Capitolo 18 - I Parte

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L'aria era pesante laggiù, pensò Tony. Fredda con l'umidità che filtrava tra le rocce, corsi d'acqua torbida che scendevano verso il mare da qualche parte là sotto. Si riusciva a sentire, sforzandosi, le onde che battevano contro le scogliere scoscese su cui la città era stata costruita, scolpendole via pezzo per pezzo.

Tony prese un profondo respiro, la muffa gli dava solidità, una specie di pesantezza, come se dovesse ingoiarla invece di inspirarla. Aveva un sapore di decomposizione, pensò, muffa e umidità, sì, ma qualcos'altro, sepolto da quegli odori più familiari, qualcosa che bruciava le sue narici, gli fece girare lo stomaco.

Il tunnel lungo il quale camminava era basso e arrotondato, scolpito generazioni fa, quando costruirono il primo castello per i primi Stark per rivendicare il dominio su quelle terre, poco più di un grande mastio allora. Le pareti erano ruvide e irregolari e a malapena larghe per un solo uomo da attraversare, restringendosi mentre scivolava sempre più in basso, scavando verso il mare. Sollevò la torcia, tenendo la mano sulla corda mentre ci passava le sue dita ad ogni passo.

La maggior parte delle volte sotterranee che punteggiavano la spessa roccia cavernosa sotto il Castello erano utilizzate per lo stoccaggio di generi alimentari che avevano bisogno di celle fresche e asciutte che fiancheggiavano i grandi tunnel molto al di sopra di lui. Nutrire i Lords e le Ladies di un Castello e i loro vari servitori richiedeva un bel po' di cibo, e i domestici andavano regolarmente avanti e indietro da quelle cantine, portando pezzi di formaggio, grossi pezzi di pane, sacchi di patate, funghi e ortaggi della scorsa stagione, conservati in pile alte come le spalle di un uomo.

I sotterranei lì', così in fondo nel freddo ventre della terra, erano... diversi.

Andavano in profondità, le scale tortuose, poco più che piccole sporgenze di roccia si staccavano dal muro, abbastanza grandi per i piedi di un uomo. Ricoprivano il muro e scendevano così ripidamente in alcuni punti da diventare quasi verticali. Nessuno sapeva davvero quanto fossero profondi, almeno nessuno vivo. Laggiù, i tunnel scorrevano come tunnel spaziali che volavano in tutte le direzioni, alcuni finivano bruscamente in una parete rocciosa, altri si curvavano su se stessi portando chiunque in cerchi senza fine. Erano fatti per ingannare, pensò, per confondere. Per assicurarsi che non uscisse nulla, una voce nella sua testa fornì.

Per quanto potesse ricordare, i bambini nel Castello parlavano di questi spazi di nascosto dietro le mani a coppa affinché i loro tutor non li vedessero, storie sussurrate sentite dai servi, sempre più elaborate ad ogni racconto. Sebbene fosse sempre stato educato a non origliare, le storie arrivarono alle sue orecchie. Delle storie assurde dai figli e dalle figlie della nobiltà che non avevano nulla da temere se non quello che potevano inventare. Sembrava tutto in qualche modo magico allora, l'idea di quei luoghi deviati nella terra, passaggi nascosti persi nel tempo e nella memoria.

Quando era un bambino, aveva trovato un vecchio disegno rinchiuso nella biblioteca privata di suo padre, a cui non avrebbe dovuto accedere. Il disegno pretendeva di essere una mappa dei sotterranei che qualcuno aveva iniziato secoli fa, sbiadita con l'età da rendere le linee quasi indecifrabili. Aveva stuzzicato la sua immaginazione però, l'idea di quel luogo e dei suoi fantasmi in agguato sotto il Castello. Sembrava un'avventura, quindi, una pretesa per un'impresa che solo un bambino poteva considerare una prova di coraggio.

Quando Howard lo sorprese a studiare il disegno, prontamente afferrò la mappa e fece giurare a Tony che non sarebbe mai e poi mai sceso lì. Howard gli inculcò il timore degli Dei quel giorno, ricordò, gridando e imprecando contro la sua imprudenza per aver persino considerato una tale cosa. Naturalmente, quella piccola conferenza fece ben poco per placare l'interesse di Tony.

Era stato Jarvis a trovarlo, tremando e piangendo, la sua torcia era poco più di un tizzone nei tunnel privi di aria. In realtà non aveva superato di molto le cantine di deposito, sebbene il trambusto del Castello, la sua vita, fosse sembrato essere andato via, sembrava a leghe di distanza nella quiete oscura, la sua mente si riempiva di storie a cui si era detto che non credeva. Era molto più difficile respingere quei racconti quando era laggiù, nel profondo e cavernoso ventre del Castello, dove l'oscurità rendeva l'impossibile molto più reale.

A Higher Form of War - (Stony) Traduzione ItalianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora