente» le rispondo io con un piccolo ed impercettibile sorriso. Nonostante ad illuminare la sua figura ci siano solo le luci dei lampioni sparsi per le strade, ho l'onore di constatare ancora una volta la bellezza eterea e giovanile della ragazza accanto a me.
«Un po' mi dispiace dover andare» dico appena il veicolo si ferma ai piedi del condominio in cui abito da poco più di un mese e mezzo. Voglio essere sincera con lei, almeno su ciò che ho la sicurezza di poterle dire; perciò tanto vale dire le cose come le penso.
«Ci vedremo presto e poi non credere mica di liberarti di me così facilmente» devo ancora capire come fa a strapparmi sempre ed in ogni momento una risata. Scendo dall'auto dopo averle augurato una buona serata, poi mi dirigo verso il portone del grande edificio facendovi il mio ingresso pochi secondi dopo. Solo mentre richiudo la massiccia porta riesco a scorgere l'auto della ragazza dai capelli blu che, dopo essersi accertata che io fossi al sicuro all'interno del palazzo, riparte diretta nuovamente verso casa sua. Non credevo che una ragazza mi avrebbe mai fatto questo effetto, ma non ho nemmeno mai creduto che non sarebbe potuto succede un giorno o l'altro.

ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora