🛑Capitolo 12 - I Parte🛑

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Ammettere quelle parole equivaleva a una specie di ammissione, suppose Steve, lanciando un'occhiata intorno agli sguardi scioccati e sconcertati che il resto della squadra gli stava dando. Steve guardò Tony che si bloccò per un momento, gli occhi vitrei, la mente chiaramente rivolta ad altro, mentre osservava le implicazioni delle parole che Steve non era stato in grado di pronunciare.
 
Avrebbe dovuto provare qualcosa alle possibili azioni di Pierce, pensò Steve amaramente. Invece, quando si concentrò su quei pensieri, tutto ciò che sentiva era il nulla, un vasto abisso in cui si nascondevano tradimento e rabbia. Non riuscì a radunare le emozioni giuste, però, come se tutto fosse svanito dentro di sé nel momento in cui Tony si era lanciato sopra la bomba e in qualche modo fosse riuscito a sopravvivere, il beneficio di una generosità dagli Dei che veniva data raramente, nell'esperienza di Steve.
 
Steve cercò di costringere i suoi brividi a calmarsi, ma era quasi impossibile. Quando chiuse gli occhi, non fu il dolore di essersi potenzialmente sbagliato su Pierce che fece balzare il suo cuore in gola, fu l'immagine di Tony, aggrappato alla bomba, e la sua affermazione ridicola che la vita di Steve era più preziosa della sua. Come poteva persino pensarlo, quando Tony poteva fare così tanto se avesse semplicemente deciso di far accadere le cose? Steve era solo un soldato e conosceva molto bene il suo destino. Tony era... diverso. Anche qui fuori, dove non avevano quasi nulla, Tony riusciva a realizzare quasi l’impossibile. E aveva quasi buttato via tutto ciò. Per Steve. Non aveva idea di cosa farsene, se non quello di accettare la verità per quello che era.
 
Pensava che Tony stesse facendo un gioco con lui senza che nessuno gli avesse detto le regole. Steve aveva passato troppo tempo a pensare a quell’allenamento... di solletico? Chi lo avrebbe fatto in una lotta? Tony, ovviamente. Solo Tony avrebbe fatto qualcosa di completamente pazzo e intrinsecamente audace e facendolo funzionare contemporaneamente. Steve si era ritrovato a ridere sia per le sensazioni che per la pura audacia. E poi... poi Tony l'aveva baciato.
 
Era stata una finzione, si disse. Solo per avere il sopravvento in modo che Steve non lo avesse previsto. Solo un altro stratagemma, niente di più. Non aveva significato niente, ne era certo. Le parole di Tony lo resero abbastanza chiaro. Anche se Steve non aveva gradito le tattiche di Tony, lui non poteva criticare l'uomo per aver cercato di vincere nel modo in cui poteva, per aver usato le debolezze di Steve contro di lui. E Tony... Tony era una debolezza, lo era stato dal momento in cui la squadra lo aveva trovato ad affrontare la morte. Bucky, che conosceva Steve fin troppo bene, poteva vederlo chiaramente, lo sapeva dalle loro numerosi discussioni sull'argomento e dagli sguardi di disapprovazione che Bucky continuava a rivolgergli. Era abbastanza sicuro che anche Natasha lo sapesse, se non altro perché aveva semplicemente imparato a supporre che lei sapesse tutto.
 
Sin dall'inizio, Tony era stato in grado di raggiungere Steve in modi che nessun altro era riuscito a fare, spingendo e punzecchiando i suoi limiti, come se in qualche modo testasse Steve. Tony non si era mai tirato indietro, non aveva mai mollato, semplicemente perché arrendersi era l'opzione più facile. Qualunque cosa Steve era riuscito a guadagnare l’aveva dovuta vincere, meritare, qualcosa che ha trovato in varie occasioni esaltante e frustrante, o qualche miscuglio dei due, ma certamente non era mai stato noioso. Tony poteva essere difficile e ciecamente determinato, discutendo attraverso i suoi enigmi logici e costringendo Steve a giustificare le sue decisioni, a vedere le cose in modi diversi. Ma poi poteva cambiare il minuto successivo ed essere sorprendentemente generoso, con pazienza e una straordinaria volontà di ascoltare ed essere influenzato se avessi lavorato abbastanza duramente per questo.
 
Per quanto Steve avesse apprezzato i loro discorsi durante la lunga passeggiata verso il Pass e l'euforia dei loro allenamenti, erano stati i momenti tranquilli in cui Tony lavorava con lui e il libro, mostrandogli scrupolosamente le lettere e aiutandolo a emettere i loro suoni, che significavano di più per Steve. Avrebbe dovuto sentirsi molto più vulnerabile allora, aprendosi a critiche beffarde e frustrate che era sicuro che sarebbero arrivate, ma non era mai successo. Era stato un paradiso strano per un po' ogni notte, qualcosa fatto esclusivamente per il suo beneficio, e si era reso conto che era una delle poche cose che avesse mai soddisfatto quello standard, anche se non riusciva a capire perché Tony volesse offrire il suo tempo per tale compito.
 
Steve pensava di aver nascosto meglio la sua ammirazione per Tony, ma doveva essere stato più ovvio di quanto pensasse, dato che Tony lo aveva usato a suo vantaggio. Tony era, almeno apparentemente, ancora un prigioniero, e tutto ciò che faceva per ottenere la fiducia di Steve, lavorare per insinuarsi nella sua vita, e farsi presentare a Fury, erano solo una buona strategia. Tutto ciò aveva perfettamente senso nella sua testa, era qualcosa che era in grado di accettare e persino capire in un certo senso, anche se non poteva negare la puntura di dolore che lo attraversò alla realizzazione dell'attenzione calcolata di Tony. Ma era stato in grado di accettarlo per quello che era, almeno fino a quando Tony non si era buttato su un esplosivo in un folle balzo di auto-sacrificio e rimanere lì, con gli occhi spalancati e sorridendo come un pazzo, e dicendo a Steve che lui contava di più per il Regno, come se affermasse il colore del cielo.
 
L'intero corpo di Steve tremò un po' dalla rabbia, dall’estremo sollievo e dall’assoluta incredulità che lo spinsero a scuotere Tony fino a quando non vide la ragione o lo afferrò, rifiutandosi di lasciarlo andare fino a quando non avesse promesso di non fare mai più una cosa del genere.
 
Steve stava ancora provando a riconciliare i pensieri che volavano nella sua mente quando Tony gli chiese chi tra tutti i comandanti portasse con sé dei libri, e tutto ciò a cui pensò fu Pierce, la sua mente balenò sul piccolo scrigno che si trovava sul bordo della scrivania di Pierce nella sua tenda, spesso in cima a varie mappe, pezzi di truppe dipinte di rosso e oro degli Stark in file ordinate che circondavano la Città del Re. Poteva vederlo così chiaramente nella sua mente. Senza alcuno sforzo, costrinse i suoi pensieri ad allontanarsi da qualunque cosa fosse rimasta tra lui e Tony, tornando alla preoccupazione principale.
 
“Steve... solo perché Pierce porta con sé un libro o due in giro... non puoi sapere se ha qualcosa a che fare con... questa cosa del codice di Schmidt," ragionò Bucky, sebbene anche lui sembrasse a disagio, e fissava Tony con il messaggio in codice con qualcosa di simile alla confusione.
 
“Non sto dicendo di sapere qualcosa. Solo che Pierce ha dei libri. Li tiene con sé nella sua tenda e li prende quando viaggia. L'ho notato perché ricordo di aver pensato... beh, ricordo di averlo ammirato. Un uomo così istruito, voleva avere dei libri con sé ovunque andasse," Ammise Steve, guardando Tony, che stava ancora stringendo il messaggio e fissando alternativamente la serie di numeri e Steve.
 
"Sai quali libri?" Chiese Tony, con gli occhi scuri.
 
"No" sospirò Steve frustrato. “Non riuscivo a leggere i titoli. Non sono testi, però, ne sono quasi certo. Non come quelli che avrebbe un dottore o libri di mappe, quel genere di cose. Loro... le copertine erano... mi piacevano le immagini. Pensavo che mi sarebbe piaciuto disegnarle, se mai avessi avuto il tempo,” ammise, sentendo le sue guance bruciare come facevano ogni volta che parlava della sua arte. “Ma... era fuori posto per un comandante. Questo è ciò che ha attirato la mia attenzione in primo luogo. Non puoi portarne molti. Ogni spazio ha prezzo e riempirlo di libri di fiabe che potrebbero essere così facilmente danneggiati e che non servivano a nessuno scopo utile era... insolito.” fece una smorfia.
 
"Steve, se Pierce sta lavorando con Schmidt..." Tony lo interruppe, con gli occhi castani spalancati come se qualunque cosa stesse succedendo nella sua testa sembrava finalmente avere un senso. “Potrebbero pianificare una grande offensiva. Se Schmidt ha un grande numero di seguaci come dicono, allora insieme a quello che comanda Pierce, avrebbero abbastanza forza per assediare la Città del Re stessa. Il problema di Pierce è sempre stato con i suoi numeri. Gli mancano gli uomini per sfidare veramente la città e senza prenderla, non può reclamare il trono. Se questo... se questo è vero…"
 
"Lo so", disse Steve. Tony riprese a parlare, ma Steve lo interruppe. “Lo so, Tony. Lo so." Guardò Bucky e Bruce, a sua volta. La mancanza di forza lavoro di Pierce era stata a lungo una barriera per lanciare veramente qualsiasi tipo di offensiva contro la capitale. Invece, era costretto a spendere il suo tempo ad eliminare le forze di Stark ai confini, sperando di attirarli fuori, lontano dalle mura e dalle catapulte, dagli arcieri e dalla cavalleria che la città possedeva. Stark non poteva permettere che la ribellione continuasse per sempre senza mandare le sue forze in massa, o così pensava. Ma, invece, il Re mantenne la maggior parte del suo esercito vicino alla città, protetta dalle fortificazioni e dagli armamenti della città, con il mare e il fiume a formare un nastro invalicabile intorno alle mura, lasciando poco spazio a Pierce da manovrare. Pierce disse che era perché al Re non importava del Regno al di fuori della città, ma era difficile da sostenerlo contro la decisione da una prospettiva tattica, che era ciò che aveva spinto l'idea di Steve di portare gli Avengers verso ovest per cominciare.
 
“Non sappiamo se Pierce sta lavorando con Schmidt. E se lo sta facendo, non conosciamo le sue ragioni" Disse Bruce, sebbene anche Steve potesse sentire la debolezza di quell’argomentazione nel tono dell'altro uomo.
 
“Dammi una ragione legittima del perché Pierce dovrebbe lavorare con un fanatico come Schmidt, e mangerò quella corda”, rispose Tony, facendo eco ai pensieri di Steve. “Sai cosa dicono abbia fatto Schmidt, vero? Intere città distrutte... siti sacri fatti a pezzi... esperimenti su prigionieri... non si tratta solo di me, Steve. Questa non è una propaganda Stark... hai sentito la stessa cosa, non dirmi che non l'hai fatto. Ho visto come sei stato nervoso da quando ci siamo avvicinati a queste montagne. Conosci le storie, e certo, forse alcune di queste sono solo quello. Storie. Ma tu sai quello che lui e i suoi fanatici dell’Hydra hanno fatto a Tonsberg. Questa non è una voce. Ho sentito... io... i sopravvissuti hanno testimoniato a Corte. Ne ho sentito parlare. È stato brutale. Quasi tutta la città, spazzata via, perché Schmidt voleva un artefatto mistico per la sua collezione. Senti, non so cosa ci sia scritto" Tony discusse, sollevando il rotolo e scuotendolo contro Steve, “ma non stanno inviando messaggi in codice sul tempo, questo è dannatamente certo."
 
“Se il messaggio è per Pierce. Cosa che non sappiamo”, ribadì Steve. "Non lo sappiamo, Tony", ripeté, mentre Tony apriva la bocca per discutere. Il problema era che poteva vederlo, fin troppo chiaramente, tutta la cosa si diffondeva davanti a lui. Si ricordò del gioco che facevano da bambini: allineavano pezzi di corteccia nella sabbia soffice vicino alla riva, uno dopo l'altro in file ordinate, quindi lasciavano cadere il primo facendo cadere il resto a cascata in una rapida successione. Questa era una macabra ricreazione della stessa cosa, tutti i pezzi in fila nella sua mente fino a quando tutto veniva lasciato in rovina nella terra.
 
"Steve, non posso parlare per tutti", iniziò Bruce. “Ma... fino a quando non lo sapremo... questo... non possiamo sbagliarci su questo. Non con tutto ciò che sappiamo. Non possiamo. Un Regno in balia di Schmidt? Non possiamo proprio correre il rischio”, disse Bruce, passandosi una mano sul viso assente.
 
“Devo essere d'accordo con il Signor Dottore, Capitano. Ho sentito storie sulla crudeltà di quest'uomo, anche ad Asgard. Dicono che la sua deturpazione fosse il modo degli Dei di rivelare la sua vera natura. Cerca il potere, l’assoluto. Temo per il vostro Reame se dovesse farcela,” intonò gravemente Thor, una traccia di tristezza nella sua voce. "Conosco troppo bene il danno che può derivare da chi vuole il potere per se stesso, piuttosto che il beneficio degli altri. Non vorrei che questo accadesse al vostro mondo. Se abbiamo servito incautamente, lascia che i nostri occhi vengano aperti prima piuttosto che dopo, e che venga forgiato un nuovo percorso. "
 
"Non sappiamo abbastanza per prendere una decisione, tranne che abbiamo bisogno di ulteriori informazioni. Fino ad allora, non faremo nulla che possa aiutare un leader di cui non possiamo fidarci completamente", infine affermò Steve, lasciando che le sue parole avessero la possibilità di permanere prima di andare avanti. Poteva percepire il sollievo di Bruce e Thor, sebbene l'espressione di Bucky rimase incerta. “E abbiamo Natasha e Clint a cui pensare. Stanno andando a fare gli Dei sanno cosa per Pierce, senza avere idea che potrebbero lavorare per qualcuno disposto ad allinearsi con il male per ottenere ciò che vuole. Non so voi, ma io voglio sapere per chi sto davvero combattendo prima di proseguire”.
 
Steve si fermò abbastanza a lungo per chiarire l'importanza delle sue parole, poi fece un respiro profondo prima di esporre le sue paure. “Potrebbe esserci più di quanto pensiamo. Dobbiamo tenere presente che non sappiamo che Pierce e Schmidt hanno stretto alleanza o che questo messaggio era destinato a Pierce. Ma... Tony, quello che hai detto sulla morte di Stane e il Re Howard? " Steve spronò. Tony lo guardò attentamente, ma annuì e aspettò che Steve continuasse. I pezzi sembravano cadere, uno dopo l'altro, ora riusciva a vederlo.
 
"E se... e se Stane stesse lavorando con Pierce e Schmidt?" Suggerì Steve, guardando il viso di Tony crollare un po' quando lo capì immediatamente. “Organizza le morti del Re Howard e della Regina Maria, poi si inserisce nel Consiglio attraverso Lord Stone, guadagna la fiducia del Re, nel frattempo però sabota il suo governo. Prende una serie di decisioni discutibili, ma fatte con attenzione, senza che il Re sappia esattamente cosa stia facendo in suo nome."
 
“Ciò dà a Pierce la possibilità di gettare i semi della ribellione. Discute contro Stane e raccoglie sostegno", si interruppe Tony. “Porta Fury e gli altri dalla sua parte. Non che il Re non stesse facendo la sua parte essendo un gigantesco idiota, intendiamoci,” disse con una smorfia dolorosa che distorceva i suoi lineamenti.
 
"Esattamente. Nel frattempo, Pierce lavora con Schmidt, costruendo un esercito molto più grande di quanto ci si aspettasse. Pierce manda le truppe di Fury a Sud, costringendo Stark a inviare alcuni dei suoi uomini per contrattaccare la minaccia. Schmidt manda le sue forze attraverso le montagne e giù per il Pass in un momento prestabilito, e si dirigono ad affiancare Pierce, scendono lungo il fiume e formano una barriera intorno alle forze di Stark che circondano la città”, continuò Steve cupamente. "Potrebbe funzionare. Quella valle al di fuori delle fortificazioni della città in cui sono posizionate le truppe di Stark, un tempo era un terreno agricolo. Terreno buono e fertile. Basso però. Pierce e Schmidt avrebbero avuto le alture e avrebbero potuto bloccare le truppe di Stark prima che sapessero cosa stava succedendo."
 
"Stane... e Pierce... e Schmidt", fece eco Tony. "Dei. È... come ho fatto a non vederlo?" chiese con voce distrutta. “Taglia una testa... È l’Hydra. È l’Hydra del cazzo, che sta cercando di impadronirsi del Regno, ecco cos’è. Mentre il Re... il Re... lui... "
 
"Nessuno lo sapeva, Tony," disse Steve tranquillamente. Tony era chiaramente sconvolto da tutto ciò, per non parlare del pensiero di ciò che era stato fatto al suo Re. Era del tutto possibile che Stane stesse tenendo il Re prigioniero da qualche parte, ma quella era una questione in sospeso che Steve sospettava Stane non avrebbe voluto, sebbene si rifiutava di dare voce a quella convinzione quando Tony era già così sconvolto.
 
"Beh, questo è semplicemente orribile," disse Bruce stoicamente dopo un momento di silenzio dove nessuno sembrava pronto a dare voce ai loro pensieri. “Diciamo che hai ragione. Dove ci porta questo, Steve?” Bruce chiese cupamente. “Non abbiamo molte opzioni qui fuori, e non è che possiamo solo andare lì e chiedere a Pierce se, per caso, sta lavorando con un mostro dalla faccia rossa che vuole spazzare via chiunque non sia d'accordo con lui su tutto. Probabilmente è una scorciatoia per un’impiccagione."
 
Steve trasse un lungo respiro e lasciò che i suoi occhi si chiudessero momentaneamente. Tutti aspettavano che lui decidesse, sebbene si rese conto di aver già preso la decisione. Darle voce era la parte difficile. Si era seduto all'ingresso del Pass, fissando la mappa di fronte a lui per quello che sembrava un tempo infinito, più la guardava più le linee e i simboli familiari facevano capolino davanti ai suoi occhi. Se avesse saputo, anche allora, cosa avrebbe scelto di fare, o semplicemente non voleva ammetterlo nemmeno a se stesso?
 
Poteva vedere chiaramente la mappa nella sua mente. L'accampamento di Fury, alcune leghe dall'altra parte del Pass da cui erano venuti. Le forze del Capitano Rhodes a Nord di Fury, che usava le proprietà di Lord Ellis come base, cercando di mantenere l'esercito di Fury bloccato contro le montagne e incapace di unirsi ai numeri di Pierce a Nord. Natasha disse che il Capitano Rhodes era stato spesso assente negli ultimi mesi, portando le pattuglie lontano, costeggiando i bordi della terra di Stark, per ragioni sconosciute. Ma presumibilmente era tornato al suo campo, e stava guidando le forze per tenere sotto controllo quelle di Fury. La decisione di separare le forze di Pierce, inviando Fury a Sud per sfidare i fedeli di Stark in quella regione, era stata una delle argomentazioni per cui Steve aveva discusso con tutto se stesso, ma inutilmente. Ora, poteva capire perché la sua argomentazione non era riuscita ad influenzare Pierce. Con Fury appoggiato contro le montagne, Schmidt poteva spostare il suo esercito attraverso il Pass e fuori dall'altra parte senza che le forze di Stark se ne rendessero conto. Steve prese un respiro profondo, si sfregò la fronte con la mano, sentendosi improvvisamente come una di quelle piccole barche a remi stazionate al molo durante una tempesta, incapaci di muoversi, costrette a resistere alle onde o farsi schiacciare.
 
"Non porteremo Tony da Fury", disse Steve, sorpreso da quanto fosse bello dirlo. "Se abbiamo ragione su Pierce, allora non sappiamo quanto sia profonda questa cosa. Fury potrebbe essere stato ingannato, come lo siamo stati noi, ma non lo sappiamo per certo. E non correremo il rischio, non con così tanto in gioco qui." Guardò Bucky, aspettandosi una discussione, ma Bucky scrollò le spalle.
 
"Ha fatto la sua scelta", disse Bucky, guardando Tony.
 
"Si è scoperto che in realtà non c'era davvero una scelta da fare", rispose Tony, dirigendo la sua osservazione a Bucky, e con sorpresa di Steve, le labbra di Bucky si arricciarono in apparente soddisfazione. Non era sicuro di cosa si fosse perso, ma c'era chiaramente qualcosa che passava tra i due che non erano propensi a condividere.
 
“Il Capitano Rhodes sta usando la fortezza di Lord Ellis come base operativa. Natasha parlava molto di Rhodes. Ha detto che era onorevole e fedele al Re. Tony, che ne pensi? È qualcuno di cui ti fideresti o pensi che potrebbe lavorare con Stane?” Chiese Steve.
 
Tony lo stava guardando in modo piuttosto strano, sbattendo le palpebre rapidamente mentre i suoi occhi brillavano prima che li asciugasse e distolse lo sguardo. Tony aprì e chiuse la bocca due volte mentre i suoi occhi sfrecciavano intorno al campo prima che finalmente si stabilisse sulle sue parole. “Affiderei la mia vita al Capitano Rhodes”, rispose, la voce ruvida con qualche emozione che Steve non riuscì ad identificare.
 
"Se avessimo ragione su Stane e Pierce, potrebbe esserci molto di più della tua vita in gioco", Steve gli ricordò. “Dovrai convincerlo a fermare Stane e trovare il Re, se sopravvive. Qualunque siano stati gli sforzi di ricerca, Stane probabilmente si è assicurato che non trovassero molto. Se il Re viene tenuto da qualche parte, Stane lo saprà."
 
"Oh, sono sicuro che Stane è stato tenuto ben al corrente della posizione del Re", disse Tony uniformemente, sebbene ci fosse una tensione sulle sue spalle, che smentiva la leggerezza delle sue parole. “Credetemi, la mia priorità sarà assicurarmi che Stane ottenga esattamente ciò che gli spetta, vi posso promettere questo,” disse Tony, fissando la terra vicino ai suoi piedi.
 
"Bene," annuì Steve. “Allora porterò Tony dal Capitano Rhodes. Sarà più facile per noi due passare inosservati all'accampamento di Fury. Conosco la strategia di base che usa per le sue pattuglie, e penso che possiamo evitare... ” iniziò Steve.
 
“Buon Capitano, ci sono molti pericoli sconosciuti qui. Mi preoccupo per coloro che si trovano in mezzo, che non sanno nulla delle minacce di questo Reame”, interruppe Thor. “Vorrei chiedere la vostra indulgenza, amici miei, per occuparmi della sicurezza della mia amata Jane e del suo villaggio, che mi hanno protetto quando avevo bisogno di soccorso."
 
"Certo, Thor," annuì Steve, sebbene la perdita di Thor, per quanto temporanea, sicuramente rese il suo compito più difficile. “Capiamo tutti. Naturalmente, dovresti assicurarti che Jane, Selvig e gli altri siano al sicuro. Bruce, tu va’ da Fury. Qualcuno deve fare rapporto, o sembrerà ancora più sospetto, ma procedi con cautela quando lo raggiungi. Digli che ho intenzione di parlare con Pierce di nuovo delle forze di Fury e l'uso dei mercenari, vedi come reagisce”, lo istruì Steve. "Parla con Sam. Come Falconiere di Fury, sente cose che noi ci perdiamo. Chiedi se ha visto qualche lettera con solo numeri. Ti darò un messaggio per lui. Digli che lo stai chiedendo per me e che hai bisogno che rimanga in silenzio. Ti aiuterà." Bruce annuì d'accordo.
 
“Bucky, tu vai verso l'accampamento di Pierce, ma non farti vedere. Nat e Clint ti troveranno, quando sarai abbastanza vicino. Vorranno sapere cosa ci fai lì da solo, quindi tieni un profilo basso. Di' loro quello che abbiamo scoperto e ciò di cui sospettiamo”, ordinò Steve. “Incontriamoci nel santuario del nostro amico mago, o come lo chiama adesso. Non gli piacerà l'interruzione da... qualunque cosa stia facendo, ma non ci respingerà”.
 
"Potreste venire tutti con me," disse Tony con ciò che Steve sapeva perfettamente era falsa casualità. Steve aveva trascorso abbastanza tempo a studiare l'altro uomo da notare la sua mascella serrarsi, il modo in cui i suoi occhi sfrecciavano dappertutto, ma si rifiutavano di fermarsi abbastanza a lungo, come la sua voce vacillava, una scia di qualcosa come la disperazione fuoriusciva nonostante il tentativo di Tony di addolcirla. “Voglio dire dal Capitano Rhodes. Potreste essere sorpresi di quanto Rhodes sarebbe disposto ad ascoltarvi tutti."
 
Steve e Bucky si scambiarono uno sguardo, anche se Bucky distolse semplicemente lo sguardo, scrutando di nuovo la montagna come aveva fatto da quando l'attacco si era placato. "Rhodes potrebbe essere qualcuno di cui ti fidi,Tony, ma non credo che marciare in una delle principali roccaforti di Stark sia una buona idea", Steve rispose con attenzione. “Sono sicuro che tu abbia influenza, e apprezzo che vorresti parlare a nome nostro, ma Rhodes è un uomo di guerra. Non può semplicemente prenderti in parola che non intendiamo attaccare il Regno. Abbiamo causato alle forze di Stark un discreto danno. Rhodes non riuscirà a lasciar perdere."
 
"Questo, lo so," concordò Tony, dandogli uno sguardo un po' pungente. “Ma Rhodes vi ascolterebbe. Lo farebbe, Steve. Posso... Non vi verrebbe fatto alcun male, te lo giuro. Io… tu non devi farlo da solo, ecco tutto.”
 
“Anche se quello che dici è vero, non possiamo, Tony. Ci sono Clint e Natasha là fuori senza sapere cosa potrebbe succedere. E ho bisogno di sapere con certezza... tutto questo... i suoi sospetti e le sue congetture. Non è quello di cui mi accusi di tenere contro il Re? Se mi sbagliassi su Pierce, allora affronterò le conseguenze di ciò, ma non rischierò la mia squadra senza sapere con certezza chi stiamo combattendo e per chi stiamo combattendo", rispose Steve. "Solo... dobbiamo esserne sicuri, Tony." Tony lo stava guardando, uno strano sguardo di desiderio che sposava i suoi lineamenti.
 
"E quando sei sicuro?" Chiese Tony piano, calciando la terra con il suo piede, la mano che stringeva di nuovo la pergamena che teneva ancora.
 
“Quando sono sicuro, combattiamo la battaglia che deve essere combattuta, quella che non possiamo combattere da soli. È per questo che ci siamo riuniti in primo luogo", disse Steve, allargando le braccia per indicare la squadra. “Essere qualcosa di più di quanto potremmo da soli. Forse è per questo che sei qui anche tu, Tony.”
 
"Penso che forse sia così," sussurrò Tony, girando la testa e distogliendo lo sguardo così in fretta che Steve quasi non capì la sua risposta. "Ma voglio dire…"
 
"So cosa stai chiedendo, Tony, e non lo so", intervenne Steve. “Non so cosa vorrà dire, se avessimo ragione su tutto questo. "
 
"Ma l’hai detto tu stesso, potrebbero essere stati Stane e Pierce a lavorare insieme fin dall'inizio," gli ricordò Tony, avvicinandosi a Steve. Consegnò a Steve il rotolo, che Steve accuratamente piegò e nascose in una delle tasche all'interno della camicia. “Non il Re. Non il Re, Steve. Forse era un derelitto, ma... ok, bene, era un re di merda per non notarlo, ma non dirmi che questo non cambierebbe le cose per te. Non dirmi che non avrebbe importanza." Tony stava spingendo, agitandosi come solo Tony poteva, e Steve sapeva cosa volesse da lui. Una parte di lui voleva arrendersi, se non altro per quanto significasse per Tony, quanto profondamente questo divario valesse nella sua mente, anche se non lo capiva del tutto.
 
“Non è che non avrebbe importanza, Tony. Non posso… non è solo... piegare il ginocchio significa più che giurare fedeltà a qualcuno”, sostenne Steve. “Fa parte di esso, certo che lo è, ma... significa donare la tua vita a loro, fidandoti di quella persona. Sai cosa dice anche il giuramento? ‘Ama tutto ciò che lui ama, evita tutto ciò che lui evita…’ Non è qualcosa dato alla leggera, Tony. So che sei fedele al tuo Re, ma anche se Pierce non è chi pensavamo che fosse, non significa che io possa semplicemente girarmi e inginocchiarmi davanti a qualcuno come Stark. Non funziona così."
 
"So cosa dice il giuramento," Tony mormorò piano, con gli occhi che lo fissavano con qualcosa che Steve avrebbe nominato possessività se ciò avesse avuto un senso in quelle circostanze. Sapeva che Tony voleva che lui vedesse il Re come faceva lui, seppure anche Tony aveva ammesso i fallimenti del Re. Tuttavia, non era così semplice inginocchiarsi e vestirsi di nuovi colori, non per Steve.
 
