• ᴄʜᴀᴘᴛᴇʀ ᴛᴡᴇɴᴛʏᴇɪɢʜᴛ: ɴɪɢʜᴛᴍᴀʀᴇ ᴏʀ ʀᴇᴀʟɪᴛʏ? •

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[Ryujin's p.o.v.]

Sangue. Sangue per terra, sulle pareti, sulle mie mani. Sangue dappertutto. Vedo tutto rosso, non so più dove andare a sbattere la fottuta testa. Aspetta... qui c'è un'uscita! Mi avvicino e spingo il maniglione antipanico nella speranza di uscire ma è bloccata anche questa.
«Fanculo!» urlo, ma la mia voce non si sente. Non posso sentire nulla qua sotto e non può sentirmi nessuno là sopra. Quella fottuta sono io, adesso. Continuo a correre per il corridoio che, pian piano, si fa ancora più buio. Ormai non ho più fiato, sento che sto per svenire. E ora? Che cazzo faccio?
Sento i passi cominciare a pesare, il respiro inizia a mancarmi e la veste bianca che indosso si sta sporcando sempre di più.
«Non posso mollare ora» mormoro mentre inciampo e cado per terra. Un vento fortissimo mi sta risucchiando in un vortice alle mie spalle, ma non ho il coraggio di girarmi per guardarlo: non ho mai affrontato faccia a faccia la realtà. Mi trascino per terra provando a regolarizzare il respiro, ma è tutto inutile. Stringo i denti e faccio di tutto per continuare ad avanzare nell'oscurità che mi sta inghiottendo. Voci, sento delle voci. Mi torturano, mi vogliono morta, mi girano attorno all'orecchio e continuano a sussurrare cose orribili. Mi viene da piangere, ma non ho tempo per farlo, non ho energie da sprecare in questo stupido modo. Ho anche una caviglia che sanguina, forse per la caduta di prima. Mi fermo un minuto per potermi guardare attorno. Queste sembrano... le pareti di un ospedale? Cosa diamine ci faccio in un fottuto ospedale?
«Reagisci, cazzo! ALZATI!» urlo contro me stessa, forse per chiedere aiuto a qualcuno che veglia sopra di me. Ma veramente c'è ancora qualcuno disposto a proteggermi in questo posto? Mi rialzo e continuo a correre mentre le luci intorno a me muoiono. Ne vedo solo una, in fondo al corridoio, davanti ad una porta. Non mi sembra vero. Corro, corro, corro e corro ancora più forte, fino ad arrivare all'uscita. Mi getto a peso morto incontro alla porta e la richiudo velocemente alle mie spalle. Chiudo gli occhi con la schiena che aderisce all'oggetto alle mie spalle, mentre sospiro. Il vento termina, le voci si zittiscono, il dolore sparisce. Riapro gli occhi e vedo la mia tonaca bianca diventare interamente tinta di rosso. Rosso sangue.
Mi guardo le mani. Sono sporche anche loro, sporche di peccato.
«Dio, ti prego, perdonami» io che chiedo aiuto a Dio? Io, persona che si è sempre ritenuta la prima tra i peccatori, chiedo aiuto al Divino? Come sono patetica. Alzo lo sguardo e vedo due figure, davanti a me.
Cosa c'è di strano?
Sono appese ad un cappio.
Avanzo, lentamente, con le gambe che tremano. Non riesco a vedere di chi siano i corpi perché il loro viso è immerso nell'ombra. Sono vestiti della mia stessa tonaca bianca. L'unica differenza è che la loro è rimasta bianca, rimane bianca, ma non quando mi avvicino. Faccio un passo in avanti e vedo una mano rossa comparire sulla vestaglia del corpo più vicino. L'impronta di quella mano, è la stessa della mia, di mano. Abbasso lo sguardo sul mio arto e comincio a capire. Faccio due passi indietro mente riporto lo sguardo sui due cadaveri. Le luci si accendono di botto. Mi copro il viso quando sento gli occhi bruciare per la comparsa di quelle luci abbaglianti. Poi, quando le mie iridi si abituano, alzo di nuovo lo sguardo.
Ora riconosco i due visi.
Ora capisco il senso di tutto ciò.
Mia madre. Taemin. Pendono da quel soffitto che sembra cadere a pezzi.
Sono morti. Li ho uccisi io.
Guardo le mie mani, poi sento il corpo cominciare a distruggersi, a lacerarsi, a strapparsi.
Urlo. Urlo con tutto il fiato che possiedo. Urlo per il dolore, per l'orrore e per la pena che sconterò nei gironi più profondi dell'inferno.

Mi sveglio di soprassalto con il cuore che per poco non scoppia. Tante goccioline di sudore mi scivolano lungo il viso e si mescolano con le mie lacrime, per poi cadere sul materasso. Guardo fuori dalla finestra aperta per metà. È ancora notte. Mi alzo dal letto e apro piano la porta di camera mia per non farla cigolare. Quasi corro per il corridoio, arrivando in pochi passi alla stanza di mia madre della quale apro leggermente la porta. Sta russando un poco e dorme beatamente; fortunatamente non le è successo nulla. Torno in camera mia mentre tiro un sospiro di sollievo. Ne stavo uscendo pazza da quell'incubo. Cosa cazzo significa tutto quel casino che ha partorito il mio subconscio? È un fottuto incubo? Oppure un maledettissimo sogno premonitore? Non lo so e forse è meglio non saperlo, perché in fondo... è solo un sogno, giusto? Mi sdraio di nuovo sul letto e prendo il telefono, poi apro i contatti e clicco su quello del mio migliore amico, avviando una chiamata.
«Ryujin, che cazzo c'è?» mi risponde Taemin con la voce impastata dopo pochi squilli. Sorrido largamente, sollevata dal sentire il mio migliore amico ancora vivo e non appeso ad una corda che pende da un minchia di soffitto. Menomale.
«Ryujin? Tutto a posto?»
«U-uhm, sì sì, tranquillo Tae. Mi è partita la chiamata»
«A quest'ora? Ma vai a dormire, cazzeggiatrice folle»
«Ma-» non ho nemmeno il tempo di replicare che il biondo termina la chiamata. Questa me la lego al dito, caro il mio Taemin. In ogni caso, ha ragione lui: l'ho disturbato ad un orario in cui, la gente normale, dorme. Ma tanto si sa che io non sono normale, perciò da me ci si può aspettare di tutto. Mi lascio cadere a peso morto sul materasso, poi comincio a vagare senza sosta per il cellulare alla ricerca di qualcosa che possa tranquillizzarmi. Entro sui social ma non trovo nulla che possa calmarmi, perciò apro la galleria delle foto del mio dispositivo e vago tra le varie immagini. Mi soffermo su alcune in particolare, quelle che avevo scattato quel pomeriggio al mare quando trovai Yeji in spiaggia.
«Questa voglio appenderla» sussurro, mentre con il pollice della mano destra accarezzo la parte di schermo in cui si intravede la figura della ragazza. Domani, prima di andare a scuola, passerò in una cartoleria per farle sviluppare cosicché io possa appenderle in camera. Non voglio mai più scordare quel momento.
Chiudo l'applicazione ed entro su Instagram per guardare se la maggiore è online, anche se so che è decisamente poco probabile dato che sono le tre e ventotto di notte. A volte le cose più improbabili si realizzano, proprio come quella in cui ho sperato: Yeji è online. Ryujin, sai che ti dico? Metti da parte il tuo stupidissimo orgoglio e scrivi a sto gran pezzo di gnocca. Mi ringrazierai, o meglio, ti ringrazierai, dato che stai parlando a te stessa in terza persona come una grandissima idiota. 

ᴛʜᴇ ᴇᴍʙʟᴇᴍ ᴏғ ʟᴏᴠᴇ • ⁱᵗᶻʸDove le storie prendono vita. Scoprilo ora