Capitolo 20- I Parte

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Fu la rabbia che lo fece avanzare di scatto, arrivando nel corridoio senza nemmeno notarlo, mentre deglutiva giù qualsiasi altra cosa che potesse averlo animato. La rabbia, viscerale e cruda, lo penetrava, tagliandolo in due. Alimentò i suoi passi riuscendo a sentirsi vibrare con essa, le sue mani tremavano così tanto che le strinse in pugni senza rendersi conto di quello che stava facendo.

 

Non era sicuro se fosse mirata più a Steve o... Dei, a come diavolo si chiamava... o a se stesso per la sua stessa follia. Forse era abbastanza grande da includerli tutti. Non riusciva a respirare, l'aria sembrava trattenersi in gola come una brace ardente. No, non era del tutto vero, pensò, mentre trasse un respiro irregolare e tremante. Poteva farcela, solo faceva male, un senso di oppressione straziante al petto che non si allentava, ma sembrava stringere maggiormente ad ogni ulteriore passo. Tutto faceva male, in verità, non importava che lo facesse, sembrava quasi giusto che dovesse essere così. Stava cercando di ingoiare un dolore e una ferita, una fitta così intensa che quasi lo accecò, e forse lo aveva fatto. Forse era stato cieco per molto più tempo di quanto pensasse.

 

Aveva bisogno di andarsene, di essere ovunque tranne che lì, prima di trasformarsi in qualcuno… in qualcosa... che disprezzava. Barnes aveva avuto ragione su di lui, o ci era andato abbastanza vicino. Aveva visto quella parte di lui che Tony si rifiutava di riconoscere, il lato oscuro e debole che voleva prendere il più possibile, prendere tutto, prendere solo perché poteva, perché era suo diritto, perché lo voleva, fino a quando non raggiungeva quel punto e doveva solo definirsi un mostro. Si fermò, il respiro arrivò ansimante mentre premeva una mano contro una colonna di pietra arrotondata, ignorando gli sguardi concertati da quelli che gli passavano accanto con sguardi curiosi, probabilmente chiedendosi cosa stesse facendo lì, anche se sospettava che potessero conoscere quella risposta meglio di lui.

 

Non voleva altro che tornare semplicemente lì dentro e separarli, loro due, così simili e facili insieme, e quello aveva un sapore di invidia, dolce e amaro, come la pelle di una prugna troppo matura. E poteva anche farlo. Quello era il problema. Poteva semplicemente vietarlo, negare qualunque misura di felicità Steve avesse trovato lì perché lo soddisfaceva, così che quel suo lato oscuro del proprio dolore sarebbe diminuito in qualche modo, e cosa diceva di quello che sarebbe diventato se avesse considerato anche una cosa così ripugnante?

 

“Vostra Grazia? State... state bene, Sire?” chiese una voce dolce, e si voltò per vedere una lavandaia con un cesto di biancheria tra le braccia, la fronte corrugata per la preoccupazione. Non era sicuro di cosa sarebbe uscito di bocca se avesse cercato di risponderle, quindi annuì appena e lei si trascinò via con un cipiglio più profondo e un rapido inchino.

 

Tony alzò lo sguardo e colse il suo riflesso nel vetro distorto del vetro della finestra, il suo viso contorto e grottesco per un momento, esagerato in un rictus di dolore e tormento, come le maschere che gli attori a volte indossavano. Forse era appropriato. Chiuse gli occhi contro l'immagine, prendendo un respiro profondo e fortificante. Il suo primo istinto fu quello di correre, e si conosceva abbastanza bene da riconoscere l'impulso. Scappare e nascondersi nel suo laboratorio dove poteva controllare tutte le variabili, lasciato da solo con i suoi dispositivi e macchine, le sue pozioni e metalli, per creare il mondo che voleva. Era stato a lungo il suo rifugio da qualunque cosa non volesse affrontare e che, lo sapeva, era una causa della brutalità che aveva spezzato il Regno quanto qualsiasi cosa avesse fatto Pierce.

A Higher Form of War - (Stony) Traduzione ItalianaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora