Josephine
Mentre asciugo un bicchiere sento una musica alta venire da fuori.
Sento che si ferma davanti a casa mia.
Mi avvicino alle tende della finestra per vedere chi è arrivato ma noto che non ce una macchina davanti al mio vialetto ma in quello fianco.
Quello di Axel.
Aggrotto la fronte.
Chissà chi è.
Non l'ho mai visto frequentare qualcuno al di fuori dei ragazzi.
Vedo uscire fuori dalla macchina un ragazzo con degli occhiali neri sugli occhi e i capelli biondi rasati sulla testa.
Ha una giacca di jeans e una maglietta nera come i pantaloni e le scarpe.
Lo vedo portarsi una sigaretta alle labbra e mettersi davanti alla sua macchina costosa color nero opaco.
Incrocia le gambe e aspetta guardando la casa di Axel.
La musica continua a uscire a volume alto dalle casse.
Vorrei andare a dirgli qualcosa, del tipo 'cerca di fare meno lo spaccone'.
Sto per spostarmi dalla finestra quando lo vedo spostare lo sguardo su di me.
Le sue labbra si tendono in un sorriso ed io chiudo di scatto la tenda.
Merda mi ha beccata in pieno.
Anche se quel sorriso mi è familiare.
Torno ai bicchieri nel lavabo. Dopo neanche un minuto sento suonare il mio campanello.
Mi scivola un bicchiere e si sbecca.
Mi giro verso la porta.
Cosa vorrà da me quel tipo?
Asciugandomi le mani con un panno, mi avvicino esitante alla porta.
Quando la apro rimango a bocca aperta.
Il ragazzo che era sul vialetto di Axel adesso si è tolto gli occhiali e adesso capisco perché il suo sorriso mi sembrava familiare.
«Mick» dico.
Il mio ex fidanzato.
Lui si passa la lingua sulle labbra e mi squadra.
«Josephine».
«Ti trovo bene» dice.
Mi si avvicina e mi abbraccia tenendo la mano con la sigaretta dietro di sé.
«Anche tu mi sembri.. bene» dico molto confusa.
Non si è più fatto sentire e adesso spunta qui davanti casa mia?
Cosa vuole?
«Non sei cambiata per niente» dice mettendo di nuovo un po' di distanza tra di noi e fa un tiro dalla sigaretta.
«Anche tu» dico accennando alla sigaretta.
Ride, scuotendo la testa.
«Sempre la solita».
«Perché sei qui Mick?» chiedo incrociando le braccia.
Non ho nessuna intenzione di farlo entrare.
Lui lancia un'occhiata alla casa a fianco facendomi un sorrisetto sottile e enigmatico.
«Conosci Axel Clark?» mi chiede.
Aggrotto la fronte.
«Si, sono la babysitter del suo fratellino» dico con noncuranza. Non capisco dove vuole andare a parare.
Lo vedo stringere le labbra e il mio sguardo per un secondo saetta sul piccolo numero quattro che ha tatuato sullo zigomo sinistro.
Non ce lo aveva quando stava con me, probabilmente lo ha fatto dopo che ci siamo lasciati.
È incredibile come una persona può cambiare.
Il mio Mick era molto contrario ai tatuaggi sul viso, sul collo e sulle mani.
Adesso invece ne ha almeno uno in ogni parte da lui considerata 'da non tatuare'.
«Josie..».
«Sai che non mi piacciono i soprannomi» gli dico roteando gli occhi.
Sembra essersi completamente dimenticato di tutto quello che abbiamo vissuto insieme.
Nell'aspetto è Mick ma nei modi e negli atteggiamenti è cambiato tantissimo.
Un tempo riuscivo a capirlo senza che parlasse adesso mi è difficile capire anche le sue espressioni.
Sento la porta della casa a fianco aprirsi e chiudersi, mi giro e vedo Axel uscire e guardare me e Mick. Noto da questa distanza che ha la mascella stretta e lo sguardo truce.
Quando lo vedo avvicinarsi, stringo la mano intorno alla maniglia della porta di casa con una voglia matta di tornare dentro e lasciare tutto fuori.
«Abbiamo un amico in comune» mi sussurra Mick.
Aggrotto la fronte e schiudo leggermente le labbra rendendomi conto che è venuto per lui e non per me.
Axel si ferma davanti a Mick e lo guarda negli occhi.
«Non mi hai reso le cose semplici» dice Axel.
Di cosa parla?
Mick ride.
«E adesso cosa vorresti farmi?».
«Farti soffrire le pene dell'inferno, brutto figlio di puttana» dice praticamente ringhiando e stringendo i pugni.
Mick ride ancora facendomi passare un brivido lungo la schiena.
Per loro è come se non ci fossi.
Non capisco manco di cosa stanno parlando.
«Parli davanti a una ragazza, sei davvero poco educato» dice Mick istigandolo.
«Josephine, vai dentro dobbiamo discutere» dice Mick diventando serio di botto.
«Io non vado da nessuna parte, non capisco che problemi avete ma..».
«Non sono cazzi che ti riguardano» dice Axel guardandomi male.
Mi ammutolisco.
«Non parlarle in questo modo» dice Mick difendendomi.
«Devi lasciarla stare, cosa sei venuto a fare qui? Sei arrivato a minacciare le persone che mi circondano?» dice Axel.
«Minacciare?» dico io.
Sono ancora più confusa di prima.
«Axel di cosa stai parlando? Mick è il mio ex» dico.
Axel non dice niente e il suo viso pieno di rabbia si affievolisce.
«Mi sfugge ancora un dettaglio, come vi conoscete?» chiedo.
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Non mi hai dato alternative
RomanceJosephine è la quiete. Axel è la tempesta. Josephine da un appartamento a Nashville si trasferisce nelle casette a schiera di Memphis, sempre in Tennessee, dopo che sua madre ha completato le pratiche di divorzio da suo padre. Mentre si trova in g...