"Va bene. Sappiamo tutti cosa dobbiamo fare. Non c'è più molta luce, quindi diamoci una mossa” ordinò Steve, avvicinandosi per raccogliere la spada e lo scudo dove li aveva lasciati nella fretta di raggiungere Tony. Li spolverò e inguainò la spada nel fodero che penzolava dalla sua cintura. Prese il suo zaino lì vicino e tirò fuori la sua sacca d'acqua, prendendo un lungo sorso prima di porgerla a Tony, che si avvicinò lentamente per prenderla dalla sua mano. Il resto della squadra stavano raccogliendo le loro attrezzature, reggendo gli zaini e raccogliendo i rifornimenti che erano caduti nella mischia. “Nascondiamo i corpi tra le rocce nel miglior modo possibile. Non c'è bisogno di annunciare la nostra presenza più di quanto non abbiamo già fatto”, disse Steve, guardando di nuovo verso la montagna dove solo le capre sembravano osservare i loro progressi, anche se sapeva che poteva benissimo essere un’illusione.
 
Nascosero le prove della scaramuccia così come ci si poteva aspettare dalle circostanze, anche se Steve non era particolarmente soddisfatto. Si trovava riluttante a separare ulteriormente la squadra, anche se sapeva che non c'era molta scelta. Non doveva piacergli però. "Ricorda" cominciò Steve. “Se non riesci a raggiungere la tua destinazione o t’imbatti in qualcosa che desta preoccupazioni, dirigiti direttamente al santuario. Possiamo raggrupparci lì e decidere cosa fare. Nessuno menziona Tony o qualcosa su un prigioniero o di Schmidt. E se qualcuno lo chiede, la nostra missione è stata infruttuosa, proprio come aveva previsto Pierce. Se tutto va bene, sarà troppo contento di aver avuto ragione che non lo metterà troppo in discussione. "
 
“E Natasha e Clint? Non avranno detto a Pierce di me?” Tony chiese, un barlume di preoccupazione che attraversava i suoi lineamenti.
 
"No. Ho detto loro di non dire nulla”, replicò Steve, piegandosi per prendere il suo zaino e consegnarlo a Tony per farglielo portare, dal momento che lui aveva la spada e lo scudo.
 
"Davvero?" Chiese stupito Tony. "Perché? Avrebbe aiutato ad alleviare qualsiasi preoccupazione che Pierce potesse avere riguardo al tuo ritardo."
 
Steve scrollò le spalle. “Non ti fidi di Pierce. Immagino di essermi fidato abbastanza di te da rispettarlo. E comunque stavamo andando da Fury, quindi non sembrava... beh, non sembrava qualcosa da condividere" disse Steve mentre si allacciava la cintura del fodero intorno alla vita. Alzò lo sguardo trovando Tony che lo osservava in quel suo modo attento.
 
"Tu... hai fiducia nelle persone... non so che dire," borbottò Tony, con voce rude, sebbene i suoi occhi fossero morbidi e interrogativi. "Qualcuno che crede in me in quel modo, senza... beh, senza aspettarsi nulla in cambio se non lo stesso. "
 
“Beh, ecco perché la chiamano fiducia. Comunque, avevo ragione su di te", disse Steve con un piccolo sorriso. "Adesso, è solo verità" Steve finì, guardando le emozioni che cambiavano sul viso di Tony. Tony scosse la testa, i capelli che gli caddero sul viso e sulla mascella barbuta. Non sembrava così lurido da quando Steve lo aveva salvato nel fiume, e si ritrovò a chiedersi pigramente come sarebbe stato Tony pulito, in veri abiti. Certo, considerando quanto Tony riusciva ad essere così altezzoso anche in uno stato così in disordine, poteva solo immaginare quanto sarebbe stato sollevato nel ritornare alla propria vita.
 
Steve sentì un forte dolore al petto, rendendosi conto per la prima volta di ciò che questo suo nuovo piano significasse veramente. Tra qualche giorno avrebbe salutato Tony. Dato tutto, era improbabile che lo avrebbe rivisto. Non c'era direzione per quel tipo di finale, sebbene fosse qualcosa che Tony avrebbe voluto. Tony sarebbe probabilmente tornato presto in città, aiutando lo sforzo bellico del Re, mentre Steve e la squadra facevano… qualunque cosa avessero fatto se i suoi sospetti su Pierce fossero stati confermati. E qualunque cosa fosse, non finiva con Steve che, alla fine della guerra, trovava Tony e che offriva... non molto, bisognava ammetterlo. Se avesse avuto ragione su Pierce, non era qualcosa da cui poteva scappare, non importa a cosa sarebbe potuto andare incontro.
 
Steve si rivolse al resto della squadra. “Sapete tutti cosa dovete fare. Per qualsiasi problema, dirigetevi verso il santuario. "
 
"Uh..." iniziò Tony, schiarendosi la gola. “Se incontrate qualche Stark... Voglio dire, se avete qualche problema. Se... dite loro... ditegli che siete un Avenger. Solo... ditelo e basta."
 
"La Corona ha una taglia su tutte le nostre teste, Tony", gli ricordò Steve. "Non penso che sia…"
 
“So cosa ha fatto la Corona. Solo... ti sei fidato di me quando probabilmente non avresti dovuto", disse guardando Steve. “Ti sto chiedendo di fidarti di me adesso. Ditelo. Dite loro che siete un Avenger. Ve lo giuro, andrà bene, se glielo dite. Per favore. Per favore, Steve, solo diglielo." Steve vide tre paia di occhi incredibilmente scettici che sfrecciavano intorno, ma nessuno rifiutò. Fu la supplica nella voce di Tony che lo innervosì. Tony non implorava, mai. Anche quando era stato un prigioniero o con i Dieci Anelli pronti a tagliargli la testa, Tony non implorava. Litigava, ordinava, spingeva e convinceva, ma non implorava.
 
"Va bene. Avete sentito tutti Tony. Se incontrate gli uomini di Stark, ditegli che siete un Avenger ”, Steve ripeté con fermezza, attento a tenere la preoccupazione fuori dalla sua voce. Vide Bucky aprire la bocca per dire qualcosa, prima di richiuderla di nuovo di scatto. “O ci fidiamo di lui o no. Mi fido di lui”, Steve disse, guardando a turno ciascuno dei membri del suo team, guadagnando rapidi cenni da Thor e Bruce. "Muoviamoci".
 
Bucky si voltò da dove erano venuti e si diresse di nuovo lungo il Pass per raggiungere l’accampamento di Pierce. Thor lo seguì, osservando le montagne con disgusto poco nascosto. Bruce e Tony si avviarono dopo Steve, Tony portava lo zaino di Steve mentre lui andava avanti, cercando di individuare qualsiasi ulteriore movimento dalle rocce, anche se la luce calante faceva muovere e contorcere le ombre, rendendo il tutto più difficile. Erano in gran parte silenziosi mentre camminavano, fermandosi solo abbastanza a lungo per brevi pause qua e là. Steve dovette reprimere una risata quando Tony tirò fuori il suo biscotto e lo sbatté contro la parete rocciosa.
 
"Ti ci abitui", disse Steve in modo uniforme.
 
“È la cosa più deprimente che abbia mai sentito. E questo include tutta la storia di una grande cospirazione per conquistare il Regno e condannare tutti al governo di un'organizzazione corrotta e malvagia gestita da un pazzo che, a detta di tutti, si è sfregiato la faccia in un incantesimo folle andato storto”, Tony rispose senza alzare lo sguardo. Bruce scosse la testa con un sorriso e strappò un pezzo di carne essiccata di cervo. "Sto solo dicendo che questi cosi sono terribili", finì Tony, lanciando un'occhiata a Bruce, che stava cercando di non ridere intorno a morsi di carne, e Steve, che si era arreso e ridacchiava piano mentre cercava di inghiottire il pane duro. “La prima cosa che farò quando tornerò, è mangiare un pasto decente, giuro sugli Dei. Senza offesa, Bruce, fai un fantastico arrosto di... qualsiasi cosa uccide Natasha."
 
"Grazie," borbottò Bruce con un sorriso piatto. “Non mi dispiacerebbe mangiare del cibo vero. Non c’è molto che tu possa fare qui fuori se non metterci un po' di sale. A proposito, dobbiamo cambiare il tuo impacco. Ti darò gli ingredienti da portare con te e ti scriverò come prepararlo. Dovresti essere in grado di trovare ciò di cui hai bisogno in città senza troppi problemi. Anche i cristalli di sale. Dovresti consultare un dottore per vedere di nuovo la tua ferita quando torni in città. Potrebbe essere in grado di chiuderla adesso o trovare qualcos'altro".
 
"Sì, ho alcune idee su questo, in realtà", rispose Tony, inarcando un sopracciglio. “C'è un metallo che ho, uh, un campione di... non è come un metallo qualunque. È molto raro. Abbastanza sorprendente, in realtà. Difficile da lavorare, ma penso che se faccio una lega con il ferro, può funzionare. Ma, penso di dover lavorare su qualcosa che non causerà gli stessi problemi, anche rimanendo lì a lungo." I due si lanciarono in una discussione sommessa su ciò che a Steve piaceva semplicemente chiamare ‘cose di scienza’ nella sua testa, anche se gli piaceva ascoltare il modo animato di parlare di Tony usando tutto il suo corpo, quando qualcosa aveva a che fare con la creazione di qualcosa. A Tony piaceva chiaramente lavorare con il metallo e il processo dell'invenzione.
 
Steve si chiese quante armi Tony avrebbe costruito per il Re una volta tornato, e cercò di non pensare alle implicazioni di ciò. Anche se avessero ragione su Pierce e Schmidt, c'erano brave persone che lottavano per la causa di Pierce. Le persone avevano legittime rimostranze contro la Corona, che almeno Tony sembrava pronto a riconoscere. Aveva ammesso che il Re era stato tristemente assente, sebbene lo avesse espresso in modo molto più colorito di quanto Steve avesse mai potuto, ricordò con un lieve sorriso. Tony pensava che il Re, se fosse sopravvissuto, avrebbe potuto rimediare, sistemare le cose. Steve sapeva che alcune cose non potevano essere sistemate, anche se non poteva fare a meno di sentirsi gratificato che Tony avrebbe voluto che accadesse, sebbene fosse impossibile. Nemmeno il Re poteva sistemare tutto.
 
Steve sperava di arrivare alla fine del Pass quella sera, ma furono costretti a scavalcare una frana, che richiese troppo tempo e non potevano rischiare di attraversare il Pass di notte. Un passo sbagliato e potevano finire con una caviglia o una gamba rotta, qualcosa che non voleva contemplare. Steve non voleva rischiare un incendio quella notte, nonostante la temperatura bassa, quindi Tony e Bruce si rannicchiarono nella coperta di Bruce, Tony lanciò un'occhiata di scuse a Steve mentre si stringeva la stoffa in brandelli attorno alle spalle. Steve si arrampicò in alto e si sedette per il primo turno di guardia. Nulla si mosse, per il quale fu grato. Dopo alcune ore, sentì un lieve fischio sotto di lui e scrutò in basso, capace solo di scorgere una forma scura. Scese giù e annuì silenziosamente a Bruce, che si arrampicò fino alla precedente postazione di Steve e si sedette su un grosso masso, appoggiandosi contro la roccia alle sue spalle, con lo sguardo affilato mentre fissava il Pass.
 
Steve si avvicinò a dove Tony dormiva, avvolto nella coperta di Bruce, e si sdraiò con la schiena premuta contro quella di Tony per il calore. Era assolutamente certo di ciò, perché posò la spada accanto a lui come sempre, quindi non c'era spiegazione del perché si svegliò con la luna ancora alto nel cielo con Tony disteso su di lui, che russava dolcemente e sbavava un po' contro il suo collo. Tentò di allontanare Tony da lui, ma l'uomo gli strinse la maglia con la mano e si rannicchiò, emettendo un suono soffice e insistente.
 
“Tony?” Sussurrò Steve, piuttosto urgentemente, perché se l'uomo non avesse smesso di muoversi su di lui in quel modo, sarebbe finita con una situazione imbarazzante per entrambi. Allungò una mano per sciogliere le dita di Tony dalla sua maglia, e saltò quando la mano di Tony lo colpì, un movimento veloce, e strinse saldamente le dita in quelle di Steve, premendo la sua mano contro il terreno accanto alla sua testa. Steve alzò lo sguardo, capace di scorgere la sagoma scura di Tony sopra di lui, il frammento di bianco che brillava al chiaro di luna dove i suoi occhi molto svegli guardavano giù verso Steve. Aprì la bocca per dire qualcosa, anche se non era sicuro di cosa, esattamente, ma riuscì a fare solo uno sbuffo d'aria mentre Tony spingeva le loro mani intrecciate nel terreno, facendo dondolare i fianchi contro quelli di Steve abbastanza per renderlo nient'altro che intenzionale.
 
Steve inghiottì un gemito, cercò di protestare, di allontanare Tony da lui, dopo tutto era più forte. O aveva intenzione di farlo, non era sicuro se farlo diventare davvero un'azione o meno, perché l'altra mano di Tony si fece strada tra loro, accarezzando leggermente lo stomaco di Steve e posizionandosi sopra la dura erezione di Steve. Quello bastò per far dimenticare a Steve perché avesse mai pensato di fermare tutto quello, qualunque cosa fosse. “T—Ton-” Steve espirò balbettando silenziosamente che sembrò risuonare troppo forte nell'oscurità, sebbene fosse sicuro che nessuno avrebbe potuto sentirlo sopra il battito del suo cuore che rimbombava nelle sue orecchie come un tamburo.
 
"Shh..." sussurrò Tony contro la bocca di Steve, facendo scorrere delicatamente le labbra avanti e indietro su quelle di Steve, come fece lui, la sua barba ruvida che graffiava il mento di Steve. "Lasciamelo fare. Lasciamelo fare Steve, per favore." Steve non avrebbe potuto dirgli di smettere nemmeno se la sua vita fosse dipesa da quello, mentre guardava con qualcosa di simile allo stupore quando Tony alzò la mano e si sputò sul palmo, poi usò le sua ginocchia per divaricare un po’ le gambe di Steve. Spinse giù i calzoni di Steve abbastanza da consentirgli l'accesso. Quando la mano bagnata e callosa di Tony iniziò ad accarezzarlo sul serio, avvolgendo le lunghe dita intorno alla sua asta, tirando delicatamente il prepuzio sopra il glande di Steve e facendo strisciare il pollice sulla punta umida alla fine di ogni colpo, tutto il corpo di Steve si piegò, i fianchi che scattavano e spingevano più forte contro la mano di Tony, cercando attrito e contatto, qualunque cosa spingesse Tony a toccarlo di più, solo di più. La mano che non era stretta in quella di Tony, afferrò la sua spalla mentre Steve affondò la testa nell'incavo del collo di Tony e strinse gli occhi alle sensazioni che gli scoppiavano in ondate di piacere così intense, pensava che sarebbe svenuto, e non sarebbe stata una fine appropriata. Sentì cadere la testa nel terreno, il collo inarcato mentre afferrava la mano di Tony e spingeva i fianchi in alto con un gemito basso.
 
“Ci sono io, Steve,” disse la voce bassa e gutturale di Tony nell'orecchio, accesa con un affetto dolce e compiaciuto."Ci sono io. Ci sei. Dei, sei così bello così, Steve, non ne hai idea. Potrei guardarti tutto il giorno, proprio così. Ci siamo, Steve. Vieni per me. Vieni per me, Steve.” Steve era sicuro che stesse arrossendo, che fosse per ciò che stava facendo Tony o per le sue parole, non lo sapeva, ma era sempre stato bravo a seguire gli ordini. I suoi fianchi sussultarono una volta, poi due volte, e sentì lo stomaco stringersi e tutto il corpo irrigidirsi. Tony tracciò la sua fessura con il pollice, e fu tutto ciò che servì, arrivò nella mano di Tony, qualsiasi lamento fu catturato dalla bocca di Tony mentre premeva le labbra su Steve, questa volta niente di gentile, solo calore e possessione, infilando la lingua in profondità nella bocca di Steve a tempo con il movimento e la torsione dei fianchi di Steve mentre lui arrivava in getti caldi, esplorando la bocca rilassata di Steve come per mapparla, la mano che reggeva quella di Steve si arricciava attorno alle sue dita, legandole insieme in un pugno.
 
Steve lasciò cadere la mano dalla sua presa mortale sulla spalla di Tony, scivolando più in basso sulla maglia di Tony, fermandosi solo quando sentì il calore della pelle di Tony sotto le dita. Allargò la mano sopra lo stomaco di Tony, sentì i muscoli irrigidirsi e rabbrividire sotto di lui e cominciò a muovere la mano più in basso in movimenti incerti e tremanti, ma Tony tirò indietro la bocca, scuotendo il capo, lasciando Steve ansimare per l'aria e un senso di concentrazione che gli stava sfuggendo. "Non stasera” disse Tony contro la sua bocca, le parole che sembravano fluire dentro Steve ad ogni respiro. Si chiedeva se avesse fatto qualcosa di sbagliato. “Questo... solo tu. Stasera. Avevo solo bisogno di toccarti, Cap", espirò Tony. Steve lo guardò confuso, ma Tony si spostò di lato, tornando in ginocchio e togliendo la mano dai pantaloni di Steve. Allungò il braccio a una certa distanza per seppellire le prove nel terreno, asciugando il resto sui suoi pantaloni.
 
Steve si rimise rapidamente i pantaloni e si appoggiò sui gomiti, tentando di nuovo di formare una specie di domanda fra le centinaia che gli stavano riempiendo la testa, ma Tony si chinò e rubò qualsiasi cosa avrebbe voluto chiedere con un altro bacio, questo molto meno impegnativo, sembrava versare tutto in Steve, che era in qualche modo più intimo nella sua dolcezza, il modo in cui Tony mise così tanto di se stesso. Quando Tony lasciò la bocca di Steve, non si tirò immediatamente indietro, appoggiò invece la sua fronte contro quella di Steve, gli occhi chiusi e il respiro basso e pesante. Tony si tirò indietro abbastanza da premere un lungo bacio nel punto in cui la sua fronte si era posata un momento prima, poi rotolò su un fianco e spostò di nuovo la schiena contro il fianco di Steve, come se nulla fosse successo.

A Higher Form of War - (Stony) Traduzione ItalianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora