• ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ᴛʜɪʀᴛʏғɪᴠᴇ ᴘᴛ.2: ɪ ᴄᴀɴ'ʀᴇsɪsᴛ ʜᴇʀ •

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[Ryujin's p.o.v.]

Sono quasi le due, quindi mi sembra d'obbligo allontanare Yeji dalla pista da ballo; questa ragazza sembra davvero instancabile. È stato un sogno per me avere l'onore di constatare con i miei stessi occhi quanto ci sapesse fare con l'arte della danza; sembra quasi che sia stata fatta appositamente per lei.
«Yeddeong, si sta facendo tardi. Andiamo?» domando alla ragazza ormai appisolata sulla mia spalla. È da circa mezz'ora che siamo di nuovo sedute su un divanetto per poterci riposare un po', ma Yeji ha preso il "riposare" come "facciamo fare a Ryujin il cuscino ambulante". Non che mi dispiaccia, sia chiaro, ma avrei altri piani per noi questa sera. La maggiore annuisce un poco, mugugnando qualcosa che non riesco a capire.
«Sì, però se magari ti alzi, evito di fare il portantino notturno, oltre che il cuscino ambulante»
«Tanto portarmi fino alla macchina non ti costa nulla, vero Ryuddaeng?» replica lei canzonando il mio soprannome. Non so se mi stia irritando o se mi stia convincendo, ma credo entrambe le cose. Però non posso mica permetterle di prendersi così facilmente gioco di me! Sospiro, poi mi alzo dalla seduta e lascio che lei si sdrai; la sollevo di peso e comincio a camminare verso l'uscita.
Se volete il tutorial su come diventare sottoni venite pure a ritirarlo dove mi manderò da sola tra poco, cioè a fanculo.
Yeji non dice nulla, si stringe semplicemente al mio corpo, forse più per avermi vicina a lei che per paura di cadere. Mi lascia alcuni piccoli ed impercettibili baci sul collo, sperando che io non li senta. Devo trattenermi anche questa volta: non voglio fare nulla se lei non è totalmente cosciente delle sue azioni. Non so cosa mi stia capitando con lei: se al suo posto ci fosse stata una qualsiasi altra ragazza non ci avrei pensato due volte a farmela seduta stante. Invece lei no, lei è diversa dalle altre e mi sentirei troppo male sapendo di averla ferita, come già mi è successo.
Sblocco la serratura della mia auto e apro la portiera del sedile a fianco a quello del guidatore, dove poso successivamente Yeji, stando attenta a non farle male. Sembra che si sia addormentata del tutto; la testa le ricade un poco sulla spalla, mentre il resto del corpo è ormai rilassato. Non so nemmeno come descrivere la bellezza di cui brillano il suo aspetto e la sua anima. Così puri, leggiadri, incantati. Sembra una fiaba, eppure è una ragazza ed è anche a pochissimo da farmi perdere la testa per lei. La bacio dolcemente sulla fronte, ma la sento sorridere: ho capito il suo giochetto.
«Volevo vedere se l'avresti fatto. Sei molto dolce con me, Ryu»
«Non è vero, non l'ho fatto. Te lo sei immaginata»
«Yaaa, non dire cavolate!»
«Stavi dormendo e stavi anche sognando, bella mia»
«E dai, ammettilo»
«Shin Ryujin non fa concessioni a nessuno»
«Fatta eccezione per le persone di cui s'innamora» mi ha colpita e affondata. Yeji ha ragione: sono palesemente cotta di lei, me l'ha detto anche Jisu. Sarebbe inutile mantenere ancora l'immagine della ragazza con il cuore di ghiaccio che non conosce l'amore. Il cuore di ghiaccio non l'ho mai avuto, anche se non sembra, ma l'amore vero non l'ho mai veramente conosciuto. Mi è sempre sembrato impossibile credere che una persona come me potesse trovare qualcuno di fedele, disposto anche a dare la sua vita pur di sapermi al sicuro. Pensavo e penso tutt'ora che sia assurdo, però io, per Yeji, lo farei.
«Non sono innamorata di te» stupido, stupido orgoglio! Perché devi parlare per me anche quando non ti interpello?
«Va bene, come vuoi, Shin Non Mi Innamoro Mai Ryujin» risponde lei. Non capisco se quel sorriso che ha in volto sia per nascondere il dolore delle parole che ho usato oppure per evitare di ridere in una situazione del genere. Non lo so e forse non voglio nemmeno saperlo. So solo di essere un'incoerente che prima dice di non volerla ferire e che poi parla senza pensare. Sono un dannato disastro.

Nessuna delle due apre più bocca per il resto del viaggio, perciò, ad accompagnarci verso casa, ci sono solo i rumori della notte della città. Le folate di vento che entrano dai finestrini abbassati, le serrande dei negozi che vengono chiusi, le luci dei lampioni che attirano decine e decine di piccoli insetti, gli pneumatici delle poche auto che percorrono la strada a quest'ora. È tutto così tranquillo che se si chiudono gli occhi per qualche secondo, sembra quasi di stare su una collina deserta, lontana dalla società e dalla globalizzazione. Spengo la macchina appena arrivo davanti a casa, poi mi giro verso Yeji; ora sembra dormire per davvero.
«Yeji, io... scusami, devi scusarmi. Non volevo dirti che... insomma, non è vero che non sono innamorata di te, è solo che- ah, lascia perdere, tanto non mi senti. Non avrebbe senso parlarti ora...» a volte mi chiedo se prima di fare queste cazzate ci penso anche, perché sarebbe esilarante se le pensassi. Anzi, sarebbe imbarazzante. Esco dalla mia auto e mi dirigo verso la maggiore; apro la portiera e la prendo a mo' di sposa, poi chiudo il veicolo a chiave e comincio a muovere i primi passi sul vialetto davanti a casa mia. Arrivo di fronte al portone d'entrata e faccio il mio ingresso nell'abitazione, accendendo poi una lampadina per riuscire a vedere almeno dove vado. Porto Yeji fino in camera mia e la adagio sul mio letto, subito dopo vado a controllare le condizioni di mia madre. Mi appoggio alla porta socchiusa quanto basta per riuscire a vedere la figura della donna che dorme pacifica. Non so da quanto stia dormendo, ma ultimamente riposa veramente tanto, quindi suppongo sia qui da molto tempo. Spero solo che i rumori che ho fatto e le luci accese non l'abbiano disturbata. Torno in camera e trovo Yeji seduta sul fondo del letto che si toglie la giacca e le scarpe.
«Ti ho svegliata io?» le chiedo preoccupata e mortificata per averle dato fastidio.
«No, tranquilla» mi rassicura invece lei mentre si strofina delicatamente un occhio con una mano. Sospiro e mi siedo a fianco a lei con lo sguardo fisso nel suo.
«Scusami per quello che ho detto in macchina, io non lo pensavo» spero solo che mi creda, anche se non so quanto si può fidare di me.
«I-Io non lo so se sono innamorata di te, però mi piaci... un po'?» forse l'ho chiesto più a me stessa che a lei, anche perché cosa diavolo ne può sapere questa povera figliola?
«Anche tu mi piaci» afferma lei con una sicurezza e un sorriso disarmanti. Ora, per evitare di rimanere ancora più estasiata da questa visione angelica di quanto già io la sia, devo mettere in atto il piano "buttala sul ridere e dileguati il prima possibile".
«Ma infatti a chi non piaccio?» mi alzo dal materasso dandomi delle arie e fingendomi una persona piena di sé quale non sono neanche se rinasco ottocento volte. Mi dirigo verso la porta della stanza per uscire e andare al bagno, ma la maggiore mi blocca afferrandomi per il polso.
«Ryujin, non stavo scherzando: tu mi piaci davvero» i suoi occhi fissi nei miei, il suo tono serio e autoritario. Cazzo, sono fottuta.
«Se per tutta la sera ti ho stuzzicata, è perché stavo aspettando una cosa» dopo aver udito queste parole, come posso riuscire a trattenermi? In pochi secondi prendo possesso delle labbra della maggiore, spingendola verso la parete alle sue spalle.
«Speravo solo che facessi questo» dice Yeji in un sussurro, interrompendo per un attimo il contatto che non pensavo avrei bramato così tanto. Le mordo il labbro inferiore come per punirla di avermi privata del bacio, poi le sfilo il top che indossa con una maestria di cui, a volte, io stessa mi spavento. Sento la sua lingua che chiede l'accesso picchettando un poco sulle mie labbra, cosa che mi stupisce: sinceramente, non mi aspettavo tutta questa presa d'iniziativa da parte sua. Le concedo l'accesso, dando vita ad un bacio che di casto non ha più nulla. Ci ha provato tutta la sera, quindi credo sia arrivato il momento di darle ciò che voleva. La sollevo portando le mani sul suo fondoschiena, mentre lei allaccia le gambe attorno alla mia vita. Comincio a camminare verso la fine del mio letto, dove mi abbasso per lasciare Yeji. Interrompo il contatto tra di noi per rialzarmi e togliermi la maglia sotto lo sguardo famelico della maggiore; prima d'ora, non avevo mai notato quanto i suoi occhi somigliassero a quelli di una leonessa. Mi abbasso di nuovo su di lei e comincio a slacciarle la cintura dei pantaloni senza interrompere il contatto visivo. Sulle sue labbra gonfie e rosse si forma un ghigno che mi fa intendere di star procedendo bene. Ricambio il gesto, poi le sbottono velocemente i pantaloni e li sfilo in un batter d'occhio, tornando poco dopo ad avventarmi sulle sue labbra. Lei segue i miei precedenti gesti e, in pochi secondi, anche io mi ritrovo completamente in intimo. Avanzo a gattoni sul materasso fino a far scontrare la mia intimità con la sua, poi passo le mani sulle sue cosce ma lei mi blocca.
«Ryujin-Ryujin, fermati» si allontana da me mentre pronuncia il mio nome ripetute volte.
«Ho fatto qualcosa di sbagliato? Ti ho fatto male? Ho fraint- che cazzo sono queste?» guardo quasi con disprezzo quelle che sembrano cicatrici sulle gambe della maggiore. Lei abbassa lo sguardo e riesco ad intravedere una lacrima che lascia i suoi occhi nonostante il buio nella stanza.
«Non volevo farti piangere...» mi avvicino a lei e le accarezzo dolcemente una guancia, come volendo riparare un danno ormai fatto.
«Sapevo che avresti reagito così» afferma la maggiore con tono triste e affranto. Se si aspettava questa reazione da parte mia, significa che non sono la prima ad averla avuta.
Io ci tengo veramente a lei e non avrei voluto dirle una cosa del genere; non gliel'avrei detta se solo avessi pensato prima di parlare.
«Non volevo, devi credermi»
«Ti fanno schifo, vero? Ora ti tirerai indietro anche tu per colpa loro...»
«Yeji, non mi fermo a queste. Io so che tu sei molto di più del tuo passato» forse non riuscirò a riparare il danno fatto, ma posso sempre provarci.
«Come te le sei procurate?» passo gentilmente le dita su quei segni profondi ormai rimarginati, mentre sento la ragazza tremare.
«Mio padre, è stato lui» la maggiore tira su col naso mentre altre lacrime cadono dalle sue iridi ancestrali. Mi si spezza il cuore a vederla così. Vado a sedermi accanto a lei e appoggio delicatamente la mia mano sopra la sua.
«Vuoi parlarne?» le chiedo un po' esitante: bisogna sempre avere l'accortezza di entrare in punta di piedi negli argomenti delicati, qualsiasi essi siano.
«A volte tornava a casa a notte fonda e non era più in sé. Una sera mia madre andò a sporgere denuncia perché pensavamo fosse sparito, perciò mi lasciò da sola a casa» Yeji si blocca per evitare che un singhiozzo irrompa nella sua gola, poi riprende il discorso.
«Lui tornò a casa quando mia madre ancora non era tornata. Io non so che cosa avesse, ma provò ad abusare di me» sussulto leggermente al sentire parole simili. Come può, un padre, comportarsi così con la sua stessa figlia? Comportamenti del genere non sono mai giustificabili in nessun caso, ma è proprio vero che non c'è mai fine al peggio.
«Mi opposi in qualche modo, ma lui si arrabbiò e ruppe una bottiglia con la quale mi ferì» dice, abbassando il suo tono fino a farlo sparire, mentre sfiora leggermente le sue cicatrici.
Non posso far altro che sentirmi una merda per averle fatto credere di essere schifata da quei segni profondi più nella sua anima che nel suo corpo.
«Non ho intenzione di allontanarti da me per questo: so benissimo che non è colpa tua»
«Grazie della comprensione» entrambe imbarazzate dalla situazione, sorridiamo abbassando lo sguardo sul materasso. Sento la sua mano stringere la mia, perciò la guardo attendendo che parli.
«Volevo farti sapere che sei la persona più bella che io abbia mai visto» afferma lei mentre scruta attentamente il mio viso, senza perdersi il minimo particolare. Avevo proprio bisogno di qualcuno che mi guardasse così.
«Io non la penso allo stesso modo» mi lascio scappare una piccola risata per sdrammatizzare: ho la fottuta autostima che è alta più o meno quanto una briciola, non riesco a darle ragione.
«Allora ti farò cambiare idea» Yeji si avvicina sempre di più al mio viso, finché le nostre labbra non entrano leggermente a contatto; nessuno mi ha mai baciata così delicatamente. Sembra quasi abbia paura che io possa rompermi al minimo movimento.
«Sarà meglio che ti riposi, adesso» la accarezzo sotto il mento con un dito, mentre ci sorridiamo a vicenda. Se non potessi mai averla, mi accontenterei di poterla osservare da lontano.
«E togli questa che ti dà fastidio» dico mentre mi posiziono davanti a lei per spostarle i capelli e slacciarle la collana che le fascia parte del collo. Lei mi stringe a sé in un abbraccio e mi bacia sul petto, dove poi appoggia il capo ascoltando i battiti aumentati del mio cuore.
«Rimani qui con me a dormire?»
«Non so se è il caso, Yeddeong... Pensavo di andare sul divano» la verità è che mi sento troppo in colpa per quello che le ho detto.
«Ti prego»
«Se proprio insisti, rimarrò qui»
«Sei veramente incantevole» si lascia sfuggire, quando le nostre iridi tornano di nuovo a contatto. Non so se davvero riuscirà a farmi cambiare idea, ma mi sa proprio che si è messa in testa di volerlo fare a qualsiasi costo. Non rispondo alla sua affermazione, mi limito a mettermi sotto le coperte ed a invitare lei a fare lo stesso con un cenno del capo.
«Ryuddaeng» la maggiore mi richiama non appena le dò le spalle, girandomi dal lato opposto al suo.
«Sì?»
«Ti senti in colpa?»
«Sì...» sospiro e torno a girarmi verso la maggiore che mi stringe in un abbraccio e mi avvicina alla sua figura perfetta. Mi sento inferiore a lei, in un certo senso. È talmente tanto buona che io non posso essere paragonata ad un essere tale.

[...]

L'orologio del mio cellulare segna le dieci di mattina passate: io ho dormito anche troppo. Guardo a fianco a me, dove Yeji giace ancora dormiente, e sorrido. Mi alzo senza svegliarla, poi prendo un paio di pantaloni e una felpa larga per coprirmi. Prima di uscire dalla stanza, vado verso la maggiore e le lascio un impercettibile bacio sulla fronte per darle il buongiorno e il benvenuto nel mio cuore. Purtroppo devo ammetterlo: sono innamorata persa di lei. Dopo le emozioni che mi ha fatto provare ieri sera, non posso giungere a nessun'altra conclusione se non questa. Chiudo le tende per ridurre la luce nella stanza ed esco, facendo attenzione a non sbattere la porta.
«Com'è andata la serata?» la voce di mia madre mi fa sussultare non appena giunge al mio orecchio.
«Mi hai spaventata» dico con una mano sul cuore, mentre rido per il suo simpatico scherzo. Quanto vorrei poter vedere i suoi occhi eternamente tristi illuminati da una luce di speranza...
«È andato tutto bene, lei è a dormire in camera mia» rispondo poi alla sua domanda. Mia madre annuisce e, con sguardo serio, osserva il mio petto scoperto.
«Ieri sera avevi caldo?»
«Co-cosa? Perché?»
«Perché non hai la maglia del pigiama» se solo sapesse che stavamo per scop- RYUJIN, PER FAVORE.
«Che ne dici se andiamo a fare colazione, eh?» cambio discorso e spingo la donna verso la cucina, sperando di non dare troppo nell'occhio. Arrivate nella stanza, scosto una sedia del tavolo per permetterle di sedersi, poi mi dirigo verso i fornelli.

Dopo poco, mi trovo da sola a mangiare i miei soliti biscotti con le gocce di cioccolato, accompagnati dal mio immancabile cappuccino. Mia madre è tornata a letto subito dopo aver sgranocchiato qualcosa di leggero; non so quanto ancora potrà andare avanti così...
«Buongiorno» Yeji fa il suo ingresso nella cucina, lasciandomi un bacio sulla guancia prima di prendere posto accanto a me.
«Questo era per...?» le chiedo io riferendomi al gesto inaspettato da lei appena compiuto.
«Per ricambiare il tuo di questa mattina»
«Per favore, dimmi che non mi hai sentita»
«E invece sì!» il grande sorriso che ha ora in volto mi ripaga di quella che considero una figura di merda bella e buona. In realtà era solo un gesto gentile, ma avrei preferito che passasse inosservato.
In ogni caso, credo proprio che da oggi nascerà qualcosa di diverso tra noi.

ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora